I.C. Begu b. [3] G. Muguruza 5-7 7-6(4) 6-3 (Francesco Scurci)
Match interessante sulla carta quello fra la spagnola testa di serie nr. 3 Gabine Muguruza e la romena Irina Camelia Begu, che non deluderà le attese rivelandosi emozionante e pieno di colpi di scena. Lo vince a sorpresa la rumena in tre tiratissimi set risorgendo quando nessuno avrebbe più scommesso su di lei.
Il match è altalenante sin dall’inizio con la Begu che va subito avanti di un break ma al momento di chiudere sul 5 a 2 si fa rimontare da una Muguruza finalmente in partita che centra un parziale di 5 giochi a 0 e chiude 7-5. Il break in apertura di secondo fa pensare ad una ritrovata fiducia della spagnola che invece subisce un altro passaggio a vuoto rallentando troppo il ritmo e consentendo alla Begu di imporre il suo notevole ritmo agli scambi. La Muguruza infatti può essere devastante quando comanda il gioco ma se costretta alla fase difensiva palesa tutti i suoi limiti mentali e negli spostamenti laterali. La romena si porta di nuovo, come nel primo set, 5 a 3 e servizio ma stavolta ha addirittura 3 set point per chiudere la pratica ma incredibilmente si incarta e consente alla spagnola di rientrare. Gioca bene adesso Gabine che va a solo a sprazzi in quanto in totale crisi di fiducia ma sembra poter portare a casa il match quando completa la rimonta e va a servire per l’incontro sul 6 a 5. Qui la Begu gioca un paio di grandissimi punti breakka l’avversaria e la partita gira di nuovo. Al tie break sul 3 pari la Muguruza gioca una sciagurata palla corta che le costa minibreak e secondo parziale con la romena che non sbaglia più pur tenendo un ritmo molto elevatissimo.
Nel terzo l’inerzia è tutta dalla parte della rumena che opera subito il break salvo poi restituirlo sul 2 a 1 ma sul 3 pari piazza l’allungo decisivo ottenendo due break consecutivi ed andando a chiudere 6-3 una battaglia di due ore e 44 minuti. Continua a non vedere la luce in fondo al tunnel la Muguruza che sembra denotare problemi soprattutto nella gestione mentale del match, dal canto suo la Begu ha sfoderato una prestazione notevole da tutti i punti di vista ed affronterà nel prossimo turno, da favorita, l’americana Mchale.
[Q] L. Chirico b. [14] A. Ivanovic 5-7 6-1 6-3 (Emmanuel Marian)
La quattordicesima testa di serie cade sulla terra dell’Arantxa Sanchez: Ana Ivanovic cede infatti il passo alla diciannovenne qualificata Louisa Chirico, attualmente collocata alla posizione numero 130 del ranking WTA. La serba vince un primo set che fatica a trovare un padrone: dapprima è Ivanovic ad avvantaggiarsi di un break grazie a una serie di insospettabili rovesci lungo linea; poi è Chirico a portarsi sul 5-3 approfittando di un’avversaria molto scostante. La numero 17 americana accusa un passaggio a vuoto al momento di servire per il primo parziale e cede a zero la battuta, ma Ivanovic, prodiga di regali, le offre la palla del set nel decimo gioco. Louisa però non ne approfitta e pochi minuti dopo, al termine di un game assurdo durato sedici punti, si fa soffiare il servizio al sesto break point mandando Ana a servire per il parziale: la serba non si fa pregare e non esita, chiudendo agevolmente.
Ci si aspetta, a questo punto, che la giocatrice più esperta, vinta al fotofinish una frazione tanto incerta, faccia un sol boccone della giovane rivale. Al contrario, Ivanovic sparisce dalla partita, subisce oltremodo il palleggio lungo e pesante di una Chirico comunque lodevolissima e crolla sotto un pesante 6-1. Il terzo set è naturalmente impronosticabile: la numero 17 del mondo scatta sul 2-0 ma vede i sorci verdi quando Louisa, bravissima a rimontare, ottiene una pericolosa palla break nel quinto game. Ana, le cui macchinose movenze non rendono giustizia alla grazia della silhouette, in qualche modo rimane a galla, ma la sofferenza sugli angoli ora generati dall’americana è evidente. Chirico brekka nel settimo gioco grazie a un terrificante rovescio lungo la linea e, aiutata dalla scelleratezza di una Ivanovic disastrosa al servizio, fa suo l’incontro in poco più di due ore, regalandosi una grande soddisfazione e un’altra straordinaria opportunità di crescita: nel terzo turno affronterà infatti Viktoria Azarenka.
