Le migliori a non aver mai vinto uno Slam, secondo ESPN

Rubriche

Le migliori a non aver mai vinto uno Slam, secondo ESPN

Seconda parte, stavolta al femminile, dello speciale sui più grandi tennisti che hanno mancato il bersaglio grosso. Tra le più recenti, spiccano Jankovic e Radwanska

Pubblicato

il

Agnieszka Radwańska
 

Questa articolo è una traduzione, l’originale è consultabile qui. Trovate invece qui l’articolo con gli otto giocatori più forti tra quelli che non hanno mai vinto uno Slam


Il dibattito sui migliori giocatori a non aver mai vinto tornei dello Slam è sempre più rilevante anche nel tennis femminile, nel quale il dominio di Serena Williams ha fatto sì che molte atlete si aggiungessero alla lista delle incompiute, lista che potrebbe ulteriormente rimpinguarsi a causa della pandemia.

Mary Carillo, opinionista di tennis e Olimpiadi per ESPN [qui la sua intervista con Ubaldo, ndr], ha sollevato una questione di grande importanza in merito, vale a dire che la scomparsa delle specialiste – una volta un contingente di rilievo nel tour – ha ridotto significativamente il novero dei potenziali campioni.

I vincitori Slam di oggi possono avere successo in ciascuno dei quattro eventi, e questo significa che non ci sono molte chance per tutti gli altri”, ha detto Carillo. “In un’altra epoca, Isner avrebbe potuto vincere Wimbledon e Dementieva uno Slam sul cemento, ma non è più così”.

Dopo aver svelato la lista dei migliori incompiuti nel circuito maschile, è adesso il turno del circuito WTA, sempre in ordine alfabetico, e sempre escludendo atlete in attività:   

Rosie Casals (1968-91)

Best ranking: 5
Migliori piazzamenti Slam: finale allo US Open 1970-71; quattro semifinali a Wimbledon e una all’Australian Open
Saldo nelle finali: incompleto.

Certo, si parte con un viaggio agli albori dell’Era Open, ma Casals [che fa parte delle Original 9, ndr] era una campionessa rara, stando al giudizio di alcuni esperti. Il suo bilancio in singolare è deplorevolmente incompleto, quindi non proveremo a buttare cifre a caso, ma possiamo dire con certezza che abbia vinto numerosi titoli nel corso di una carriera finita a sei vittorie dal magic number di 600 – inoltre, Casals è anche membro della International Tennis Hall of Fame.

Coloro che videro giocare “Rosebud” (bocciolo di rosa) ancora rammentano di essere rimasti sconvolti dalle abilità di questa figlia di immigrati salvadoregni di appena un metro e 58 centimetri, che aveva imparato a giocare da uno zio sui campi pubblici di San Francisco.

Rosie era di piccola taglia, ma aveva il cuore di un leone per il modo in cui giocava”, ha detto Katrina Adams, ex-campionessa di doppio e recentemente presidente e CEO della USTA. “Giocava serve-and-volley e sapeva colpire da ogni angolo del campo”.

Casals era anche una doppista eccezionale. Vinse nove finali Slam nella specialità, otto dei quali in coppia con Billie Jean King, a fronte di 12 sconfitte. Con 112 titoli, è la doppista più vincente di sempre dopo Martina Navratilova, e questo ha grande significato, perché ai suoi tempi tutte le migliori lo giocavano.

Pro: Casals era una delle giocatrici più creative di tutti i tempi, pronta a provare dei trick shots in ogni momento, da ogni parte del campo. Aveva un eccellente servizio in kick, e la sua volée tagliata di rovescio era eccezionale.

Contro: beh, era alta 1.58, un enorme svantaggio per una giocatrice che si incaponiva su un tennis rischioso e offensivo. Era vulnerabile ai pallonetti, e, come ha detto Adams, “sono sicura che se fosse stata cinque centimetri più alta sarebbe stata passata molto meno”.

Verdetto: Casals una volta disse: “Non sono una giocatrice disciplinata. Non gioco i colpi dettati dal momento dello scambio ma quelli che mi sento di giocare”. Se non fosse stato per Margaret Court e per King, Casals avrebbe quasi sicuramente vinto più di uno Slam.

Elena Dementieva (1998-2010)

Elena Dementieva e Svetlana Kuznetsova – US Open 2004

Best ranking: 3
Migliori piazzamenti Slam: finale al Roland Garros e allo US Open nel 2004; tre semifinali a Flushing Meadows, due a Wimbledon, una a Parigi e Melbourne
Saldo nelle finali: 16-16; oro olimpico nel 2008.

Questa russa di 1.80 è stata una delle scelte più gettonate da parte degli esperti. Come dice l’analyst di ESPN Patrick McEnroe, “Dementieva era molto forte fisicamente ma anche straordinariamente rapida. Esprimeva sempre grande potenza dal fondo e pareva sempre una delle giocatrici più in forma. Chissà cos’avrebbe potuto fare con un servizio più consistente”.  

Dementieva era parte di una grande nidiata di giocatrici russe che includeva la ex-N.1 Dinara Safina e la vincitrice del Roland Garros Anastasia Myskina. Negli ultimi tre anni di carriera (smise nel 2010), raggiunse cinque semifinali e un quarto Slam in un arco di nove tornei.

L’apice della carriera di Dementieva occorse nell’estate del 2008 alle Olimpiadi di Pechino, dove vinse un’estenuante battaglia di tre set contro Safina, aggiudicandosi la medaglia d’oro – in alcuni Paesi, fra cui la sua nativa Russia, l’oro olimpico è considerato più importante di uno Slam.

