Wimbledon: Non ci sono solo Djokovic e Alcaraz. Berrettini è un top-player e, sull’erba, lo dimostrerà ancora. Sinner semifinale in vista

Editoriali del Direttore

Wimbledon: Non ci sono solo Djokovic e Alcaraz. Berrettini è un top-player e, sull’erba, lo dimostrerà ancora. Sinner semifinale in vista

Alcaraz, dopo i primi illusori 43 minuti, è stato superiore, senza incertezze. Però però…Matteo poteva servire ancora meglio (!). E non solo. La favola di Eubanks e la “stupida erba”

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Matteo Berrettini è fiero di se stesso e noi dovremmo essere fieri di lui. Quei 43 minuti di gran tennis giocato nel primo set hanno illuso più d’uno che magari potesse farcela anche se alla fine non ce l’ha fatta quando giocava per la terza volta in quattro partecipazioni un match di ottavi di finale a Wimbledon, un torneo che lo ha visto primo italiano a disputare una finale e che lo ha visto anche strappare il primo set ai due primi giocatori del mondo, Novak Djokovic nel 2021, Carlitos Alcaraz nel 2023.

Si può ancora sostenere che un giocatore come  Matteo, con questi risultati e queste prestazioni, almeno sull’erba – ma ha raggiunto semifinali in tre diversi Slam – sia un bluff esaltato da cronisti poco avveduti?

Onestamente no. Anche se onestamente non è il n.1 del mondo. E nessuno può pretendere che lo sia, anche se per 3 quarti d’ora sembra che possa esserlo.

Manca la controprova, che prima o poi forse arriverà, ma un Berrettini un po’ più fortunato nei sorteggi, anziché incontrare già in ottavi Federer nel 2019 e Alcaraz nel 2023, forse alla finale del 2021 avrebbe aggiunto anche un altro quarto di finale, un’altra semifinale se non una finale nel torneo più prestigioso (seppur anomalo) del mondo.

Matteo non si aspettava di riuscire a giocare un torneo così, lo ha detto e ripetuto, e non me l’aspettavo nemmeno io, dopo tutti i guai fisici che ha passato.

Ma tenere il servizio per 60 turni di fila – fino al quarto game del secondo set con Alcaraz – è tanta roba. E Alcaraz è…tantissima roba. Non mi fraintendete. Anche se ieri Matteo non ha giocato bene come nei giorni scorsi, sia al servizio sia con il dritto, mentre è stato perfino superiore ad ogni previsione in quel primo set con il rovescio –  ha giocato tre vincenti davvero di grandissima qualità – Alcaraz è stato decisamente più forte. E, dal secondo set in poi, così nettamente più forte che la sua vittoria non è mai stata in seria discussione.

Se c’è stato un peccato è stato che questa partita non abbia più vissuto momenti di autentica incertezza, momenti finali di un set nei quali ci si potesse entuasiasmare per una grande battaglia. L’atmosfera delle grandi lotte con tiebreak a suggellare la conclusione di un set non c’è stata.

Che cosa avrebbe potuto fare di più Matteo contro un mostro di completezza, di varietà e anche di maturità per un ragazzo di 20 anni, come lo spagnolo di El Palmar che sa fare veramente tutto, servizio, dritto, volée, drop-shot, smash (ne ha fatto uno straordinario, pazzesco alzandosi in aria in sospensione che avrebbe suscitato l’ammirazione di Air Jordan)?

Principalmente servire meglio!

Lo so che sembra incredibile. E’ vero infatti che sparare il servizio costantemente intorno alle 130 miglia orarie (209 km e spiccioli) – e spesso intorno alle 135 miglia, 217,215 km orari – e aver raggiunto una percentuale di prime al 71% è già un risultato straordinario. Sinner pagherebbe di tasca sua per avvicinarlo!

Però con Alcaraz che calamitava gran parte delle risposte come forse solo il miglior Djokovic sarebbe stato capace di fare – tant’è che in oltre 3 ore di gioco (3h e 5m) Matteo ha messo a segno soltanto 9 ace, secondo me avrebbe dovuto servirgli più spesso al corpo. Quelle al corpo erano le uniche situazioni in cui Alcaraz non riusciva a procurarsi immediatamente un vantaggio fin dalla risposta.

Se Matteo e Santopadre riguarderanno il video del match potranno rendersene conto. Ovvio, peraltro, che bisogna anche variare, cercare anche gli ace agli angoli, perché altrimenti Carlitos avrebbe trovato certamente le opportune contromisure, ma nella proporzione delle scelte delle traiettorie Matteo avrebbe – a mio umile parere – insistere maggiormente nei servizi più centrali, al corpo di Carlitos. Invece di 9 ace ne avrebbe fatti solo 6 o 7, ma avrebbe fatto diversi punti in più.

Altro piccolo accorgimento tattico che mi permetterei di suggerire per una eventuale prossima volta, tenendo sempre presente che in partite di questo livello, bastano pochissimi punti in più a fare la differenza: io non le ho contate con assoluta precisione, ma direi che in almeno setto o otto occasioni, Matteo in recupero ha tentato dritti o impossibili o tali da lasciare completamente scoperto il fianco destro quando sarebbe stato più saggio difendersi con una sorta di toppone liftato per riprendere la posizione in mezzo al campo e non regalare una chance indifendibile ad Alcaraz.

