Australian Open – Quando gli uomini non vanno d’accordo con le donne. Martedì mattina Djokovic tiferà Rublev… che è più stanco e meno completo di Sinner

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Australian Open – Quando gli uomini non vanno d’accordo con le donne. Martedì mattina Djokovic tiferà Rublev… che è più stanco e meno completo di Sinner

I rimpianti di Jasmine Paolini. Perché non li abbia anche Sinner dovrà servire meglio che contro Khachanov. Per non vanificare i suoi superiori progressi rispetto a Rublev

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Jannik Sinner - Australian Open 2024 (Foto Twitter @AustralianOpen)
 

Il seguito del video è presente sulla sezione dedicata all’Australian Open 2024 del sito di Intesa Sanpaolo, partner di Ubitennis.

Clicca qui per vedere il video completo!

Il contrasto nel rispetto delle gerarchie fra il tabellone maschile e quello femminile all’Australian Open è un contrasto a dir poco stridente.

Fino ai primi 10-15 anni del terzo millennio erano quasi sempre molto più puntuali le donne, nell’osservanza delle gerarchie dettate dal ranking, almeno a livello di quarti e semifinali.

 Mi riferisco agli anni di Evert e Navratilova, di Graf, Seles, Sanchez e Sabatini, poi di Hingis, Mauresmo, Davenport e Williams, Henin e russe varie (Sharapova, Kuznetsova, Dementieva, Miskyna, Petrova, Safina), che a un certo punto arrivarono ad occupare contemporaneamente anche 4 posti fra le top-ten…

Dal 2008 in poi in quello maschile i Fab Four hanno lasciato ben pochi corridoi agli outsider che quando andava bene potevano occupare un posto in semifinale, ma il più delle volte venivano stoppati nei quarti quando erano stati fortunati per non averli incontrati prima.

Oggi a Melbourne sono nei quarti tutte le prime sei teste di serie e al posto della settima Tsitsipas c’è Fritz testa di serie n.12 e della ottava Rune Hurkacz che è la n.9. Insomma “movimenti” al vertice modestissimi, ed effettuati da top-ten come il polacco o da ex top-ten recentissimi come l’americano.

Sembra lo stesso cast delle ATP Finals di due mesi fa a Torino, con Fritz al posto di Rune.

Invece nel torneo femminile, che nel 2023 (e non solo nel 2023) ha visto vittoriose negli Slam 4 giocatrici diverse, Sabalenka, Swiatek, Vondrousova e Gauff, sono approdate ai quarti tre sole top-ten e tutte nella stessa metà tabellone, quella bassa: Gauff n.4 (favorita con la Kostyuk n.35 nei quarti, un unico precedente. 1-0 Gauff ad Adelaide 2022, 6-3,5-7,6-3), Krejcikova n.9 e Sabalenka n.2 che si scontrano già nei quarti (5-1 i precedenti per la campionessa in carica bielorussa).

Nella metà alta “tradita” da tutte le teste coronate salvo la n.12 Zheng – cui è sempre consigliabile mettere davanti anche il nome Qinwen per non confonderla con altre nove Zheng che figurano fra le players del WTA Media Guide o addirittura con tutte le Zhang, nove anche esse! – e con la cinese che aveva fatto quarti già all’ultimo US Open, beh di tutte le altre non si trova traccia nelle prime 50 del mondo…beh no, delle prime 49, perché la ceca Noskova è n.50 (ma è ancora teenager…), la qualificata ucraina Yastremska n.93 ma è stata a lungo infortunata, la russa Kalinskaya (giustiziera impietosa della nostra Jasmine Paolini) n.75.  Quasi incredibile che accada in uno Slam con 32 teste di serie. Le sole nazioni rappresentate da più di una tennista sono Cechia e Ucraina. E se Svitolina non si fosse bloccata alla schiena dovendosi ritirare sul 3-0 con la Noskova, potevano essere addirittura tre le ragazze del Paese martoriato dalla guerra e dall’aggressione russa. Come facciano a concentrarsi su palle da tennis invece che su quelle di cannone che piombano addosso ai loro connazionali, davvero non so.  

CAPISCO I RIMPIANTI DI JASMINE PAOLINI

Eppure tutta questa ecatombe di teste coronate è accaduta e posso capire che Jasmine Paolini, pur fiera di uno Slam in cui è finalmente andata oltre al secondo turno raggiungendo gli ottavi e pur felice di aver raggiunto il suo best ranking intorno alla venticinquesima posizione, avverta un po’ d’amaro in bocca per una situazione che potrebbe non ripresentarsi mai più.

ANNA KALINSKAYA E’ APPARSA DAVVERO PIU’ FORTE

Ha perso da una tennista, Anna Kalinskaya, che, per chi come me non l’ha poi vista giocare troppe volte, mi è sembrata decisamente più forte del suo ranking, ma non c’è dubbio che Jasmine avrebbe potuto giocare meglio e fare molti meno errori. 33 gratuiti contro 13 della ragazza russa è una differenza enorme. Di solito quando un giocatore fa molti più errori dell’avversario è perché ha preso più rischi e ha fatto molti più vincenti. In questo caso non è stato così: i vincenti della Kalinskaya sono stati 20 e quelli di Jasmine 17.

La “nostra”, che purtroppo serve anche peggio della ragazza russa (che pure non ha una gran “seconda”) perché con il suo metro e 63 cm. non può far miracoli e troppe volte la sua seconda palla non è arrivata a 130 km l’ora, ha probabilmente accusato la tensione per un traguardo e un’impresa che non erano, o almeno non sembravano,  “mission impossible”. Peccato essersi fatta sfuggire, sull’1-0 del secondo set, quel break sullo 0-40 che avrebbe potuto darle la maggior tranquillità con la quale si può giocare quando si è in vantaggio. E Jasmine invece in vantaggio non è mai stata altro che dopo l’1-0 del primo set e l’1-0 del secondo.

