Roland Garros, Djokovic punta al bersaglio grosso: "Negli Slam voglio raggiungere il picco del mio livello"

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Roland Garros, Djokovic punta al bersaglio grosso: “Negli Slam voglio raggiungere il picco del mio livello”

Novak Djokovic in versione fatalista in merito ai problemi fisici che lo stanno martoriando: “A volte hai bisogno del fisio, altre del sostegno di Dio e degli angeli”, ma poi rilancia: “possiedo ancora la qualità del tennis per sfidare tutti i migliori per la conquista dei Majors”

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Novak Djokovic – Roland Garros 2023 (foto Roberto dell'Olivo)
 

Novak Djokovic ha dovuto faticare per due set contro il finalista del Masters 1000 di Montecarlo 2022 Alejandro Davidovich-Fokina, prima di ingranare la marcia giusta. E’ una versione di Nole che sta soffrendo a decollare, non hai mai perso alcuna frazione però è sempre stato costretto a ricorrere al tie-break in almeno un singolo parziale delle sue tre sfide parigine fin qui disputate al Roland Garros 2023.

Dopo aver fatto scalpore con le dichiarazioni sul Kosovo, nella conferenza stampa post partita del match vinto al 2°T con l’ungherese Marton Fucsovics, questo nuovo incontro del serbo con i media è stato decisamente più interessante sul piano prettamente tennistico con il 22 volte campione Slam che ha parlato dei problemi fisici, con cui adesso a 36 candeline suonate è più complicato convivere, ma anche della propria irriducibile motivazione che non cenna a placarsi nonostante l’età che avanza, fino a dire la sua sul tanto chiacchierato pubblico francese.

DHo visto diversi giocatori vincere prove del Grande Slam e non avere la tua reazione alla fine del secondo set. Puoi descriverci quanto siano stati duri per te i primi due set, quanto tu abbia sofferto internamente per poi liberarti di tutto alla fine di quel secondo parziale vinto ancora una volta al tie-break?

Novak Djokovic: “E’ stato estremamente difficile vivere ed affrontare quei due set iniziali, per svariati motivi. Primo fattore sicuramente il dispendio di energie fisiche e mentali, tre ore per due set non è per nulla banale, anzi sinceramente non ricordo minimamente quando sia stata l’ultima volta che io abbia dovuto giocare ben 3 ore per completare due frazioni. Magari, forse, contro Nadal in una delle nostre partite. Inoltre ho avuto la chiara sensazione alla conclusione dei due tie-break, che se avessi perso uno dei primi due set la partita sarebbe andata sicuramente per le lunghe con una durata complessiva da quattro o cinque ore. Tuttavia queste giornate particolari che presentano condizioni di gioco a livello di adattamento, ma anche ambientali, molto impegnative per entrambi i giocatori soprattutto poi sul piano fisico, capitano frequentemente in questo sport. Fa parte del nostro lavoro. Un match in cui ci sono stati veramente tantissimi scambi logoranti. Poter servire non è stato un vantaggio per nessuno di noi due. Sembrava che fossimo come il gatto ed il topo ogni singolo punto, cercando di superare in astuzia l’avversario. Ho parlato di una partita durissima fisicamente, perché abbiamo dovuto correre veramente molto. Non solo per coprire il campo orizzontalmente, ma anche verticalmente con l’ulteriore difficoltà rappresentata dal momento in cui si giocava dalla parte di campo dove le raffiche di vento soffiavano contrarie. E questo inevitabilmente comportava di dover necessariamente, spendere tante energie extra su ogni palla per lavorarla affinché fosse produttiva. Quindi per tutte queste complessità che si sono palesate, quando mi ritroverò a fine giornata per tracciare un bilancio della mia performance odierna non potrò che ritenermi assolutamente molto contento e soddisfatto di aver vinto questa partita in tre set. Anche se per onestà intellettuale, devo riconoscere che sarebbe stato probabilmente più giusto, vedendo il tipo di partita, le modalità con cui si è sviluppata e gli oggettivi di meriti di Alejandro [Davidovich Fokina, ndr] che io avessi vinto almeno quattro set, perché comunque lui si è ritrovato a servire per il primo set e successivamente ha avuto le sue occasioni anche nel secondo. Io, da parte mia, mi sono costruito le mie possibilità. Entrambi abbiamo avuto diverse occasioni nei games di risposta e tutti e due non siamo stati costanti dentro la partita esprimendo un rendimento ad alti e bassi. Ad un certo punto, per esempio, ho smarrito completamente la mia seconda di servizio. Ho commesso tre doppi falli in un singolo set, ho concesso il break quando ero in un frangente di rottura prolungata con il servizio. Sono accadute situazioni abbastanza strane, ad essere onesto. Ma come ho dichiarato in precedenza, questo è il tennis, soprattutto quello nei tornei del Grande Slam ed in particolare quando giochi al meglio dei cinque set e sulla superficie più lenta che il nostro sport conosca. Ho ascoltato l’opinione ed il parere di molti altri giocatori, ho parlato con loro e tutti pensiamo che le palle siano più lente rispetto agli anni precedenti. Quindi questo aspetto rende ancora più difficile trovare il vincente, devi lavorare di più su ogni punto. Questo poi fatalmente allunga la durata della partita, esigendo più energie sul campo da parte di noi giocatori. Ma alla fine della giornata non posso che affermare comunque, al di là di tutto, che sia stata una vittoria importante. Sono davvero contento, infine, di essere riuscito a ingranare come avrei voluto dall’inizio nel terzo set, ora mi concentro esclusivamente sul recupero per prepararmi al meglio per il prossimo incontro“.

