Segnali di risveglio e orgoglio (Bergonzi), Fognini look vincente (Semeraro), Fognini e i sette mesi del nuovo tennis italiano (Rossi), Fognini, un tris di vittorie per lanciarsi nella top ten (Mancuso), Francesca e le imprese parigine (Annovazzi -Clerici)

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Segnali di risveglio e orgoglio (Bergonzi), Fognini look vincente (Semeraro), Fognini e i sette mesi del nuovo tennis italiano (Rossi), Fognini, un tris di vittorie per lanciarsi nella top ten (Mancuso), Francesca e le imprese parigine (Annovazzi -Clerici)

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Rassegna a cura di Daniele Flavi

Segnali di risveglio e orgoglio – Pier Bergonzi, La gazzetta dello sport del 6.08.2018

Mattina presto, la radio urla «Italiaaana». La canzonetta di J-Axe e Fedez precede la notizia del successo di Fognini a Los Cabos e, in attesa di diventare il tormentone dell’estate, fa da colonna sonora a questa domenica italiana da golosi di sport. Alessandro Miressi si beve i 100 stile libero degli Europei e Andrea Dovizioso mette la sua Ducati sul tetto di Brno. Ma ci sono anche le lacrime d’oro di Marta Bastianelli, che domina la volata della prova in linea agli Europei di ciclismo, il titolo continentale della coppia Jessica Rossi-Giovanni Pellielo nella fossa olimpica mista del tiro a volo, una ricca collezione di medaglie dal nuoto e dal canottaggio. Ma sulla radio c’è «Italiaaana» una manetta, mentre la tv ci porta in casa le facce felici di azzurri che vincono dal Messico alla Repubblica Ceca. II tennis vive un momento di grazia. Crescono e vincono Cecchinato e Berrettini e quel talento di Fabio Fognini sta ritrovando qualità (quella in realtà non è mai mancata…) e continuità di gioco. A Los Cobos ha dominato Del Potro (numero 4 al mondo) firmando il suo terzo successo stagionale (il primo sul cemento!) che lo porta al 14 ° posto della classifica, molto vicino al suo record personale (13°) con vista sull’Olimpo dei primi 10. Andrea Dovizioso si vede il mantello magico delle curve e degli incroci nemici per respingere ogni attacco amico (Lorenzo) o nemico (Marquez e Valentino) a Brno. Per ‘Desmodovi’ è il secondo successo stagionale. Nella classifica mondiale il distacco da Marquez è gigantesco (68 punti), ma la Ducati (doppietta sul podio) si conferma velocissima e Dovi esce dal tunnel di un periodaccio. Un nuovo grande successo di Fognini e Dovi, penso che la grande novità di questa domenica «Italianaaana» ha il sorriso e le braccia di albatros di Miressi, il nuovo gigante del nuoto azzurro. II torinese, 19 anni, è alto 2 metri e 2 centimetri per oltre 90 chili di straripante energia. L’altro giorno ha firmato l’argento della 4×100 con un finale di vasca che era una promessa. Miressi ha vinto l’oro dei 100 stile libero, la prova regina degli Europei di Glasgow, in 48 “01 che è il secondo tempo italiano di sempre (dopo il 47” 96 di Dotto) ed è la promessa di un grande futuro. Marta Bastianelli ha invece trovato un successo che chiude una porta sul passato. Campionessa del mondo nel 2007 a Stoccarda (anticipando Marianne Vos) era stata poi squalificata per due anni per la positività e un prodotto anoressizzante. Ieri a Glasgow si è ritrovata davanti a una volata ben apparecchiata dalla squadra azzurra di Dino Salvoldi. Uno sprint che Marta ha letteralmente dominato con tempismo ed esplosività impressionante. E nella sua scia, per il secondo posto, è spuntata ancora una volta l’eterna Marianne Vos, l’olandese che sta al ciclismo femminile come Eddy Merckx sta a quello maschile. La radio urla «Italiaaana» e da Lobersdorf in Austria arriva l’oro europeo della fossa olimpica. Lo portano Jessica Rossi e Giovanni Pellielo, capitano di lungo corso della Nazionale di tiro a volo. Ci sono anche una collezione di altre medaglie d’argento e di bronzo nel nuoto e nel canottaggio. Siccome siamo in agosto ci sono squilli di una piccola Olimpiade che si autodetermina. E da oggi scattano gli Europei di atletica con Elena Vallortigara e Filippo Tortu che sono a Berlino per prolungare questa bella estate del risveglio e dell’orgoglio italiano.

