2022, l'anno dei grandi ritiri anche in doppio: Tecau, Lopez, Skupski e non solo

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2022, l’anno dei grandi ritiri anche in doppio: Tecau, Lopez, Skupski e non solo

Il tennis perde alcuni tra i migliori rappresentanti della specialità di doppio. Chiudono la loro carriera campioni Slam, olimpici e di umanità come Inglot e Soares. “Mistero” Kontinen

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Dopo aver trattato i grandi ritiri del circuito femminile, passiamo ad occuparci di quelli del Tour maschile partendo dal doppio. Al fianco del nome di ogni protagonista, la data in cui ha annunciato il proprio ritiro dalle scene.

Horia Tecau 05/03/2022 – Quando ha chiuso la sua carriera, a marzo 2022, Tecau era ancora n. 18 ATP nella classifica di specialità e campione in carica del ‘500’ di Halle. Questo per dimostrare, che fino all’ultimo ha militato nei livelli massimi del circuito di doppio. Nonostante i 37 anni, non ha passato gli ultimi anni a svernare o a vedere il proprio splendore perdersi nel tempo e diventare un mero ricordo. Ha avuto una costanza di rendimento impressionante, vincendo fino all’ultimo: – ma proprio fino all’ultimo secondo, per chiudere vincente anche con la maglia della sua nazionale in Davis in coppia con Copil contro Martinez/Davidovich – nel 2021, sua ultima stagione disputata interamente nel Tour, oltre al successo in terra tedesca – sempre al fianco di Krawietz – ha raggiunto la finale in altri due ‘500’ a Rotterdam e Barcellona staccando così il pass per Finals torinesi. Nel suo palmares, dove figurano ben 38 titoli, spiccano soprattutto la vittoria a Wimbledon e alle ATP Finals di Londra del 2015 – qui in finale superò il connazionale Mergea – con Rojer. Una doppietta molto prestigiosa, in particolare per via del titolo sui prati londinesi. Nel 2017, poi, arriverà anche il secondo titolo Slam allo US Open: sempre in coppia con l’olandese, si aggiudicò Flushing Meadows riuscendo ad avere la meglio su Marc e Feliciano Lopez.

Ma forse, la statistica che più di tutte dà lustro alla continuità ad altissimo livello, avuta dal nativo di Costanza e che testimonia il valore assoluto del tennista, è quella che lo ha visto centrare per tre anni consecutivi la finale a Church Road: tra il 2010 e il 2012. Purtroppo però, al fianco dello svedese Lindstedt, si materializzarono tre KO di fila nel match valevole per il titolo. In particolare, quella del 2012, fu veramente una doccia gelata per che lasciò non poco amaro in bocca: il britannico Marray e il danese Nielsen, infatti, si imposero solamente al quinto set. Tuttavia la maledizione per il rumeno fu spezzata tre anni dopo, ma ciò che resta è un dato inequivocabile: quattro finali a Wimbledon – ha seriamente rischiato di pareggiare il record negativo di Stan Smith, battuto per quattro volte nella finale di doppio a SW19 -, di cui tre consecutive e con due compagni diversi, nell’unico torneo di doppio che si gioca sulla lunga distanza e in un periodo storico in cui i gemelli Bryan dominavano in lungo e largo; ne fanno uno degli specialisti più forti dell’era moderna. Ha raggiunto come massimo traguardo in classifica, la seconda posizione mondiale di categoria nel novembre del 2015. Mentre un anno dopo, si è messo sul petto la medaglia d’argento olimpica nell’impianto di Barra da Tijuca arrendendosi con Florian Mergea solo a Nadal e Marc Lopez. Horia è stato però anche campione di umanità, ricevendo nel 2017 dall’ATP il riconoscimento intitolato ad Arthur Ashe per gli sforzi e le iniziative profuse in patria nel campo umanitario. Sostenendo un programma governativo più ampio, si è recato per diversi anni nonostante fosse ancora in attività, ad intervalli regolari nei villaggi più disagiati della Romania per parlare a più piccoli e invogliarli nella pratica delle sue tre grandi passioni: la lettura, la scrittura e lo sport. Perché infatti, se ce una cosa di cui siamo sicuri; è quello che Tecau farà nel post carriera: continuerà a dedicarsi al suo più grande hobby, dopo l’esordio come romanziere nel 2017 con “Viata in ritm de tenis”: Vita a ritmo di tennis, opera dedicata ai più piccoli per incoraggiarli a perseguire i loro sogni e a lavorare duro per ottenerli, superando gli ostacoli che ogni giorno la vita ci offre.

