Massari, mental coach di Berrettini: "La grande forza di Matteo è saper reagire alle sconfitte" [ESCLUSIVA]

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Massari, mental coach di Berrettini: “La grande forza di Matteo è saper reagire alle sconfitte” [ESCLUSIVA]

Intervista di Ubaldo Scanagatta al mental coach del numero uno d’Italia: “All’inizio non davamo importanza ai risultati, ma alle qualità personali e tecniche”

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Matteo Berrettini - US Open 2019 (foto Jo Vinci)
 

Stefano Massari ricopre un ruolo fondamentale nella vita di Matteo Berrettini. In qualità di suo mental coach ha il compito di seguire emotivamente la carriera del top 10 azzurro, anche a distanza, a causa del Covid-19. Il direttore Scanagatta ha raggiunto per via telefonica Massari dopo che Matteo ha raggiunto il terzo turno dello US Open battendo Ugo Humbert. Il mental coach, che aveva già parlato con Ubitennis in occasione delle ultime ATP Finals, ha raccontato gli inizi con un giovanissimo Berrettini: “Il rapporto è iniziato circa sette anni fa. La cosa che ricordo molto bene è che la prima volta non si presentò (ride). Però aveva già tutte le caratteristiche che ora sono emerse maggiormente. Sensibile, intelligente, determinato e coraggioso”.

Ma come mai Matteo si è rivolto a Massari? “Anni fa feci un progetto per la scuola italiana di coaching, intervistando alcuni atleti, tra cui Flavio Cipolla che era allenato da Vincenzo Santopadre. Da lì in poi iniziai a frequentarlo di più e a collaborare con lui. Poi quando Matteo e Jacopo arrivarono all’Aniene Vincenzo me li presentò, perché secondo lui si sarebbero interessati. Nelle prime sessioni non parlammo tanto di tennis. Affrontammo temi più generali, sulla vita, sui rapporti”.

L’ascesa di Berrettini, esploso l’estate scorsa nei tornei sull’erba, non è stata tanto precoce. Massari ha spiegato come questo sia dovuto al progetto disegnato sul ragazzo romano da Vincenzo Santopadre: “All’inizio non dava importanza ai risultati. Dava molta più importanza alla qualità del gioco e alla qualità della persona. E per fare questo ha riunito un team di persone che avessero questa impostazione. Eravamo allineati su questa impostazione, finché non è arrivato a 19-20 anni. Le qualità tecniche e personali poi gli hanno permesso di esplodere“.

Ha poi anche parlato della qualità più importante di Matteo: “Un anno fa negli ottavi a Wimbledon prese una lezione da Federer. C’era il rischio che non superasse più quella sconfitta. Lui, anche con ironia (proponendo a Federer di farsi pagare la lezione) ci riuscì. Elaborò la sconfitta e cercò di fare meglio. Questo è un po’ il risultato del lavoro degli anni precedenti. La sua più grande capacità è saper reagire alle difficoltà“.

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