Fognini look vincente – Stefano Semeraro, Il corriere dello sport del 6.08.2018

Il nuovo look, con le mini-treccine che spuntano dal cranio quadrettato alla Hellraiseç sembra quella del protagonista di un horror azteco. Il risultato invece fa sorridere: Fabio Fognini sul cemento di Los Cabos, in Messico, ha vinto il suo terzo ATP 250 anni dopo quelli di San Paolo e Bastad facendo a pezzi il numero 4 del mondo Juan Martin Del Potro. «I capelli? Un disastro, colpa di una scommessa persa (con il suo preparatore atletico, per faccende di golf, ndr) Ma perlomeno mi hanno portato fortuna». Chissà se Flavia Pennetta è d’accordo. Nel finale, dopo il 3-0 iniziale Delpo, certo, è calato di tono, e alla fine Fogna-Raiser ha quasi maramaldeggiato, mentre l’argentino si dissanguava in fretta, ma i tornei bisogna saperli vincere. Specie simili sul cemento, dove per tradizione l’Italia stenta molto, e che Fabio ieri è riuscito a domare perla prima volta dopo 7 titoli in carriera sulla terra. «Vincere un torneo sul veloce, nel finale contro un grande giocatore, era uno degli obiettivi della mia carriera», ha illustrato Fabio. «Con Juan Martin ci conosciamo da piccoli e siamo amici, a Toronto giocheremo insieme il doppio, ed è bellissimo rivederlo qui  dopotanti infortuni. Oggi non ero il favorito, quindi sono felicissimo per averlo battuto e per il mio tennis, che è migliorato molto in settimana». CHE NUMERI – Grazie al successo Fabio risale al n. 14 della classifica mondiale, a un passo dal suo miglior ranking (n.13 nel 2014) e al n. 10 della Race, la classifica che somma solo i risultati dell’anno. Traguardi che non era poi così facile immaginare 11 mesi fa, quando Fognini si fa buttare fuori dagli US Open per le oscenità rivolte alla giudice di sedia Louise Engzell, con la minaccia di saltare uno Slam in caso di recidiva. Lezione, pare, assimilata. Testa (più) fredda, braccio caldo, il 2018 sta diventando la mia miglior stagione di sempre, e chiama fra l’altro alcune considerazioni statistiche. Con 8 trionfi è ora a due passi dal record di 10 di Adriano Panatta – anche se nei 10 di Adriano ce ne sono stati bene di più più pesanti come Roma o 1l RolandGarros – ed è già diventato il 3° italiano capace di alzare tre coppe nella scorsa stagione (a San Paolo e Bastad le altre), dopo Barazzutti e Bertolucci nel 1977. Anche Corrado vinse una volta Bastad, poi due tornei di livello superiore come Parigi indoor e Charlotte (WTC a 16 giocatori), mentre il tris di Paolo comprendeva Firenze e Berlino.

Fognini i sette mesi del nuovo tennis italiano – Paolo Rossi, La repubblica del 6.08.2018

Sono questi i sette mesi che cambieranno per sempre il tennis italiano? E ancora: sono Fabio Fognini, Marco Cecchinato e Matteo Berrettini i nuovi Panatta, Barazzutti e Bertolucci? Tre tornei quest’anno, otto in carriera a soli due tornei da Panatta, l’italiano più vincente con 10 titoli. Quali sono le ragioni di questo boom? Qualcuno, come l’ex presidente della Federtennis Galgani, aveva detto: «Merito delle mamme». Non sono mai mancati i talenti, ma l’organizzazione. Ma se si tiene la casa in ordine, i conti a posto, il resto viene di conseguenza. La nuova Federtennis, quella del gruppo Binaghi, ha fatto triplicare tesserati e partecipanti e, nel 2008, ha riportato in tv lo sport con il canale Supertennis. Non sono i fattori che fanno vincere uno Slam, ma sono le premesse per cucire l’abito giusto. Matteo Berrettini è un ragazzo del ’96, e ha usufruito del nuovo vento che tirava in Italia. Poi ci ha messo del suo, essendo nato già saggio e ambizioso. Mentre Marco Cecchinato ha trovato la via giusta nel mezzo della passeggiata della sua vita sportiva (a 25 anni) e, infine, Fabio Fognini ha deciso di osare la sterzata giusta al suo talento e i fatti lo stanno dimostrando: tre titoli nello stesso anno vinti solo da Barazzutti e Bertolucci (nel ’77). Tre ragazzi e ragazzi: una sana rivalità sportiva e il fuoco deciso sull’obiettivo ben disegnato e pianificato. Le analogie con gli anni Settanta si sprecheranno, ma la speranza è un’altra: che stavolta non si ripetono gli errori del passato, tranne tutti gli oneri, e gli onori.