Piccole cose, piccoli dettagli, ma a questi livelli…è come per un saltatore alla Tamberi studiare e preparare un salto per guadagnare un centimetro in più per poter vincere una medaglia d’oro alle Olimpiadi. Siamo a Wimbledon, non – con tutto il dovuto rispetto (e grande ammirazione!) – a Gaiba e Gaibledon.

Applausi, per finire, a Matteo e al suo team, come quelli che gli ha tributato il suo sportivissimo avversario quando Matteo è uscito dal centre court che aveva così ben onorato, avendo la grande sensibilità di fermarsi a firmare tanti autografi all’uscita. Chissà se Camila Giorgi ha mai pensato di farlo anche lei, uscendo sconfitta – sia pur fieramente – dal campo.

Tra Sinner e la semifinale c’è Safiullin

Non avremo due italiani nei quarti a Wimbledon, dunque. Ma possiamo essere moderatamente ottimisti perché questo accada nei prossimi anni qui. Non capiterà sempre che Matteo resti fuori dalle teste di serie per pochi posti e che gli tocchi sempre un Djokovic, un Federer o un Alcaraz già nei quarti. O che la stessa sorte maligna tocchi a Sinner.

A proposito del quale beh, Safiullin ha dimostrato di essere  certamente più forte della sua classifica, n.92, battendo gente tosta (anche se non più giovanissima) come Bautista Agut e uno Shapovalov però sminuito da un ginocchio barlaccio, ma è certo battibilissimo da uno Jannik che giochi sui livelli che gli competono.

Non è stato brillantissimo nei set iniziali fin qui il nostro. Ma una volta sbloccatosi, con Halys come con Galan, poi è fortemente migliorato. Non un vero schiacciasassi, però bello solido.

Penso proprio che Jannik vincerà. Al massimo perderà un set…se non commetterà l’errore di scendere in campo pensando appunto di vincere comunque! Un conto è quel che pensa un giornalista, un altro conto è l’atteggiamento che deve avere il giocatore: mai sottovalutare chi si affronta. Perché se le cose si mettono improvvisamente male ci si innervosisce, ci si chiede “ma com’è possibile?” e sono guai.

E se vincerà senza entusiasmare pazienza, meglio che si riservi di entusiasmare nella sua prima semifinale di Slam, probabilmente contro Djokovic (aiutato dalla “timidezza” di Hurkacz, ha raggiunto 90 vittorie e 14 quarti a Wimbledon, che numeri!) il quale non mi pare assolutamente nella miglior forma ma dovrebbe ugualmente battere Rublev (cui Bublik ha fatto vedere i sorci verdi per almeno due set e mezzo).

Ero a Belgrado nell’unica sconfitta patita da Djokovic con Rublev ma Novak era reduce da un infortunio e da uno stop prolungato e quel match secondo me conta zero.

Novak che inoltre ha detto circa la programmazione degli incontri: “Wimbledon dovrebbe anticipare l’inizio dei match sul centrale e n1. Di almeno un’ora se vuole evitare questi match interrotti ogni sera che creano problemi a tutti!” Sono pienamente d’accordo con Nole. Ma far cambiare idea agli inglesi e’ impresa ciclopica. E io, per mio conto, lo so bene.

Sinner è il sesto tennista italiano a giocare i quarti a Wimbledon (dopo de Morpurgo nel 1928 con Lacoste, Pietrangeli nel ’55 con Nielsen e nel ’60 con MacKay, Panatta nel ’79 con DuPre, Sanguinetti nel ’98 cn Krajicek, Berrettini nel 2021 con Aliassime) ed essendoci riuscito per il secondo anno consecutivo i “quarti” disputati dagli  azzurri sono stati otto. Lo gioca da favorito. Come in passato era capitato solo a Panatta con DuPre.., attenzione quindi a non imitare Adriano!

Per il resto molto bella la storia di Eubanks che rimonta Tsitsipas da sotto due set a uno per batterlo al quinto e a 27 anni, dopo essersi espresso meglio come analista di Tennis Channel, che come tennista, smentisce se stesso e il suo whatsapp a Kim Cljisters dopo una sconfitta a Surbiton “L’erba è la superficie più stupida che esista”.  Dopo aver interpretato in un docufilm Arthur Ashe, unico campione maschio di colore ad aver vinto Wimbledon (1975, battè il favoritissimo campione uscente Jimbo Connors), Eubanks – vittorioso sull’erba di Maiorca – sogna di battere anche Medvedev e di non sparire dalle scene wimbledoniane come fece un altro tennista di colore, Malivai Washington, finalista sconfitto qui da Richard Krajicek nel ‘96, quando l’unico momento di suspence di quella partita avvenne quando una giovane e bella Melissa Johnson attraversò di corsa e nuda i centre court prima che i vari bodyguards la coprissero con un lenzuolo trascinandola fuori dal mitico campo profanato. E con questo amarcord irriverente per oggi chiudo.

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