Pagelle: Fabio Massimo, rilancio di Petra e Djo-k.o.

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Pagelle: Fabio Massimo, rilancio di Petra e Djo-k.o.

Fabio Fognini trascina l’Italia nel tripudio nazionalista. Malagò fa da paciere, Kvitova ritorna al sorriso. I malanni di Djokovic ed il record del Tagikistan

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Fratelli d’Italia, la campagna d’Oriente restituisce alla Patria l’epico Gladiatore tricolore, abile a trascinare la nostra compagine alla disfida genovese contro l’ostica legione transalpina. È stata una tre giorni di notti insonni con Fabio Fognini (7,5) bravo a gettare il cuore oltre l’ostacolo: se avesse messo la voglia di rimanere attaccato alla partita che abbiamo visto in questo tie in tutta la carriera, forse oggi non sarebbe ripartita la tiritera del “Se Carreno Busta è stato top-10, perché Fabio non può?”, perché sarebbe sbarcato lì da tempo. Simone Bolelli (6,5) è stata una spalla all’altezza, Andreas Seppi (5), forse scarico dalle battaglie australiane ha ceduto proprio nel suo habitat naturale.

Ed invece siamo stati travolti da un’ondata insostenibile di trionfalismo ed epica, manco avessimo vinto la Davis contro Federer e Wawrinka. Che Nishikori e Nishioka abbiano preferito disertare il match per giocare un Challenger è solo un dettaglio. Ma insomma, la maglia azzurra viene prima di tutto, come ci ricorda l’elegante reazione alla mancata convocazione di Georgia Brescia (4) e come insegna il Presidente del CONI, nonché Commissario della Lega di serie A, nonché Commissario ombra della FIGC Malagò, il quale sta lavorando in silenzio per una riappacificazione tra Camila Giorgi e la FIT. Si sa, Binaghi è uomo di mondo, e con la vena commissariale del Presidente del Coni è meglio non rischiare. In fondo in fondo qualche analogia con il calcio c’è: la FIT è in causa con la nostra numero 1, la FIGC  si difende dalla nostra numero 1 che le chiede 581 milioni di euro. Ah, l’Italia…

Il weekend di Davis ci ha però detto altre cose. Che Sasha Zverev (7,5) forse è sulla buona strada anche tre set su cinque e che Nick Kyrgios (5) invece ha intenzione di restare nel limbo. Che Borna Coric (8) sotto le sapienti mani di Piatti – che ovviamente noi ci siamo lasciati scappare – può diventare davvero un osso duro per tutti e che la Davis riesce a tirare fuori anche eroi estemporanei come Norrie (7,5). E che il Tagikistan ha collezionato più Bagel del nostro Orioli, dimostrando più o meno la resistenza e la rabbia agonistica del Sassuolo.

 

Purtroppo questa settimana ha certificato anche che i problemi di Novak Djokovic non sono finiti. Tra tanti dubbi, tanti consulti e diagnosi, la speranza è che la strada verso il rientro sia quella buona. Se Nole deciderà di abbandonare Guru e guretti e si metterà in cerca di una fonte di ispirazione, gli consigliamo di dare uno sguardo a quello che è accaduto dalle parti di San Pietroburgo. Petra Kvitova (9) ha da poco fatto ritorno dall’inferno ma non ha mai abbandonato il suo radioso sorriso: ora che è tornata a giocare come sa, in un tennis femminile aperto ad ogni eventualità, può essere la splendida sorpresa della stagione.

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Pagelle US Open: abbassa la cornetta, Nole ha sete di vendetta

Novak Djokovic riscatta la sconfitta del 2021 e centra il ventiquattresimo slam. Primo trionfo per Gauff, mentre l’Italia di Davis si raduna in un clima entusiasmante

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Il seguito del video è presente sulla sezione dedicata allo US Open 2023 del sito di Intesa Sanpaolo, partner di Ubitennis.

Clicca qui per vedere il video completo!

Siamo stati per la prima volta agli Us Open e tutto  il torneo era giustamente tappezzato dai manifesti del cinquantennale dell’equal prize money ma  la stessa Billie Jean King dopo la finale tra Sabalenka (8) e Gauff (10) ha dichiarato: “Se cinquant’anni fa mi avessero detto che quella che ho appena visto sarebbe stata una finale slam, avrei perso di proposito contro Riggs”.

 

L’Arthur Ashe è meraviglioso ma c’è un discreto baccano, musica, giochi di luci, gente che balla e si sposta di continuo, insomma non siamo a Wimbledon o al Roland Garros, ma è l’America bellezza e se a causa dei morsi della fame ti azzardi a comprare una margherita, è anche giusto che la paghi 18 dollari.

