Teste di serie: hanno ragione a Wimbledon o si deve seguire il computer?

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Teste di serie: hanno ragione a Wimbledon o si deve seguire il computer?

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Rafael Nadal rischia seriamente di presentarsi al Roland Garros fuori dalle prime quattro teste di serie. È giusto affidarsi in ogni situazione ai ranking ATP e WTA oppure hanno ragione a Wimbledon a derogare da questo metodo per assegnare le teste di serie? E se Parigi applicasse il modello di Church Road? 

Nei giorni scorsi Brad Gilbert si è detto convinto che a Rafael Nadal sia corretto assegnare la seconda testa di serie del seeding del Roland Garros, a dispetto del ranking ATP che lo vede ora al n.4 ma col forte rischio di scendere ancora, avvertendo sul collo il fiato di Kei Nishikori. La questione posta dallo storico coach di Andre Agassi ha risollevato il tema della corretta assegnazione delle teste di serie nei tornei ATP e WTA. Se infatti tutti i tornei del circuito maschile e di quello femminile si basano esattamente sulla classifica ATP, Wimbledon è l’unico torneo (a parte pochissime eccezioni in passato) in cui gli organizzatori si concedono deroghe dalle classifiche ufficiali nella compilazione del seeding, per tener conto del diverso rendimento che taluni giocatori hanno sull’erba.

Hanno ragione all’All England Lawn Tennis & Croquet Club o siamo di fronte ai soliti inglesi che si guardano bene dall’uniformarsi al criterio generale, forti delle loro particolari idee? I commenti su Ubitennis alla notizia delle frasi di Gilbert hanno sollevato diversi aspetti interessanti e ci hanno convinto ad approfondire la questione.

 

E’ corretto partire dall’idea che sta alla base del principio stesso delle teste di serie (inventato da quel genio letterario e matematico di Lewis Carroll, il padre di “Le avventure di Alice nel paese delle meraviglie”): non si tratta certo di favorire a prescindere i giocatori più forti (sarebbe una contraddizione in termini, se sono i più forti che senso avrebbe avvantaggiarli?), ma di evitare che questi si affrontino ai primi turni del torneo, arrivando così a eliminazioni prestigiose e premature, che impoverirebbero gli atti conclusivi come semifinali e finale.

Va da sé che la finale del Roland Garros 2013 tra Nadal e Ferrer ha avuto molto meno appeal della semifinale di due giorni prima tra Rafa e Djokovic, un’epica battaglia di 4 ore e 37 minuti che si concluse con la vittoria dello spagnolo. È stato quello un caso emblematico di una semifinale che suscita più interesse e seguito di una finale, con tutto il rispetto per l’altro finalista, David Ferrer. Col risultato, come scrisse nel suo editoriale Ubaldo Scanagatta, che quella famosa partita tra Rafa e Novak resta nel cuore degli appassionati, ma col passare degli anni non verrà forse ricordata perché dei grandi tornei si ricordano soprattutto le finali. Nadal avrebbe quindi dovuto essere seconda testa di serie secondo logica…

Quindi le teste di serie ci sono per non perdersi la possibilità di vedere le semifinali e soprattutto la finale che tutti sognano, ossia quelle che mettono di fronte i due giocatori più forti. Proprio per questo si usa il ranking ATP, che fotografando settimana per settimana il livello dei giocatori all’inizio del torneo permette di chiarire chi sono quelli che si devono affrontare solo agli atti conclusivi.

