Operazione Grande Slam (Chinellato). Djokovic e Alcaraz comandano il gioco. Sinner sarà il jolly (Giammò). L'erba di Nole è più verde (Strocchi)

Rassegna stampa

Operazione Grande Slam (Chinellato). Djokovic e Alcaraz comandano il gioco. Sinner sarà il jolly (Giammò). L’erba di Nole è più verde (Strocchi)

La rassegna stampa di domenica 2 luglio 2023

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Operazione Grande Slam (Davide Chinellato, La Gazzetta dello Sport)

Il sogno è andato decisamente oltre. Il piccolo Novak Djokovic che muoveva i primi passi nel tennis sognava di vincere Wimbledon, «un torneo incredibile, il più importante per me». Il 36enne Nole arriva all’edizione 2023 con 23 Slam conquistati, di cui 7 sull’erba inglese compresi gli ultimi quattro, e senza nessuna voglia di fermarsi. Perché vincere Wimbledon vorrebbe dire eguagliare altri due record: i 24 Slam vinti, come solo Margaret Court ha saputo fare, e gli 8 trionfi sull’erba di Church Road di Roger Federer. Djokovic a Londra ci arriva da favorito, ancora di più dopo il trionfo di Parigi in cui, oltre a superare il numero di Slam di Rafa Nadal, ha battuto Carlos Alcaraz e rimandato quel ricambio generazionale che i suoi successi continuano a bloccare. «Ovviamente una parte di me è molto, molto orgogliosa di quello che ho fatto, dei 23 slam e tutto il resto – racconta Nole -. Nella mia testa però dopo la vittoria di uno Slam c’è sempre il prossimo obiettivo. E ora quell’obiettivo è ovviamente Wimbledon». Sarà per tutti questi record, ma quando Djokovic si muove anche in questa versione di Wimbledon da quiete prima delle tempesta fa un gran rumore. Ieri, attorno all’ora di pranzo, sul Campo 14 si è radunata una piccola folla per seguire il suo allenamento con Andy Murray. Djokovic ha affrontato anche questa sgambata con la fame di vincere che gli ha fatto collezionare trofei […]. E’ la testa che rende speciale uno come Djokovic, uno che per molti degli avversari con cui si confronterà è il miglior tennista di sempre. «lo non ho bisogno di uno come Alcaraz o di nessun altro per trovare una motivazione extra quando comincio uno Slam – racconta -. Tutto quello a cui penso è come vincere le sette partite che mi servono per arrivare al titolo. Non fa differenza chi c’è dall’altra parte della rete: so che devo fare tutto quello che serve per vincere, e tutta la mia attenzione è focalizzata sul mio corpo, sulla mia testa, sul mio gioco, cercando di fare tutto il possibile per essere il più forte». La testa, questa voglia insaziabile di vincere, è quello che permette a Djokovic di essere ancora imbattibile quando si tratta di Slam, di voler continuare non solo a vincere ancora ma a battere record su record e di tornare a inseguire il Grande Slam, sfuggitogli per una partita nel 2021. «Non mi sento più rilassato dopo aver vinto Parigi – dice -. Sono ancora affamato di vittorie, di Slam, di record da battere. Fino a quando avrò questa motivazione, sono sicuro di poter competere al più alto livello. Se quella dovesse abbassarsi, probabilmente avrei un altro approccio. Ma quella motivazione per il momento c’è ancora».[…]

Djokovic e Alcaraz comandano il gioco. Sinner sarà il jolly (Ronald Giammò, Corriere dello Sport)