Ha fatto un caldo disumano, i giocatori si sono lamentati, qualcuno si è sentito male, qualcun altro ha detto che c’è una nuova variante covid che ha inciso su molti risultati.

Sascha Zverev (7,5) ha stroncato il nostro eroe al quinto giocando un grande tennis, ma si è lamentato del pubblico: nei campi secondari secondo il tedesco si sente puzza di marijuana, evidentemente negli Usa non c’è un Giovanardi di turno. Il tedesco è salito agli onori delle cronache per aver fatto cacciare dal campo un idiota che ha urlato una frase filo-nazista: marijuana, qualche birra di troppo o idiozia congenita, comunque bravo Sasha.

Paula Badosa ha informato il mondo che Tsitsipas (3) può “facilmente diventare numero 1 del mondo”. La fidanzata di Stricker dopo la partita ha di conseguenza annunciato: “Penso che Dominic possa agevolmente diventare lo svizzero più vincente della storia”.

Insomma, alla fine gli americani si sono dovuti sorbire una finale tra un russo e un no-vax, ma possono consolarsi  con il gran torneo di Ben Shelton (8,5), che dovrà migliorare in alcuni colpi ma ha già dimostrato di avere una grande risposta rispetto alla simpaticissima e signorile esultanza di Djokovic.

Chiariamo subito per gli amici sostenitori del serbo: Novak Djokovic (10) è il più forte di tutti i tempi, il più grande sportivo di ogni epoca, il più simpatico, il più elegante, il più divertente, il più sportivo, il più signorile, il più educato, il più intelligente, il più bello, il più romantico, quello che ha più a cuore il tennis e i diritti di tutti i tennisti e dunque nessuno dovrà mai più permettersi di criticarlo o sollevare dubbi sulle sue immense qualità sportive e umane.
E anche il più incompreso in realtà, perché nella sua esultanza dopo la vittoria in semifinale con Shelton non c’era nessun intento denigratorio del suo giovane avversario: il gesto di  Nole era un messaggio positivo rivolte alle nuove generazioni vittime dell’uso indiscriminato ed eccessivo dei dispositivi elettronici, un invito all’amore e alla vicinanza spirituale, “non state ore al telefono, incontratevi, abbracciatevi, amatevi”.

Daniil Medvedev (9) ha fatto fuori Alcaraz e sembrava pronto a ripetere il blitz del 2021 ma nulla ha potuto dinanzi alla vena del suo immenso rivale.

E’ stato un torneo particolare per i colori azzurri. Matteo Berrettini (SV) necessità di un viaggio a Lourdes o di una benedizione di qualche alto prelato, Lorenzo Musetti  (4) un po’ meno perché se dovessero ascoltare gli audio delle sue partite rischia la scomunica. Per fortuna c’è stato il grande exploit di Matteo Arnaldi (8) che ci ha assicurato un contingente di due unità alla seconda settimana.

Che dire di Jannik Sinner (6)? Ha lottato per quattro ore e quaranta, ha perso contro un grande Zverev che ha giocato meglio di lui, capita. Ma poi, se Carlos Alcaraz (6), appunto Alcaraz, dice che non è ancora maturo  per gestire certe situazioni in certe partite, non può esserlo anche Sinner?

Intanto l’Italia si avvicina alla Coppa Davis di Bologna in un clima sereno e rassicurante. Sinner ha comunicato che non se la sente, troppo stanco dopo le quattro ore e quaranta della sconfitta contro Zverev (povera stella, eravamo stanchi e sudati noi che eravamo in tribuna, figuriamoci lui) ma in realtà il suo è un gesto di pura generosità, perché così ha dato la possibilità ad altri azzurri di recitare il ruolo da protagonista.

Nicola Pietrangeli, con la consueta pacatezza, ha infatti commentato positivamente la scelta di Sinner, precisando al fine di evitare strumentali polemiche: “Un anno di squalifica per chi rifiuta la maglia azzurra, ma io non mi riferivo di certo a Sinner che è tedesco”.

Fognini invece ha accettato con classe  l’esclusione di capitan Volandri: “Mi spiace solo per l’equivoco, Volandri mi aveva fatto il gesto dell’ esultanza di Shelton ma io avevo capito che volesse chiamarmi. Non c’è nessun problema, l’importante è fare il tifo per la nazionale, per cui da domani forza Svezia”.