[4] V. Azarenka b. A. Cornet 6-3 6-2 (Tommaso Voto)
Giornata di sole a Madrid, ma l’uragano Vika si abbatta anche sul “Manolo Santana” e sulla povera francese Cornet, che non è riuscita a contenere l’onda d’urto della bielorussa. Con il successo sulla transalpina l’ex n.1 del mondo ottiene la diciassettesima vittoria consecutiva – Fed Cup compresa – ed il ruolo di grande favorita per la vittoria finale e per il trono di n.1 a fine anno. C’è da dire che Vika sulla terra battuta perde un po’ della sua potenza e della sua capacità di comandare il gioco, ma la ritrovata condizione atletica sembra aver risolto questa problematica. Lo scorso anno Azarenka fu sconfitta agli ottavi da Serena Williams al termine di un match dall’esito finale clamoroso, perché la n.4 del seeding è stata avanti nel terzo set 6-5 40-0, prima di commettere dal 40-30 ben tre doppi falli consecutivi, che portarono al ribaltone a favore dell’americana. Ma la bielorussa attuale è una giocatrice decisamente in fiducia ed in forma, infatti anche contro la francese non ha avuto sbavature ed ha sempre controllato lo scambio.
La transalpina (che qualche mese fa sembrava dover star ferma per un problema serio alla schiena) ha cercato di praticare i suoi schemi di gioco, ma il maggior peso di palla delle bielorussa e la sua facilità nel colpire vincente, sia di diritto che di rovescio, è stata determinante. In un attimo Vika è già sul 4-1, poi ha un leggero passaggio a vuoto che porta la francese sotto 4-3. Un “come on” che sibila nel vuoto del centrale certifica il 5 a 3 di Vika, che chiude, poi, sul definito 6-3 e mette una seria ipoteca sul passaggio del turno.
Il secondo parziale ha un andamento speculare, in cui Cornet cerca di mescolare le carte proponendo qualche variazione nel suo gioco. Infatti utilizza il drop shot, che in alcuni momenti diventa letale, in quanto Vika ha problemi nel correre in avanzamento. La francese ha la possibilità di fare corsa di testa nel terzo gioco, ma la bielorussa annulla il pericolo con una palla corta mortifera. La pietra tombale sulle speranze di Alizé è il break che subisce nel quarto game, che praticamente spalanca la strada del successo alla sua avversaria. Qualche crepa nel meccanismo perfetto della Azarenka si è visto sul 4 a 2 (quando ha dovuto annullare tre palle break), ma nel complesso la prestazione è convincente.
M. Keys b. B. Strycova 6-3 6-3 (Davide Di Biase)
Terzo appuntamento del programma giornaliero sull’Estadio 3 è l’incontro tra Madison Keys e Barbora Strycova. La prima accede al secondo turno del torneo madrileno dopo aver battagliato per tre set contro la connazionale Alison Riske, la seconda invece dopo aver eliminato a sorpresa la testa di serie numero due Angelique Kerber in due set, con una straordinaria prova di forza. Tra le due giocatrici un unico precedente, Wuhan Open 2014, dove si impose in tre set la tennista ceca.
Entrambe le giocatrici sembrano essere scese in campo molto contratte e gli errori gratuiti si susseguono uno dopo l’altro. La numero 4 d’america non riesce ad esplodere i propri colpi come al solito mentre la Strycova non trova ritmo nello scambio. Nel terzo e quarto game infatti una seria infinita di gratuiti da parte della giocatrice al servizio si traduce in break e contro break rapidissimi. La partita scivola via così fino al 4-3 del primo set, quando la tennista americana ritrova potenza e precisione nei propri colpi e, complice una Strycova troppo fallosa al servizio, conquista il break del 5-3, mantenuto nel turno di servizio successivo condito anche da alcune chiusure a rete degne di nota che le valgono il primo set.
Il secondo set si apre con la statunitense che in risposta non lascia scampo alla sua avversaria ed è subito break confermato da un altro turno di servizio molto solido. Ma è solo un fuoco di paglia, la Keys infatti incappa in nuovo black out e la Strycova, senza fatica alcuna, nell’arco di pochi minuti si trova a condurre 3-2. La sensazione però è che la Keys ne abbia di più e che le sue accelerazioni possano far male. E infatti turno di servizio tenuto a zero e game di risposta giocato in maniera magistrale costringendo la ceca a fare il tergicristallo prima di piazzare l’accelerazione vincente. Stupendo il rovescio in contro balzo giocato al termine di uno degli scambi più intensi del match, con il quale la numero 25 del mondo conquista palla break poi trasformata. Da qui in poi la partita segue senza sussulti, l’americana riesce finalmente ad esprimere in maniera convincente il suo “Big Game” e a suon di vincenti porta a casa anche il secondo set con il risultato di 6-3.
Dopo la prestazione convincente di ieri contro la testa di serie numero due, da parte della Strycova ci si aspettava qualcosa di più, mentre la Keys, seppur molto altalenante, è comunque riuscita ad applicare il suo tennis e a dominare l’avversaria.
