Berrettini e l'assenza di punti a Wimbledon: "Nessuno ci ha chiesto niente. Se l'avessi saputo prima..."

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Berrettini e l’assenza di punti a Wimbledon: “Nessuno ci ha chiesto niente. Se l’avessi saputo prima…”

LONDRA – “Con l’erba non è stato amore a prima vista” dice Matteo Berrettini, raccontando la sua crescita su questa superficie. Sulla questione punti: “Non dovrebbe funzionare così. Difficile giocare con questo pensiero in mente”

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Da Londra, il nostro inviato

Felpa nera con la foto di Muhammad Ali sul pezzo, e la scritta G.O.A.T sulle spalle. Con questo outfit targato BOSS si è presentato in conferenza stampa pre-torneo Matteo Berrettini, da campione in carica del Queen’s e da fresco vincitore del torneo di Stoccarda. I giornalisti inglesi presenti sono tanti ma viene data precedenza alla stampa italiana, e dunque non potevamo esimerci dal chiedergli come ha reagito alla notizia della mancata assegnazione di punti per il torneo di Wimbledon. “La mia opinione è che per i giocatori russi e bielorussi non è facile da digerire (la loro esclusione) però allo stesso tempo anche per gli altri giocatori, non solo quelli che perderanno punti ma anche quelli che non li guadagneranno, non è stata la decisione più corretta. Soprattutto perché nel mio caso ho preso delle decisioni a livello di programmazione per non forzare la mano [nel vero senso della parola], saltando Parigi, e se l’avessi saputo prima probabilmente avrei cambiato qualcosa“.

Ricordiamo che Berrettini, attuale n.10 del mondo, dodici mesi fa raggiunse la finale a Wimbledon e dunque gli verranno sottratti 1200 punti – dei 3570 che detiene attualmente – senza appello. “Nel mio caso specifico, se dovessi vincere tre tornei di fila andrei indietro in classifica. Il ranking funziona che più giochi bene e più sali, quindi sarebbe una situazione strana. Capisco che è una situazione difficile per tutti ma nel mio caso vengo penalizzato abbastanza”.

Il concetto espresso in italiano è stato reiterato anche in inglese e, ad ogni risposta, il grande aplomb di Matteo viene fuori con la frase: “Capisco che è una situazione difficile e complicata per tutti, in primo luogo per le persone che stanno soffrendo per la guerra”. Ciò che ha aggiunto rispondendo alla stampa locale è stato il rapporto – o per meglio dire, il mancato rapporto – tra ATP e giocatori: “Avrei preferito che questa decisione fosse stata presa in modo diverso, magari chiedendo ai giocatori. Nessuno ci ha chiamato, o chiesto la nostra opinione e credo che non dovrebbe funzionare così. Forse si poteva evitare in qualche modo visto che si tratta della decisione più grande presa dall’ATP in, non so, 20 anni che io sappia”.

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“Ho parlato con l’ATP, i vari manager e i giocatori, e pare che la decisione sia presa. Non ci saranno modifiche. Devo accettarlo. È anche difficile giocare perché hai questo pensiero in mente: io so che indipendentemente da quanto gioco bene uscirò probabilmente dai primi 20. Sarà più difficile ma bisogna giocare. […] Io credo che ogni giocatore andrà lì a giocare Wimbledon indipendentemente dai punti, si tratta di uno Slam e se ho letto bene sarà il record di montepremi. Io non ho visto nessun giocatore dire che non ci andrà”. Berrettini ha poi tenuto a specificare un concetto che forse a posteriori, cioè al termine dello Slam londinese, verrà ancor di più alla ribalta. “Secondo me verranno molto influenzati dalla cosa anche quei tennisti che non potranno guadagnare punti. Io mi ricordo quando raggiunsi la semifinale allo US Open (nel 2019) e ciò cambiò la mia carriera, perché mi qualificai per le Finals, all’epoca a Londra. Non sarà giusto neanche per loro”.

Il tabellone completo dell’ATP 500 del Queen’s

Nella conferenza comunque c’è tempo e spazio anche per altri temi, e in particolare Berrettini ha fatto un piccolo excursus storico sulle sue prestazioni sull’erba, partendo da un inizio giovanile tutt’altro che promettente. Il feeling con questa superficie, che con tre tornei in bacheca lo rendono l’italiano più vincente di sempre sull’erba, parte da lontano.Il mio rapporto con l’erba non è stato amore a prima vista. Giocai Wimbledon junior. mi piacque l’atmosfera, il torneo, ma non credevo sarebbe diventata la mai superficie. Dopodiché, passati quattro anni, giocai il mio primo Wimbledon nel 2018 e sentivo che mi serviva più tempo per preparare i colpi, soprattutto col mio dritto, e usavo un sacco di servizi in kick ma sull’erba non è molto efficace; la superficie non mi piaceva più di tanto”.

Il 2019 però è stato l’anno in cui qualcosa è scattato. “Nel 2019 ho fatto la mia preparazione sui campi in erba e lì sono migliorato parecchio e poi andai a giocare la Coppa Davis in India dove giocammo sull’erba, e sin dal primo allenamento ho pensato ‘wow, mi piace proprio’. Usavo lo slice da ogni lato, il mio servizio andava bene, e poi da lì in poi… è storia” conclude il resoconto con un sorrido. “Mi piace giocare sull’erba, mi permette di essere più aggressivo che è quello che vuole il mio allenatore“. E con questa mentalità, tenendo lontani il più possibile tutti i pensieri relativi al ranking, Berrettini si appresterà a giocare, presumibilmente domani, contro il tennista di casa Daniel Evans, anche lui vincitore ieri nel torneo Challenger di Nottingham.

Il tabellone completo dell’ATP 500 del Queen’s

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