US Open, Zverev: "Non potevo più spingere il servizio dal secondo set, ho sentito che qualcosa non andava"

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US Open, Zverev: “Non potevo più spingere il servizio dal secondo set, ho sentito che qualcosa non andava”

“È difficile competere contro Carlos senza la mia arma più potente”, dice il tedesco dopo la sconfitta contro Alcaraz

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Alexander Zverev, dopo la lunghissima battaglia in ottavi contro Jannilk Sinner, esce ai quarti di finale in questa edizione degli US Open, sconfitto per tre set a zero (6-3 6-2 6-4) da Carlos Alcaraz (qui la cronaca del match). Il tedesco ha avuto chance per mettere in difficoltà l’avversario, specialmente nel primo parziale, ma non è riuscito a sfruttarle e incrinare il gioco del giovane spagnolo. Durante la conferenza stampa post partita, Zverev rivela come questa sconfitta sia maturata anche a causa di un fastidio avvertito alla coscia sinistra, che non gli ha permesso di sfruttare al meglio una delle sue armi principali, ovvero il servizio.

Domanda. Stavi colpendo la palla molto bene. hai avuto le tue chance ed eri sempre nel match nonostante il punteggio. Ti senti in questo modo, nel senso che lui è riuscito a giocare bene sulle palle break ed è stato bravo a giocare così ma anche fortunato in alcuni momenti?

Zverev: “Ero nel match nel primo set. Avrei potuto fare il break e quello avrebbe portato il set dalla mia. Non è successo. Poi nel secondo set ho sentito qualcosa dietro alla coscia dalla parte sinistra. Non potevo più spingere il mio servizio. La velocità del mia battuta è scesa molto, se la compariamo a quella degli altri giorni. Specialmente contro di lui avrei avuto bisogno di una buona giornata al servizio altrimenti sarebbe stato difficile. Penso che la mia arma più potente mi sia stata portata via dopo il primo set ed è difficile anche competere se non ce l’hai”.

D. A proposito di questo, era qualcosa che ti ha dato problemi dopo il lungo match contro Jannik?

Zverev: “No, non ho sentito nulla. Non sentivo nulla entrando in questo match. È semplicemente apparso. Il problema è che mi dato veramente fastidio. Mi dava fastidio un po’ nel correre, ma il problema più grande era spingere sul servizio. Se la velocità del servizio cala, se le percentuali calano, è molto difficile competere contro Carlos”.

D. A parte l’infortunio, quanto ti ha tolto oggi il match contro Sinner?

Zverev: “A essere sincero, tutto. Penso che entrambi dopo quel match eravamo distrutti fisicamente. Penso di aver recuperato abbastanza bene. Guardando solo hai fatti, abbiamo finito intorno all’1:30 di notte. Abbiamo giocato 4 ore e 40 minuti. Stando a questo, penso di aver recuperato abbastanza bene. Ma sì, oggi non era abbastanza per esser competitivo”.

D. Come descriveresti il gioco di Carlos in questo momento e la sfida che lui rappresenta per tutti, per te e tutti i migliori giocatori che competono con lui ai massimi livelli?

Zverev: “Ho giocato contro Novak a Cincinnati, contro Carlos qui. Penso che siano molto molto simili dal punto di vista del gioco. Ci sono certe cose che Novak fa meglio, altre, invece, che a Carlos riescono meglio. Penso che siano ad un livello a parte in questo momento. Gli altri ragazzi devono raggiungerli. È tutto molto semplice”.

D. Se posso fare un piccolo riassunto sul match con Carlos, ci hai detto che dal secondo set in poi non eri te stesso, ma all’inizio del primo, specialmente sul 3-3 ha avuto delle chance. In quei momenti importanti ha alza il livello? Ha fatto qualcosa che ti ha messo particolarmente in difficoltà su quelle chance di break che hai avuto sul 3 pari?

Zverev: “Se ricordo bene, penso che su punto stavamo scambiando e ho sbagliato un rovescio lungolinea. Forse non avrei dovuto giocare quel colpo, perché stavo vincendo molti scambi lunghi, sul secondo break point non ricordo onestamente. Non lo so. È difficile dire qualcosa, perché ci sono stati pochi momenti importanti in questo match in cui ho giocato bene, ad essere sincero. Forse ho preso la decisione sbagliata, ho giocato il colpo sbagliato in un certo senso. Ma pensavo che, nonostante avessi perso il primo set, sarebbe stato un match competitivo. Penso che il mio livello c’era, come anche quello di Carlos. Pensavo che sarebbe stato divertente. Già nel primo gioco del secondo set, però, ho sentito che qualcosa non andava. Non ho mollato, ma puoi fare ben poco contro Carlos in quel modo”.

D. Perché non hai chiamato il fisioterapista? Lo volevi fare nel terzo set?

Zverev: “No, odio chiamare il fisioterapista. Penso che molti giocatori lo facciano per distruggere il ritmo, lo fanno per le ragioni sbagliate. Semplicemente lo odio, perché alla fine puoi chiamare anche il fisio ma non sai che cos’hai, giusto? Se hai uno strappo muscolare o qualcosa che non va, che cosa cavolo può fare lui in tre minuti? Lui non te lo guarirà il tre minuti. Non succede. Penso che il fisio sia una buona cosa per fasciature, per rifasciarti le caviglie o da qualche altra parte. Ma alla fine, sarei tornato nello spogliatoio, mi avrebbe trattato un po’ e avrebbe sentito che qualcosa non andava. Mi avrebbe detto che poteva essere un piccolo strappo. Ma ovviamente io non lo so, quindi non dico che ho perso per uno strappo. Non sarebbe cambiato nulla, specialmente se devi tornare in campo e sprintare sulle palle corte tre minuti dopo. Io non sono quel tipo di giocator, non mi piace quando gli altri lo fanno, quindi non lo faccio fino all’ultimo.

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