DAbbiamo visto che hai chiamato il fisioterapista alla fine del secondo set per ricevere un trattamento alla coscia. È stato dovuto soltanto alla stanchezza, o c’è qualche tipo di infortunio oppure fastidio fisico di cui non siamo a conoscenza. Sei preoccupato di come potresti presentarti in campo sul piano aerobico per il prossimo round?

Novak Djokovic: “Non abbiamo, ora qui, il tempo per poter anche soltanto cominciare a nominare i diversi piccoli infortuni che ho in questo momento, la lista è piuttosto lunga. Inoltre, non voglio sedermi qui davanti a voi e parlare dei miei problemi fisici perché comunque non mi impediscono di giocare. Ho continuato a giocare, e sto continuando a farlo. Queste sono le circostanze che ogni giocatore, come atleta professionista, deve affrontare. Fa parte del mestiere, bisogna accettarlo. A volte hai bisogno di aiuto da parte del fisioterapista durante la partita, a volte invece hai semplicemente bisogno di alcuni antidolorifici. A volte ancora puoi necessitare del sostegno di Dio o degli angeli, o di chiunque altro tu desideri. In sostanza, devi essere capace di fare i conti con la realtà. La mia personale realtà al giorno d’oggi è che, sì, il mio corpo sta rispondendo in modo diverso rispetto a qualche anno fa. Perciò devo adattarmi a questa nuova realtà, non posso fare altrimenti. Ma se poi realizzo che alla fine della giornata, sono riuscito a finire la partita e a vincere non posso che ritenermi soddisfatto di me stesso. Perché in campo cerchi sempre di fare del tuo meglio, tutto il possibile, in modo da poter finire prima la partita e vincere. Questo è quello che è successo“.

D. In queste condizioni fisiche precarie, è possibile valutare il livello in cui ti trovi attualmente? C’è un aspetto specifico di valutazione di ciò o si tratta semplicemente di fare il meglio che puoi con quello che hai nel serbatoio in questo preciso momento di forma?

Novak Djokovic: “Io sono molto autocritico, come sapete, quindi sono sempre convinto di essere in grado di poter fare meglio, di essere capace di mettere in mostra un gioco sempre migliore. Tuttavia cerco anche di ricordare a me stesso, così come fanno le persone del mio team cercando di farmelo presente ogni giorno, che ciononostante ci sono molti aspetti positivi, che devo cercare di rimanere ottimista, di guardare avanti ma allo stesso tempo vivere intensamente il momento provando a trarne il massimo che posso. E’ normale che durante il torneo, indipendentemente dalla mia storia personale o dall’esperienza su cui posso fare affidamento, sorgano alcuni dubbi quando le cose non vanno come vorresti. Tutti hanno le loro perplessità. Per cui è fondamentale comprendere appieno quali siano i tuoi punti di forza e concentrarti solo su quelli, affrontando il momento in questione. Quindi per tutto questo e per i problemi che sto incontrando, sono assolutamente contento del punto in cui si trova il mio gioco. Può essere migliore? Certamente, non ho ancora vinto un match senza avere difficoltà in almeno un set in ogni gara, finora nelle mie tre partite quantomeno un set si è sempre deciso al tie-break. Ma come detto, alla fine, è importante anche avere una visione d’insieme e guardare in prospettiva. Sono stato in questa situazione davvero molte volte nella mia carriera, so come affrontare una seconda settimana di uno Slam. Le partite devi aspettarti che diventino più difficili, più complicate. Poi se non si riveleranno così dure, allora sarà fantastico, ma io devo essere pronto per quest’eventualità“.

DL’altro giorno hai parlato brevemente di un cerotto che portavi sul petto. Un’azienda italiana, Taopatch o Tao Technology credo si chaimi, ha detto che stai indossando un loro prodotto. Puoi condividere qualcosa di più su quali siano i benefici che ottieni indossandolo e anche da quanto tempo lo porti?

