Miami entra nel vivo. Barty: "Vincitrici diverse? Sono sorpresa... che voi lo siate ancora!"

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Miami entra nel vivo. Barty: “Vincitrici diverse? Sono sorpresa… che voi lo siate ancora!”

La numero uno del mondo è sicura che la varietà di vincitrici sia un bene per la WTA. E dovremmo smettere di sorprenderci. Torna Andreescu: “La mia carriera sinora? Decisamente strana”

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Se del Master di Miami al maschile si sta parlando quasi esclusivamente per via delle continue rinunce che l’hanno mutilato nell’ultimo mese – la notizia dell’ultima, quella di Andy Murray, è arrivata ieri -, la versione al femminile sta offrendo all’organizzazione WTA la chance di una bella rivincita, per ribellarsi alla perdurante condizione, o meglio, alla percezione che il grande pubblico ha di essa, in qualche modo gregaria rispetto alle contraltari vicende ATP. Niente Florida per Nadal, né per Djokovic, né per Thiem, né per chissà quanti altri, mentre il tabellone a cui molti guardano con malcelata sufficienza è ricco, stipato, pieno di stelle luminose.

Delle settantasette aventi diritto a ingresso diretto hanno marcato visita in dieci, ma nessuna tra le assenti occupa una posizione tra le prime venti della classifica. L’eccezione è come sempre rappresentata da Serena Williams, ma è un’eccezione per modo di dire: da qui a fine carriera, l’eccezionale si verificherà quando Serenona concederà la propria presenza a un torneo diverso da uno Slam. Per il resto, tutte al via, carte pronte a essere mischiate, nell’incertezza sovrana che regola il circuito ormai da tempo immemore, vanto del tennis al femminile, se ce n’è uno, e pazienza se molti osservatori bollano l’attualità come conseguenza data dall’assenza di solide campionesse.

Al Media Day, classico aperitivo pre-torneo, hanno voluto approfittare della situazione, dando in pasto alla stampa cinque delle prime otto teste di serie al via oltre a Vika Azarenka, che tra le prime otto non è ma da quelle parti ha già alzato il trofeo tre volte. S’è parlato di tutto, ne valeva la pena. A inaugurare i microfoni è stata chiamata Ashleigh Barty, per diritto gerarchico: non solo Ash è ancora la prima giocatrice del ranking, ma è anche l’ultima campionessa di Miami, in carica da due anni causa pandemia. La tennista da Brisbane in Florida giocherà per la prima volta fuori dai confini australiani dai tempi di Doha 2020 e sembra eccitata dal poter riprendere la routine, anche se la parte logisticamente più faticosa di essa, viaggi e bagagli, le ha imposto un approccio al torneo quantomeno tortuoso.

Di solito è un viaggio semplice: da Brisbane a Sydney, poi volo diretto a L.A. e da lì a Miami. Stavolta abbiamo avuto una cancellazione quando stavamo per lasciare l’Australia, e un altro volo soppresso in California. Door to Door, ossia da quando abbiamo chiuso la porta di casa a quando abbiamo aperto quella dell’albergo, sono passate quarantacinque ore, ma adesso siamo arrivati e siamo pronti“. Traversie aeree a parte, Barty sembra felice. “Ho ottime memoria di questa città, vibrazioni positive. Difendere il titolo non sarà scontato, avrete notato che anche quest’anno abbiamo avuto molte vincitrici diverse in diversi tornei, ma siete soprattutto voi a essere sorpresi, e francamente io sono sorpresa che voi lo siate ancora. Ci sono tante giocatrici fantastiche, nel circuito c’è una grande profondità di talento, devi essere vicina al massimo delle tue potenzialità per vincere, e comunque può succedere di tutto. Credo sia una grande notizia per il Tour che rappresentiamo“.

Attenta a muovere passi cauti per non scivolare di nuovo, Bianca Andreescu quasi sussurra propositi di ritorno agli antichi fasti, sia mai che il fato decida di voltarle di nuovo le spalle. “Un aggettivo per la mia carriera finora? Strana, decisamente strana. Ho avuto successo subito, prestissimo, tutto insieme. Poi mi sono fatta male, poi la pandemia, e un anno se n’è andato senza che io potessi mettere piede in campo. Ho svolto una buona preparazione, ma ovviamente giocare match ufficiali è diverso. In ogni caso, sono felice di essere tornata in Australia, la condizione arriverà con calma. Già qui penso di poter far bene“. A vent’anni e con un titolo Major già in bacheca c’è di che esser fiduciosi, ci mancherebbe, beata gioventù baciata dal talento; talento che in Canada, ultimamente, non smette di veder crescere i germogli delle semine recenti.

