Focus
I 33 anni di Andrea Arnaboldi: “Mi arrabbio se penso che non ho ancora vinto un Challenger”
Un tennis sempre piacevole, ma finora gli è mancato l’acuto per entrare in top 100: “Non credo di essere più emotivo di altri. Il posto più brutto in cui ho giocato? Marocco, un hotel imbarazzante in mezzo al niente!”

Abbiamo raggiunto telefonicamente Andrea Arnaboldi (n.268 ATP) proprio nel giorno in cui è stato ufficializzato il calendario Challenger per i primi due mesi del 2021, ma come è ormai consuetudine – lo abbiamo fatto con Zeppieri, Lorenzi e Caruso – pubblichiamo la chiacchierata in occasione del compleanno di Andrea, che oggi compie 33 anni.
Buongiorno Andrea, innanzitutto grazie per il tuo tempo. Come ti sembra questa prima parte di calendario?
Figurati, è un piacere parlare con voi. Ed è un sollievo poter finalmente ragionare con qualcosa di ufficiale in mano. Premetto che capisco le difficoltà dell’ATP nell’organizzare un calendario in piena pandemia. Vedo però che purtroppo i Challenger rimangono pochi e che cominciano due settimane dopo rispetto al circuito maggiore. Questo significa aumentare le differenze tra quelli che stanno nei primi 200 e tutti gli altri.
Tu come ti programmerai?
Per prima cosa mi prenderò alcuni giorni per valutare bene anche se è evidente che i due tornei di Biella offrano un indubbio vantaggio logistico. Non male neppure il circuito turco (tre tornei tra Istanbul e Antalya a partire dal 18 gennaio, ndr). Come anche quello francese (anche qui tre tornei in sequenza a partire dal 25 gennaio: Quimper, Orleans e Cherbourg, ndr).
Hanno evidentemente cercato di accorpare le date.
Certo, è evidente lo sforzo di creare delle sinergie e dunque di favorire i giocatori. Lo apprezzo molto.
Dal 10 al 13 gennaio ci sarebbero anche le qualificazioni degli Australian Open a Doha. Tu sei dentro?
Sono fuori di poco. Certo che se dovessero esserci delle defezioni ci metto un attimo a infilare racchette e costume in valigia e a correre in aeroporto.
Il 27 dicembre (oggi, ndr) festeggi il compleanno, toglimi una curiosità: da piccolo la vicinanza col Natale ti ha penalizzato?
Ci puoi scommettere, sono sempre rimasto fregato! Un regalo unico e via così. Un bimbo rischia di subire dei traumi (ride, ndr).
Il tuo tennis spicca nettamente nei Challenger, purtroppo al momento più come livello di gioco che come risultati. Che spiegazione ti sei dato?
Bella domanda, non sei il primo che mi dice questo. Da un certo punto di vista mi fa piacere. Mi arrabbio però molto se penso che ancora non sono riuscito a vincere un Challenger quando invece so di avere il livello. Forse mi è mancata un po’ di determinazione nei momenti in cui ho avuto delle chance. Ad esempio in novembre a ‘Parma 2’ ho battuto Barrere (la testa di serie n.1, ndr) al termine di una bellissima partita e in semifinale, sopra di un set, ho sprecato molte occasioni contro il britannico Liam Broady.
È un problema emotivo?
Non credo. Certo tutti sentiamo l’importanza di certi punti, ma sinceramente non credo di essere più emotivo di altri.
La tua superficie ideale è il veloce, vero?
Sicuramente la partita della vita la giocherei sul veloce. Devo dire che comunque non disdegno la terra.
Proprio alla terra battuta è legato il tuo ricordo più bello quando nel 2015 al Roland Garros superasti nelle qualificazioni il francese Pierre-Hugues Herbert (attuale n.83 ATP, ndr). Il match (6-4 3-6 27-25) durò oltre quattro ore e mezza, tuttora record assoluto per una partita di tre set.
Ricordi bellissimi che mi porto sempre dietro. A proposito dell’emotività di cui si parlava prima, nel terzo set di quella partita ero consapevole che ogni game poteva essere l’ultimo e questo mi fece vivere con grande intensità ogni singolo momento. Ero in una specie di bolla emotiva che in pratica mi impediva di razionalizzare quanto stava succedendo e quindi di avere paura.
