Nadal in stampelle dopo i trattamenti. E i ciclisti non ci stanno: "Gli eroi di oggi..."

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Nadal in stampelle dopo i trattamenti. E i ciclisti non ci stanno: “Gli eroi di oggi…”

Rafa Nadal torna a Maiorca dopo il primo trattamento. Intanto Martin e Pinot non gradiscono: “Se lo facesse un ciclista verrebbe accusato di doping”

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Rafael Nadal - Roland Garros 2022 (foto Roberto dell'Olivo)
Rafael Nadal - Roland Garros 2022 (foto Roberto dell'Olivo)
 

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È tornato finalmente nella sua Maiorca il 22 volte campione Slam Rafael Nadal, e lo ha fatto usando due stampelle. Prima di tornare sull’isola natale infatti il tennista spagnolo ha fatto tappa a Barcellona per iniziare quel trattamento di iniezioni tanto chiacchierato, che dovrebbe quanto meno metterlo in condizione di convivere con il problema al piede. L’alternativa è un’operazione chirurgica maggiormente invasiva e dunque si farà di tutto per evitarla: la sua partecipazione al torneo di Wimbledon è ancora avvolta nella nebbia. In ogni caso il suo sorriso e la disponibilità nel soddisfare i tifosi ad aspettarlo non sono state scalfite dal dolore, concedendo foto e autografi come di consueto nonostante le stampelle.

Dopo Zverev quindi, operato in Germania dopo i tre legamenti lesionati nella caduta nel match contro Nadal, anche l’altro giocatore di quell’incontro termina il torneo passando per l’infermeria. Parlando alla stampa spagnola dopo la finale del Roland Garros con Ruud, Nadal ha spiegato nel dettaglio la sua situazione: “L’obiettivo è chiaro; effettuare il trattamento con radiofrequenze sul nervo per cercare di ottenere la sensazione che ho quando sto giocando col piede intorpidito. Stiamo cercando di renderlo permanente. Se funziona, rimuoveremo la sensibilità dalla parte dolorante del piede. Se riusciamo a far funzionare questo trattamento, che colpisce permanentemente il nervo, sarò in grado di continuare a giocare”. Al momento l’effetto delle iniezioni “dolorose ma sopportabili”, dura dalle sette alle otto ore, “ma farle 20 minuti prima di scendere in campo tutti i giorni… non è piacevole, onestamente”, ha confessato Nadal.

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Essere sportivi professionisti però è anche questo: convivere con il dolore. L’unica differenza è come si decide di affrontarlo. “L’ultimo match giocato senza anti-infiammatori? Non lo so e non voglio approfondire. Tutti gli sportivi d’élite prendono ciò di cui abbiamo bisogno in termini di antidolorifici per poter competere. È chiaro che la maggior parte degli atleti convive con gli antinfiammatori. C’è da aspettarselo”. Tuttavia non ogni persona è disposta a passare attraverso questo calvario, vuoi per una diversa predisposizione al dolore, vuoi per una diversa etica personale o dettata dal regolamento che il proprio sport ha sul tema. In particolare hanno espresso la loro opinioni sulle infiltrazioni al piede di Nadal, due ciclisti di primissimo piano.

Uno è Guillarme Martin, 28enne ciclista filosofo (laureato e autore di libri sulla filosofia) che parlando a L’Equipe ha detto: “Quello che ha fatto Nadal sarebbe impossibile nel ciclismo e penso sia normale. Se sei malato o infortunato, non gareggi. Questo ha perfettamente senso, per diversi motivi. In primo luogo per la salute degli atleti. A lungo termine non sono sicuro che possa essere benefico per il piede di Nadal. Inoltre i farmaci, in particolare le iniezioni, non solo hanno un effetto curativo, ma possono anche avere un effetto sulle prestazioni, quindi secondo me è un po’ al limite”. Sullo stile di vita post-ritiro si era già espresso lo stesso Nadal in precedenza, sottolineando come durante i lunghi periodi in cui è stato infortunato ha avuto un assaggio di come si sta, e non e poi così male: “Non è qualcosa per cui perdo il sonno e non ho affatto paura della mia vita dopo il tennis. Ho molte cose che mi rendono felice. Se voglio, posso porre fine al dolore al mio piede praticamente in modo permanente. Solo che dovrei smettere di giocare“. Dunque la sua è una scelta deliberata di convivere col dolore.

Il ciclista francese, che corre nel team Cofidis, ha aggiunto: Se un ciclista facesse la stessa cosa, sarebbe già squalificato. E anche se così non fosse, tutti si farebbero avanti ad accusarlo di essere dopato, perché c’è già un passato culturale, una fama legata al ciclismo. Applaudo Nadal per riuscire a giocare sul dolore. Penso che sia stato Ibrahimovic a parlare di recente di iniezioni al ginocchio. Passano per eroi perché si sottomettono al dolore, ma in realtà sfruttano le sostanze per superare il dolore e, lo ripeto, per per me è molto al limite. Se succedesse lo stesso al vincitore nel ciclismo, soprattutto al Tour, anche se non c’è niente, verrebbe sistematicamente accusato di doping”.

E proprio sulla resistenza al dolore si è invece espresso Thibaut Pinot, 32enne ciclista del team Groupama–FDJ. Su Twitter ha condiviso uno scambio di battute tra Nadal e l’opinionista Eurosport Schett (“Quante iniezioni ti sei fatto oggi?” “Meglio che non te lo dico”) aggiungendo un commento quasi di sdegno: Gli eroi di oggi…
Qualcuno (tra cui il doppista francese Jonathan Eysseric, n.705) ha provato a spiegare che se è consentito dal regolamento non c’è nulla di male, ma Pinot ha così argomentato la sua posizione:

“Ho le mie convinzioni e un modo di vedere lo sport e le prestazioni sportive diverso dal tuo. Il mio tweet era riferito a Nadal ma potrebbe essere per qualsiasi altro sportivo. La sua carriera o il talento non sono in discussione in nessun modo. Nelle ultime settimane vediamo troppi atleti usare questo tipo di pratiche. Io ho perso quasi due anni di carriera, per prendermi cura della mia schiena, è stato difficile ma ne vado fiero. Sono metodi questi semplicemente proibiti nel mio sport tanto denigrato. Ecco un po’ più di precisione sulla tristezza del mio tweet. Scusa se la mia risposta è ricaduta su di te. Sportivamente”.

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