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WTA Indian Wells: Osaka out in lacrime, ancora problemi col pubblico californiano

Dopo essersi aperta col la splendida vittoria di Paolini su Sabalenka, la giornata di tennis femminile al BNP Paribas Open si è chiusa con un altro risultato a sorpresa: l’ex n. 1 del mondo Naomi Osaka ha perso 6-0 6-4 per mano di Veronika Kudermetova. Nella conferenza pre-torneo la giapponese aveva fatto sapere di sentirsi in pace con sé stessa ma l’intenzione di giocare pochi e selezionati eventi inevitabilmente implica un aumento di pressione, e contro la russa si è fatta sentire tutta, anche e soprattutto a causa di comportamenti deprecabili di alcuni membri del pubblico. Scesa alla posizione n. 78 a causa della sua lontananza dai campi dello scorso anno, Osaka si è trovata di fronte una tennista molto più in forma di lei che nel 2022 ha già raggiunto due finali; la testa di serie n. 21 Kudermetova ha sfruttato le incertezze e gli errori della sua avversaria per far suo il primo set in mezz’ora (dove in effetti non sono mancati i game lottati e Naomi ha avuto 4 palle break), e nel secondo parziale è rimasta solida nei suoi turni di battuta senza concedere nulla alla giapponese.
Kudermetova dunque ha portato meritatamente a casa la vittoria nel primo faccia a faccia con Osaka, e in conferenza stampa ha confermato la maggior fiducia che sente nel suo gioco rispetto allo scorso anno, in particolare col servizio. “Lavoriamo molto sul mio servizio. L’anno scorso non funziona quando cercavo di spingere davvero forte. Penso che quest’anno ho più varietà sul mio servizio. Posso fare colpi più piazzati, senza cercare troppo la potenza”. Tuttavia l’episodio cardine dell’incontro ha riguardato Naomi Osaka e purtroppo, ancora una volta, si è reso partecipe il pubblico di Indian Wells.
Prima del secondo game una signora del pubblico ha urlato a Naomi “Fai schifo” e, considerando anche la fragilità emersa negli ultimi tempi della tennista, lei non ha reagito bene e ha iniziato a piangere costringendo il match ad interrompersi per qualche minuto. Successivamente, a metà del primo set, è stata Osaka a chiedere alla giudice di sedia se potesse usare il suo microfono per rivolgersi al pubblico, assicurando che non avrebbe usato parole ingiuriose. Anche la supervisor del torneo è intervenuta e alla fine la tennista giapponese ha optato per un altro approccio: a fine partita Naomi è rimasta in campo fino al termine dell’intervista di Kudermentova e poi è stata lei stessa a prendere la parola.
“Vorrei solamente dirvi grazie” ha esordito Osaka, con un misto di riso e lacrime. “Ad essere onesti mi hanno già urlato contro in passato a e non mi ha davvero infastidito. Ma è il fatto che sia successo qui. Ho visto il video di Venus e Serena che vengono disturbate qui e se non l’avete mai visto, dovreste guardarlo. E non so perché, ma mi è entrato in testa e continuava a ripetersi”. Questo il messaggio che la tennista ha voluto lasciare al pubblico presente e, dopo essersi congratulata ancora una volta con la sua avversaria rimasta seduta ad ascoltarla, Osaka ha lasciato il campo. Il riferimento è al boicottaggio durato 14 anni delle sorelle Williams al torneo californiano, dopo l’irrispettoso trattamento ricevuto nell’edizione del 2001; Serena tornò a giocare nel 2014 mentre Venus un anno più tardi. Per il momento Osaka è fuori da questa edizione, continuerà invece a giocare ad Indian Wells Kudermetova che al terzo turno affronterà la qualificata ceca Marie Bouzkova.
ATP
ATP Houston, il tabellone: Tiafoe e Paul guidano il monopolio americano
Sei teste di serie su otto sono per giocatori di casa, ma attenzione ai sudamericani Etcheverry e Garin, campione nel 2019

Dopo la parentesi sudamericana di febbraio, la terra è pronta a tornare la protagonista del circuito. Da lunedì e fino alla fine del Roland Garros, e quindi per più di due mesi, si giocherà solo sul rosso. In campo maschile si partirà con tre tornei 250 in tre continenti diversi: Estoril, Marrakech e Houston. Quest’ultimo sarà, come spesso capita, la casa dei giocatori americani, storicamente non troppo amanti della terra europea. Tre delle ultime quattro edizioni sono state vinte da rappresentanti del team USA e ci sono tutti i presupposti perché le tradizioni vengano rispettate anche quest’anno: al via ci saranno infatti almeno dieci giocatori di casa e sei di questi avranno lo status di testa di serie, lasciandone soltanto due alle altre nazioni. I favoriti per arrivare in finale sono Frances Tiafoe e Tommy Paul, ma entrambi non conservano ricordi particolarmente positivi delle loro esperienze a Houston.
In tre apparizioni Tommy ha vinto solo due partite e non è mai andato oltre gli ottavi, mentre Frances ha come miglior risultato i quarti della scorsa edizione quando si fermò al cospetto di Isner. Proprio Big John, che ha disputato tre finali in questo torneo vincendo quella del 2013, è uno degli altri due americani, insieme a Tiafoe e Paul, che approfitterà di un bye al primo turno. Il quarto e ultimo è Brandon Nakashima che, dopo il trionfo alle Next Gen di Milano, sta faticando a trovare continuità di risultati in questo avvio di stagione.
La seconda linea statunitense è poi composta da JJ Wolf, numero 5 del seeding e chiamato a un primo turno complicato contro Jordan Thompson, e da Marcos Giron (settima testa di serie). Nelle retrovie ci sono invece, oltre a Kudla e Kovacevic, le wild card Steve Johnson (vincitore qui nel 2017 e nel 2018) e Jack Sock (anche lui campione del torneo nel 2015). Un altro past champion che ha ricevuto un invito per il tabellone principale è Fernando Verdasco che contro l’australiano Kubler (testa di serie n. 8) andrà a caccia di una vittoria ATP che gli manca dallo scorso settembre.
Tra chi punta a spezzare il monopolio a stelle e strisce, però, ci sono soprattutto due sudamericani: il primo è Etcheverry, finalista a Santiago a febbraio, che al primo turno affronterà Juan Manuel Cerundolo (fratello di Francisco); il secondo è Garin, già capace di trionfare sulla terra di Houston nel 2019. Il cileno sfiderà all’esordio Dellien con vista su un possibile secondo turno con Nakashima.
Questo il tabellone completo del Fayez Sarofim & Co. U.S. Men’s Clay Court Championship 2023:

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Sinner-Alcaraz sul 4-2 del primo set, 25 prodezze, lo scambio più bello dell’anno [VIDEO]
Il punto del match, si prenota già ora come il punto del 2023. Sinner chiude il passante di rovescio dopo mille capovolgimenti

Nel video del direttore Scanagatta lanciato a caldo pochi minuti dopo la conclusione del fantastico duello vinto da Jannik Sinner sul n1del mondo Carlos Alcaraz si invitavano i lettori di Ubitennis a guardare lo scambio più bello, più impressionante del match giocato a Miami. È stato così spettacolare da poter suscitare la ammirazione sconfinata se non la gelosia di Federer, Djokovic, Nadal, e Murray per un’intensità e una velocità di palleggi perfino superiore a quella dei loro tempi. Questi tirano più forte!
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Quando un italiano vince sul numero 1: Sinner che batte Alcaraz vale il Panatta che battè Connors? [VIDEO]
Il direttore Scanagatta, a seguito della vittoria di Sonego su Djokovic, ripercorse tutti i 7 exploit italiani contro i n.1 del mondo. Da Barazzutti a Sonego, passando per Volandri e Fognini

Con la vittoria su Carlos Alcaraz, Jannik Sinner non ha solamente raggiunto la seconda finale in un Masters 1000 della carriera ma ha anche battuto il numero 1 del mondo per la prima volta (risultato che tra l’altro costa allo spagnolo la prima posizione del ranking a partire dalla prossima settimana a favore di Djokovic). Battere il primo del ranking ATP ha sempre un sapore più speciale e nella storia del tennis italiano solamente altri sei giocatori sono riusciti nell’impresa in Era Open, in ordine cronologico: Barazzutti, Panatta, Pozzi, Volandri, Fognini e Sonego, a cui si aggiunge ora anche Sinner
Tornando indietro agli anni ’60, va segnalato che Nicola Pietrangeli battè Rod Laver nella finale degli Internazionali d’Italia a Roma nel 1961 (non c’è ufficialità sulla classifica di quel periodo, anche se Laver l’anno dopo compì il Grande Slam), e sempre in quegli anni Giuseppe Merlo battè sei giocatori campioni Slam.
Il primo a farcela nell’Era Open (cioé dal 1972 in poi) è stato Corrado Barazzutti, nel 1974, ai quarti di Monaco di Baviera sulla terra rossa battendo il romeno Ilie Nastase, sconfitto 3-6 7-6 6-1 dal tennista di Udine. Successivamente fu Adriano Panatta addirittura due volte vincitore sul numero 1 del mondo. Prima nella finale di Stoccolma 1975, sul cemento con l’americano Jimmy Connors che soccombe 6-4 6-3, poi il bis del romano un paio d’anni più tardi, ancora contro Connors, battuto 6-1 7-5 al secondo turno del torneo di Houston (cemento) nel 1977.
Si cambia millennio per arrivare al 15 giugno del 2000, durante il terzo turno del Queen’s su erba, quando il barese Gianluca Pozzi ha sfruttato al massimo le condizioni fisiche non perfette dello statunitense Andre Agassi, il quale perso il primo set 6-4 si ritira sul vantaggio di 3-2 nel secondo set. Sette anni dopo tocca a Filippo Volandri, al terzo turno degli Internazionali di Roma: il 10 maggio del 2007 il livornese supera 6-2 6-4 Roger Federer con una partita a dir poco memorabile per la storia recente del tennis italiano.
Roma palcoscenico di un altra vittoria azzurra sul numero 1 mondiale, il 16 maggio del 2017, impresa messa a segno da Fabio Fognini che ha sconfitto al 2° turno per 6-2 6-4 lo scozzese Andy Murray. Infine torniamo alla storia recente: 30 ottobre 2020, ATP 500 di Vienna, semifinale. Un Lorenzo Sonego strepitoso batte il numero 1 del mondo Novak Djokovic lasciandogli appena tre giochi e infliggendogli la peggior sconfitta in carriera nei match giocati al meglio dei tre set a livello ATP. Un 6-2 6-1 incassato dal serbo dopo aver acquisito matematicamente la posizione in cima al ranking anche al termine di quella stagione.