Novak Djokovic: “Ho già dichiarato qualche giorno fa che è tutto incentrato su Iron Man. Sto solo cercando di essere l’Iron Man del tennis“.

DNovak, hai vinto 22 tornei del Grande Slam e sei l’unico giocatore rimasto nel tabellone maschile che ha già vinto il Roland Garros. Ti fermi mai a pensare a te stesso, a quello che hai conquistato, ottenuto e realizzato. Cos’è che ti rende diverso da tutti gli altri che gareggiano nel Tour in questo momento?

Novak Djokovic: “Ho ancora molta voglia di essere nel Tour, in particolare gareggiare negli Slam. L’ho già detto tante volte. Quindi, sai, cerco solo di focalizzare l’attenzione sulla mia preparazione fisica ed agonistica e su tutta la mia motivazione per presentarmi nella mia migliore versione possibile per gli Slam, che sono i tornei dove voglio raggiungere il picco del mio livello perché sono quegli eventi che veramente mi stimolano ancora tanto e mi spronano a dare il meglio di me affinché io possa mettere le mani su un altro titolo del Grande Slam. L’ho fatto quest’anno, quindi so che sono capace di farlo. Ovviamente superfici diverse, condizioni diverse, circostanze differenti rispetto all’Australia. Ma, sai, la vittoria di un Grande Slam è la vittoria di un Grande Slam e soprattutto poterla ottenere alla mia età o in questa fase della mia vita, rappresenterebbe un risultato straordinario e assumerebbe ancora più valore rispetto ai trionfi passati. Come detto, sono consapevole di essere ancora in grado di farlo, di possedere ancora il livello e la qualità del tennis necessari per sfidare tutti i migliori giocatori del mondo per la conquista dei titoli Slam. Tuttavia sono grato di essere dove sono, di tutto quello che di magnifico ho già ottenuto, anche perché non so quanto possa durare ancora. Davvero non lo so. Io nella mia testa non ho un’idea chiara di come vorrei finire, ma finché sentirò questa spinta motivazionale dentro di me, finché sarò capace di spingermi oltre i miei limiti su base giornaliera per potermi prefiggere obiettivi ambiziosi e che mi motivino a sufficienza ad alzarmi ogni giorno e dirmi, ok, sono pronto a fare tutto il necessario per raggiungere il mio scopo ancora una volta; andrò avanti. Poiché soltanto Dio sa, quante volte nella mia carriera, soprattutto al giorno d’oggi, sia stato impegnativo, più impegnativo di quando ero più giovane, ma è proprio per questo che credo che sia estremamente importante per un atleta porsi sempre nuovi obiettivi a lungo termine o a breve termine, perché quando fai un piano, quando fai una strategia e sai qual è il grande traguardo finale; allora immagino che sia più facile lavorare quotidianamente per svolgere le varie attività che ti sono richieste. Quindi cerco di trovare quella chiarezza dentro di me per delineare meglio quello che sto facendo, dove sono diretto, quali sono i tornei in cui voglio giocare al meglio e dare davvero tutto me stesso. E il Roland Garros è uno di ‘quei’ quattro tornei“.

D. Posso solo chiederti del tuo rapporto con il pubblico qui a Parigi? Quest’ultima è stata descritta negli ultimi due giorni come uno dei luoghi più ostili per giocare a tennis. Poiché ti trovi ad essere quasi sempre il favorito in campo, gli spettatori spesso vogliono tifare contro di te e a favore dello sfavorito di turno affinché possa regalare una partita la più entusiasmante possibile. Mi chiedo quale sia il tuo rapporto con questo tipo di situazioni ambientali e come senti – e pensi – di poterli [ gli spettatori, ndr] conquistare durante la partita.

Novak Djokovic: “Mi hanno dato molto supporto per tutta la mia carriera, penso agli anni in cui stavo perdendo in finale o anche agli ultimi match prima di vincere un titolo. In quelle stagioni ho ricevuto molto sostegno e amore, ed ero molto grato per questo al pubblico francese. Ho ricordi meravigliosi. Ricevo ancora oggi supporto. Penso che la maggior parte delle persone venga a godersi il tennis piuttosto che a sostenere l’uno o l’altro giocatore. Poi ovviamente ci sono persone o gruppi di persone, che amano fischiare ogni singola cosa che fai. È qualcosa che trovo totalmente irrispettoso e che francamente non comprendo. Tuttavia è un loro diritto. Hanno pagato il biglietto. Possono fare quello che vogliono. A volte sono stato in silenzio, altre no. In realtà il 99% delle volte non reagisco in alcun modo ad eventuali fischi o provocazioni di altre genere. Però in alcune situazioni accade che io mi opponga, perché sento che quando qualcuno è irrispettoso merita di avere una risposta ad hoc al suo comportamento. Ecco di cosa si tratta“.

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