Il capitano azzurro ha comunque voluto mandare un messaggio a Fognini: “Le porte sono sempre aperte, c’è posto per tutti e in fondo Nargiso ha urgente bisogno di un compagno”.

Non ha voluto mancare all’appello l’ex capitano Barazzutti il quale ha ricoperto di complimenti Il suo successore e ha voluto dargli un importante suggerimento: “Per la formazione del doppio meglio tenere Panatta-Bertolucci fino a 5 minuti prima per poi apprendere gli avversari”.

Per fortuna in questo clima idilliaco è intervenuto il Presidente Binaghi, prossimo alla trecentosettantaquattresima rielezione: “Vedo troppa serenità e calma, ci vorrebbe un po’ più di pepe altrimenti non riusciamo a dare il meglio, per questo voglio annunciare di aver appena naturalizzato Kyrgios e Bublik per stuzzicare un po’ lo spogliatoio”.

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Pagelle Wimbledon: Carlos senza crampi, Nole non la scampi

Carlos Alcaraz è il nuovo re di Wimbledon, il sogno Grande Slam di Djokovic si ferma al…paletto. Sorpresa Vondrousova, Sinner tra i grandi, Berrettini risorto

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Carlos Alcaraz - Wimbledon 2023 (Twitter @wimbledon)

Finalmente è finita. Questa anacronistica, ridicola pagliacciata su presunti prati spelacchiati, con vecchie glorie, attori, re, principi e quant’altro a svernare in tribuna. E poi una pioggia biblica, stendi il telone, apri il tetto, chiudi il tetto, le fragole, la fila in tenda, tutti vestiti di bianco. 

Che poi a rete oramai ci vanno solo a stringersi la mano, a meno che non ci sia qualche guerra di mezzo se no nemmeno quello, lo slice al servizio è uno sconosciuto, il back una roba per due-tre panda e l’unica che saprebbe giocare divinamente su quel che resta dell’erba, Ons Jabeur (8,5) è vittima del solito psicodramma che la attanaglia al momento decisivo. 

Non ci sono più i Wimbledon di una volta, se uno che l’ha vinto ben sette volte ha l’ardire di sfasciare una racchetta sul sacro paletto del sacro Centre Court senza nemmeno ricevere un punto di penalità.

 

Wimbledon ha un nuovo Re. È morto il re, viva il Re. Ha vinto il fenomenale Carlos Alcaraz (10), quello che tutto può, che tutto vede e che solo i crampi possono fermare. Stavolta avrà mangiato qualche banana in più e per Novak Djokovic (9) non c’è stato nulla da fare. 

Va dato atto al vecchio campione di averle provate tutte: ha litigato con il pubblico, insultato Ivanisevic che non gli ha insegnato a rispondere di rovescio, mandato baci, sfasciato racchette, provato a fare un toilette-break che neanche Tsitsipas, ma ogni sforzo è stato vano.

La vittoria di Alcaraz, o meglio la sconfitta di Djokovic, ha fatto felice tutti: i tifosi di Nadal, i tifosi di Sinner, i tifosi di Murray e ovviamente i tifosi di Federer a cui Nole ha mandato un pensiero affettuoso nel momento del dolore, ricordando la finale del 2019. Della serie: ragazzi, ho perso, sono distrutto ma non mi dimentico mai di voi: quando uno è diabolico, è diabolico.

Jannik Sinner (8) ha avuto la colpa, per l’italopiteco medio, di aver raggiunto la semifinale al termine del challenger di Londra: si sa, una semifinale a Wimbledon è un risultato come un altro per il nostro tennis e se il nostro perde con un giocatore alla sua portata partono gli insulti, se vince è tutto dovuto.

In quel di Wimbledon intanto si è verificata la resurrezione di Matteo Berrettini (7). Bravissimo Matteo ad aver lasciato Melissa ed essere tornato alla totale castità, pentendosi per i suoi peccati e tornando alla vita da atleta: i risultati si sono visti subito e in vista degli Us Open, il nostro ha promesso un pellegrinaggio a Lourdes accompagnato da Pietrangeli, Barazzutti e Lea Pericoli. 

Lorenzo Musetti (6,5), invece non è ancora pronto per i miracoli,  ha vinto due buone partite sull’erba e poi si è arreso ad Hurkacz  ma il pericolo è in agguato: troppa attività social! Troppe foto sdolcinate con la fidanzata! Pentiti Lorenzo, ravvediti subito! 

