Novak Djokovic ha vinto cinque titoli a Indian Wells, lo stesso numero di anni che l’hanno tenuto lontano del torneo. Il numero 1 del mondo torna finalmente a giocare il Sunshine Double, nonché uno dei suoi tornei preferiti del circuito.
Di fronte al ritiro di Rafa Nadal, il serbo si è detto sinceramente dispiaciuto. Dopo due decadi trascorse insieme allo spagnolo, Djokovic ha ripetuto ancora una volta in conferenza stampa che le lezioni più importanti della sua vita, quelle che gli hanno permesso di crescere e di evolversi, le ha imparate perdendo contro di lui, oltre a Federer e Murray.
Dopo la sconfitta in semifinale contro Sinner, all’Australian Open di quest’anno, il serbo ha ammesso che iniziare l’anno con il trofeo in mano è qualcosa che gli ha dato spesso, (per essere precisi: 10 volte) molta fiducia. Ma di fronte al ritiro di Federer e, al sempre più vicino, addio di Nadal, il serbo è grato di aver trovato nuovi stimoli. Giocatori come Sinner e Alcaraz, riescono a dargli nuove motivazioni per continuare a scrivere pagine di storia di questo sport. Djokovic non sarebbe il campione che è oggi senza i rivali che hanno accompagnato la sua incredibile carriera, ma la motivazione per vincere ancora è qualcosa che gli appartiene, come forse a nessun altro. E pare che a Indian Wells, sia arrivato pronto per giocare il suo miglior tennis.
D: Bentornato Nole! Come ti senti di nuovo qui a Indian Wells?
Djokovic: “Sono contento, è una bella sensazione. Mi è mancato tanto questo torneo ed ero veramente euforico di poter tornare. Il tempo vola e 5 anni sono tanti, spero di giocare un ottimo torneo. Dopo la semifinale raggiunta all’Australian Open, mi sono sempre allenato bene e sono arrivato a Los Angeles con grande anticipo per adattarmi al meglio”.
D: Il fatto di non essere riuscito a vincere l’Australian Open è una motivazione in più per te adesso?
Djokovic: “L’ Australia è il posto dove ho vinto più titoli slam in assoluto e ovviamente, iniziare la stagione con il trofeo in mano è qualcosa che ti da molta fiducia per continuare l’anno nel migliore dei modi. Vincere fin da inizio anno per me è sempre stato anche una specie di sollievo, un modo per sapere che, quello che stavo facendo, sta funzionando. Quest’anno, come altre volte in cui non è successo, ho iniziato a farmi delle domande. L’anno scorso ho chiuso la stagione del Grande Slam in modo incredibile ma quest’anno, in Australia, non credo di aver giocato il mio tennis migliore, a differenza di Jannik. Però adesso sono qui e voglio giocare il mio miglior livello, in uno dei tornei che preferisco al mondo e dal quale manco da troppo tempo. La stagione è lunga e voglio riuscire a tirare fuori il meglio di me nei tornei a cui tengo, con la giusta programmazione insieme al mio team”.
D: Dopo il ritiro di Roger, anche quello di Rafa sembra sempre più vicino. Considerando quanto hanno significato nella tua carriera, come ti senti di fronte alla loro uscita di scena?
Djokovic: “Certo loro sono una parte davvero molto importante della mia carriera, insieme ad Andy. Il livello che sono riuscito a raggiungere è grazie ai rivali che ho incontrato nella mia carriera, quindi è anche grazie a loro. Sappiamo che questi momenti arrivano per tutti ma quando succede è come la fine di un’era ed è triste. Però, allo stesso tempo, è bello ricordare i momenti meravigliosi che abbiamo vissuto, una rivalità incredibile, forse la più bella di questo sport. Mi dispiace per Rafa, abbiamo viaggiato insieme per venire qui, un fuori programma. Anche lui è voluto arrivare presto a Los Angeles per allenarsi il più possibile e ce l’ha messa tutta per essere pronto, purtroppo non è bastato. Però adesso dobbiamo guardare i nuovi ragazzi che sono arrivati e che stanno lavorando benissimo, Alcaraz, Sinner, Medvedev, Zverev e tutta la top 10. Siamo in buone mani, il futuro del tennis è sulla strada giusta”.
D: I Giochi Olimpici di Parigi sono uno dei tuoi obiettivi di quest’anno?
Djokovic: “Non posso sapere cosa succederà a Parigi ora che sono a Los Angeles. Ci sono tante carte nel mazzo e bisogna vedere quante me ne restano in mano mentre la stagione avanza. Trovare la giusta motivazione per ogni sfida è sempre più difficile andando avanti con gli anni. Per adesso sono ancora il numero 1, e voglio provare a scrivere altri capitoli della storia. Quindi vedremo, non posso fare delle previsioni certe al momento”.
D: Ti sei mai chiesto quanti slam avresti potuto vincere se non ci fossero stati Roger e Rafa?
Djokovic: “Ci possono essere tanti “se” nella vita. Se non fosse andata così, se fosse successo diversamente… Ma queste domande non sono nella mia mente. Io sono grato di aver potuto competere insieme a loro perché come ho detto milioni di volte, mi hanno reso un giocatore migliore. Ho vinto il mio primo slam a 20 anni nel 2008 in Australia, e lì ho pensato di aver rotto il ghiaccio e di essere pronto a entrare nella rivalità di Roger e Rafa. Eppure, non sono riuscito a vincere un slam per altri 3 anni. Quindi ho dovuto faticare ancora molto prima di riuscirci. Non trovavo la chiave per fare la differenza nei momenti che contavano di più e ho dovuto cercare dentro di me delle soluzioni. Sono maturato mentalmente e fisicamente ed è grazie a loro. Le lezioni più importanti le ho capite perdendo contro di loro. Credo che tutto succeda per un motivo nella vita. Se la nostra rivalità ha segnato le ultime due decadi, c’è una ragione. Ricordo di aver sentito Mcnroe di recente dire che quando Borg si è ritirato, per lui è stato come se si fosse ritirata anche una parte di sé stesso. E per me la sensazione è molto simile, nonostante io adesso abbia dei nuovi rivali, come Sinner e Alcaraz, con cui ho fatto delle bellissime partite”.
D: Sei stato lontano da questo torneo per cinque anni. Ma questo è successo per una tua scelta. Come ti senti a riguardo della decisione che hai preso, lo rifaresti?
Djokovic: “Non voglio parlare di nuovo della mia decisione. Non sono potuto entrare negli Stati Uniti per diversi anni ma sono stato molto paziente. Sapevo che il momento per tornare sarebbe arrivato ed eccomi qui. Sono felice e credo che lo sia anche l’ATP Tour e tutto quello che include”.