Feliciano Lopez pronto per l'ultimo ballo: "Ma non sarà a Madrid, è un anno troppo importante per il torneo"

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Feliciano Lopez pronto per l’ultimo ballo: “Ma non sarà a Madrid, è un anno troppo importante per il torneo”

In una lunga intervista a Marca, lo spagnolo ha dichiarato di avere in programma ancora alcune apparizioni nel circuito: “Se avrò una wild card mi ritirerò al Queen’s”

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Feliciano Lopez - Bercy 2020 (via Twitter, @RolexPMasters)
 

Già da tempo Feliciano Lopez ha iniziato la sua carriera fuori dal campo da tennis, senza comunque allontanarvisi troppo e tornandovi per qualche torneo. Dal 2019 è infatti il direttore del Masters 1000 di Madrid, mentre questo sarà il suo ultimo anno da giocatore del tour. La sua partita d’addio, però, non sarà nell’evento che dirige nonostante avesse preso in considerazione questa ipotesi: “Alla fine l’ho scartata – ha detto Feliciano a “Marca” – Avrei dovuto chiedere un permesso e alla fine non credo ne valesse la pena. È un anno molto importante per il torneo con il cambio di format (si passa da 56 a 96 giocatori e da una settimana a 12 giorni, ndr), con tutte le altre cose che dobbiamo fare. La possibilità di lavorare serenamente ha pesato di più rispetto a quella di avere un bagno di folla di cui non ho bisogno e neanche tanta voglia”.

Cancellata l’opzione Madrid, il 41enne di Toledo ha cerchiato sul calendario la settimana dell’ATP 500 del Queen’s, torneo che ha vinto due volte in carriera (nel 2017 e nel 2019): “Tra le wild card che ho chiesto c’è anche quella per Londra. Se me la concederanno il mio ultimo torneo sarà lì”. Nel frattempo, però, chi vorrà rivedere l’eleganza del gioco di Lopez potrà farlo a partire dalla prossima settimana in occasione del 500 di Acapulco. Feliciano ha inoltre confermato la sua presenza ai tornei di casa di Barcellona (dove dice che potrebbe anche giocare il doppio con Tsitsipas, con cui l’anno scorso vinse proprio ad Acapulco), ad aprile, e di Mallorca, a giugno sull’erba.

Lo spagnolo ha vinto la sua ultima partita al primo turno delle qualificazioni del Queen’s dell’anno scorso. Per ritrovare un altro successo bisogna risalire alla sfida con Rublev in Coppa Davis a novembre del 2021. Feliciano, però, si sente pronto per giocare i suoi ultimi tornei: “L’anno scorso ho giocato pochissimo dopo Wimbledon, non mi stavo preparando ed è per questo che alla fine mi sono infortunato due volte. Ed erano infortuni tipici dell’inattività: non avevo mai avuto problemi muscolari. Ho passato un po’ di tempo ad allenarmi all’Accademia di Rafa perché avevo bisogno di rimettermi in forma e volevo sentirmi competitivo per i prossimi tornei. Acapulco è un banco di prova importante. A livello fisico sto bene, ma quello che mi manca sono le partite”.

Oltre a parlare del suo ritiro, Feliciano ha ripercorso alcuni momenti indimenticabili della sua carriera. Tra i ricordi più belli la seconda vittoria al Queen’s a quasi 38anni (quell’anno vinse anche in doppio con Murray), ma anche le vittorie in Coppa Davis – in particolare quelle con Del Potro a Mar del Plata e con Rublev a Madrid. Ma c’è spazio anche per memorie più dolorose: “E’ stato un duro colpo perdere la semifinale del doppio alle Olimpiadi di Londra con David (Ferrer, ndr) dopo aver avuto tre match point. Mi ero illuso di poter vincere un oro o un argento olimpico. Poi i quarti di finale di Wimbledon nel 2008 che ho perso contro Safin nonostante avessi vinto il primo set. Ha cominciato a piovere. Già immaginavo la semifinale contro Federer”.

Affrontati i ricordi passati e dopo aver chiarito la sua situazione attuale, Lopez è stato stuzzicato in merito ai suoi programmi futuri. Lo spagnolo non ha escluso né la possibilità di allenare qualche giocatore del circuito – magari Tsitsipas, con cui dice di trovarsi benissimo – né quella di fare il capitano in Davis (da lui definita la miglior competizione in assoluto, nonostante dichiari anche di aver appoggiato la riforma di Kosmos): “Nel breve o nel medio termine, non so se mi vedo come l’allenatore di qualcuno. Non è qualcosa che sto considerando in questo momento. Se si presenta l’opportunità di allenare qualcuno, la valuterò perché amo il tennis. Ed essere in grado di fornire a qualsiasi giocatore il mio aiuto e la mia esperienza sarebbe fantastico”.

Tra gli altri temi toccati nell’intervista il suo record di Slam giocati consecutivamente (79), imbattibile quasi al pari dei 22 titoli vinti da Nadal e Djokovic: E’ chiaro che il mio record è difficile o quasi impossibile da superare. Ma non può essere messo sullo stesso piano dei 22 Slam vinti. Le cifre di Nadal, Federer e Djokovic, e il livello a cui hanno portato il tennis, hanno segnato un’era. Non vedo nessuno in futuro che possa raggiungere i record di questi tre giocatori. E non è solo una questione di Slam, ma anche di tutto il resto”. Infine, un’interessante riflessione su come sia cambiato il tennis negli ultimi 20 anni: “Ci sono molti più soldi e i giocatori non hanno bisogno di giocare tanti tornei per guadagnare le stesse cifre di prima. Ricordo Federer in campo in finale all’Australian Open e il venerdì successivo giocava a Bucarest sulla terra battuta. E Rafa che dopo aver vinto lo US Open andò a Córdoba per giocare a 40 gradi. Potrebbero esserci tantissimi altri esempi. Erano già i migliori della storia, ma erano disposti a fare cose che forse i tennisti di oggi non fanno”.

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