Ohibó un pagellista che si rispetti dovrebbe ora dare un voto magnifico ad Eubanks (8,5), rivelazione del torneo e plaudire ai progressi sui prati di Medvedev (8), spendere qualche parola su Tsitsidosa (10) che, onestamente, non vedevano l’ora di lasciare la piovosa Londra per mete più estive, un po’ come Camila Giorgi (4).
Elisabetta Cocciaretto (7) ha confermato i progressi anche su una superficie “nuova” mentre se due settimane fa ci avessero detto che una mancina ceca avrebbe vinto il torneo, saremmo scoppiati in lacrime per la contentezza per la nostra Petra Kvitova. Ed invece, come detto, Ons Jabeur ha battuto con gran battaglie Andreescu, Kvitova, Rybakina e Sabalenka per suicidarsi con Vondrousova (10) che, per carità, non ha rubato nulla, ma la storia di Ons meritava il lieto fine che speriamo prima o poi arrivi.

Insomma, per fortuna da oggi torniamo al tennis che conta, tra Gstaad, Bastad e Palermo anche se ci dicono che c’è qualcuno che ha il coraggio di organizzare un altro torneo su sta roba qui a Newport, roba da pazzi. È proprio vero, l’erba cattiva non muore mai…

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Pagelle Roland Garros: Et voilà, Nole e Iga font trois

Le vittorie attese di Djokovic e Swiatek che realizzano il tris parigino. Sonego e Musetti salvano l’Italia

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Novak Djokovic – Roland Garros 2023 (foto Roberto dell'Olivo)

Un torneo emozionante, incerto fino al’ultimo, pieno di colpi di scena e di ribaltamenti. Match trepidanti da tenere tutti col fiato sospeso. Match point annullati, rimonte clamorose, campioni sorpresi, nuovi talenti sbocciati. Tutto in sole due settimane di torneo, come al solito Parigi vai bene una Messa.
E poi quest’anno ha fatto caldo, da quando hanno realizzato il tetto sullo Chatrier, in due anni non è scesa nemmeno una goccia di pioggia. Quanto meno porta bene, Binaghi che ne pensi? Non è vero, ma ci credo.
Che poi, beati loro questi francesi. Guadagnano milioni su milioni con il torneo, possono permettersi ogni anno di creare campi nuovi, ampliare il torneo etc etc ma alla fine i loro fenomeni non superano il secondo turno. Si consolano con l’epica vittoria del moribondo Monfils al quale dovremmo chiedere scusa perché non avevano creduto a quelle che pensavamo fossero le sue solite sceneggiate. Era rotto davvero, ma non gli chiediamo scusa lo stesso perché a furia di fare il clown quella volta che sei rotto davvero non ti crede nessuno (a parte i nipoti di Chauvin).


Per carità, non è che per noi cuginetti sia stato un torneo indimenticabile, però almeno la domenica di mezzo l’abbiamo scavallata. Merito di Lorenzo Sonego (7,5), strepitoso nel superare nel delirio del Lenglen Rublev (5) e arresosi al russo di riserva Khachanov e di Lorenzo Musetti (7), che ancora una volta ha esibito il suo tennis sublime e leggiadro ma ancora un po’ troppo leggerino per superare il satanasso iberico e soprattutto la “profezia” di Wilander che ha visto in lui un mix tra Kuerten e Federer: carriera praticamente finita.


Anche se  poi il predestinato, l’unto dal Signore;  l’ex numero 1 del mondo Alcaraz (6,5) si è incrampato sul più bello contro Nole, non sia mai si potesse vedere una partita decente in questo torneo. D’altra parte non si può pretendere la luna da Carlitos, con tutte le energie che impiega a fare tre volte il pugnetto e a mostrare il muscolo ad ogni punto, non si può certo chiedergli di avere la forza per reggere 3 set contro un attempato trentaseienne.

 


Anche Medvedev (4) aveva dato tutto a Roma, aveva sporcato di terra rossa una dose sufficiente di calzini e non poteva certo rimanere ancora a lungo sul “mattone tritato” parigino. 
Stefanos Tsitsipas (5) ci crede ancora, magari un po’ meno, una volta perdeva le finali slam, adesso filosofeggia sui social, non litiga nemmeno più di tanto con il padre e ha capito che la vita è una Badosa meravigliosa.
A proposito, Jannik Sinner (4) ha detto che in campo non era felice e che la prossima volta sarà più felice. Ora, caro Jannik, se hai trovato la ricetta della felicità autoimposta (a meno che non abbia trovato la stessa “soluzione” di Tsitsipas), sei un genio assoluto, hai raggiunto uno degli obiettivi più grandi della storia dell’umanità, e cosa vuoi che sia vincere il Roland Garros o Wimbledon.
“In fondo stiamo parlando di una partita di tennis” ha detto Elisabetta Cocciaretto (10) e noi, che già la adoravamo prima perché gioca bene e le sue conferenze sono sempre divertenti, adesso ne siamo follemente innamorati. Ah, è anche la nuova numero 1 d’Italia, giusto per gradire.
Martina Trevisan (S.V.) purtroppo non ha potuto ripetere il grande torneo dello scorso anno: un brutto guaio fisico e una Svitolina (7,5) al primo turno gliel’hanno impedito. In bocca al lupo!


