Il parere di Aldo Cazzullo: "Federer era certo più bello, forse più grande, ma Djokovic è più forte"

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Il parere di Aldo Cazzullo: “Federer era certo più bello, forse più grande, ma Djokovic è più forte”

“Se devi annullare un match point all’avversario, difficilmente giocherai una palla corta. Se lo farai, la sbaglierai. Quella di Djokovic sarà particolarmente corta”

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Novak Djokovic - US Open 2023 (foto Twitter @ATPTour_ES)
 

Con il 24esimo slam delle sua carriera conquistato domenica notte allo US Open il serbo Novak Djokovic si è spinto fin dove solo Margaret Court prima di lui. E’ il terzo Major vinto in stagione, il 12esimo dopo i trent’anni. Statistiche da capogiro, abbastanza per essere considerato il GOAT, Greatest of All Time.

I NUMERI LO OFFENDONO – Eppure, nonostante i numeri lo offendano, c’è un primato che il serbo non è ancora riuscito a eguagliare, e difficilmente eguaglierà: quello di giocatore più amato dalla gente. Il gesto con cui Novak ha liquidato il giovane Ben Shelton non è piaciuto al pubblico newyorkese, e nemmeno all’opinione pubblica. Come scritto da Aldo Cazzullo sul Corriere della Sera in risposta ad un’osservazione di un lettore: “dietro quel gesto c’è tutto Djokovic. Il bisogno di avere un nemico. La necessità di sentire di aver subito un torto, cui reagire: in questo caso l’ovvio tifo del pubblico di New York per un tennista americano”.

Per quale motivo il serbo, nonostante tutti i trionfi, non è amato come vorrebbe? Forse la risposta a questa domanda risale all’incontro che Djokovic fece da bambino con un lupo, suo animale totemico: “Un giorno ero solo nella foresta, avrò avuto dieci anni, e ho incontrato un lupo. Provai una paura profondaCi siamo guardati per dieci secondi, i più lunghi della mia vita; poi lui ha piegato a sinistra e se n’è andato. Provai una sensazione fortissima che non mi ha mai abbandonato: una connessione d’anima, di spirito“.

Un uomo solo, come un lupo, ma con la forza di un capobranco. “In lui al senso per la lotta, alla cattiveria agonistica, alla forza mentale si unisce un talento unico nel giocare i punti decisivi meglio di quelli normali”, prosegue Cazzullo. E’ nella lotta che Djokovic ha saputo contraddistinguersi, si è temprato per poter raggiungere e poi superare mostri sacri come Nadal e Federer. “Se devi annullare un match point all’avversario, difficilmente giocherai una palla corta. Se lo farai, la sbaglierai. Quella di Djokovic sarà particolarmente corta”, spiega Cazzullo.

FEDERER – E proprio contro lo svizzero, il Campione più amato, il serbo ha forse giocato il miglior tennis della carriera. Cazzullo snocciola un po’ di dati: “I due si sono incontrati cinquanta volte, giocando in totale 210 set. Federer ne ha vinti 108, Djokovic 102. Ma su venti set decisivi, quelli da cui dipendeva l’esito della partita, di questi Djokovic ne ha vinti quindici, Federer solo cinque. Una forbice che si allarga se prendiamo in esame i tiebreak decisivi, cinque in tutto, tutti vinti dal serbo. Cinque sono anche le finali di un torneo del Grande Slam che i due hanno disputato l’uno contro l’altro: 4 a 1 per Djokovic. Che conduce anche nel computo totale, 27 a 23″. Insomma, conclude Cazzullo: “Federer era certo più bello e forse più grande, ma Djokovic è più forte“.

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