Fognini, un tris di vittorie per lanciarsi nella top ten – Angelo Mancuso, Il messaggero del 6.08.2018

«Ho perso una scommessa e mi ha portato fortuna». Fabio Fognini ha scelto di anticipare di una settimana la trasferta sul cemento americano, è un presentato a Los Cabos, in Messico, con un curioso guarda una base di treccine e ha affermato di poter fare ottime cose anche sul duro dominando nel finale Juan Martin Del Potro: 6-4 6-2. Per il 31enne è il primo titolo sul cemento, il terzo del magnifico 2018 dopo San Paolo e Bastad, l’ottavo in carriera (meglio di lui solo Panatta a quota 10). L’Italia è tornata a vincere un torneo ATP su una superficie diversa dalla terra: nel 2012 Seppi si impone sul veloce indoor di Mosca. E ne sono trascorsi 16 dall’ultimo successo azzurro sul cemento all’aperto: nel 2002 Sanguinetti trionfò a Delray Beach. Visto che ci gioca così bene, non è che deciderà di tenere le improbabili treccine? «I miei capelli sono un disastro. Parlerò con il mio team e troveremo un’altra scommessa da onorare», scherza. Non è dato sapere quale, ma a 8 fusi orari dal Belpaese ha trovato il feeling con il cemento. IL PRESTIGIO – Il titolo a Los Cabos assume prestigio in virtù dell’avversario battuto in finale. Del Potro è n.3 ATP, e l’ultimo italiano a mettere ko un top 5 in una finale era stato Camporese a Rotterdam nel 1991 (sconfisse Lendl). GIOIE E DOLORI – Se escludiamo lo storico biennio 1976-1977 targato Panatta, Barazzutti, Bertolucci e Zugarelli, nell’era aperta questa è la migliore stagione di sempre del tennis italiano maschile, che ha già colto 6 successi (3 con Fognini, 2 con Cecchinato e uno con il giovane Berrettini), di cui 4 nelle ultime 3 settimane di un’estate rovente. Il simbolo è un grande successo ed il miglior italiano degli ultimi 40 anni. È n.14 Atp (a un passo dalla suo miglior classifica) e nella Race, la classifica stagionale, è decimo. Potrà non piacere e spesso aver ripensato sopra le righe, ma la qualità del suo tennis non si discute. Con buona pace di tutti e se ma che da anni lo accompagnano. Potrebbe vincere di più? Certo. Ma un guardare sempre ciò che non è fatto è risciò di dimenticare il valore di ciò che ha fatto e potrà ancora fare. I prossimi obiettivi? Slam. Un posto tra i primi dieci e magari una finale Slam. In famiglia c’è già la vincitrice degli US Open, la moglie Flavia Pennetta. Perché non raddoppiare con il piccolo Federico in tribuna e applaudire il papà?

