[16] F. Fognini b. S. Caruso 4-6 6-2 2-6 6-3 7-6(12)
Un romanzo a quattro mani, tutto italiano. Forse non di scrittura estrosa, ma appassionante fino all’ultima pagina. La spunta Fabio Fognini su Salvatore Caruso, in un derby inedito che vale il sedicesimo di finale contro Cuevas o De Minaur. In prospettiva, Nadal agli ottavi.
Il ligure è uscito a braccia alzate da una battaglia per la sopravvivenza. Per larghi tratti, uno scontro di nervi prima che di colpi. Due giganti, per il coraggio buttato sul campo. Tre medical time-out (due per il vincitore), l’ultimo che sembrava aver spaccato il quinto e decisivo set. Avanti 3-2, Caruso si è impuntato col piede sinistro in fase di spinta sentendo tirare caviglia e pianta. “Preferisco morire qui” si è lasciato scappare, insieme a un sorriso nervoso, mentre veniva fasciato. L’epilogo al super tie-break, che nel suo piccolo ha riassunto le mille storie incastonate nella stessa partita. Caruso avanti 5-1 per poi farsi raggiungere sul 5-5. Sempre a tutto braccio, sempre a cercare le righe. L’uno e l’altro.
Tre match point non sfruttati da Fognini, uno dal numero 78 del mondo, fino al vincente che ha chiuso i conti. Rivedibile il finale, in cui i due si sono salutati tra le polemiche. Fabio sembrerebbe aver rinfacciato all’avversario qualche colpo “di fortuna” di troppo nel centrare le righe. “Da te non me l’aspettavo“, la replica dell’orgoglioso sconfitto. Siparietto che si poteva evitare, rimediabile senza grossi strascichi in un chiarimento tra i due. A freddo.
CORRENTI – Fognini, che nei quattro precedenti derby Slam aveva perso solo con Travaglia, in quel famoso US Open – si è confermato, alla lunga, animale da quinto set (23 vinti su 37). Di fronte, uno che si stava spingendo così lontano appena per la seconda volta in carriera. Statistiche attorno a cui proviamo ad attorcigliare il filo di una partita senza schemi. Prima del set risolutivo, combattuto spalla a spalla (34-33 i punti in attesa del super tie), nei quattro parziali precedenti aveva sempre comandato uno dei due. In regime di alternanza. Al netto degli incidenti di percorso, il tempo effettivo è andato via veloce.
La fase di studio si esaurisce in un primo punto da 38 colpi, poi il set d’apertura gira sul break del 3-4 a favore del siciliano. Sul piano della regolarità da fondo campo, il confronto pende nettamente a favore del più giovane. Fognini, in ogni caso, ha esperienza e talento per leggere tra le righe di una partita che rischia di sfuggirgli di mano. Aumenta la ricerca delle variazioni, calcola il rischio di andare fuori giri. Il secondo set se lo prende d’autorità, accompagnato anche dalla precisione al servizio: subito break, poi la capacità di azzannare il game più lungo del match (quello del 4-1). Conto pari. La direzione del vento, però, cambia ancora.
ALTI E BASSI – In avvio di terzo set torna a soffiare nelle vele di Caruso, che pare avvantaggiato dal primo bivio psicofisico della serata. Sotto 4-1, Fognini chiede medical time-out per un problema alla caviglia sinistra. Quando si rialza il set è ormai andato, lui sembra legnoso, viene da pensare a un (comprensibile) timore nel sentire dolore proprio alle articolazioni operate. L’innegabile distanza che c’è tra i due nella qualità di tocco rischia di lasciare il centro del ring ad altri fattori. A inizio quarto set Fognini ha l’opportunità di un break, lo fallisce, se la prende con la racchetta. Diventa anche una questione di nervi (sappiamo chi dei due li ha più scoperti) e di percentuali che, progressivamente, si abbassano. Colpisce però la determinazione con cui Fabio rimane centrato, sfuggendo all’inerzia che sembrava sfavorirlo. Il break che Fognini piazza per il 4-2 lo cerchiamo in rosso: è il primo della partita in cui Caruso concede gratuitamente qualcosa, con un paio di errori che gli costano il servizio. Passaggio a vuoto che apre la strada al quinto set, anche grazie all’incisività al servizio della testa di serie numero 16.
SPALLA A SPALLA – Poi l’equilibrio diventa totale, la fatica si insinua. Avanti 2-1 nel quinto, è Caruso è sollecitare l’intervento medico per una vescica al piede destro. Sarà il guaio minore che dovrà affrontare. Come detto, gli salta anche la caviglia. Ma non ha voglia di tornare a casa. Si rialza, annulla due palle break, cerca le righe, non molla di un centimetro fino al 6-6 dell’unico set in cui entrambi ottimizzano sempre i turni di battuta. Il ligure, probabilmente, non si aspettava di vedere l’avversario così attaccato alla partita. E si è mangiato le mani per le quattro occasioni non sfruttate di strappare il servizio. L’immediato svantaggio al super tie (1-5) sembrava avergli presentato il conto, quando invece è riuscito a risalire lasciando andare il braccio con enorme forza mentale. Bravi entrambi, al netto dello screzio all’uscita dal campo. Mai darlo per finito, però, quel diavolo di Fognini.
IL VIDEO DELLO SCREZIO FINALE