[5] P. Kvitova b. [Q] E. Vesnina 6-3 6-3 (da Madrid, Remo Borgatti)
Tre palle break concesse in due incontri e Petra Kvitova, la campionessa in carica del Mutua Madrid Open, stacca il biglietto per gli ottavi dove se la vedrà con Daria Gavrilova. Certo, se la wild-card spagnola Lara Arrabuarrena poteva rappresentare un morbido ingresso nel torneo, più complicata si presentava la pratica proposta dalla russa Elena Vesnina, tornata in questo 2016 ad esprimersi si livelli interessanti e, soprattutto, con un record sulla terra di 10-1 prima di questo match (anche se otto di questi disputati sull’Har-Tru di Charleston). Lo stadio è vuoto quando Petra Kvitova mette a segno l’ace che apre le danze di una sfida inedita contro Elena Vesnina. Il pubblico è scemato dopo aver visto Feliciano Lopez ma non manca il solito buontempone che, in mezzo a qualche “Petra” di incitamento per la ceca, si produce nell’immancabile (qui) “Vamos Rafa”. La sfida è di stampo quasi maschile da sintetico: due-tre scambi e via, punto o errore. Più spesso punto, con Petra che sfrutta al meglio il lungolinea di dritto e di rovescio e la russa che tiene bene. È proprio Elena la prima ad avere la palla-break (l’unica che le concederà l’avversaria) ma Petra rimedia con un pregevole dritto in cross. Il break arriva invece al sesto gioco ed è la defending-champion a metterlo a segno. Vesnina annulla le prime due opportunità ma un dritto fuori di due centimetri la tradisce sulla terza. Petra è quadrata come raramente l’abbiamo vista e le sue distrazioni sono merce rara, come i tifosi sugli spalti. Anche se predilige l’aggressività da fondo campo, di tanto in tanto la ceca si concede qualche variazione e in una di queste chiama a rete la Vesnina con un bel drop di dritto e chiude con la volee a campo aperto che però atterra a un soffio dalla linea di fondo campo; la ceca si gira verso il suo angolo (dove Cermak sembra un turista che si gode il sole di Madrid con tanto di occhiali scuri) e sorride a Lucie Hradecka, che qui la sconfisse da qualificata nell’anno della terra blu. La Vesnina non si scioglie e resta in scia ma, come detto, questa è una Kvitova che concede poco e, nonostante il solito doppio fallo, la ceca chiude 6-3 senza patemi.
Il secondo parziale è identico al precedente, con l’unica differenza che la russa serve per prima ed è avanti nello score. Senza preavviso, al cambio campo del terzo gioco, il Manolo Santana si riempie (beh, insomma rispetto a prima) e un gruppetto di turbolenti spettatori in piccionaia ritarda l’inizio del quarto game. Qui, sul 30-30, Petra sente puzza di bruciato e piazza un ace di seconda a 163 km/h che la toglie dall’imbarazzo ma il gioco capolavoro è il settimo in cui, dopo aver sentito Boogie Wonderland sparato a mille dagli altoparlanti del centrale, le meraviglie le desta proprio la Kvitova con alcuni vincenti capaci di strappare gli applausi anche alla spettatrice seduta clandestinamente a due poltroncine dal sottoscritto che, fin lì, non aveva tolto un attimo lo sguardo dallo smartphone. Brava Petra! Il break tramortisce la Vesnina ma la russa esce alla grande dall’angolo e si procura una seconda palla-break, disinnescata però dalla Kvitova con un vincente nei paraggi della linea. È il colpo del ko: Petra tiene la battuta e un minuto dopo, con due risposte micidiali, si prende a zero il terzo break della giornata e stringe i pugni per la vittoria. Essenziale e gelida come il vento dei giorni scorsi (oggi va un po’ meglio, a dire il vero), Petra Kvitova porta a 21-5 il suo record alla Caja e alimenta la possibilità di baciare il trofeo Ion Tiriac per la terza volta. Quasi più lunga del match (come Petra stessa ha scherzosamente sottolineato al termine), la conferenza stampa ci ha consegnato una Kvitova in grande spolvero. “Sto bene e quando vinco in fretta mi sento ancora meglio. Con Cermak sto lavorando bene su diversi aspetti del mio gioco e i risultati si vedono. Già a Stoccarda ho fatto un buon torneo e spero di ripetermi qui”. Come dire, essenziale anche nelle parole.
Risultati:
I.C. Begu b. [3] G. Muguruza 5-7 7-6(4) 6-3
[5] P. Kvitova b. [Q] E. Vesnina 6-3 6-3
[4] V. Azarenka b. A. Cornet 6-3 6-2
[Q] L. Chirico b. [14] A. Ivanovic 5-7 6-1 6-3
C. McHale b. [13] Ka. Pliskova 7-6(3) 6-4
M. Keys b. B. Strycova 6-3 6-3
[Q] P.M. Tig b. [16] S. Stephens 6-2 6-3
D. Gavrilova b. [12] E. Svitolina 6-2 7-6(4)