A questo punto interviene il dilemma: se un torneo è stato dominato da un tennista negli ultimi anni (Federer a Wimbledon, Nadal a Parigi), non è lecito attendersi che questi, anche se al momento in cui parte il torneo si trova al di sotto del suo livello abituale, torni ad essere altamente competitivo, più di quanto non dica il computer (che come ripete non di rado Rino Tommasi, “sa far di conto ma non capisce troppo di tennis“)? È questa idea che ha convinto gli organizzatori di Wimbledon a stabilire un criterio di assegnazione delle teste di serie non completamente coincidente con quello del ranking ATP o WTA. A Church Road, per intenderci, quando hanno assegnato a Federer e non solo a lui una testa di serie superiore alla classifica che in quel momento aveva, non avevano certo intenzione di tributargli un premio per onorare i suoi successi recenti, ma volevano che Roger affrontasse Djokovic, Nadal o Murray il più tardi possibile, perché convinti che il suo valore sui prati dei Championships fosse superiore alla sua classifica corrente. Siccome dunque le teste di serie servono per far sì che i più forti non si affrontino troppo presto, ecco il motivo del cambiamento.

Tra i lettori che hanno commentato c’è chi ha osservato che modificare una regola così importante non può essere fatto ad hoc solo per un giocatore, chiunque esso sia. Si tratterebbe di un provvedimento ad personam che segnerebbe una disparità di trattamento inaccettabile. Si potrebbe rispondere che non è in questo modo che hanno agito a Wimbledon con Federer (il modello attuale che assegna un maggiore peso ai risultati conseguiti sull’erba è in vigore dal 2001 – poi revisionato l’anno successivo – dunque prima del regno del Re elvetico) e non sarebbe per venire incontro a Nadal se anche a Parigi si optasse per il modello applicato a Church Road, ma per sposare i principi sopra enunciati. Certamente, come ha scritto lo stesso lettore, si dovrebbe già da ora adottare lo stesso criterio per tutti gli Slam, come peraltro non ha senso che a Flushing Meadows sia previsto il tie-break al quinto e che negli altri tre Major non sia così: qualunque siano le regole adottate, devono valere a Melbourne, a Parigi, a Londra e a New York. Chissà, magari un giorno da questo punto punto di vista l’ITF si deciderà persino a uniformare i regolamenti…

Non è però questo il punto: se l’obiettivo delle teste di serie è evitare che i giocatori più forti s’incontrino troppo presto, non è tecnicamente scorretto prevedere modelli che non tengano conto puramente del ranking. Rispetto al 2013, quando Nadal era arrivato a Parigi in grande forma ma dopo aver saltato gran parte della stagione precedente e gli Australian Open dello stesso anno (ragion per cui non occupava il n.2 della classifica e dunque a Parigi non era la seconda testa di serie), il Nadal di oggi anche sulla terra è certamente meno forte e costante non solo di Djokovic ma anche di altri due o tre giocatori (Nishikori su tutti). Sulla distanza dei cinque set, però, può essere più competitivo, ragion per cui, se al momento di assegnare le teste di serie non si trovasse oltre la quinta posizione, attribuirgli ad hoc la testa di serie n.4, non per favorirlo ma in modo da evitare un’eventuale quarto di finale con Djokovic, non sarebbe una bestemmia.

E se Parigi applicasse il modello di Wimbledon?

Dire che l’organizzazione di Wimbledon si erga al di sopra del computer, come si potrebbe pensare, sarebbe comunque inesatto perché in realtà alla base del seeding c’è una formula matematica precisa. Una formula che premia l’attitudine alla superificie come non fa nessun altro torneo.

Ma qual è questa formula? Andiamo a vederla nel dettaglio:

Punti ATP settimana precedente il torneo + 100% dei punti conquistati su erba negli ultimi 12 mesi + 75% dei punti del miglior risultato su erba dei 12 mesi ancora precedenti= Seeding Wimbledon

Una formula che nello specifico ha aiutato Andy Murray nel 2014 in quanto campione in carica e finalista dell’edizione 2012 che quindi ha avuto la terza testa di serie nonostante fosse n.5 nella classifica del 16 Giugno scorso.

Essendo ancora troppo fresca la stagione su terra battuta 2015 (al di là della parentesi secondaria in Sud America) abbiamo provato a basarci su quella 2014 per compilare il seeding di Parigi paragonandola all’ultima classifica stagionale, quella del 24 Novembre scorso. Chi ne gioverebbe di più e come risulterebbero le prime 8 teste di serie? Abbiamo provato a calcolarlo come abbiamo fatto l’anno scorso.

