WTA, da Bencic a Konjuh: le prospettive della generazione 1997 - Pagina 3 di 4

Al femminile

WTA, da Bencic a Konjuh: le prospettive della generazione 1997

Belinda Bencic, Daria Kasatkina, Jelena Ostapenko, Naomi Osaka, Ana Konjuh: confronti e possibilità di cinque talenti che stanno per compiere vent’anni

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– Naomi Osaka (JPN)
nata il 16 ottobre 1997 – classifica attuale: 47
best ranking: 40 (ottobre 2016)
match giocati in carriera: 189
vinte/perse in carriera: 112/77 (59,2%)
vinte/perse nel 2016: 34/22 (60,7%)
Tornei WTA vinti: nessuno
Slam, migliori risultati:
AO: 3T (2016) – RG: 3T (2016) – Wim: /// – USO: 3T (2015)
contro le top 10 (vinte/perse): 0/3 (00,0%)
contro le top 20 (incluse top ten): 4/5 (44,4%)
giocatrice sconfitta con classifica più alta: 12, Dominika Cibulkova

Da Junior:
nessuna attività classificata dalla ITF

Mentre scrivo di Naomi Osaka mi rendo contro quanto sia difficile riuscire a farlo senza farsi influenzare dagli ultimi, notevoli risultati ottenuti: mi riferisco agli US Open, dove era arrivata a un soffio (avanti 5-1 nel terzo set) dall’eliminare la testa di serie numero 9 Madison Keys, e al torneo di Tokyo del settembre scorso, nel quale ha raggiunto la finale da wild card, battuta solo dalla miglior Wozniacki della stagione.

A questo devo aggiungere un altro rischio di pregiudizio favorevole, forse ancora più subdolo: c’è qualcosa nel modo di muoversi e di colpire di Osaka che ricorda la giovane Serena Williams. Tutto ciò rende le valutazioni particolarmente complicate, un po’ come è accaduto in passato con Dimitrov rispetto a Federer.
Quanto vediamo di Osaka è realmente “suo” e quanto è invece proiezione nostra, di spettatori che hanno visto Serena Williams vincere per tutto il terzo millennio? Proverò a rispondere nel modo più distaccato possibile. Al di là di tutto, Naomi è una giocatrice che sembra particolarmente adatta al tennis contemporaneo: servizio a velocità superiore (tra le primissime del circuito), dritto e rovescio che viaggiano con una facilità impressionante e una discreta mobilità, che fa pensare abbia margini di miglioramento nelle fasi difensive.
Però bisogna anche aggiungere un gioco di volo quasi inesistente e una impostazione tattica ancora da maturare.

Sul piano dei risultati colpiscono i tre terzi turni raggiunti negli Slam su tre partecipazioni, in linea con quelli di Daria Kasatkina; è vero che in questi casi serve anche un po’ di fortuna nel sorteggio, ma tra le giocatrici battute ci sono nomi come Svitolina, Vandeweghe, Lucic (e Ostapenko). Per quanto mi riguarda non ho ancora le idee del tutto chiare su di lei; per questo la seguirò con molta attenzione nel 2017, per cercare di capire più a fondo quali potrebbero essere le sue possibilità.

https://youtu.be/lC28o8AIZug


– Ana Konjuh (CRO)

nata il 27 dicembre 1997 – classifica attuale: 48
best ranking: 48 (ottobre 2016)
match giocati in carriera: 188
vinte/perse in carriera:117/71 (62,2%)
vinte/perse nel 2016: 33/25 (56,8%)
Tornei WTA vinti: 1 (Nottingham 2015)
Slam, migliori risultati
AO: 2T (2016) – RG: 2T (2015, 2016) – Wim: 3T (2014) – USO: QF (2015)
contro le top 10 (vinte/perse): 1/4 (20,0%)
contro le top 20 (incluse top ten): 2/9 (18,1%)
giocatrice sconfitta con classifica più alta: 4, Agnieszka Radwanska

Da Junior:
best ranking: 1 (gennaio 2013)
vinte/perse: 76/13 (85,3%)
tornei grade A vinti: Orange Bowl 2012, Australian Open 2013, US Open 2013

Ana Konjuh è la più giovane delle promesse del 1997, tanto che è l’unica a non avere ancora compiuto i 19 anni: occorrerà aspettare il 27 dicembre. Significa che ha quasi un anno meno di Bencic. Con Belinda ha in comune la miglior carriera da junior: il numero uno del mondo (nel suo caso addirittura a 15 anni) e due Slam vinti. Il 2013 è stato il loro anno con Ana vincitrice sul cemento di Melbourne e New York e Belinda vincitrice degli Slam europei di Parigi e Londra. Impressionante anche la percentuale di partite vinte tra le ragazze (addirittura sopra all’85%).
In più, è anche l’unica insieme a Bencic ad avere già vinto un torneo WTA (sull’erba di Nottingham).

Konjuh pur essendo giovanissima ha già dovuto fare i conti con problemi fisici piuttosto importanti (al braccio destro) che le hanno fatto saltare due mezze stagioni, una da junior e la prima tra le pro, nel 2014.
Nel 2016 più che per il rendimento complessivo sono stato colpito dai picchi di gioco raggiunti a Wimbledon e agli US Open, in entrambi i casi contro Agnieszka Radwanska.
La partita contro Aga a Flushing Meadows è stata, secondo me, una delle migliori prestazioni nel circuito femminile di tutta la stagione, di valore assoluto. In quel match ha mostrato di poter dominare una top ten: a partire dal colpo di inizio gioco (un servizio estremamente potente e anche piuttosto vario), e con i fondamentali da fondo campo che le hanno permesso di tenere costantemente il controllo dello scambio. In particolare il dritto è risultato a volte del tutto incontenibile anche per una grande difensivista come Radwanska.

Però la stagione WTA dura tanti mesi e non bastano i picchi di gioco per compiere il salto di qualità definitivo. Occorrono la costanza e, per Ana è altrettanto importante, la salute.
Di recente Konjuh ha annunciato di aver chiuso l’esperienza con la nuova allenatrice, ma non si sa ancora chi sarà il coach nel 2017. Anche per lei faccio fatica a individuare quale può essere il suo margine di crescita, e penso possa essere determinante il prossimo anno per avere le idee più chiare.

A pagina 4: confronti e conclusioni

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