Dieci anni. Tanti ne sono passati dall’ultima sconfitta subita da Novak Djokovic sul campo Centrale di Wimbledon. Era il 2013 e il serbo in finale si arrese a Andy Murray, che spezzò così un digiuno di ben 77 anni, tanti ne erano trascorsi dacché un tennista britannico era riuscito a trionfare nello Slam di casa. Da allora, Nole su quel campo non ha più perso trionfando in ben sei finali – la prima affermazione risale invece al 2011 – e portando a 86 il numero complessivo delle sue vittorie sui prati di Church Road. C’era da capirlo, quindi, quando tre giorni fa è tornato a calcarlo per la sua prima sessione d’allenamento londinese al fianco di Jannik Sinner sorridente, di bianco vestito, auricolare e microfono, Djokovic lo ha prima accarezzato come si accarezzano le cose più preziose, per poi iniziare a palleggiare ricoprendolo di complimenti – «Di gran lunga il miglior Centrale al mondo» – e riattivando così quella memoria emotiva che, sola, da due anni a questa parte sembra bastargli per ritrovare sensazioni e adattamento su una superficie frequentata due sole settimane all’anno. Domani sarà ancora lui, il campione in carica, come da tradizione, ad inaugurarlo contro l’argentino Pedro Cachin, primo ostacolo verso il suo 8° titolo londinese – appaierebbe Roger Federer – nonché 24° Grand Slam in carriera, e il ritorno in vetta al ranking per la 390° settimana complessiva. Il giorno dopo toccherà a Carlos Alcaraz, attuale n.1 del mondo e testa di serie n.1 del tabellone. La sua ultima partita sul Centrale, Carlitos, la giocò l’anno scorso e coincise con una sconfitta agli ottavi contro Jannik Sinner. Per il murciano, giunto alla sua terza apparizione a Wimbledon, quella contro Jeremy Chardy sarà la sua settima partita giocata qui: un bilancio ancora magro e in costruzione che Alcaraz ha pensato bene di rinforzare presentandosi al Queen’s di Londra e uscendone come vincitore al termine di una cavalcata pressoché impeccabile. […] Nessuno, alle loro spalle, sembra avere le carte in regola per far saltare i pronostici. Ma il più intestato a riuscirci potrebbe essere Jannik Sinner, terzo favorito dai bookmakers e, come Djokovic, dotato di sensibilità e intelligenza quando chiamato a interpretare una nuova superficie. Il quarto di finale perso l’anno scorso contro il serbo al 5°set è il punto da cui ripartire e a cui aggiungere quei dettagli – su tutti il gioco a rete – che ne hanno condizionato l’avvicinamento al torneo. […]

L’erba di Nole è più verde (Gianluca Strocchi, Tuttosport)

Le tradizioni, si sa, sono sacre a Wimbledon e allora sarà lui, campione in carica (da 4 edizioni, peraltro), ad avere l’onore di aprire il programma sul Centrale domani alle 14.30. Novak Djokovic comincerà la caccia all’ottavo titolo sull’erba di Church Road e al 24° Major in carriera affrontando l’argentino Pedro Cachin. Dopo aver alzato i trofei a Melbourne e Parigi, l’obiettivo dei 36enne di Belgrado è chiaro: arrivare a New York, per la seconda volta, con la possibilità di completare il Grande Slam. «Ho ancora fame di vittorie, voglio conquistare altri Slam e altri record – ha sottolineato il campione serbo – Finché sento questa motivazione, so di poter continuare a competere ai massimi livelli. Già pochi giorni dopo il Roland Garros pensavo a cosa avrei dovuto fare per prepararmi per la stagione su erba. E’ questa la vita di un tennista, e credo serva questo tipo di mentalità. Se davvero vuoi avere una chance di vincere più Slam, devi mantenere questa concentrazione, questa devozione». Rispetto al traguardo fallito all’ultimo nel 2021, in finale all’Us Open contro Medvedev, Nole sta giocando meno, gestendo le energie per ciò che conta. Anche se è n.2 del seeding dietro Carlos Alcaraz è proprio Djokovic il principale favorito sui prati londinesi, dove non perde dai quarti del 2017 contro Berdych. «Sull’erba ho dovuto imparare come muovermi, come giocare, come leggere i rimbalzi e questo richiede più tempo, ma i risultati degli ultimi 10 anni dimostrano il mio adattamento. Qui a Wimbledon quando entro sul Centrale si risveglia qualcosa in me e riesco a giocare ad altissimo livello. So che devo vincere sette partite per il titolo e chi c’è dall’altra parte della rete non fa differenza». Praticamente in contemporanea sul court n.1 farà il suo esordio (contro il belga David Goffin), Nick Kyrgios, finalista 12 mesi fa. L’australiano però, dopo l’infortunio al ginocchio e conseguente operazione, arriva all’appuntamento dei Championships con un solo match disputato, a metà giugno a Stoccarda, da ottobre 2022, quando a Tokyo chiuse la sua stagione. Tanti i punti interrogativi sulla sua reale competitività anche se il record a Wimbledon è di 20 successi e 8 sconfitte (36-19 in totale sul green). Eppure il 28enne di Canberra dice di non sentire il peso della pressione: «Non credo di avere nulla da dimostrare ancora, sarò sincero. Ho battuto alcuni grandi giocatori, vinto tornei importanti, raggiunto la finale di uno Slam in singolare e ne ho vinto uno in doppio. Penso che questo sia quello per cui uno lavora. Quindi adesso posso semplicemente divertirmi». […]

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