È un Jannik Sinner a tutto tondo quello che si è raccontato in un’intervista rilasciata qualche tempo fa a Interview Magazine. Era il 6 febbraio 2023 – ma le sue parole sarebbero state rivelate solo pochi giorni fa – e l’azzurro si stava spostando con la sua macchina dal Principato di Monaco a Montpellier per disputare l’Open Sud de France, ATP 250 che avrebbe poi vinto, ottenendo il suo settimo titolo in carriera a 21 anni e 6 mesi.
Un viaggio che l’altoatesino ha effettuato in solitaria, vista la sua passione per la guida, così come, ovviamente, per il tennis, e per lo sci. Ed è stato proprio il paragone tra questi ultimi due sport uno dei temi cardine della chiacchierata con Christopher Bollen. “Fino a 13 anni ho praticato entrambe le discipline – spiega il n° 8 al mondo – Ero un ottimo sciatore perché nel 2008 ho vinto il Campionato Italiano di slalom gigante, ma poi ho virato completamente sul tennis perché ne apprezzo il fatto che tu possa commettere qualche errore e vincere lo stesso le partite. In più, lo sci per me non è uno sport, ma solo il tentativo di andare il più veloce possibile in discesa”.
Ma c’è qualcosa che il giocatore italiano più in forma del momento ha carpito dal suo passato come promettente sciatore? “Forse l’equilibrio – sentenzia – Quando scivoli sul campo da tennis è come se ondeggiassi sugli sci e devi essere in grado di avere stabilità. C’è però anche una grande differenza tra i due, perché se con la racchetta ti puoi rompere una caviglia ma non puoi morire, sulla neve questo rischio c’è. In altri termini, nel tennis posso essere nervoso in qualche momento ma mai avere paura, al contrario di quando scio”.
Oltre ad aver continuato a spaziare su vari temi – e Sinner ha ammesso, per esempio, che in cucina se la cava discretamente con la pasta, che non gli piace bere alcolici e che il suo film preferito è Spider-Man, il n° 1 italiano si è poi definitivamente soffermato sulla disciplina che lo ha reso famoso nel mondo. E così abbiamo scoperto che il semifinalista di tre Masters 1000 in stagione si diceva convinto, già qualche tempo fa, di aver raggiunto la consapevolezza per competere con i migliori, evenienza che poi ha effettivamente dimostrato nei tornei a seguire. “Quando giochi contro i più forti devi essere al tuo massimo già solo per avvicinarti al loro livello – ha ammesso Jannik – Ma sono pronto per questo, perché conosco la potenza dei miei colpi e ho la forma fisica e mentale giusta per stare in campo ad alte performance per diverse ore”.
Non dimentichiamoci che Sinner, nel momento in cui rilasciava l’intervista, era da poco uscito da una lottata partita con Tsitsipas in 5 set agli ottavi di finale dell’Australian Open. Match che, pur perso ma molto più combattuto rispetto a quello con il greco dell’anno precedente, gli ha forse infuso ancora più certezze di non partire battuto quasi con nessuno nel circuito: “È ovvio che alla fine di quegli incontri sei consapevole che forse avresti potuto prendere decisioni diverse in alcuni momenti, ma duelli che si decidono punto a punto con grandi campioni mi dimostrano anche che il mio valore non è poi così lontano dal loro. Devo solo essere paziente e attendere ancora qualche tempo, e rimanere calmo è l’aspetto per me più complicato”.
Una miglioria Sinner la vorrebbe poi apportare al rovescio, nonostante sia il suo colpo migliore: “Credo non sia ancora perfetto. Devo evolvere molto anche con questo fondamentale, pur essendo quello che mi viene più naturale. Il segreto per renderlo efficiente è, come mi diceva già mio padre quando ero piccolo, muovere le mani il più velocemente possibile”.
Eppure, per essere al top nel tennis moderno, non è possibile essere lacunosi in nessun ambito del proprio gioco e, secondo Sinner, ci sono alcuni tennisti che potranno fare la differenza in questo senso. Per l’azzurro, infatti, “è lampante che ci sia una nuova generazione emergente di campioni. Io, Alcaraz, Rune, Zverev, Tsitsipas e Medvedev. Ce ne sono sempre di più, più o meno tutti della stessa età, così come un numero sempre più elevato di volti nuovi che vincono tornei. È molto bello tutto ciò, e fortunatamente anche fuori dal campo non ho problemi nel rapportarmi con nessuno di loro”.
A Jannik non dispiacerebbe però confrontarsi pure con qualche vecchia gloria: “Avrei voluto giocare con Federer prima che si ritirasse, o con Del Potro, così come sarei lieto di affrontare Nishikori (il cui rientro è sempre più vicino, ndr), visto che non ho precedenti con lui”. Quello di cui siamo certi è che Jannik avrà diverse occasioni per battagliare coi migliori, che siano grandi campioni ancora in forma o nuove leve di grande caratura. L’importante, per noi che ne raccontiamo le imprese e per quanti le ammirano dagli stadi o da casa, è che ci regali emozioni come solo lo sport – tennis compreso – sa fare.