Giocare in uno Slam significa entrare in un’altra dimensione?
Sì, da ogni punto di vista. Ci sono molte più cose in palio: più punti, più soldi e un prestigio che i Challenger non ti daranno mai. Di conseguenza anche il tuo impegno e la tua concentrazione salgono in proporzione.

In quel torneo dopo aver superato James Duckworth al primo turno perdesti contro Marin Cilic, allora un top player. Hai avuto altre esperienze con giocatori di vertice?
A Roma nel 2015 ho giocato contro Goffin quando era n.12 (onorevole sconfitta in tre set, ndr) e qualche anno fa mi sono allenato a Doha con Djokovic. Con Nadal e Federer invece non ho mai incrociato la racchetta.
Wimbledon 2019, perdesti al primo turno con Karlovic.
Sull’erba era obiettivamente un turno piuttosto complicato. Tornando in spogliatoio realizzai che forse avrei potuto fare di più (6-4 6-4 7-6) contro un avversario che non è certo imbattibile. Il problema con lui è che non riesci mai a prendere ritmo.
Il fatto che tu sia mancino è un vantaggio?
Penso che sia un piccolo vantaggio, ma solo per il fatto che ce ne sono pochi e dunque gli avversari sono meno abituati.
Si dice che i mancini siano ingiocabili quando battono da sinistra.
Dipende sempre da che tipo di risposta ti trovi davanti. Ci sono dei giocatori che soffrono il servizio a uscire, io stesso sono un po’ in difficoltà quando gioco contro un altro mancino. Altri avversari invece neutralizzano facilmente questo tipo di servizio.
Da giovane sei stato sei anni in Spagna.
Esperienza bellissima. Qui in Italia avevo già lavorato con un preparatore atletico che faceva base a Valencia, mi ero trovato bene e così mi invitarono a fare lì la preparazione invernale. Dovevo rimanere un mese ma si creò un tale feeling con il coach Josè-Luis Aparisi che rimasi sei anni. Fu un’ottima scelta per il mio tennis ma anche per la mia persona.
Parlerai benissimo spagnolo.
Beh sì, sei anni sono tanti. Non l’ho mai studiato ma l’ho imparato abbastanza in fretta.
E con l’inglese?
Me la cavo. Le lingue mi piacciono molto. Ai tornei parlo spesso con gli stranieri.
Chi sono i tuoi migliori amici nel circuito?
In genere ho ottimi rapporti con tutti ma se devo sceglierne uno, dico sicuramente Luca Vanni. Abbiamo un bellissimo rapporto. Ma vado d’accordo anche con i ragazzi più giovani, tipo Pellegrino.
A proposito di ragazzi giovani pronostico secco su quello che sarà il best ranking di Sinner e Musetti.
Entrambi in top 10. Ma secondo me Sinner potrebbe ambire anche a qualcosa di più.
Tipo numero 1?
Lo hai detto tu (ride; in realtà lo ha detto anche Lorenzi!, ndr)
Prima delle partite hai dei rituali?
Dei rituali miei per preparare al meglio l’ingresso in campo. Poi sì, qualcosa di scaramantico può capitare. Ma non voglio farmi condizionare, sennò rischio di entrare in campo preoccupato.
A proposito di scaramanzia e rituali, tutti i giocatori quando stanno per servire prendono sempre in mano tre palline per poi restituirne una al raccattapalle. Ha un significato particolare?
Nel mio caso è una cosa puramente tecnica, cerco di scegliere la pallina più nuova, quella meno consumata. Poi può essere che per alcuni anche questo sia diventato una specie di rito.
Hai da poco cambiato coach. Giorgio Mezanzani ti segue nei tornei?
Sai, abbiamo iniziato da poco a lavorare assieme e quest’anno non è che si sia viaggiato tanto. Penso però che avere con sé uno staff, per quanto ridotto, possa fare la differenza. Nel mio caso lui e Stefano Viganò, il mio preziosissimo e insostituibile preparatore atletico.