 

Dominic Inglot 09/03/2022 – “Dom The Bomb” ha chiuso il cerchio, lo ha fatto due giorni dopo aver compiuto il suo trentasettesimo compleanno. Ottima carriera da doppista per il londinese, specialità in cui ha raggiunto la posizione n. 18 nel 2014 e che lascia da 78° del ranking ATP. Può vantare 14 tornei in bacheca, l’ultimo nel 2020, con diversi celebri compagni: tra cui Robert Linstedt, Daniel Nestor, Mate Pavic e Franko Skugor. Diciotto anni di professionismo, dal primo ITF a Glasgow nel 2004 al secondo turno dell’ultimo Australian Open. Il suo rapporto con il tennis inizia casualmente, quando ad otto anni durante una vacanza in Portogallo prende in mano per la prima volta una racchetta. Ma è alla Sant Benedict’s School, nel quartiere di Ealing, dove comincia a fare sul serio. E proprio nella sua vecchia scuola, tornerà nel 2015 da campione di Coppa Davis per regalare la maglia della squadra britannica con tutte le firme dei componenti del team di Leon Smith. A proposito di colui che fu il leader di quella campagna per l’Insalatiera, Andy Murray, c’è un curioso aneddoto che lega lo scozzese a Dominic. Era il marzo del 2015, e Andy veniva intervistato a caldo dopo il trionfo su Isner che aveva sancito la vittoria in Davis della Gran Bretagna sugli Stati Uniti e il passaggio ai quarti della competizione. Parlando dei possibili festeggiamenti della serata, Murray rivela inavvertitamente in diretta tv la scappatella del compagno di squadra pensando che fosse la fidanzata, quando in realtà un imbarazzato Inglot è costretto ad ammettere che quella vera lo stava guardando da casa. Avrebbe poi chiesto scusa il Barone Andy, ma oramai l’aveva combinata veramente grossa.

David Marrero 21/04/2022 – Isolano, nativo di Las Palmas: capoluogo di Gran Canaria, la seconda isola più estesa dell’arcipelago delle Canarie al largo della costa africana. Nel calcio, il complesso delle isole canarie viene considerato patria dei “brasiliani di Spagna”. A Bajamar, piccolo centro di Tenerife – l’isola più grande dell’arcipelago – è infatti nato un talento del calibro di Pedri, ora in forza al Barcellona. Nel tennis, invece, è stato il luogo di nascita di David Marrero Santana, classe ’80. Anche lui come i connazionali Robredo e Marc Lopez, catalani, ha chiuso i battenti sul rosso di Barcellona. Un altro specialista del doppio che saluta, il cui punto più alto rimangono le Finals del 2013 vinte insieme a Fernando Verdasco. Indubbiamente, il mancino madrileno è stato il compagno con cui ha creato il sodalizio più remunerativo in termini di trofei: dei 13 tornei vinti in carriera, sette gli ha conquistati al fianco di Nando. Oltre al trionfo londinese, sono altre due le grandi finali raggiunte da Marrero: due ultimi atti nei Masters 1000, uno vinto a Roma 2015 con Cuevas contro Granollers e Lopez, uno perso a Shanghai nel 2013 con Verdasco per mano di Dodig e Melo. Negli Slam, invece, non è riuscito mai a sfondare il muro dei quarti di finale. La sua carriera è stata tuttavia sconvolta quattro anni fa, quando alcune ombre riguardanti un flusso di scommesse anomalo si pose su di lui. Per David si trattò della seconda investigazione a suo carico nel giro di due anni, nonostante successivamente non venne condannato; avviò una guerra contro i media spagnoli per aver ingiustamente cavalcato l’onda della notizia pur non avendo fondate basi ma mere speculazioni. Il ricordo, infatti, che vogliamo custodire di David è quello esemplificato perfettamente dalle sue parole nel post vittoria alla O2 Arena del 2013. Altro che stagione conclusa, dichiarò l’intenzione di riprendere immediatamente a disputare Futures in quel di Tenerife. Un lavoratore del circuito, dopo aver vissuto appena due settimane prima il sogno di una vita, era ritornato rapidamente alla propria normalità: esponente del sottobosco tennistico.

