Gli Internazionali d’Italia 2022 di certo rimarranno negli annali per le “mille e una Nole”, suggestiva formula rubata alle pagelle di Antonio Garofalo per indicare le partite vinte dal serbo nel tour, l’ultima delle quali coincisa con iltrionfo finale su Tsitsipas nella bolgia del Centrale. E di certo ci hanno raccontato di una Iga Swiatek sulle soglie dell’imbattibilità, capace di inanellare la ventottesima vittoria consecutiva stavolta ai danni di un’impotente ma finalmente competitiva Jabeur.
A noi piacerebbe che l’edizione romana appena conclusa venisse ricordata anche per aver battezzato una folta guarnigione mazziniana di rampanti tennisti nostrani, ma ciò dipenderà inevitabilmente dai loro risultati futuri. Se le racchette della giovine Italia dovessero a breve scalare il ranking o sorprendere qualche top player, se addirittura entrassero nei main draw Slam giocandosela coi migliori, beh allora tutti diranno, io quello l’ho visto giocare a Roma quando non era nessuno, e si pavoneggeranno di averne colto subito il valore.
C’era il rischio di avere pochi italiani nel tabellone principale, il cut off nella Capitale era proibitivo, l’ultimo ad avervi accesso era Van de Zandschulp, n. 41 ATP. Con Berrettini e Musetti ammaccati e i veterani del circuito – Seppi, Cecchinato, Travaglia, Caruso – scivolati ben oltre la top100 e dunque fuori anche dalle qualificazioni “tagliate” al n. 73, soltanto un’infornata di wild card poteva aggregare altri connazionali a Sinner, Sonego e Fognini. La federazione ha preso una decisione coraggiosa e lungimirante preferendo aprire le porte del Foro alla cucciolata di promesse anziché ai grandi vecchi. Grazie ai pass forniti da Binaghi, diretti o mediati dalle pre-qualificazioni, ragazzi impantanati nella palude dei Challenger, quando non nelle sabbie mobili degli ITF, hanno potuto suonare alla Scala del tennis italico, alcuni addirittura tra le fioriere del Centrale. I quattro ammessi al primo turno erano Cobolli, Nardi, Passaro e Arnaldi. A loro si è unito Zeppieri, sopravvissuto a due turni di quali. Tutti accomunati da una bella combattività, tutti vogliosi di far bene davanti al pubblico di casa, hanno esibito ognuno le proprie armi, più o meno letali.
Facciamo quindi un rapido punto della situazione sulla crescita e sulle impressioni destate da questi cinque tennisti azzurri.
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