Viaggiare con lo staff è economicamente sostenibile?
Dipende da come uno vuole investire i propri guadagni. A livello Challenger, con un po’ di sacrifici, si può fare. Considera che l’organizzazione da una bella mano, facendosi carico dei pernottamenti e talvolta anche dei pasti.

Ti piace viaggiare?
Non mi pesa assolutamente.
Riesci anche a fare del turismo?
Ultimamente mi piace ritagliarmi un po’ di tempo per vedere delle cose. Senza esagerare ovviamente, ma un pomeriggio ogni tanto può essere interessante. Recentemente ho visitato Porto e Istanbul ed è stato molto piacevole.
Invece il posto più orribile dove hai giocato?
Ce ne sono diversi. Mi ricordo in particolare un Future in Marocco quando con Luca Vanni finimmo a dormire in un hotel imbarazzante, in mezzo al niente. Ne parliamo sempre quando ci incontriamo (ride, ndr).
Quando sei in viaggio come occupi i momenti off?
Netflix, al contrario di molti colleghi, lo uso davvero poco. In questo momento sto leggendo un libro sugli All Blacks e porto sempre con me la settimana enigmistica. Una cosa un po’ da vecchietti (ride, ndr) ma a me piace un casino.
Si dice che tu sia un buon chitarrista.
Chi ha fatto la ‘spiata’ è stato troppo gentile, ho effettivamente un paio di chitarre, ma purtroppo è da un po’ che non suono e sono decisamente arrugginito.
Pratichi e/o segui altri sport?
Mi piace molto giocare a golf, ho un bellissimo campo vicino a casa e ci vado appena posso. Seguo anche le gare del PGA Tour quando le passano in TV, altrimenti cerco i filmati. Chissà, forse un giorno potrei giocare contro Nadal (più che un appassionato, visto che si distingue anche in tornei pro, ndr), visto che non ci sono riuscito su un campo da tennis.
So che sei interista.
Ti prego, sono in lutto dopo che siamo usciti dalla Champions League. Secondo me soprattutto per colpa dell’allenatore di cui non condivido per niente le scelte.
Il tuo rapporto coi social? Non mi sembri particolarmente attivo.
È così, guardo, osservo ma non scrivo più di tanto. Potrei promuovermi un po’ meglio ma lo strumento non mi fa impazzire.
A proposito di social mi hanno raccontato degli insulti che voi giocatori ricevete in caso di sconfitta.
Nel mio caso anche quando vinco.
Gente che aveva scommesso sulla tua sconfitta?
Immagino di sì.
Cosa pensi del problema delle scommesse nel mondo del tennis?
La T.I.U. (Tennis Integrity Unit) sta andando giù duro ma temo che in realtà nella rete rimangano solo i pesci piccoli. La mia opinione sull’argomento è molto chiara. Se uno fa queste cose deve essere radiato, non importa quanto sia ‘pesante’ il suo nome.
Meglio tornare al campo. Tu sei anche un ottimo doppista.
Il doppio mi piace molto ed è mia intenzione tornare a giocarlo più spesso nel 2021. È comunque un introito e in prospettiva una buona carriera. Il problema è che spesso devi improvvisare la formazione perché è difficile avere la stessa classifica e lo stesso percorso di quelli con cui ti piacerebbe giocare. Ed è per questo motivo che non ho mai avuto un compagno fisso.
Federer si ritira?
Speriamo di no, anche se le sue ultime dichiarazioni lo lasciano temere. Non penso però che vorrà mancare a Wimbledon, anche se il 2021 sarà molto probabilmente il suo ultimo anno.
Dimmi qualcosa di tuo cugino Federico (20 anni, n.901 ATP, ndr).
Secondo me ha grandi qualità e penso che farà veramente bene. Certo ha bisogno di tempo per maturare sia come persona che come giocatore.
Andrea grazie di tutto e auguri sia per il compleanno che per le Festività. Spero che il 2021 ti porti tante soddisfazioni.
Grazie a te e a tutti i lettori di Ubitennis.

