Viva il tetto... e il neo n.35 ATP Paolo Lorenzi. Ammirevoli anche Giannessi e il n.2 d'Italia Fognini - Pagina 2 di 2

Editoriali del Direttore

Viva il tetto… e il neo n.35 ATP Paolo Lorenzi. Ammirevoli anche Giannessi e il n.2 d’Italia Fognini

Storie di tetti, rumori, piogge e sfide azzurre contemporanee. E oggi Roberta Vinci con la Witthoeft: un’occasione

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Chi scrive ha seguito più di tutti Lorenzi, perchè Paolo ha cominciato per primo, e poi tutti i tre match in contemporanea tv dalla sala stampa su altrettanti teleschermi (e taccuini), con la certezza dello strabismo ineunte. Paolo ha giocato soltanto 4 ore e 54 minuti per vincere 7-6 al quinto, battere l’ex n.6 del mondo Gilles Simon (attuale n.31) e vincere la sua quarta partita in uno Slam su 23. Non era mai arrivato al terzo turno. Lui che -35 anni a dicembre- lunedì scorso era n.40 del mondo, best career ranking, è teoricamente già n.35 e di nuovo davanti a Fabio Fognini. Che lui dice non esser cosa importante. E credo anche lo pensi. Così come credo che come obiettivo Paolo preferirebbe riuscire a entrare fra le 32 teste di serie all’Australian Open. Roba impensabile qualche tempo fa, prima del suo primo titolo in un torneo Atp a Kitzbuhel. E non parliamo di qualche anno fa quando Paolo era assiduo frequentatore dei tornei challenger perché nei principali tornei Atp non aveva la classifica per entrare.

Una battaglia quasi eroica, per come può esserlo una partita di tennis, con i due protagonisti che alla fine si trascinavano quasi penosamente, entrambi dimostrando una decina di anni in più. Simon con il solito problema alla cervicale, nuca e parte alta della schiena, la schiena rigida come quella di Fabio Capello quando era calciatore, Lorenzi con una zoppia progressiva dovuta ai crampi che lo hanno preso dai piedi ai capelli (ai piedi si è fatto fasciare e curare anche durante il match quando ha chiamato il fisio). E 19 break in una partita di 49 game e 35 pallebreak: tante pallebreak così è rarissimo vederle in un match maschile di livello e due giocatori compresi fra i primi 40 del mondo sono certo quel che si dice “di livello”.

11 volte Lorenzi ha strappato la battuta a Simon, 8 Simon a Lorenzi che ha meritato di vincere anche perchè ha fatto ben 15 punti in più: non sono pochi in un match così equilibrato, anche se nel tennis si può benissimo vincere un match facendo meno punti del proprio avversario. Teoricamente anche con 15 in meno, ma insomma, suvvia, è raro se il punteggio dei games, set per set, resta in equilibrio. Riguardo ai break poi va considerato che Simon non ha una gran seconda di servizio e che, al contrario, è in possesso di un’ottima risposta.

I colleghi inglesi hanno preso d’assalto Lorenzi a fine partita: non tanto perchè fossero interessati alle sue gesta, ma perchè il suo prossimo avversario è il loro Andy Murray. Con il quale Lorenzi aveva giocato 11 anni fa proprio nelle qualificazioni, perdendo nettamente. Difficile credere che, considerate le sue condizioni fisiche dopo questa maratona e la forma del Murray visto a Rio, che possa venirne fuori un risultato molto diverso.

“Ma nel tennis non si sa mai” dice speranzoso Paolo dopo una delle sue partite più belle, certamente almeno per quanto riguarda gli Slam.

Curioso semmai che Paolo abbia centrato il terzo turno qui e non sulla sua superficie prediletta: la terra battuta. “Ma anche Agassi ha vinto il suo primo Slam sull’erba di Wimbledon!” ha replicato prontissimo Paolo. Segno che i suoi riflessi, anche passate le una di notte erano ben svegli.

Per un Lorenzi vittorioso abbastanza a sorpresa c’è un Fognini che non si può dire sconfitto a sorpresa da David Ferrer. E non tanto perchè ci aveva sempre perso, 9 volte su 9, ma perchè erano di fronte un tennista fresco, ancorchè più anziano (34 anni contro 29), che aveva giocato soltanto pochissimo contro Dolgopolov contro uno che aveva fatto una maratona di cinque set contro Gabashvili.

Nemmeno essere passato in vantaggio per due se a uno, lo ha messo al riparo dalla decima sconfitta. Fabio aveva detto che fra i suoi obiettivi c’era quello di battere finalmente Ferrer prima che lo spagnolo si ritirasse. Dovrà aspettare ancora…e sperare di reicontrarlo (forse…). Non so quanto sia consigliabile.

Non si poteva pretendere di più infine da da Giannessi. Si è divertito, ha giocato un secondo turno insperato di Slam, lo ha fatto su un grandissimo campo come il Louis Armstrong, ha affrontato un vincitore di due Slam e di una Coppa Davis, si è conquistato anche un setpoint contro Wawrinka. Il suo amico e compagno di mille palleggi Paolo Lorenzi a quasi 35 anni è al terzo turno dell’US open. Lui ha ancora 9 anni, visto che ne ha 26, per provarci. E il tempo di solito, almeno lo si dice, è galantuomo.

Paolo è l’unico tennista italiano sopravvissuto dei 5 uomini all’avvio,così come lo è Roberta Vinci fra le 5 donne. Ora lei, se è superstiziosa, farà gli scongiuri, ma sono due situazioni di tabellone completamente diverse. Paolo ha Murray, Roberta ha la Witthoeft, n.102 del mondo,  se vince come il pronostico vorrebbe (e anche la diversa esperienza, per non parlare del ben diverso talento), avrebbe negli ottavi la vincente fra Tsurenko n.99 Wta (battuta nell’unico precdente 6-2,6-1 a Doha quest’anno nel 2016) e Cibulkova n.13 (con la quale ha vinto 6 volte su 9, l’ultima quest’anno a gennaio a Brisbane 6-1, 6-1).

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