Marc Lopez 22/04/2022 – Il Barcellona Open Banc Sabadell, lo scorso aprile, è stata anche l’occasione giusta per salutare uno dei doppisti spagnoli che più di tutti hanno conquistato il cuore degli appassionati iberici negli ultimi anni. Purtroppo un infortunio gli ha impedito di chiudere sul campo, costringendolo al ritiro nei quarti – insieme all’altro Lopez – ma il caloroso omaggio con tanto di commozione della “Pista Rafa Nadal” è stata la degna conclusione di 21 lunghi anni di professionismo. Con il suo metro e settantacinque, si è sempre distinto come beniamino del pubblico, ha sempre trascinato il tifo verso di sé. Perché rappresentava qualcosa di straordinario, qualcuno in grado di salire ai vertici della specialità di coppia senza possedere il classico fisico dell’atleta moderno: scolpito e abbondantemente sopra i 190 cm per generare così ancora più potenza, in uno sport in continua accelerazione. Ci è riuscito con il suo talento poiché altrimenti se un giocatore con quella struttura fisica non fosse stato in grado di affidarsi ad una manualità fuori dal comune, certamente non sarebbe potuto arrivare ai risultati che ha raggiunto. Nel 2012, oltre a laurearsi “Maestro” delle Finals con il concittadino Marcel, a Londra prende parte alle sue prime Olimpiadi sostituendo in doppio l’infortunato Nadal. Quattro anni dopo, in Brasile, ironia della sorte proprio al fianco del mancino maiorchino centrerà il titolo più importante della carriera: l’oro olimpico ai danni dei rumeni Mergea e Tecau per 6-2 3-6 6-4. Il 2014, invece, è stato l’anno delle prime finali Slam, seppur perse. In coppia con Marcel Granollers, uno dei suoi due grandi partner di doppio, raggiungono l’ultimo atto sia al Roland Garros che allo US Open. Vengono sconfitti a Parigi dai francesi Benneteau/Roger Vasellin, e a New York dai gemelli Bryan. Ma è il 2016 l’anno d’oro della carriera del catalano, in cui oltre all’alloro a cinque cerchi vince la sua prima ed unica prova Major, a 34 anni, al Roland Garros: sconfiggendo i Bryan 6-3 al terzo insieme ad un altro mancino, Feliciano da Toledo.

Nel 2017, ancora nella Grande Mela, arriva un’altra delusione ad un passo dal traguardo: Marc e Feliciano Lopez si arrendono nella finalissima a Rojer e Tecau. I due Lopez, che per un’intera carriera hanno dovuto combattere con la nomea di fratelli del tennis quando in realtà tra di loro non ci fosse nessun legame di parentela, nella stessa stagione perdono anche la finale di Montecarlo cedendo il campo a Bopanna/Cuevas. Dal 2019 inizia il declino anagrafico che si ripercuote anche sulla classifica il cui best ranking rimarrà il n.3 conquistato nel 2013. Già da dicembre 2021, prima ancora di appendere ufficialmente la racchetta al chiodo, inizia ad assaggiare il suo futuro prossimo – ora divenuto stabile presente – entrando a far parte dello staff di Rafa Nadal. A riprova del talento nel gioco al volo di Marc, il Toro di Manacor lo ha voluto fortemente nel suo team così come qualche anno fa Djokovic aveva voluto nella sua squadra un forte esponente della specialità, un giocatore in grado di dargli qualche suggerimento nell’approccio a rete: Radek Stepanek. Ma tra Rafael e Marc, c’è molto di più. Nel corso degli anni, ancora di più dopo aver condiviso un momento magico come quello di Rio, si è creato tra loro un grande legame d’amicizia: basti pensare che il primo grande trofeo della carriera, Marc lo conquistò proprio in coppia con Nadal a Indian Wells 2010, superando due professori del doppio come Nestor e Zimonjic.