Questo è il ranking ATP del 24 Novembre, quello che ha chiuso la stagione 2014:

ATP Rankings 24/11/2014 Points Clay 2014 Total 75% best 2013 clay Grand Total
1 N. Djokovic 11360 2560 13920 750 14670
2 R. Federer 9775 790 10565 450 11015
3 R. Nadal 6835 4370 11205 1500 12705
4 S. Wawrinka 5370 1185 6555 450 7005
5 K. Nishikori 5025 1110 6135 135 6270
6 A. Murray 4675 1135 5810 135 5945
7 T. Berdych 4600 870 5470 270 5740
8 M. Raonic 4440 1035 5475 135 5610

Se invece valutiamo gli specialisti del rosso della stagione passata la Top 8 cambia in maniera abbastanza netta perché al posto di Federer, Berdych e Raonic, si inseriscono alle posizioni 3, 4 e 5 Ferrer, Gulbis e il nostro Fabio Fognini (che si conferma dunque specialista vero)

Top Clay (12 months to 24/11/2014) Clay 2014 Total 2014 ATP Points Total 75% best 2013 clay Grand Total
1 R. Nadal 4370 6835 11205 1500 12705
2 N. Djokovic 2560 11360 13920 750 14670
3 D. Ferrer (10)
2035 4045 6080 900 6980
4 E. Gulbis (13)
1430 2455 3885 86,3 3971,3
5 F. Fognini (20)
1230 1790 3020 375 3395
6 S. Wawrinka 1185 5370 6555 450 7005
7 A. Murray 1135 4675 5810 135 5945
8 K. Nishikori 1110 5025 6135 135 6270

Dunque un seeding del Roland Garros basato sulla stagione 2014 porterebbe a questo risultato per quanto riguarda le magnifiche otto teste di serie:

Projected RG Seeding (Based on 2014 season) Grand Total
1 N. Djokovic (=)
14670
2 R. Nadal (+1)
12705
3 R. Federer (-1)
11015
4 S. Wawrinka (=)
7005
5 D. Ferrer (+5)
6980
6 K. Nishikori (-1)
6270
7 A. Murray (-1)
5945
8 T.Berdych (-1)
5740

Come potete vedere il più avvantaggiato da questo metodo di calcolo risulterebbe David Ferrer che il 24 Novembre era N.10 del mondo ma che risulterebbe testa di serie n.5 al Roland Garros mentre Rafael Nadal guadagnerebbe come prevedibile, la seconda testa di serie ai danni di Roger Federer.

Di certo una classifica più vicina ai valori su terra ma che essendo comunque scientifica non può conoscere variabili impreviste: Kei Nishikori era di fatto il terzo giocatore del mondo su terra battuta quando si è infortunato nella finale di Madrid contro Nadal dopo averlo dominato per un set e mezzo e aver vinto pochi giorni prima il torneo di Barcellona. Il suo infortunio ha portato a una fine prematura della sua stagione su clay. Questo un computer non può capirlo e non può considerarlo.

E allora la domanda resta sempre la stessa: un approccio scientifico-matematico con qualunque formula può risultare inattaccabile?

Probabilmente no, ma è d’altronde l’unico modo di mantenere un’obbiettiva lucidità che non può essere messa in dubbio da nessuno, dato che si basa sui risultati, quindi su fatti incontrovertibili.

Nel caso specifico di Nadal è lui che deve ritrovare sé stesso prima di Parigi e non esiste formula matematica che possa aiutarlo in questo. Sì, perché al di là dei calcoli il tennis non ammette repliche: qualunque sia il tuo tabellone se sei più bravo del tuo avversario in quel determinato momento, la partita la vinci.

E allora viene da chiedersi se in fondo classifiche e seeding non siano in realtà un falso problema…

Non ci resta che chiedere a voi quale metodo preferite, perché e quali sono i vostri suggerimenti per risolvere questo dilemma che forse non avrà mai fine.

