Numeri: l'inarrestabile discesa di Dimitrov, l'interessante ascesa di Kokkinakis - Pagina 2 di 2

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Numeri: l’inarrestabile discesa di Dimitrov, l’interessante ascesa di Kokkinakis

Il bulgaro vive una crisi forse irreversibile. L’australiano, se libero da problemi fisici, può essere un cliente scomodo per tanti: l’approfondimento settimanale di Ferruccio Roberti

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23 – La posizione nella Race ATP occupata questa settimana da Thanasi Kokkinakis. Una indicazione della classifica che considera solo i risultati ottenuti a partire da gennaio 2022 utile meglio di mille altri indizi a mostrare come questo ragazzo – già fattosi conoscere nel 2013 da junior con le finali raggiunte agli Australian Open (persa da Kyrgios) e agli Us Open (dove è stato sconfitto da Coric) – stia trovando finalmente la continuità che sinora gli era mancata. Sulla soglia dei 26 anni – li compie domenica – Thanasi sta trovando la salute fisica indispensabile per competere ad alti livelli nel tennis professionistico e raggiungere quei risultati che gli infortuni sinora gli hanno impedito. Al momento – a dispetto di doti tecniche e balistiche fuori dalla norma – è stato appena 50 settimane nella top 100 e ha avuto un best career ranking di 69 ATP, raggiunto nel giugno 2015, quando a 19 anni sembrava avere davanti ben altre prospettive di carriera rispetto a quelle sinora raggiunte. Eppure, “Kokk” – così viene chiamato amichevolmente – già nel 2014 terminava la stagione nei primi 150, per poi chiudere il 2015 nei primi 80.

Un’operazione alla spalla destra gli aveva però poi fatto saltare praticamente tutto il 2016, nel quale aveva partecipato solo al torneo olimpico, per poi rientrare nel circuito solo nel 2017, sulla terra rossa di Lione, dove giocò senza classifica. Una situazione precaria di ranking che gli ha quantomeno consentito di infrangere alcuni record, come quello successivo alla vittoria – prima della carriera contro un top 10 – su Raonic al primo turno del Queen’s (non accadeva dal 1994 che il numero 6 del mondo venisse battuto da un tennista con la classifica più bassa di quella di Thanasi, in quel momento 698 ATP). O anche il primato conseguente alla prima finale raggiunta a livello ATP, persa da Querrey a Los Cabos nell’agosto 2017: era dal 2008 che un giocatore con peggiore ranking del suo non si spingeva così avanti in un torneo del circuito maggiore. Successivi problemi fisici a quella finale – ha sofferto anche di problemi ai muscoli addominali – lo hanno poi costretto, dopo gli Us Open di cinque anni fa, a giocare solo nel 2018, quando a Miami sconfigge da 175 ATP al tie-break del terzo set l’allora numero 1 al mondo Federer, configurando un altro risultato statistico molto importante

Il campione svizzero ad eccezione della partita persa contro Tommy Haas nel primo turno di Stoccarda 2017, non perdeva infatti contro un tennista non compreso tra i primi 150 dal 2000 a Indianapolis: in quella circostanza, già tra i primi 40 del mondo, Roger fu sconfitto in due set dall’australiano James Sekulov. Ma la lista degli infortuni per il greco non si è fermata dopo quel prestigioso successo; tra un infortunio – prima alla spalla sinistra e poi a quella destra – e uno al pettorale destro chiude l’anno e mezzo trascorso tra l’edizione di Miami del 2018 e la fine del 2019 con soli diciannove tornei giocati e – quando salta tutto il 2020 a causa della mononucleosi e della pausa del circuito per l’emergenza pandemica nata con il Covid 19 – si ritrova ad inizio della scorsa stagione fuori dalla top 250 ATP. Un 2021 finalmente senza infortuni gli permette di trovare continuità quantomeno nell’attività nel circuito ma la ruggine della lunghissima inattività accumulata non gli permette di trovare brillantezza e di fare un concreto balzo in classifica: chiude la scorsa stagione da 171 ATP, avendo vinto solo due partite nel circuito maggiore e con una solo successo contro un top 100. Il 2022 si è aperto invece alla grande: nella città in cui è nato, Adelaide, sfrutta molto bene l’occasione data dal susseguirsi di due consecutivi tornei ATP 250 nel luogo che gli ha dato i natali: nel primo dei due raggiunge un piazzamento importante come la semifinale, un piazzamento che non otteneva da di più di quattro anni. La settimana successiva fa ancora meglio: vince il primo torneo nel circuito maggiore battendo nel suo percorso verso il titolo top 30 come Isner e Cilic e in finale Rinderknech . 

A Miami le scorse settimane è arrivata la prova del nove sul suo effettivo stato di forma: sette anni dopo la prima volta ha raggiunto gli ottavi di finale in un Masters 1000, superando nel suo percorso anche Schwartzman, dopo una battaglia di oltre tre ore che aveva visto l’argentino andare a servire per il match nel corso del secondo set. Quel match è stato un segnale importante, sia per il livello dell’avversario battuto (a parte Federer, Thanasi non sconfiggeva un top 20 da 5 anni) sia per la durata dell’incontro, che mostra la qualità ritrovata della sua preparazione atletica. Kokkinakis, ritornato in top 100 lo scorso febbraio dopo sei anni di assenza, si è intanto reso anche grande protagonista in doppio, dove questa settimana è salito al 33° posto del ranking di specialità: un risultato possibile grazie alle semi conquistate a Miami ma soprattutto in virtù del successo agli Australian Open, entrambi ottenuti assieme a Nick Kyrgios (i due avevano già una certa intesa, basti pensare che da junior avevano vinto assieme Wimbledon). Kokkinakis e Nick hanno conquistato lo Slam di casa entusiasmando il pubblico di Melbourne, in un percorso che li ha visti sconfiggere anche la coppia numero 1 di specialità Pavic e Mektic e un’altra con due dei migliori doppisti del circuito, Zeballlos e Granollers. Risultati che in singolare lasciano il tempo che trovano, ma che sicuramente hanno dato a Thanasi entusiasmo e fiducia nelle proprie possibilità, oltre che un corposo assegno di 337 mila euro. La curiosità di sapere sin quanto in alto si possa spingere nella classifica ATP è tanta: non resta che aspettare i prossimi mesi.

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