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Rafael Nadal e Marc Lopez vincono l’oro alle Olimpiadi del 2016 (Credit: @RafaelNadal on Twitter)

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ATP Pechino: Sinner fatica, supera un malessere e raggiunge Alcaraz in semifinale (ore 13:30, SuperTennis)

Si complica la vita Jannik, che più volte nel secondo set ha l’opportunità di brekkare il bulgaro. Rimedia con un ottimo terzo parziale e chiude in due ore e mezza il match. Sarà almeno n.6 del mondo dalla prossima settimana

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[6] J. Sinner b. G. Dimitrov 6-4 3-6 6-2

Può tirare un sospiro di sollievo Jannik Sinner dopo questa vittoria sofferta contro il bulgaro Grigor Dimitrov n.19 al mondo. L’azzurro è stato autore di un primo set molto solido; nel secondo ha continuato con lo stesso andazzo, ma si è fatto sfuggire le palle break una dietro l’altra, permettendo così all’avversario di acquisire fiducia nei suoi colpi. Nel terzo parziale l’altoatesino è riuscito a strappare la battuta a Dimitrov molto presto e di cuore è stato bravo a tenere questo preziosissimo break, nonostante qualche tentata reazione dello sfidante. Chiude, quindi, per 6-4 3-6 6-2 in due ore e trentadue minuti di tennis molto buono, parecchio potente, intelligente nella costruzione dei punti e con dei vistosi miglioramenti al servizio, che molte volte lo ha tirato fuori da situazioni scomode sia con la prima che con la seconda. Sinner si riporta così in vantaggio per 2-1 nei precedenti con Dimitrov e raggiunge il rivale-amico Carlos Alcaraz in semifinale.

Primo set: Sinner strappa il servizio a Dimitrov in apertura e si tiene stretto il break fino alla fine

 

Jannik inizia il suo dodicesimo quarto di finale in stagione col piede giusto, manovrando bene gli scambi sin dalla risposta. Con un fendente di dritto, poi, arriva a palla break già nel primo game. Dimitrov, però, non si fa intimidire dalle prime chance del tennista altoatesino e lasciando andare il braccio cancella abilmente due opportunità di break. Ma Sinner non ci sta, continua a essere aggressivo dalle prime ribattute e alla quarta opportunità strappa il servizio all’avversario in apertura. Confermato il break a 0 con una sbalorditiva solidità su tutti i fronti tecnico-tattici, il n.1 d’Italia è costretto a subire un ottimo game al servizio del bulgaro, che si mette in tasca il suo primo game dell’incontro ma è ancora costretto a inseguire nel punteggio. Alzando il ritmo sia dal lato del dritto che da quello del rovescio il 32enne di Haskovo si procura due palle break; Jannik si fa trovare pronto e le annulla con un dritto incrociato vincente e con una smorzata da manuale. A seguire chiude il game con facilità e avanza sul 3-1. Nel quinto game Sinner parte bene portandosi subito sul 30-0, ma un eccesso di confidenza lo porta a compiere un paio di brutti errori. Con freddezza, però, rimedia al danno fatto tenendo il gioco al servizio e portandosi sul 4-3, potendo ancora contare sul break di vantaggio. Nel suo turno di battuta Jannik continua e tenere le redini dello scambio imponendo il suo gioco d’attacco, e Dimitrov non può far altro che cercare di variare il ritmo o chiamarlo a rete. Tentativi, fino a questo momento, senza successo. Sul 5-4 il 22enne di Sesto Pusteria va a servire per aggiudicarsi il primo parziale; è proprio la battuta a catapultarlo a questo obiettivo, che arriva con lo score di 6-4 dopo cinquanta minuti di tennis molto solido.

Secondo set: Entrambi si procurano chance importanti, ma è Dimitrov ad approfittarne. Sinner non concretizza otto palle break e viene portato al terzo

