Stoccarda, l'erba di Thiem è sempre più verde (Cocchi), C'era una volta "Domi" adesso c'è "Dominator" (Semeraro)

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Stoccarda, l’erba di Thiem è sempre più verde (Cocchi), C’era una volta “Domi” adesso c’è “Dominator” (Semeraro)

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Rassegna a cura di Daniele Flavi

 

Stoccarda, l’erba di Thiem è sempre più verde

 

Federica Cocchi, la gazzetta dello sport del 14.06.2016

 

E così vince pure sull’erba. Dominic Thiem, ha vinto ieri il torneo di Stoccarda (606.000 euro, erba), prolungato fino a lunedì per il maltempo. Il numero 7 del mondo, che ha appena 22 anni, ha piegato in rimonta Philipp Kohlschreiber in tre set. Per Thiem, che si è permesso il lusso di eliminare Federer sia a Roma che proprio nel torneo tedesco, dove il Re rientrava, è il quarto successo stagionale nonché la vittoria numero 46 dall’inizio dell’anno che porta a otto il conto dei tornei in carriera. Dopo Buenos Aires, il veloce di Acapulco e di nuovo la terra di Nizza, Thiem si impone anche sull’erba, confermando di avere le stimmate del campione-oltre che facendolo ben sperare per Wimbledon. FELICE Al sesto torneo disputato consecutivamente, con il settimo (Halle) alle porte, Thiem dimostra anche di avere un preparazione fisica eccellente: gioca, gioca tanto e vince: «Questo è di sicuro il più speciale tra tutti i trofei che ho vinto – ha detto il 22enne che balza al quarto posto della Race per il Masters – ogni titolo a suo modo è speciale, ma forse solo vincere in casa a Kitzbuehel mi darebbe la stessa emozione». Vincere sull’erba ha un sapore speciale, anche perché Dominic proprio non se lo sarebbe immaginato: «Pensavo che avrei perso al primo turno – ha continuato -, poi sono arrivate la semifinale, e alla fine il titolo. Non mi sarei immaginato questo successo nemmeno nei miei sogni più belli». Testa, gambe, e un rovescio tra i più belli del circuito per Thiem, che deve ancora una volta ringraziare coach Gunther Bresnik, che quando era ancora ragazzino gli ha tolto quello a due mani. Contro Kohlschreiber, Dom-inator, come è già stato soprannominato in patria, aveva perso la forale a Monaco: «E’ stata una buona partita – ha detto il tedesco sconfitto -, molto mentale oltre che tecnica. Le interruzioni per il maltempo sono stressanti, ma alla fine le ha avute anche Thiem, quindi complimenti a lui».
C’era una volta “Domi” adesso c’è “Dominator”

 

Stefano Semeraro, il corriere dello sport del 14.06.2016

 

Thiem entra nel club dei vincitori sulle tre superfici nello stesso anno Nella continuazione della finale di Stoccarda interrotta domenica Domi, o se preferite i toni da action movie, “The Dominator”, ha battuto Philip Kohlschreiber 6-7 6-46-4 vincendo il suo settimo titolo in carriera, il primo sull’erba e il quarto dell’anno dopo Buenos Aires (terra), Acapulco (cemento) e Nizza (terra). la conferma, a dieci giorni dalle semifinali raggiunte al Ro1and Gatms, che il 22enne di Vienna è non solo un grande talento, ma un talento universale: mettersi in tasca almeno un torneo su tre superfici diverse nella stessa stagione – nel suo caso, mezza stagione – non è impresa da tutti. Dal 1968 ad oggi ci sono riusciti in 29, ma appena in 9 fra i tennisti ancora in attività: Andy Murray nel 2015 (Monaco, Queens, Open del Canada), Grigor Dimitrov nel 2014 (Acapulco, Bucarest, Queen’s), David Ferrer nel 2012 (Auckland, Buenos Aires, ‘s-Hertogenbosch), Novak Djokovic nel 2011 (Australian Open, Belgrado, Wimbledon) oltre che nel 2014 e nel 2015, Sam Quer-rey nel 2010 (Memphis, Belgrado, Queen’s), Rafael Nadal nel 2008 (Montecarlo, Queen’s, Open del Canada) oltre che nel 2010, Ivo Kadovic nel 2007 (Houston, Nottingham, Stoccolma) e ovviamente Roger Federer, per la prima volta nel 2003 (Marsiglia, Monaco, Halle) e poi nel 2004, 2005, 2007, 2008, 2009, 2012, 2015. Thiem, faccia pulita e rovescio killer, ha 22 anni e la scorsa settimana ha fatto il suo trionfale ingresso nella Top Ten mondiale, atterrando al numero 7. Lo allena Gunther Bresnik, il sergente di ferro che ha avuto fra le mani, tra i tanti, Boris Becker; Henri Leconte e più recentemente la mina vagante Emests Gulbis, che a differenza di Thiem ha si talento ma poca voglia di lavorare. «Dominic mi sembra unpo’ stupido», confessò proprio a Bresnik l’instabile lettone, ai tempi in cui si allenava quotidianamente conThiem «Sai, fa tutto quello che gli dici tu…». «Be’, lo sciocco sei tu – rispose il coach austriaco – visto che mi paghi ma non mi stai a sentire». Risposta fulminante e lungimirante. I frutti di quel lavoro si sono iniziati a vedere da un paio di stagioni ma il 2016 è sicuramente la stagione del boom per Dominic, che sul verde di Stoccarda ha messo in fila il recordman mondiale di velocità al servizio, l’australiano Groth, poi Youinhy, sua maestà Fede-rer in semifinale (salvando un matchpoint), infine un Kolschrieber in grande spolvero in due tranche. A Parigi, contro Djokovic, ha pagato l’emozione riuscendo a fare vedere qualcosa di buono solo nel terzo set, e anche ieri ha tentennato unpo’ prima di chiudere (una palla break salvata sul 3-1 del terzo set dopo aver servito un doppio fallo, altre due sventate, ancora dopo un doppio fallo, nel game finale), ma ci sono zero dubbi sul fatto che per ora sia lui il vero capofila della nouvelle vague che punta a scalzare la generazione dei patriarchi Lo è per talento, per determinazione, per continuità: nessuno quest’anno nel circuito Atp ha vinto 45 match come lui. «E una sensazione irreale», ha detto con in tasca un’assegno da 107.900 euro e le chiavi di una cromatissima Mercedes SL Roadster «Mi aspettavo parecchio dalla stagione sulla terra, ma sull’erba negli ultimi due anni non avevo combinato granchè, e qui la concorrenza era fortissima Sicuramente è il titolo più speciale della mia carriera». Per lo stakanovista viennese le prossime fermate sono Halle e Wimbledon, dove a questo punto arriverà da primo, e più pericoloso, degli outsider.

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