Flash
Roland Garros: Sabalenka parte benissimo, liquidata Kostyuk in due set
Vincono facilmente Nadia Podoroska e Magdalena Frech su una Zhang inesistente

[2] A. Sabalenka b. M. Kostyuk 6-3 6-2
Inizia con il piede giusto il cammino di Aryna Sabalenka al Roland Garros 2023. Dopo alcuni game di rodaggio, infatti, la leader della WTA race batte senza patemi l’ucraina Marta Kostyuk per 6-3 6-2 in 71 minuti. La numero 39 del ranking ha trovato il tempo, insinuandosi nei classici piccoli difetti di inizio torneo delle giocatrici più forti, di chiudere alcuni punti pregevoli con i fondamentali di rimbalzo, ma non ha potuto nulla qualdo Aryna ha registrato i propri colpi. Al secondo turno per lei ci sarà il derby bielorusso contro la qualificata 25enne Iryna Shymanovich, vittoriosa in rimonta sull’ungherese Udvardy, per 6-7(6) 6-4 6-1, alla sua prima apparizone Slam in carriera.
Primo set. Problemi al servizio per entrambe, poi Sabalenka prende il largo
La favorita numero due cerca subito gli appoggi migliori per spingere con il dritto, mentre Kostyuk si difende e prova a spostare la rivale con il servizio a uscire per aprirsi poi il campo e chiudere sul lato opposto. Entrambe non vengono però supportate dal servizio e hanno i loro problemi a raccogliere i frutti del proprio forcing, soprattutto la bielorussa che cerca continuamente di offendere. Sabalenka cede la battuta sul 2-2 a zero commettendo due doppi errori e subendo una splendida palla corta di dritto dell’avversaria. Aryna si riprende subito la parità nel game successivo approfittando di un doppio fallo ma anche mettendo sotto assedio la parte di campo difesa da Kostyuk.
Dopo il primo quarto d’ora infatti la campionessa di Melbourne trova maggiore precisione e profondità e l’atleta Ucraina è costretta a correre per tentare di chiudere i varchi sempre più larghi in difesa. Sul punteggio di 3-3 Sabalenka vive gli ultimi imbarazzi del set: con il terzo doppio fallo del set manda il game ai vantaggi e subisce il pressing di Kostyuk, che si conquista la seconda palla-break del parziale. La bielorussa sistema le cose con il servizio finalmente efficace con continuità e acquisisce fiducia.
Nel game successivo infatti tiene costantemente il centro del campo: beneficia di un clamoroso errore con lo smash della sfidante ma poi mette a segno un passante di rovescio strettissimo e un dritto inside-out che non lasciano dubbi sulla qualità del suo momento agonistico. Il set va in archivio poco dopo per 6-3. Per Sabalenka 11 vincenti e 13 errori, molti dei quali nella prima metà della frazione. Il tutto in 38 minuti.
Secondo set. Kostyuk può solo correre, Sabalenka troppo sicura di sé
La frazione vede la tennista di Minsk perfettamente a punto nei colpi che insiste con un forcing sempre meno sostenibile dalla rivale. Kostyuk esce da un parziale di tre game a zero e ne subisce altri due, subendo il break nel primo gioco anche per un doppio errore, sicuramente condizionato dall’atteggiamento aggressivo della tigre bielorussa.
Sabalenka sale 4-1 con una certa facilità e si distrae. Commette alcune imprecisioni e sul 5-1 concede anche una palla-break, che cancella senza troppi turbamenti. La chiusura è infatti nell’aria e si materializza due game più avanti, con un 6-2 che spiega i progressivi imbarazzi di Kostyuk nel tenere il campo davanti alle iniziative della numero due del mondo. In 33 minuti 8 vincenti e otto errori per la bielorussa, 6 a 11 per l’ucraina. Nessuna stratta di mano al termine del match, come era prevedibile. Applausi ma anche fischi dalle tribune.
Altri incontri
Si rivede Nadia Podoroska. La ventiseienne argentina brillò a Parigi tre anni fa raggiungendo la semifinale dalle qualificazioni e perdendo solo dalla futura vincitrice Swiatek. Podoroska si sta ricostruendo una classifica dopo l’anno a cavallo tra 2021 e 2022 perduto per infortunio. Ora è numero 101 del ranking e ha superato oggi la francese Jessika Ponchet per 6-0 6-2; sua prossima avversaria Maria Sakkari oppure Karolina Muchova.