Questa volta Dimitrov non commette l’errore del primo set, ma anzi lascia le briciole all’avversario nel primo gioco e per la prima volta mette la testa avanti nel punteggio di un set. Jannik, dal canto suo, continua la sua ottima performance al servizio e segue il giocatore bulgaro nel punteggio. Nel terzo gioco il campione del 1000 di Toronto mette i piedi dentro al campo e obbliga lo sfidante a un pericoloso 30-30; Dimitrov, però, non si lascia sorprendere e si porta sul 2-1. Poco più tardi tornano i problemi in battuta per il tennista bulgaro, che spesso si trova a giocare indietreggiando a causa della profondità dei colpi del giocatore azzurro. Concede, dunque, due pericolose palle break, ma le cancella con maestria e continua a tenere il timone del set. In seguito, Dimitrov impensierisce il suo avversario in risposta, ma quest’ultimo reagisce da campione con una prima dopo l’altra e si garantisce così il 3-3. Questa volta è Sinner a fare voce grossa con le sue pesanti cartucce e in men che non si dica si procura tre possibilità consecutive di break. Il finalista dell’ATP di Ginevra con coraggio viene a rete e le annulla tutte una dopo l’altra, con Sinner che, a parte in un’occasione dove poteva calibrare meglio il passante di rovescio, non riesce a essere il padrone dello scambio ed è costretto alla difesa. Dimitrov, invece, cancella un’ulteriore palla break e resta avanti nel punteggio nonostante qualche rischio, sventato però con freddezza e con il suo immancabile tocco. L’ago della bilancia torna quindi a pendere per il n. 19 ATP, che sposta bene il suo avversario ed è lui questa volta a procurarsi tre chance di fila per strappare il servizio a Sinner. Il tennista altoatesino riesce ad annullare le prime due, ma alla terza viene sorpreso da una buona risposta di rovescio del bulgaro, che poi con un dritto chiude il punto, gli strappa la battuta e va a servire per il set. Nel nono game Dimitrov avanza sul 30-0 e si ritrova a due punti dal set; Jannik non si dà per vinto, inizia a costruirsi i punti con calma e arriva a palla break. È il bulgaro, nuovamente, a cancellargliela con astuzia, poi Sinner se ne procura un’altra ma questa la spreca lui con un brutto dritto a metà rete. Troppe chance, troppe occasioni non sfruttate per il tennista azzurro, che dopo quarantanove minuti di set viene portato al terzo. Bravo Dimitrov a rimanere concentrato: 6-3 e tutto si deciderà nel parziale decisivo.

All’inizio del terzo set Sinner sembra stare parecchio male e, infatti, durante un cambio campo vomita in un bidone della spazzatura.

Terzo set: Sinner prende subito il largo e di cuore tiene il vantaggio fino alla fine

È Sinner questa volta a partire alla battuta e lo fa con qualche incertezza, poi risolta da un’ottima smorzata e da un dritto dei suoi. Il n.1 italiano decide di prendersi qualche rischio in più e viene ripagato in men che non si dica; con un rovescio incrociato reagisce alle tante occasioni di break non sfruttate in precedenza e strappa il servizio al giocatore bulgaro, che presto si trova sotto 3-0. Ma il campione delle Finals 2017 non molla e con coraggio si procura una palla break grazie a stupendi colpi di rovescio di una plasticità unica. Sinner risolve a modo suo la situazione, di potenza: dritti pesanti e (la maggior parte delle volte) vincenti in uscita dal servizio gli permettono di continuare a condurre nella frazione decisiva. 4-1 in suo favore. Non soddisfatto di un break solo, Jannik insiste con l’aggressività soprattutto dal lato del dritto e Dimitrov non è in grado di reggere il ritmo dettato dall’avversario. L’azzurro arriva ancora a palla break, ma questa volta il bulgaro non gli permette di comandare lo scambio e a seguire tiene la battuta nonostante qualche sbavatura. Ci prova Grigor a mettere alle strette il giocatore italiano trovando delle soluzioni in corsa niente male; con scambi di un’intensità non trascurabile si arriva ai vantaggi nel settimo game e Sinner inciampa sul 40-40 mettendo a segno il suo primo doppio fallo dell’incontro. Arriva, quindi, la palla del contro-break per il n.19 al mondo, che spedisce un dritto a metà rete e non sfrutta l’occasione. La chance gli ricapita anche poco dopo, ma nello stesso modo la butta via e l’azzurro non perdona: dopo uno scambio logorante infila un passante di dritto incrociato da applausi e con un’eccellente prima si salva e si garantisce l’opportunità quantomeno di servire per il match. Non serve, però, perché con un gioco in battuta pessimo di Dimitrov si chiude il sipario dopo due ore e trentadue minuti. Sinner festeggia il suo 6-4 3-6 6-2 ai danni del bulgaro e raggiunge il suo rivale e amico Carlos Alcaraz in una semifinale che sarà tutta da vedere.