Ruggero Canevazzi e Luca De Gaspari

 

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ATP

ATP Houston, il tabellone: Tiafoe e Paul guidano il monopolio americano

Sei teste di serie su otto sono per giocatori di casa, ma attenzione ai sudamericani Etcheverry e Garin, campione nel 2019

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Frances Tiafoe - United Cup 2023 Sydney (foto Tennis Australia/ JAMES GOURLEY)

Dopo la parentesi sudamericana di febbraio, la terra è pronta a tornare la protagonista del circuito. Da lunedì e fino alla fine del Roland Garros, e quindi per più di due mesi, si giocherà solo sul rosso. In campo maschile si partirà con tre tornei 250 in tre continenti diversi: Estoril, Marrakech e Houston. Quest’ultimo sarà, come spesso capita, la casa dei giocatori americani, storicamente non troppo amanti della terra europea. Tre delle ultime quattro edizioni sono state vinte da rappresentanti del team USA e ci sono tutti i presupposti perché le tradizioni vengano rispettate anche quest’anno: al via ci saranno infatti almeno dieci giocatori di casa e sei di questi avranno lo status di testa di serie, lasciandone soltanto due alle altre nazioni. I favoriti per arrivare in finale sono Frances Tiafoe e Tommy Paul, ma entrambi non conservano ricordi particolarmente positivi delle loro esperienze a Houston.

In tre apparizioni Tommy ha vinto solo due partite e non è mai andato oltre gli ottavi, mentre Frances ha come miglior risultato i quarti della scorsa edizione quando si fermò al cospetto di Isner. Proprio Big John, che ha disputato tre finali in questo torneo vincendo quella del 2013, è uno degli altri due americani, insieme a Tiafoe e Paul, che approfitterà di un bye al primo turno. Il quarto e ultimo è Brandon Nakashima che, dopo il trionfo alle Next Gen di Milano, sta faticando a trovare continuità di risultati in questo avvio di stagione.

La seconda linea statunitense è poi composta da JJ Wolf, numero 5 del seeding e chiamato a un primo turno complicato contro Jordan Thompson, e da Marcos Giron (settima testa di serie). Nelle retrovie ci sono invece, oltre a Kudla e Kovacevic, le wild card Steve Johnson (vincitore qui nel 2017 e nel 2018) e Jack Sock (anche lui campione del torneo nel 2015). Un altro past champion che ha ricevuto un invito per il tabellone principale è Fernando Verdasco che contro l’australiano Kubler (testa di serie n. 8) andrà a caccia di una vittoria ATP che gli manca dallo scorso settembre.

 

Tra chi punta a spezzare il monopolio a stelle e strisce, però, ci sono soprattutto due sudamericani: il primo è Etcheverry, finalista a Santiago a febbraio, che al primo turno affronterà Juan Manuel Cerundolo (fratello di Francisco); il secondo è Garin, già capace di trionfare sulla terra di Houston nel 2019. Il cileno sfiderà all’esordio Dellien con vista su un possibile secondo turno con Nakashima.

Questo il tabellone completo del Fayez Sarofim & Co. U.S. Men’s Clay Court Championship 2023:

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Flash

Quando un italiano vince sul numero 1: Sinner che batte Alcaraz vale il Panatta che battè Connors? [VIDEO]

Il direttore Scanagatta, a seguito della vittoria di Sonego su Djokovic, ripercorse tutti i 7 exploit italiani contro i n.1 del mondo. Da Barazzutti a Sonego, passando per Volandri e Fognini

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Jannik Sinner – ATP Miami 2023 (foto Ubitennis)

Con la vittoria su Carlos Alcaraz, Jannik Sinner non ha solamente raggiunto la seconda finale in un Masters 1000 della carriera ma ha anche battuto il numero 1 del mondo per la prima volta (risultato che tra l’altro costa allo spagnolo la prima posizione del ranking a partire dalla prossima settimana a favore di Djokovic). Battere il primo del ranking ATP ha sempre un sapore più speciale e nella storia del tennis italiano solamente altri sei giocatori sono riusciti nell’impresa in Era Open, in ordine cronologico: Barazzutti, Panatta, Pozzi, Volandri, Fognini e Sonego, a cui si aggiunge ora anche Sinner

Tornando indietro agli anni ’60, va segnalato che Nicola Pietrangeli battè Rod Laver nella finale degli Internazionali d’Italia a Roma nel 1961 (non c’è ufficialità sulla classifica di quel periodo, anche se Laver l’anno dopo compì il Grande Slam), e sempre in quegli anni Giuseppe Merlo battè sei giocatori campioni Slam.

