Il ritorno di Kim Clijsters (37 anni) allo US Open (e più in generale in uno Slam) dopo otto anni non si presentava morbido già alla vigilia. Contro Ekaterina Alexandrova – numero 29 del mondo, nel pieno delle energie dei suoi 25 anni – la belga si è presa un bel primo set, per poi cedere alla distanza. Il secondo parziale le è scivolato dalle mani quando è andata a servire per portarlo al tie break sul 5-6, finendo invece per perdere un turno di battuta che ha spaccato la partita. Nel terzo set la quattro volte campionessa Slam ha tradotto in punto appena il 47% delle sue prime di servizio, finendo travolta con un impietoso 1-6.
“Prima di oggi non conoscevo la mia avversaria – analizza – se non per qualche video studiato nei giorni precedenti. Mi sono allenata tanto e non vedevo l’ora di entrare in ritmo partita, ciò che mi manca di più. Ho avuto un buon approccio, poi dal secondo set lei ha iniziato a servire e a rispondere molto meglio, soprattutto nel terzo le è riuscito tutto. All’inizio di questa sfida sapevo che c’era da contemplare duro lavoro e partite perse. Fa parte del gioco“.
DUBBI – Clijsters, tornata nel 2020 sulla scena a sette anni dal suo secondo ritiro, aveva immaginato di vivere un anno totalmente diverso. Viaggiare nel circuito con il marito e i suoi tre figli, senza eccessiva pressione, per conciliare la vita familiare con la gioia del ritorno in campo. Quadretto che chiaramente non è stato possibile dipingere, in una stagione devastata. “Vediamo cosa succederà nell’immediato futuro“, ha risposto nella sala stampa virtuale a chi le ha chiesto se questo Slam nella bolla (e tutto ciò che verrà dopo) abbia alimentato la sua voglia di rimanere in pista. Qualche dubbio sembra esserci. “Delle tre partite giocate da quando sono rientrata a febbraio – racconta – comunque questa è stata la migliore“. C’è anche da dire che il coefficiente di difficoltà è stato sempre molto alto: le precedenti due sconfitte sono arrivate, prima dello stop, contro Muguruza (a Dubai) e Konta (a Monterrey).
IN STRISCIA – A proposito di super mamme e di ritorni: prosegue la striscia vincente di Vika Azarenka, campionessa (pur senza giocare la finale) di Cincinnati. La ex numero uno del mondo non ha fatto vedere la pallina all’austriaca Barbara Haas (139 WTA), a cui ha lasciato appena tre game in un’ora di gioco. Per la bielorussa, risalita in top 30, è il sesto successo di fila sul campo che la proietta al derby con Aryna Sabalenka, già visto proprio un anno fa su questi campi (con il successo della più giovane).
“E sarà interessante misurare dodici mesi dopo il mio livello rispetto al suo – spiega -, non mi capitava da parecchio di giocare una settimana piena prima di uno Slam, questa volta devo dire che mi ha aiutato a rimanere sul pezzo. Ho ripreso da dove avevo lasciato con la semifinale, ma penso sia un vantaggio un po’ per tutti iniziare uno Slam senza necessità di ambientarsi su campi già utilizzati nei giorni precedenti. Certo, fa strano vedere le tribune vuote e quegli schermi a bordo campo (gli stessi che Naomi Osaka aveva gradito, ndr). Ma in questo momento è l’unico modo per giocare e dobbiamo andare avanti“.
SALTI GENERAZIONALI – Nel day 2 vanno in archivio anche la sconfitta di Venus Williams in due set per mano di Karolina Muchova, con la maggiore delle sorelle che ha però tagliato (a 40 anni) il traguardo record delle 22 partecipazioni allo US Open. Nei 21 precedenti, mai aveva perso però al primo turno. Potrebbero tranquillamente essere sue figlie Leylah Annie Fernandez e Katrina Scott che hanno festeggiato il loro primo successo Slam. La canadese, 17 anni, ha avuto la meglio in due set sull’esperienza della 35enne Vera Zvonareva e andrà a sfidare al secondo turno la seconda testa di serie Sofia Kenin. La californiana Scott, che appena a giugno ha compiuto 16 anni ed è la più giovane di entrambi i tabelloni di singolare, ha onorato la wild card concessale (un po’ a sorpresa) dalla USTA superando d’autorità Natalia Vikhlyantseva. Di sicuro, il giorno più bello della sua vita.