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ATP Astana: Korda supera Medjedovic nella sfida dei tie-break. In finale affronterà Mannarino

Sebastian Korda suda parecchio contro l’allievo di Troicki, Hamad Medjedovic. Terza finale stagionale per il veterano francese, Ofner si consola col best ranking

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Sebastian Korda - Astana 2023 (foto Twitter @ktf_kz)

[5] S. Korda b. [WC] H. Medjedovic 6-7(8) 7-6(2) 7-6(3)

Il numero 28 del mondo e testa di serie numero 5 del tabellone Sebastian Korda è il primo semifinalista dell’Astana Open. Lo statunitense ha superato nella sfida dei tie break il serbo Hamad Medjedovic, vera rivelazione del torneo che con questa partita interrompe la striscia di 8 vittorie consecutive tra cui il successo al Challenger di Maiorca. Anche Korda sta attraversando un ottimo periodo, e per la seconda volta in carriera ha raggiunto la semifinale in due tornei consecutivi; se aveva perso contro Khachanov a Zhuhai la settimana scorsa, oggi invece è riuscito a fare meglio raggiuntendo l’atto conclusivo di un torneo per la sesta volta in carriera. Del resto le condizioni indoor sono estremamente favorevoli al 23enne figlio di Petr Korda, che aveva sempre vinto in semifinale negli altri due precedenti in queste condizioni.

Medjedovic era alla seconda semifinale della carriera – dopo quella persa quest’anno contro Cachin a Gstaad – e lui e Kordanon si erano mai sffrontati prima. Come detto, l’ha spuntata il tennista più esperto col punteggio di 6-7(8) 7-6(2) 7-6(3) impedendo al serbo l’ingresso in top 100.

 

Primo set: Medjedovic rischia la squalifica, poi vince il tie break

Nei primi game il 20enne serbo si rende pericoloso in risposta, con Korda costretto ad annullare una palla break sia nel quarto che nel sesto game. E proprio in quest’ultima circostanza Medjedovic rischia grosso, colpendo (ovviamente involontariamente) il giudice di linea con una pallata sul polpaccio, un gesto di stizza a seguito di un ace da destra dell’avversario.

Il serbo chiede immediatamente scusa, abbozza una mezza protesta ma alla fine accetta il warning per “court violation” :

E ti è anche andata di lusso, per fortuna il giudice di linea non si è fatto male….” gli fa notare l’arbitro dell’incontro Ruth Concas. In quel caso sarebbe potuta scattare addirittura la squalifica (formalmente una decisione del supervisor del torneo), proprio come successo a Djokovic allo US Open del 2020.

Gli scambi sono ridotti all’osso, la superficie è rapida e i due protagonisti cercano di approfittarne prendendo in mano l’iniziativa il prima possibile. Entrambi hanno qualche difficoltà negli spostamenti e raramente riescono a ribaltare l’inerzia di uno scambio grazie alla fase difensiva.

Si arriva dunque al tie break senza particolari sussulti, in un set dominato dai servizi: sei ace a testa, 28/32 per Korda con la prima di servizio, 14/21 per Medjedovic con la seconda, tre palle break totali in oltre un’ora di gioco.

Nel tie break Medjedovic è il primo a cedere con un brutto errore di dritto, ma Korda nel ‘punto a punto’ è tra i più generosi a livello ATP e restituisce immediatamente il mini break.

Medjedovic trova una riga che non esiste sul 5-6 e subito dopo anche l’americano annulla un set point con una deliziosa combinazione smorzata/passante (7 pari) per poi sfiorare addirittura il colpaccio sull’otto a sette con una risposta di dritto che termina larga di un soffio.

Il figlio di Petr guarda la foto del suo dritto largo di pochi millimetri e crolla: prima subisce l’ennesimo ace della wild card serba e poi sbaglia un dritto banalissimo, col tie break che si chiude dunque col punteggio di 10 punti a 8 in favore del 20enne di Novi Pazar.

Secondo set: si va ancora al tie break, ma stavolta lo domina Korda

Korda si procura due palle break consecutive nel corso del secondo game ma Medjedovic gliele annulla grazie a due prime vincenti.

Da quel momento comincia il dominio dei servizi, col serbo che riesce ad alzare la sua percentuale di prime (dal 56% del primo set al 68% del secondo) e la tds numero 5 che invece in pratica non perde un punto: Korda infatti chiuderà il set con cinque punti totali persi al servizio (uno solo con la prima, 16/17).