Il primo a farcela nell’Era Open (cioé dal 1972 in poi) è stato Corrado Barazzutti, nel 1974, ai quarti di Monaco di Baviera sulla terra rossa battendo il romeno Ilie Nastase, sconfitto 3-6 7-6 6-1 dal tennista di Udine. Successivamente fu Adriano Panatta addirittura due volte vincitore sul numero 1 del mondo. Prima nella finale di Stoccolma 1975, sul cemento con l’americano Jimmy Connors che soccombe 6-4 6-3, poi il bis del romano un paio d’anni più tardi, ancora contro Connors, battuto 6-1 7-5 al secondo turno del torneo di Houston (cemento) nel 1977.

 

Si cambia millennio per arrivare al 15 giugno del 2000, durante il terzo turno del Queen’s su erba, quando il barese Gianluca Pozzi ha sfruttato al massimo le condizioni fisiche non perfette dello statunitense Andre Agassi, il quale perso il primo set 6-4 si ritira sul vantaggio di 3-2 nel secondo set. Sette anni dopo tocca a Filippo Volandri, al terzo turno degli Internazionali di Roma: il 10 maggio del 2007 il livornese supera 6-2 6-4 Roger Federer con una partita a dir poco memorabile per la storia recente del tennis italiano.

Roma palcoscenico di un altra vittoria azzurra sul numero 1 mondiale, il 16 maggio del 2017, impresa messa a segno da Fabio Fognini che ha sconfitto al 2° turno per 6-2 6-4 lo scozzese Andy Murray. Infine torniamo alla storia recente: 30 ottobre 2020, ATP 500 di Vienna, semifinale. Un Lorenzo Sonego strepitoso batte il numero 1 del mondo Novak Djokovic lasciandogli appena tre giochi e infliggendogli la peggior sconfitta in carriera nei match giocati al meglio dei tre set a livello ATP. Un 6-2 6-1 incassato dal serbo dopo aver acquisito matematicamente la posizione in cima al ranking anche al termine di quella stagione.

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ATP

ATP Miami, Sinner ha un nuovo fan. Alcaraz: “Tifo per te”

Abbraccio sincero nonostante la dura sconfitta tra Carlos Alcaraz e Jannik Sinner: “Forza amico”

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Non si sono risparmiati i complimenti nelle rispettive conferenze stampa Jannik Sinner e Carlos Alcaraz, che nella semifinale di Miami hanno dato vita ad un nuovo capitolo bellissimo della loro rivalità. Qui il video-commento del direttore sul match.
Sinner ha spiegato come ci si diverte a giocare così, ci vogliono due tennisti per fare punti così belli”, mentre lo spagnolo ancora una volta ribadisce quanto affrontare un tennista del livello di Jannik gli permetta di migliorare: “Riesco solo a pensare a come migliorare per riscire a batterlo.

Oltre a queste dichiarazioni però, i due tennisti si sono parlati anche a fine incontro durante la stretta di mano. Nonostante la delusione arrivata dopo tre ore, Carlos non ha perso il sorriso e si è complimentato con Jannk con un sincero abbraccio accompagnato da queste parole: “Vai a prendertelo. Forza amico. Tiferò per te“. Chissà se la rivalità tra questi due giovani tennisti raggiungerà mai le vette toccate con i match tra Federer e Nadal, quel ch’è certo però è che il livello di sportività e amicizia tra i due non sarà da meno.

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