L’ultima arrivata è Leylah Fernandez, la quale, domenica scorsa a Monterrey, ha vinto il primo torneo della verdissima carriera. “Una buona amica – ha detto di lei Bianca -, una grande lavoratrice. Ha molte qualità, sono felicissima per lei e sicura di vederla ad alti livelli a brevissimo“. Tra un paio d’anni chissà, al Media Day potrebbe essere lei pure tra le invitate.

I pensieri di Naomi

Naomi Osaka vede la Florida e diventa nostalgica, del resto la contingenza familiare obbliga i ricordi. “Quando sono qui non penso ai quattro Slam, alla classifica, ai guadagni. Mi torna alla mente una sola immagine: io e mia sorella che giochiamo su un campo pubblico per ore e ore, fino allo sfinimento“. Come sappiamo, Mari, la sorellona di Naomi, qualche settimana fa ha deciso di appendere la racchetta al chiodo. “Se per lei è la decisione giusta, io sono felice, e sarò ancora più felice quando realizzerà i molti progetti che ha in mente. Lei è sempre stata la sorella buona, io quella cattiva, soprattutto in campo. Se un’avversaria si comportava male, lei non ha mai reagito, ha sempre mostrato la sua anima nobile, e per come stanno le cose, nel mondo in cui viviamo, questa attitudine ha rappresentato per lei uno svantaggio. Ma per essere persone meravigliose come lei, questo potrebbe essere il prezzo da pagare“.

Se Naomi è melanconica, Simona Halep è serena dopo aver iniziato l’agognata procedura di vaccinazione. “Da quel punto di vista sono quasi a posto, adesso posso viaggiare più tranquilla, anche se non ho smesso di proteggermi in tutti i modi raccomandati. Non sono andata all’Open degli Stati Uniti perché in quel periodo non mi sentivo sicura, la situazione globale mi metteva molta ansia. Adesso mi sento meglio con me stessa, l’unica difficoltà è rappresentata dal dover vivere in una bolla costante, ma dobbiamo stringere i denti e non sgarrare, sono sicura che presto le cose torneranno alla normalità“.

Normalità inseguita anche da Sofia Kenin, turbata dal capitombolo sofferto a Melbourne dove gravava su di lei il macigno di un titolo da difendere, e subito dopo costretta ai bisturi per rimuovere l’appendicite. “Avevo aspettative diverse per l’inizio della stagione, non sono stata fortunatissima, ma sono cose che bisogna accettare“, ha detto alla stampa l’americana di Mosca. “In questo momento non sono ancora al 100% ma sento che il mio tennis sta tornando, e sono convinta che la stagione stia per iniziare davvero solo adesso“.

Fuori dalla top 10 ma di pregiato pedigree e curriculum di platino quando si parla di Miami Open, riecco Vika Azarenka, anche lei reduce da un inizio d’anno turbolento alquanto. Prima l’inattesa quarantena dura a Melbourne, poi una serie di piccoli intoppi fisici sufficienti a rallentarne la corsa. “Dopo Doha mi sono presa qualche settimana per allenarmi, per recuperare il tempo perso in Australia. Peccato, perché stavo giocando bene. Adesso credo di essere di nuovo sulla strada giusta, fisicamente e mentalmente“. Indubbiamente il figlioletto Leo aiuta a innalzare il livello dello spirito, anche considerate le sue prime prestazioni con gli attrezzi del mestiere di famiglia in mano. “Fintanto che si diverte, io sono felice, anche se non capisco perché si rifiuti di tirare il rovescio. Per fargliene giocare uno devo blandirlo con mille promesse e vezzeggiamenti. Gli dico sempre che la mamma ha un ottimo rovescio, quindi geneticamente anche lui dovrebbe averne uno fantastico. Qualche giorno fa suo padre gli ha chiesto cosa volesse fare da grande, e lui ha risposto di voler diventare come la mamma. Mi ha scaldato il cuore“.

Vika Azarenka - US Open 2020 (via Twitter, @usopen)
Vika Azarenka – US Open 2020 (via Twitter, @usopen)

Scalda il cuore, a noi umili osservatori, vedere un campo di partecipazione di così alto lignaggio, sicuri di assistere a un torneo confortante. Tra un ritiro per motivi di famiglia di Djokovic e una rinuncia dettata dalla schiena di Nadal, fossimo in voi un occhio al femminile di Miami lo butteremmo, nei prossimi dieci giorni.

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