Magdalena Frech elimina la testa di serie numero 29, la cinese Shuai Zhang. Impietoso il risultato: 6-1 6-1. In realtà Zhang è solo alla sua seconda partita sul rosso dopo l’eliminazione a Strasburgo per mano di Friedsam e anche nell’intera stagione ha giocato piuttosto poco. Quarantanove minuti di partita con un parziale di 8 game a zero per la polacca, che ha mancato tre palle per chiudere 6-0 il secondo set. Sua prossima avversaria la russa Rakhimova o la ceca Bejlek.
Flash
Il Roland Garros indifeso: Nadal e gli altri campioni in carica che hanno lasciato orfano il torneo
Rafa Nadal è l’ultimo di una (breve) lista di vincitori dell’Open di Francia che non hanno giocato a Parigi l’anno successivo. Chi sono gli altri e perché non c’erano?

“Dipende se Rafa giocherà” aveva detto a Roma fa Novak Djokovic, una risposta che molto probabilmente valeva per tutti i tennisti alla domanda su chi sarebbe stato il favorito a Parigi. Quel “se giocherà” si è rivelato infaustamente premonitore: non sarà Rafael Nadal ad alzare la Coppa dei Moschettieri nel 2023. Nella conferenza stampa di giovedì 18 maggio, un tennista di trentasei anni, quasi trentasette, e dall’aspetto sereno ha affranto gran parte del mondo tennistico spiegando che il proprio corpo reclama una lunga pausa. La più immediata conseguenza sportiva di ciò è l’impossibilità di difendere il titolo del Roland Garros – il quattordicesimo messo in bacheca.
Nadal non aveva mai mancato l’appuntamento parigino dal suo esordio (con successo finale) nel 2005, ma aveva dovuto rinunciarvi l’anno precedente a causa di una frattura da stress alla caviglia sinistra. Quella del 2023 è dunque la sua prima assenza come campione in carica. Ci è allora venuta la curiosità di sapere chi altri non si fosse presentato l’anno successivo al trionfo. Curiosità che evidentemente è venuta anche a qualcun altro che ringraziamo per la rivelazione. Vediamo quindi chi sono i tennisti (maschi) dell’Era Open a non essersi presentati per la difesa del titolo, con l’auspicio (ormai la certezza, assicura lei) di non doverne farne uno anche per le ragazze.
Il viaggio parte dal maggio 1970, due anni dopo l’inizio dell’Era Open, il momento di svolta in cui i tennisti professionisti furono ammessi a giocare i tornei del Grande Slam e gli altri eventi organizzati o riconosciuti dal’ILTF fino ad allora riservati agli amatori. L’ILFT era la federazione internazionale che ancora si beava di Lawn nel nome e il Roland Garros del 1968 fu il primo Slam “aperto”. Il vincitore a Parigi nel 1969 e dunque primo della lista dei campioni uscenti-assenti è Rod Laver, il mancino australiano che nell’occasione si prese la rivincita della finale dell’anno precedente sul connazionale Ken Rosewall.
Laver, che in quella stagione vinse il Grande Slam, era sotto contratto con la NTL (National Tennis Leagues), un tour professionistico maschile fondato due anni prima. Esisteva anche un altro tour pro, il World Championship Tennis, che insieme al Grand Prix è stato il predecessore dell’ATP. Nel 1970, il WCT acquisì la NTL e con essa i contratti dei suoi giocatori. Pare quindi che, almeno in parte, proprio per via del proprio contratto Rod non partecipò a quel Roland Garros, sebbene giocò poi a Wimbledon e a Forest Hills (US Open), due degli altri eventi sotto l’egida dell’ILTF. Nel dicembre di quello stesso anno, WCT e ILTF raggiunsero un accordo, mentre quello del 1969 rimase l’ultimo Open di Francia disputato da Laver. Il suo successore a Parigi fu così il ceco Jan Kodeš, vincitore in finale su quello Željko Franulović che avrebbe diretto il torneo di Monte Carlo per quasi due decadi.