Nel tie break stavolta l’americano riesce subito a scappare nel punteggio e a giocare di conseguenza con maggiore tranquillità i punti decisivi: nello scambio i colpi di Korda hanno infatti davvero poco margine sulla rete, un colpo vincente ed un nastro possono essere separati da pochi millimetri di fiducia.

Il tie break si conclude col punteggio di 7 punti a 2, con Korda che chiude con un ace.

Terzo set: Medjedovic schiacciato dalla rabbia e dalla pressione

Anche il terzo set è estremamente parco di scambi lunghi, e i due tennisti sono dominanti alla battuta: zero palle break e ben sette game in cui il tennista in risposta non va oltre il ’15’. Sul 5-4 dopo l’ennesimo servizio vincente, il numero 120 del mondo chiede l’intervento del fisioterapista per un fastidio all’inguine della coscia destra, e dopo un breve consulto esce dal campo per ricevere un medical time-out. Ripreso a giocare, l’andamento del match non cambia, e anche il sengo di ‘ok’ verso il coach Viktor Troicki conferma il buon stato fisico di Medjedovic nonostante la fasciatura sulla coscia. Dopo due ore e 42 minuti, e 18 turni di battuta tenuti per parte, si giunge al tie break per la terza volta nel match.

Il serbo al primo punto sbaglia un dritto in lunghezza e concede subito un mini-break; Korda non è da meno e mette in rete un rovescio in uscita dal servizio. Il dritto di Medjedovic è comunque in fase calante e dopo altri due gratuiti con questo fondamentale, il 20enne lascia uscire tutta la sua rabbia rompendo la racchetta al suolo con un sol colpo. Il giudice di sedia applica il regolamento e quindi la seconda ammonizione costa a Hamand un punto di penalità: 4-1 per Korda. Il vantaggio per il figlio d’arte americano è tale da non destare preoccupazioni, e al primo match point arriva la vittoria per 6-7(8) 7-6(2) 7-6(3) dopo due ore e 49 minuti.

Medjedovic, seppur l’amarissimo finale, lascia il campo a testa alta tra gli applausi del pubblico kazako, mentre Korda si ferma ad accontentare i fan più piccoli per gli autografi.

[6] A. Mannarino b. S. Ofner 6-4 6-2

Tutto facile per Adrian Mannarino nella seconda semifinale di giornata dell’Astana Open: il veterano francese (35 anni, numero 34 del ranking) ha sconfitto in due rapidi set il 27enne austriaco Sebastian Ofner (numero 58, nel pieno del miglior momento della carriera, con questa semifinale entrerà per la prima volta in carriera nella top50) e martedì 3 ottobre alle ore 11.30 italiane sfiderà in finale Sebastian Korda in un match sulla carta davvero interessante.

Sarà infatti il primo confronto diretto tra due dei giocatori più talentuosi presenti nei primi 40 del ranking mondiale: da una parte l’eleganza moderna del figlio di Petr, dall’altra il braccio mancino del veterano che nel corso degli anni è invecchiato come il buon vino, togliendosi uno sfizio dietro l’altro (Mannarino ha vinto il primo titolo ATP nel 2019 a ‘s-Hertogenbosch dopo sei finali perse consecutivamente).

Mannarino nel primo set si è trovato sotto per quattro giochi a due, ma a quel punto ha messo a segno un parziale di 4 game a zero, dal 2-4 al 6-4, approfittando di una superficie rapida che mette in risalto il suo estro e allo stesso tempo regala un pizzico di velocità ai suoi colpi che invece veloci non sono.

Ofner non si è più ripreso e nel secondo set Mannarino ha cambiato ancora marcia sul due pari con un altro parziale di quattro giochi consecutivi. 

6-4 6-2 in un’ora e dieci minuti.

Per il mancino francese sarà dunque la quattordicesima finale della carriera (tre vittorie, dieci sconfitte), la terza della stagione dopo la vittoria a Newport con Michelsen e la sconfitta a Maiorca con Eubanks.

Korda invece disputerà la sesta finale in carriera (una sola vittoria, a Parma, nel 2021 contro Cecchinato) e la seconda di un 2023 segnato dall’infortunio al polso dopo quella persa con tanti rimpianti ad Adelaide con Djokovic.

