WTA, tennis di difesa, tennis d'attacco: come misurare gli stili di gioco? - Pagina 3 di 3

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WTA, tennis di difesa, tennis d’attacco: come misurare gli stili di gioco?

È possibile utilizzare criteri “scientifici” nella valutazione delle giocatrici? Due ipotesi di misurazione e il confronto con l’interpretazione soggettiva

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Jelena Ostapenko e Daria Kasatkina - Adelaide International 2024 (foto: X @AdelaideTennis)
 

2) Classifica del “Rally Aggression Score”
Rimaniamo nel criterio della elaborazione di dati. La seconda classifica che vi propongo è un indice sviluppato da Tennisabstract.com e definito “Rally Aggression Score”. Un numero che ha come riferimento lo zero. Infatti zero è la media di “Rally Aggression Score” dell’intero circuito; di conseguenza più il numero di ciascuna giocatrice risulterà alto (sopra lo zero) più identificherà una attaccante; più il numero risulterà basso (sotto lo zero) e più identificherà una difensivista.

QUI trovate i dati (penultima colonna) e QUI le “istruzioni per l’uso”. Come si arriva ad elaborare il dato non è spiegato nei minimi dettagli: in sintesi l’indice tiene conto dei punti ottenuti sotto forma di vincenti e di errori forzati, escludendo quindi il dato degli errori non forzati. Purtroppo questo dato scorpora anche l’incidenza del servizio e questo, a mio avviso, lo rende meno interessante, perché non pesa l’efficacia complessiva del colpo di inizio gioco di ciascuna protagonista.

In ogni caso l’approccio è sicuramente più sofisticato di quello della classifica precedente (basata sul numero di colpi per scambio), ma rimane l’enorme problema legato alla classificazione dei punti. In queste elaborazioni, infatti, è cruciale la valutazione che discrimina gli errori forzati da quelli non forzati: una valutazione che però viene fatta su base umana e soggettiva. Chissà, forse in futuro si potrà fare ricorso a una Intelligenza Artificiale per valutare gli errori, trovando un metro di classificazione costante e condiviso; ma, in attesa di quel momento, l’intero castello di calcoli e statistiche rischia di poggiare su fondamenta di argilla. In ogni caso, questa è la classifica riferita alle prime 20 del Ranking:

Innanzitutto un aspetto di cui tenere conto: questa classifica non corrisponde alla classifica precedente. E se volete il mio personale parere, mi sembra meno convincente di quella basata sul numero di colpi per scambio. Però è interessante anche il confronto con quella da me proposta “a sensazione”. E anche in questo caso emergono significative differenze. Ne cito due.

La prima grossa differenza è il terz’ultimo posto di Jessica Pegula. Sicuramente si tratta di una giocatrice che sa far leva sulle qualità difensive, ma il suo è anche un tipo di tennis insidioso, da non sottovalutare. Innanzitutto perché propone improvvisi cambi di ritmo, con accelerazioni repentine; ma anche perché Pegula utilizza palle a parabola molto radente che non sono semplici da gestire per le avversarie, e che potrebbero costringerle a sbagliare più spesso. Ricordo che uno degli elementi che contribuisce a far risultare una giocatrice più difensiva è considerare come gratuiti gli errori della avversaria, quando invece potrebbero essere forzati.

Seconda grossa differenza, quella che mi colpisce di più in assoluto, è la penultima posizione di Marketa Vondrousova. Sempre molto presuntuosamente, mantengo parecchi dubbi su questo esito, anche perché considero il tennis di Marketa uno dei più complessi da valutare. Le sue avversarie sbagliano per colpa propria (errori non forzati) o perché al contrario il tennis di Vondrousova è pieno di trappole tattico-strategiche, che molte giocatrici patiscono?

Marketa non è una atleta potente, raramente le sue palle viaggiano a velocità supersoniche, però sono molto lavorate, a volte seguono traiettorie molto chiuse, e in più il mancinismo le consente angoli e spin inusuali. A tutto questo aggiunge l’abilità superiore nelle palle corte, e nei cambi di profondità delle traiettorie. Situazioni complicate e poco frequenti nel circuito contemporaneo, che mettono a disagio chi la fronteggia. Se così fosse, potrebbe essere che gli errori forzati che provoca rischino di risultare sottostimati.

Ma questa è la mia opinabilissima interpretazione, naturalmente. Se invece diamo credito al “Rally Aggression Score”, allora di conseguenza andrà in parte rivista la tesi del mio articolo di inizio aprile. Perché significherebbe che una giocatrice molto difensiva non solo è entrata in Top 10, ma lo ha fatto addirittura vincendo Wimbledon. E andrebbe aggiunto che nelle ultime cinque edizioni di Wimbledon tre sono state vinte da giocatrici difensive: Kerber nel 2018, Halep nel 2019 e Vondrousova nel 2023 (completano l’albo d’oro Barty nel 2021 e Rybakina nel 2022).

E partendo da questo dato, verrebbe quasi voglia di approfondire quanto i prati di Church Road vadano ancora considerati il regno del tennis di attacco o quanto invece l’ultimo baluardo del tennis di difesa. Ma questa è un’altra storia, che magari riconsidereremo al termine della prossima edizione dei Championships.

a pagina 2: Due approcci numerici per una valutazione meno soggettiva

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