Rimaniamo nel Principato volando però al 1982 e al secondo nome della lista, probabilmente quello facile da indovinare. Nel torneo monegasco, Bjorn Borg, numero 4 del seeding, si arrende a Yannick Noah, dopo aver battuto in tre set Adriano Panatta al secondo turno. Fin qua, nulla di strano. Guardando con attenzione, tuttavia, di fianco a quel “4” che precede il nome del sei volte campione a Parigi c’è la Q di qualificato. Perché Borg rientrava da un’assenza dal circuito di cinque mesi, la più lunga fino a quel momento, ma soprattutto aveva deciso di disputare solo sette eventi del Grand Prix invece dei dieci richiesti. Sul New York Times dell’epoca, il suo coach Lennart Bergelin spiega che Borg ha deciso di non giocare il Roland Garros a causa della regola che lo obbligherebbe a passare per le qualificazioni. “Non abbiamo ancora preso una decisione riguardo a Wimbledon” aveva aggiunto. Quello di Monte Carlo era il primo torneo a cui partecipava in stagione. Sarebbe rimasto l’unico. Senza Bjorn a difendere il titolo (il quarto consecutivo), la coppa restò comunque in mani svedesi, raccolta da un diciassettenne Mats Wilander che batté Guillermo Vilas in quattro set.
Nel 1990 non era più un fattore, Wilander, mentre il numero 1 del mondo Ivan Lendl si chiamò fuori dai giochi per prepararsi sull’erba con obiettivo Wimbledon. Fuori subito le prime due teste di serie Edberg e Becker per mano di due teenager, rispettivamente Sergi Bruguera e Goran Ivanisevic, in finale – la prima slam per entrambi – arrivarono i secondi favoriti del seeding: ebbe la meglio l’underdog, il trentenne Andres Gomez sul ventenne Andre Agassi. Il mancino ecuadoriano perse però il suo feeling con la palla nei mesi successivi, chiudendo l’anno con 12 sconfitte consecutive. Nel 1991, a Madrid, vinse il suo terzo match in stagione, ma si infortunò alla coscia al turno successivo e fu quella la motivazione per cui rinunciò al Roland Garros. Tuttavia, secondo il suo ex coach Colon Nuñez fu il mediocre stato di forma di Andres la ragione principale che portò alla decisione del forfait. “L’infortunio è stata l’ultima goccia” le parole di Nuñez riportate dal Tampa Bay Times. “Non ha retto alla pressione come avrebbe potuto. Ora sta lavorando con un preparatore atletico, cercando di tornare in forma. Di sicuro possiede ancora il talento”. Agassi tornò in finale, ma fu nuovamente sconfitto, quella volta da Jim Courier.
1970, 1982 e 1991. Non succedeva da trentadue anni che il campione in carica del Roland Garros non tornasse a difendere il titolo. Allora, magari non da così tanto ma certo dopo parecchio tempo, l’imminente Open di Francia 2023 sarà un torneo… aperto.
E quello del 2024? “Dipende…”.
ATP
Italiani in campo oggi 28 maggio: Giorgi sul centrale, Sonego, Musetti, Arnaldi ed Errani. A che ora e dove vederli
Sara Errani pronta a sorprendere Jill Teichmann, Matteo Arnaldi alla sua prima assoluta a Parigi con Daniel Galan

Finalmente si parte con il secondo Slam della stagione! Prima delle tre domenica in cui si articolerà la manifestazione rossa e già alcuni campioni impegnati nei loro primi turni. Per i nostri colori oggi scendono in campo tre uomini e due donne; vediamo nel dettaglio i loro incontri.
Uomini
Sul court numero 12 Matteo Arnaldi incrocia il colombiano Daniel Galan. Il ventisettenne sudamericano attualmente ricopre la novantesima posizione nel ranking e quest’anno si è segnalato per aver disputato la finale del challenger di Sarasota. A Roma non è riuscito a qualificarsi.