Tra Svitolina e Sabalenka (6) non c’è stata la stretta di mano, la bielorussa tuttavia ha messo in scena un paio di finte conferenze stampa (0 a chi glielo ha concesso) perché “non si è sentita al sicuro” dinanzi a un paio di domande sulla sua vicinanza a Lukashenko e alla guerra in Ucraina. Noi c’eravamo a quella conferenza stampa e forse quella meno al sicuro ci è sembrata la povera cronista. Ma vabbè…
Il premio fair-play del torno chiaramente lo meritano Sorribes Tormo e Bouzkova (0) che hanno chiesto e ottenuto la squalifica di Sutjiadi e Kato (e già le odio per avermi fatto scrivere il cognome della prima), con quest’ultima rea (?) di aver colpito una ragazzina con una pallina: una roba che al più sperduto circolo di periferia ti avrebbero sbattuto fuori o magari mandato a giocare a pickleball.


L’onore italico è stato tenuto alto anche da Andrea Vavassori (8) che ha impiegato oltre cinque ore, match point annullati, rimonte, crampi e chi più ne ha più ne metta per regalarsi la prima vittoria in uno slam. Poi ha spiegato a tutti che il suo segreto è una dieta che da qualche anno sta rispettando in maniera rigorosa e quindi anche noi, da oggi, seguiremo rigorosamente la dieta Vavassori (riso, pollo e allegria) per spuntarla nei tornei di quarta categoria.
Applausi anche ad Arnaldi (7) e Zeppieri (7), e un bravo pure a Cobolli (6,5) che si è qualificato e poi, per colpa di Alcaraz (e di Bove che gli ha dato i biglietti) ha fatto pure in tempo ad andare a Budapest a vedere la sua Roma perdere ai rigori.
La finale europea sarà rimasta sullo stomaco anche a Fabio Fognini (7) che però si è regalato due grandi partite prima di arrendersi agli acciacchi dell’età.
E giungiamo infine ai vincitori. Come dicevamo all’inizio è stato un torneo sorprendente, lo hanno vinto per la terza volta quelli che dovevano vincerlo.
Iga Swiatek (10) ha provato in finale a regalare un po’ di suspance e quasi ci rimetteva la pelle: la polacca è di tre spanne sopra le altre ma Muchova (9) ha dimostrato che si può giocare un tennis diverso e divertente, propositivo e di volo anche sulla terra e contro la più forte di tutte. 


Eh si, alla fine ha vinto Novak Djokovic (10): 3 Roland Garros, 23 Slam, 94 titoli, not too bad direbbe lui se al nostro direttore fosse stato concesso di fargli l’elenco dei titoli (ma questa è un’altra storia). Ora restano gli ultimi obiettivi: il Calendar Grand Slam, l’oro olimpico, imparare lo smash e preparare un discorso di premiazione che non sia ispirato alle antiche frequentazioni del Guru. 
Il povero (si fa per dire) Casper Ruud (9), fantasma per tutto l’anno è tornato in vita al momento opportuno. Non è colpa sua se nelle finali slam si trova davanti solo fenomeni, ma a stare sempre lì prima o poi qualcosa può sempre accadere. Intanto ha respinto Rune (5,5) e Zverev (7) che è tornato sul luogo del misfatto (storta alla caviglia) e tutto sommato ne è uscito bene.
Haddad Maia (8) e Seyboth Wild (7) hanno riportato la bandiera brasiliana in alto in quello che fu il regno di Kuerten, ma bando alle ciance, la stagione sulla terra è ormai acqua passata.

Da oggi si tornerà a respirare l’aria dei prati, l’aria di un mondo nuovo, di una nuova stagione, di una nuova era, di una nuova vita, di nuove emozioni e nuove storie che porteranno al sacro suolo di Wimbledon. Dove avremo finalmente una nuova avventura, un nuovo avvincente romanzo, un nuovo brivido e un nome nuovo, una nuova poesia e una nuova pagina di storia da raccontare. Il ventiquattresimo slam di Novak Djokovic.

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