Federer, un trionfo al settimo cielo (Crivelli), Federer trionfa a Cincinnati (Palizzotto)

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Federer, un trionfo al settimo cielo (Crivelli), Federer trionfa a Cincinnati (Palizzotto)

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Rassegna a cura di Daniele Flavi

 

Federer, un trionfo al settimo cielo

 

Riccardo Crivelli, la gazzetta dello sport del 24.08.2015

 

E adesso comincerà la solita litania sulla possibilità che vinca quel benedetto 18 Slam, agognato dalla folla planetaria di Federer come si attende un’apparizione messianica. In fondo, un Major in più non cambierebbe di molto la valutazione sulla grandezza del Divino, e dunque perché non godere senza troppe domande per la testa delle perle che ancora distribuisce in settimane di magie come quella appena mandata ai posteri con il successo a Cincinnati? PRIMA VOLTA Nel primo incrocio contro Djokovic dopo la finale dei sospiri di Wimbledon, Roger conserva l’aura che per tutto il torneo lo ha accompagnato come un dio in terra e sbriga la pratica in un’ora e mezza, senza mai perdere il servizio e senza mai concedere palle break al più forte ribatti-tore del circuito. Di più: aggredisce ogni seconda di Nole, arrivando perfino a posizionarsi sulla riga del servizio, una novità sperimentata proprio in questi giorni in Ohio…..Soprattutto, il successo gli consente di tornare secondo nel ranking ai danni di Murray, e quindi di guardare al sorteggio degli Us Open di dopodomani con la tranquillità di chi potrà evitare il crash con Djokovic fino all’eventuale finale. Anche se New York, la sua umidità e il suo cemento sembrano distanti anni luce dai pensieri di Roger: «E’ stata una bella settimana, ma a Flushing Meadows ci saranno palle diverse, una superficie diversa e anche un ambiente diverso, è troppo presto per dire cosa potrà accadere. Essere testa di serie numero 2 conterà poco, comunque non dimenticate che agli Us Open non gioco la finale dal 2009». OFFENSIVO In compenso, Cincinnati si conferma un appuntamento al bacio per Sua Maestà, che solleva la (brutta) coppa per la settima volta, a corollario dell’87 trionfo in carriera e del 24 Masters 1000: «Ho cercato di metterlo in difficoltà sulla sua seconda di servizio e di battere bene, mi sembra che le cose abbiano funzionato piuttosto bene. E mi piace giocare un tennis offensivo». Come dimostrano i 21 punti su 29 discese a rete e i 16 vincenti (su 32) di dritto, colpo con cui, dopo il servizio, ha tenuto in mano il match: «Mi sento meglio rispetto all’anno scorso, e sono meno stanco, perché sento ancora gli effetti benefici delle pause che mi sono preso». MALEDIZIONE Uno Slam dura due settimane, le partite sono tre set su cinque, oltre al fisico conta la condizione mentale: tutto già sentito per trovare il grimaldello adatto a scardinare quello Slam che per Federer, 34 anni e non sentirli, non arriva dal 2012. Intanto, però, diventa il primo in stagione a battere due volte Djokovic, al quinto stop del 2015. Per Nole, il Masters 1000 dell’Ohio è quanto di più vicino a una maledizione si possa immaginare: quinta finale persa, e sempre senza conquistare neppure un set. La fine dell’estate, del resto, non è mai stata troppo favorevole a Nole, che ci arriva quasi sempre con le energie accorciate. Cincinnati rimane l’unico torneo appena sotto gli Slam che non è mai riuscito a domare, rinviando al prossimo anno, se possibile, il sogno del Golden Career Masters…..

 

Federer trionfa a Cincinnati

 

Daniele Palizzotto, il tempo del 24 agosto 2015

 

Roger Federer non finisce mai. Lo svizzero, 34 anni compiuti 18 agosto, si fa un bel regalo conquistando per la settima volta l’Atp Masters 1000 di Cincinnati, quinto titolo dell’anno, 87 in carriera. Un successo prestigioso non solo per l’importanza del torneo, ma per gli avversari battuti da re Roger: il numero 2 Andy Murray in semifinale e il numero 1 Novak Djokovic nella finale dominata dal tennista elvetico (7-66-3). La vacanza prolungata dopo Wimbledon ha fatto bene a Federer, in gran spolvero sul cemento americano. Sempre all’attacco, lo svizzero ha tolto il ritmo al serbo. Nessuna palla break concessa, solo una trasformata sulle otto avute a disposizione, ma tanto è bastato per impedire a Djokovic di alzare al cielo l’unico trofeo Masters 1000 ancora assente nella sua bacheca. Per Federer è il successo più importante del 2015 (finora aveva vinto gli Atp 500 di Dubai e Halle e gli Atp 250 di Brisbane e Istanbul) perché gli consente di scavalcare Murray al secondo posto della classifica mondiale e presentarsi con maggiore fiducia agli Us Open, ultimo Slam stagionale al via lunedì prossimo. A New York, sulla lunga distanza dei cinque set, il favorito sarà ancora Djokovic. Ma con questo Federer è meglio non scherzare.

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