Jacopo Gadarco

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ATP Pechino: Alcaraz è in semifinale, nessun problema con Ruud

Il norvegese parte meglio ma Carlos Alcaraz in pochi minuti diventa padrone del match e chiude con un parziale di 12 game a 3

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[1] C. Alcaraz b. [7] C. Ruud 6-4 6-2

Continua il percorso netto di Carlos Alcaraz al China Open di Pechino. Il 20enne spagnolo deve infatti ancora perdere un set nel torneo e in generale ancora nessuno dei suoi avversari è riuscito ad arrivare a 5 in un set (nella giornata di domenica Lorenzo Musetti ha raccolto solamente quattro game in totale, ad esempio): la vicenda diventa ancora più preoccupante (per gli avversari, ovviamente) se pensiamo che oggi Casper Ruud (numero nove del mondo, finalista in carica delle Finals) non si è per nulla comportato da sparring partner, lottando fin dal primo game della partita (ventidue punti, oltre 15 minuti) ed esprimendo il miglior tennis dei suoi ultimi mesi.

Alcaraz però ha subito ricucito lo svantaggio iniziale con una semplicità disarmante, dominando senza problemi il resto del match vinto 6-4 6-2 e mettendo in mostra tutto il gustoso repertorio.

 

La sua rincorsa al numero uno del mondo continuerà in semifinale col vincente del match tra Sinner e Dimitrov.

LA CRONACA DELLA PARTITA:

Primo set: Ruud vince un game infinito e prova a scappare, ma Alcaraz si riprende in fretta

Nemmeno il tempo di cominciare e la partita entra subito nel vivo grazie ad un game di apertura di ben ventidue punti totali (un quarto d’ora abbondante) che alla fine vede prevalere Ruud: il norvegese tiene il servizio alla quarta palla game dopo aver annullato cinque palle break (una delle quali al termine di uno scambio brutale, 24 colpi intensissimi).

Il numero 2 del mondo sembra subire il contraccolpo, nel game successivo perde il servizio a 30 con addirittura tre errori gratuiti consecutivi e Casper ne approfitta portandosi rapidamente sul 3 a 0.La tempesta passa in fretta per Alcaraz che in poco tempo ritrova tranquillità e ricuce sul 3 pari (dopo aver annullato una palla break sul 2-3 grazie ad un deliziosa smorzata di dritto).

Il livello dello scambio resta comunque alto per gran parte del primo set: Ruud esprime il miglior tennis dei suoi ultimi mesi, appoggiandosi con apparente facilità ai traccianti dello spagnolo, ma allo stesso tempo la sua strategia di gioco risulta a conti fatti piuttosto innocua per Alcaraz, che sembra avere tutto il tempo del mondo per esprimere la sua fantasia e il classico bagaglio di smorzate, lob, serve and volley e accelerazioni improvvise.

La strada è ormai tracciata per un comodo finale di set per la testa di serie numero 1, che sul 3 pari breakka ancora l’avversario prima di chiudere senza ulteriori patemi col punteggio di 6-4 (ultimi due turni di servizio conquistati a zero).

Da segnalare la percentuale di prime di Alcaraz: 70%, spesso alla ricerca dalla risposta di rovescio dell’avversario.

Secondo set: Alcaraz strappa definitivamente la partita con due passanti consecutivi e raggiunge la semifinale

Il momento decisivo arriva nel terzo gioco con Ruud al servizio e un game che sembra ricordare il primo (infinito) della partita. Il norvegese stavolta però non riesce a salvarsi perché Alcaraz si inventa due passanti strepitosi, uno dietro l’altro (il primo di rovescio, il secondo di dritto) e strappa definitivamente il match.

Ruud non può più contenere lo strapotere tecnico dell’avversario (le sue armi sembrano spuntate e la diagonale sinistra è diventata col passare dei minuti una specie di incubo) e si arrende, non prima di aver annullato altre tre palle break (stavolta consecutive) sul 2-4: a fine partita il norvegese avrà annullato 11 delle 15 palle break concesse.

Con un Alcaraz del genere però la mentalità non basta e in pochi minuti Ruud è costretto a cedere col punteggio di 6-2, con la spagnolo che può così festeggiare la prima semifinale cinese della carriera.

Jacopo Gadarco

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