Francesca Schiavone e le imprese parigine – Carlo Annovazzi – Gianni Clerici, la repubblica del 6.08.2018

Anche gli anni Novanta confermano che il primato milanese è donna. Tra gli uomini poco da segnalare. Un exploit al Foro Italico di Corrado Borroni che battè Kafelnikov nel 1995 prima di perdere con Edberg negli ottavi. E sempre Giorgio Galimberti, sette presenze in Coppa Davis in doppio. Cresciuto dal maestro Maurizio Riva, debutta nel settembre 2001, contro la Croazia di Goran Ivanisevic e di Ivan Ljubicic, lui e Mosè Navarra si arrendono 6-4 al quinto dopo essere stati a due punti dalla vittoria. Nel 2005 in coppia con Daniele Bracciali si prende la soddisfazione di portare in vantaggio l’Italia contro la Spagna di Nadal, Feliciano Lopez e Ferrero. Vincono il doppio, Galimberti e Bracciali, su Nadal e Lopez 4-6 6-4 6-2 4-6 9-7, quasi cinque ore di match. Finì poi 3-2 per la Spagna, però. L’era milanese è stato numero due mondiale junior, finalista al Bonfiglio, al Roland Garros e semifinalista a Wimbledon. Chiuderà la carriera con 4 titoli Atp. Milano è donna, però. E da qui arrivano i migliori risultati della storia del tennis italiano. La protagonista è Francesca Schiavone. Di origini umili, il padre guidatore di tram come quello della Prima ballerina della Scala Carla Fracci, cresce al tennis del Gallaratese con Daniela Porzio che poi la porta al Tc Milano. Prima italiana a conquistare un titolo dello Slam e unica a sfiorare il bis sui campi del Roland Garros. Nel giugno 2010 fa rivivere al tennis italiano l’epopea di Adriano Panatta. Rischia infatti di perdere al primo turno da Regina Kulikova, sotto di una rottura al terzo set recupera e poi infila una dietro l’altra vittorie con Sophie Ferguson, Li Na, Marija Kirilenko, la numero tre al mondo Caroline Wozniacki e in semifinale Elena Dement’eva, ritiratasi dopo aver perso il legame? ? ee break il primo set. In finale il capolavoro con Samantha Stosur (i precedenti erano 4 sconfitte e una sola vittoria) superata 6-4, 7-6. L’anno dopo la risposta, arrivo ai quarti senza perdere un set, poi raggiungere la finale rimontando nei quarti Anastasija Pavljuèenkova 1-67-5 7-5 e battendo con un doppio 6-3 Marion Barton. Nel finale una decisione infelice dell’arbitressista Louis Engzell le difficoltà, se non la doppietta riesce solo un Pietrangeli, quantomeno la prosecuzione del match con Li Na. Sul 6-5 40-0 una palla della mano è un colpo molto vicino alla linea destra della Schiavo, il giudice di linea protende la mano ad indicare l’out ma l’arbitra svedese scende dal suo scranno, ispeziona la traccia e la dichiara buona. Sullo schermo televisivo ci si rende conto che il fatale marchio era fuori e ha offerto alla nostra eroina il set point. Poteva davvero vincere, a quel punto, Francesca. Oltre ai risultati al Roland Garros, vanta quarti di finale a Wimbledon, Us Open e Australian Open ed è stato protagonista delle due vittorie in Fed Cup, nel 2006 con Pennetta, Santangelo e Vinci e nel 2009, con Pennetta, Vinci e Errani. È stata quarta al mondo in singolare. E con la Schiavone, che ancora adesso corre e rincorre palline in giro per il mondo, arriviamo ai tempi nostri. Come già nelle precedenti epoche, continua a rimanere il buco nero di uno stadio del tennis, mai realmente nemmeno pensato. In verità, doveva farlo il Clerici, quell’impianto, aveva comprato un terreno per un grosso club, aveva visitato dieci club negli Stati Uniti per vedere come fare, erano gli anni 60 – 70 ma l’ultima giunta milanese chiese il 5% sulla cifra d’acquisto per dare al Clerici i permessi e la risposta fu un tradizionale invito milanese. A riaccendere almeno un poco il fuoco sacro negli appassionati milanesi l’arrivo delle Next Gen Finali, una invenzione dell’Atp, il master per under 21 affidato a Milano per cinque anni. Come per la prima edizione, anche la seconda a novembre si disputerà in un concerto, ahinoi temporaneo, nella fiera di Rho-Pero. A riaccendere almeno un poco il fuoco sacro negli appassionati milanesi l’arrivo delle Next Gen Finali, una invenzione dell’Atp, il maestro per under 21 affidato a Milano per cinque anni. Come per la prima edizione, anche la seconda a novembre si disputerà in uno stadio, ahinoi temporaneo, nella fiera di Rho-Pero. 

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