Pro: il suo dritto in corsa era senza pari, un colpo pesante e piatto, a cui faceva da complemento un rovescio affidabile e altrettanto privo di spin. Seppur timida a rete, era abbastanza atletica da raggiungere due semi e un quarto a Wimbledon.

Contro: semplicemente la battuta. Nella finale di Parigi 2004 commise 10 doppi falli sanguinosi, permettendo alla sfavorita, la sua compatriota e amica Myskina, di vincere il torneo. Di contro, nella finale olimpica vinta Dementieva mise quasi il 70% di prime in campo.

Verdetto: Brad Gilbert riassume così la sua candidatura: “Un oro olimpico e due finali condite da caterve di quarti di finale negli Slam, come si fa a non includerla? È incredibile quanto fosse forte anche con quell’orribile servizio”.

Mary Joe Fernandez (1986-2000)

Best ranking: 4
Migliori piazzamenti Slam: finale all’Australian Open nel 1990 e nel 1992; finale al Roland Garros nel 1993; altre tre semifinali
Saldo nelle finali: 7-9; bronzo olimpico nel 1992.

Due volte oro olimpico in doppio (a Barcellona e Atlanta) ed ex-capitano di Fed Cup, Fernandez attualmente lavora per ESPN ed è una metà di una delle power couple più potenti del tennis. Suo marito, infatti, è Tony Godsick, manager storico di Roger Federer. Fernandez fa dunque parte della nobiltà del gioco, ma il suo profilo è sempre rimasto decisamente basso.

Considerata una ragazzina-prodigio, nel 1985 divenne la più giovane vincitrice di un match allo US Open, otto giorni dopo il suo quattordicesimo compleanno. Il suo stile di gioco e il suo atteggiamento imperturbabile le procurarono la reputazione di “nuova Chris Evert”, ma purtroppo per lei passò la gran parte della sua carriera all’ombra di Steffi Graf, che la batté in una delle due finali australiane.  

Il match più memorabile della sua lunga carriera ebbe luogo nei quarti di finale del Roland Garros 1993, quando Gabriela Sabatini salì rapidamente 6-1 5-1, prima di un’incredibile rimonta da parte di Fernandez, che la spuntò per 10-8 al terzo. In finale, però, Fernandez incontrò nuovamente la sua nemesi, Graf, con cui perse 17 volte su 17.

Pro: Fernandez era un’eccellente ribattitrice e un sensei della difesa, con fondamentali solidi come la roccia e un rovescio versatile, dal grande lungolinea. Il suo self-control e la sua compostezza erano straordinari, ed era anche una grande doppista.

Contro: seppur agile, Fernandez non era velocissima. Il servizio era sempre attaccabile, e la costanza non poteva compensare appieno il suo deficit di potenza.

Verdetto: Fernandez era un’atleta diligente e razionale, la cui miglior dote era sfiancare le avversarie con la sua continuità.

Zina Garrison (1982-97)

Best ranking: 4
Migliori piazzamenti Slam: finale a Wimbledon nel 1990; altre quattro semifinali
Saldo nelle finali: 14-22, bronzo olimpico in singolare e oro in doppio nel 1988.

Sia Garrison che Lori McNeil spuntarono dai campi pubblici di Houston, riuscendo a raggiungere risultati eccezionali grazie all’aiuto di coach John Wilkerson. Una di sette figli, Garrison fu acclamata come “la nuova Althea Gibson” quando vinse i campionati american Under 18. Non poté presenziare alla consegna del suo diploma di liceo perché stava giocando il Roland Garros, l’unico Slam dove non riuscì a raggiungere almeno le semifinali – raggiunse i quarti nel suo primo anno da pro, il 1982.

Garrison finì la carriera al sesto posto per vittorie sull’erba e sul sintetico, quest’ultimo una superficie molto utilizzata durante i suoi anni migliori nel tour Virginia Slims. Pur conquistando un oro olimpico in doppio, non riuscì mai a vincere uno Slam nella specialità, ma vinse la Fed Cup due volte con Team USA e divenne successivamente capitano.

Il miglior torneo della sua carriera fu indubbiamente Wimbledon 1990, dove vinse dei match massacranti contro due icone come Graf e Seles (entrambe battute in tre set), arrivando senza benzina alla finale con Navratilova, che la sconfisse in due.

Pro: Garrison si muoveva benissimo, dotata di un baricentro basso che facilitava la sua strategia principale: andare a rete, utilizzando spesso anche il chip-and-charge. Il suo slice era magnifico, e lo stesso vale per le volée e per lo smash.

Contro: il servizio era spesso vulnerabile, specialmente la seconda, e il suo dritto non era al livello del rovescio.

Verdetto: nell’era pre-Williams, non era facile soddisfare le aspettative di chi voleva a tutti costi una nuova campionessa afroamericana. Per questo motivo, a inizio carriera Garrison ebbe problemi a gestire la pressione del suo ruolo – dopo la clamorosa vittoria contro Seles a Wimbledon disse: “Una volta gli psicologi mi usavano come classico esempio di eccessiva emotività sotto pressione”.

A pagina due, le altro quattro giocatrici più forti a non aver vinto uno Slam

Pagine: 1 2

Continua a leggere
Commenti
Advertisement

⚠️ Warning, la newsletter di Ubitennis

Iscriviti a WARNING ⚠️

La nostra newsletter, divertente, arriva ogni venerdì ed è scritta con tanta competenza ed ironia. Privacy Policy.

 

Advertisement
Advertisement
Advertisement