I re del Roland Garros: buon compleanno Orso Borg

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I re del Roland Garros: buon compleanno Orso Borg

La leggenda svedese compie 64 anni: riviviamo la sua straordinaria carriera al Roland Garros, battuto solo da Adriano Panatta (due volte) in otto partecipazioni

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Bjorn Borg e e Victor Pecci - Finale del Roland Garros 1979
 

Ci sono atleti che per maestria tecnica, successi, personalità e carisma, rappresentano delle pietre miliari dello sport. Il tennista svedese Bjorn Rune Borg, del quale ricorre oggi il sessantaquattresimo compleanno, appartiene a questa sparuta schiera di eletti. Ad avviso di chi scrive Borg è uno dei tre giocatori più importanti di tutti i tempi; gli altri sono “Big” Bill Tilden e Jack Kramer. Ognuno di loro impresse al tennis una spinta propulsiva in avanti di enorme importanza al punto che si può dire che dopo il loro avvento nulla fu più come prima, a parte forse le fragole con panna a Wimbledon.

Tilden fu l’uomo che trasformò il gioco del tennis in uno sport, Kramer lo industrializzò e Borg lo proiettò nell’era moderna sia dentro sia fuori dal campo.

Per quanto riguarda la dimensione sportiva il suo modo di colpire la palla con rotazioni estreme sia con il diritto sia con il rovescio bimane (o più esattamente a una mano e tre quarti) e la cura minuziosa dedicata alla preparazione atletica costituiscono ancora oggi e probabilmente costituiranno ancora a lungo uno standard di riferimento per la maggior parte dei professionisti; se estendiamo l’analisi del suo impatto al di là del rettangolo di gioco dobbiamo infine prendere atto che se il tennis da oltre 40 anni non è più considerato un hobby per le élite bensì uno spettacolo globale, ciò è principalmente dovuto alla sua personalità fortemente carismatica.

Si può discutere se le novità introdotte da Borg siano state un bene o un male per il tennis; ma è indiscutibile il fatto che siano riconducibili a lui. Personalità carismatica e tecnica innovative non sarebbero però bastate a proiettare Borg nel mito se ad esse non si fossero aggiunte le vittorie; anche sotto questo profilo Borg fu impareggiabile. In un arco temporale che va dal debutto nel circuito professionistico avvenuto nel 1973 e il suo ritiro virtuale del 1981 (quello ufficiale avvenne due anni dopo ma nel 1982 e nel 1983 disputò soltanto il torneo di Montecarlo) Borg conquistò 66 tornei in singolare tra i quali spiccano per importanza 6 Roland Garros e 5 Wimbledon.

A livello di squadra Borg debuttò in Coppa Davis nell’aprile del 1972 contro la Nuova Zelanda a 15 anni e 10 mesi di età e fu poi determinante nella conquista della prima coppa della storia della Svezia, avvenuta nel 1975. È più semplice fare l’elenco di ciò che manca nel suo palmares: lo US Open, torneo in cui giunse in finale quattro volte e – in subordine – l’Australian Open, che però disputò solo nel 1974.

Tornando alle 11 vittorie conquistate nei tornei dello Slam è difficile dire se siano più significativi i successi parigini o quelli londinesi; molti propendono per la cinquina sull’erba dal momento che per ottenerla Borg dovette adattare il suo gioco ad una superficie che – a differenza della terra rossa – non gli era congeniale per abilità innata. Ma dal momento che in una realtà ucronica non devastata dal coronavirus oggi a Parigi, in coincidenza del suo compleanno, si sarebbe disputata la finale del torneo singolare femminile, noi concentreremo la nostra attenzione sul Roland Garros.

Borg e Roland Garros costituiscono un binomio indissolubile al pari di Smith & Wesson. Abbiamo riassunto nella seguente tabella le sue performance in terra di Francia:

1973 1974 1975 1976 1977 1978 1979 1980 1981 V-S
Ottavi V V Quarti ND V V V V 49-2

Solo un uomo è riuscito a vincere un numero maggiore di singolari a Parigi, il francese Max Decugis (il marziano atterrato in Spagna per un’avaria alla navicella spaziale non fa quindi testo). Non ce ne vogliano i francesi, ma crediamo che le otto vittorie del loro connazionale avvenute tra il 1903 e il 1914 abbiano un valore assoluto inferiore alle sei dello svedese. Soltanto Adriano Panatta è riuscito a batterlo in questo torneonel ’73 e nel ‘76. Per curiosa coincidenza sia nel 1973 sia nel 1976 lo sconfisse dopo averlo battuto nei due incontri precedenti.

La vittoria più impegnativa fu quella del 1974; Borg fu costretto per tre volte a giocare il quinto set, contro Van Dillen (che nel primo set degli ottavi gli rifilò un clamoroso 6-0), Ramirez e Orantes contro il quale in finale perse i primi due set per poi lasciargli due game nei restanti tre. Nell’edizione del ’75 smarrì un solo set contro Adriano Panatta in semifinale. Nel 1977, alla gloria di una terza possibile vittoria consecutiva, preferì i dollari americani e prese parte al World Team Tennis, un campionato a squadre che ancora oggi si disputa negli Stati Uniti.

La sua assenza diede così modo a Guillermo Vilas di fare strame dei suoi avversari (6-0 6-3 6-0 in finale a Gottfried). Vilas a Parigi ballò una sola estate. Nel 1978 Borg vi tornò e vinse la coppa dei moschettieri senza perdere neppure un set e lasciando agli avversari 32 game in 7 match. Nella semifinale dell’edizione del ’78 batté Corrado Barazzutti con il punteggio di 6-0 6-1 6-0; narra la leggenda che Barazzutti al termine del match al momento di stringergli la mano gli disse: “Peccato per quel game”. Il campione in carica in finale fece poco meglio del nostro connazionale: 6-1 6-1 6-3 lo score a favore di Borg.

Se qualche lettore desidera farsi un’idea più compiuta di ciò che significava affrontare Borg su terra rossa, gli suggeriamo di dedicare 2 minuti e 25 secondi del suo tempo alla visione delle immagini relative a uno scambio di 86 colpi avvenuto nel corso della finale citata. Non vi diciamo chi lo ha vinto per non rovinarvi la sorpresa.

Nel 1979 Borg non giocò al livello del ’78 ma non ebbe comunque mai bisogno del set decisivo per portare a casa la quarta coppa. Complessivamente zero set e trentotto game persi nel 1980 e quinto successo. Il sesto giunse l’anno successivo. Per Borg fu una passeggiata sino alla finale dove contro Ivan Lendl perdette gli unici due set dell’intero torneo. Quello fu l’ultimo incontro che disputò a Parigi. Nello stesso anno seguiranno le vittorie a Stoccarda e Ginevra. Furono le ultime in assoluto.

Gli spunti per scrivere ancora a lungo di Borg non mancano; dal suo sodalizio con il coach Lennart Bergelin alla tensione delle corde di budello tirate a 35 kg; dal sobrio matrimonio con Loredana Bertè, al tragicomico ritorno alle competizioni nel ’91 a Montecarlo con Donnay in legno e guru al fianco. Lasciamo ad altri il compito di farlo. L’autore di questo articolo si congeda augurando buon compleanno all’idolo della sua adolescenza a fianco del quale si inginocchiò metaforicamente un sabato pomeriggio di luglio del 1980.


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