Non ci sono precedenti con il nostro Matteo, che recentemente è entrato nei top 100 grazie ai sedicesimi di finale a Madrid. I maggiori siti di Betting vedono l’italiano favorito: Matteo è pagato da 1,50 (bet365 e Snai) a 1,48 (Sisal), mentre per Galan abbiamo il 2,65 di Goldbet ma anche il 2,54 di Planetwin.
Fiducia ad Arnaldi, dunque, forse anche per l’intraprendenza con cui ha ottenuto i suoi primi risultati nel circuito maggiore.
Indicativamente dopo le 14 sul campo numero 13 sono attesi Lorenzo Sonego e Ben Shelton. Il ventenne americano è testa di serie numero 30 in virtù di una crescita rapidissima che lo sta vedendo protagonista anche sulla terra rossa europea dagli inizi di aprile all’Estoril.
Unico precedente tra i due i trentaduesimi di finale a Cincinnati 2022: vinse l’allora numero 229 del ranking, che superò Lorenzo 7-5 al terzo. Spazio al fast tennis, sarà un match imprevedibile.
I bookmaker concedono fiducia all’esperienza del torinese: Planetwin assegna 2,80 al ragazzo di Atlanta, mentre bet365 addirittura quota a 3,00 il passaggio del turno del favorito numero 30. Per il torinese 1,40 di Snai e 1,42 di Sisal. L’esperienza di Shelton sul clay è probabilmente valutata ancora troppo debole.
Campo numero sette, un’ora dopo circa: ecco la testa di serie numero 17 Lorenzo Musetti alle prese con lo svedese Mikael Ymer. Per lo svedese solo cinque incontri sul rosso quest’anno: tre nel challenger di Bordeaux e due a Lione durante il secondo dei quali ha subito un default mentre era impegnato con il francese Fils.
Poco esaltante il suo percorso quindi, per risultati come per condotta in campo. Le quote, di conseguenza, sono piuttosto avare per chi punta sul tennista di Carrara: si va dall’1,19 all’1,21 di Goldbet. Sisal concede 4,25 per chi rischia i propri averi sulle fortune dello svedese, Snai arriva a 4,50.
Unico precedente nei sedicesimi del torneo di Rotterdam 2022: sul duro e indoor, condizioni maggiormente gradite al suo avversario, Musetti si impose in tre set, 6-3 6-7 6-3.
Donne
Per una delle due italiche fanciulle subito gli onori del Philippe Chatrier. Camila Giorgi scende il campo contro la nizzarda Alizé Cornet. Per la trentatreenne francese finora la stagione è risultata povera di soddisfazioni e il ranking personale è sceso fino alla sedia numero 59, la peggiore da un anno e mezzo a questa parte.
Camila, quest’anno vincitrice a Merida, è quotata 1,44 da bet365 e 1,47 da Goldbet. Troviamo Cornet a 2,75 (Sisal, Bet365) e a 2,70 (Goldbet, Eurobet). Visti gli ultimi risultati delle due la valutazione su Giorgi sembra invitante, anche perché l’atleta di Macerata è in vantaggio 5-2 negli scontri diretti, avendo vinto proprio gli ultimi 5. Camila non ci perde dal 2014.
Court numero sei a metà pomeriggio per Sara Errani che sfida l’elvetica Jill Teichmann. È una sfida senza precedenti; Sara arriva da una serie di battaglie al Firenze Ladies Open, pronta a dare tutto come sua abitudine.
Jill è scesa alla posizione numero 75 del ranking non essendo riuscita a replicare i buonissimi risultati sul rosso del 2022 (semifinali a Madrid e quarti a Roma). Solo un match vinto per lei sul rosso sino ad ora. I siti di betting scelgono comunque l’elvetica con quote forse poco interessanti alla luce di quanto visto recentemente sul campo. Planetwin propone 1,32 Bet365 sale a 1,36. Per Sara 3,20 (Snai, Sisal) e 3,30 (Planetwin).
Ricordiamo che Roland Garros è trasmesso in esclusiva su Eurosport 1 e 2. I match saranno in streaming so Discovery+ ed Eurosport player; i due canali euro sport saranno visibili anche gli abbonati DAZN, Sky e Tim Vision.