Se riuscirà a mantenersi per 12 mesi fra le primi 32 del mondo, però, potrà godere di altri tabelloni nei quali evitare le ragazze più forti e chissà, magari fra un anno, che al prossimo Australian Open non riesca ad aggregarsi alle quattro ragazze italiane che avevano raggiunto i quarti dell’Australian Open: Adriana Serra Zanetti (2002, sconfitta da Martina Hingis); Francesca Schiavone (2011, sconfitta da Caroline Wozniacki), Sara Errani (2012, battuta da Petra Kvitova) e Flavia Pennetta (2014, battuta da Li Na).

QUANDO FUI IL COACH DI ADRIANA SERRA ZANETTI CONTRO MARTINA HINGIS SULLA ROD LAVER ARENA E VENNI DENUNCIATO

Qualcuno mi ha scritto che non danno troppo fastidio i miei incisi personale e allora… per l’appunto in quel 2002, anno del primo exploit azzurro australiano al femminile, mi ritrovai nel box degli allenatori della Rod Laver Arena a far da coach improvvisato a Adriana Serra Zanetti.

Non avevo deciso di cambiar mestiere. Era accaduto che Pato Remondegui, l’allenatore di entrambe le sorelle Serra Zanetti, aveva già prenotato da tempo aereo e tutto il resto per andare a seguire in un altro torneo la sorellina più piccola di Adriana, Antonella.

Adriana era così rimasta completamente sola (allora non c’erano ancora i team con tanti “assistenti” come oggi) e mi fece… l’onore di chiedermi se potevo sedermi nel suo box. Non so sperando in qualche consiglio strategico miracoloso o anche soltanto per avere qualcuno cui guardare.

Accettai con la piena consapevolezza che purtroppo contro la Martina Hingis di quei giorni non avrei potuto far miracoli. E infatti non li feci, anche se Adriana giocò bene e perse con onore raccogliendo meritati applausi. Peccato, per me una carriera mancata! E un primo problema con l’Australian Open.

Un noto giornalista australiano, Craig Gabriel, infatti pensò bene di denunciarmi al management di Tennis Australia per aver io occupato una posizione non riservata ai giornalisti. Dovetti mostrare il pass da coach che Adriana mi aveva fatto avere per comprovare che non c’era stato alcun abuso.

Quel pass… mi piacerebbe tanto ritrovarlo. Chissà che fine ha fatto nella indescrivibile confusione che ho a casa fra almeno 500 media-pass: 170 di Slam, quasi altrettanti fra Montecarlo, Roma, ATP Finals, più un centinaio abbondanti fra Coppe Davis e altri tornei.

Chiuso l’inciso personale vi rimando all’articolo scritto dal bravo Jacopo Gadarco, che lo ha scritto a mia insaputa mentre io stavo scrivendo questo, e nel quale si legge che le prime 6 teste di serie tutte presenti nei quarti in Australia non era mai successo nel tennis Open. E si legge anche che Sinner e Alcaraz sono stati in campo meno di tutti (e Zverev più di chiunque, andate a leggere), con un solo minuto di differenza, sebbene Carlitos abbia vinto con il cinese Shang un match di un set e un paio di game. Ma ha perso un set che Jannik non ha perso, unico fra tutti i quartofinalisti con la “fedina penale” immacolata.

SCOMMETTO CHE DJOKOVIC TIFERA’ PER RUBLEV

Questo martedì intorno alle 11 o poco dopo vedremo se Jannik batterà per la quinta volta su 5 Andrey Rublev – conto solo i match portati a conclusione e non i due persi per ritiro da Jannik – dopo essere sceso in campo avendo visto se Djokovic avrà superato per la nona volta su nove Taylor Fritz. Djoko sarà come noi in attesa di conoscere il suo prossimo avversario. Mi sbaglierò, ma secondo me Djokovic farà in cuor suo il tifo perché Rublev, dopo nove tentativi falliti, centri la sua prima semifinale in uno Slam.

Con Rublev Nole ha perso una volta sola, e nella sua Belgrado nel 2022 quando andai a seguire quel torneo e Nole non si era ancora ripreso dalla pausa agonistica forzata durante Indian Wells e Miami dalle regole USA per il COVID e da un problema fisico.

Con Jannik invece, come ormai sa anche il gatto e non solo Scanagatta, Nole ha perso le ultime due volte su tre. E’ normale che lo tema di più. E che tifi per l’avversario, anche se non avrà la sfrontatezza di dircelo, né di farlo sapere.

MA SINNER DEVE SERVIRE MEGLIO CHE CONTRO KHACHANOV

Tifo o non tifo di Nole per chicchessia, non si può che sperare che Jannik serva meglio che contro Khachanov. Almeno superando il 65% di prime, rispetto al 54% dell’altro giorno. E anche che riesca così più facilmente a impostare la sua partita sulla diagonale dei rovesci. Il suo è decisamente migliore, più pesante, angolato e incisivo di quello di Andrey, mentre altrettanto non si può dire del dritto. Di certo il tennis del nostro Pel di Carota – lo soprannominai così tanto tempo fa e Jannik mi guardava strano… Pel di Carota è un breve libro dello scrittore francese Jules Renard che hanno forse letto quelli della mia generazione, non certo quelli della sua – appare più completo e soprattutto, a seguito dei consistenti progressi compiuti sotto la guida del duo Vagnozzi-Cahill, più capace di fare variazioni tecniche, smorzate, serve&volley, tagli, discese a rete in controtempo nel corso dello scambio, piuttosto che Rublev che tira delle gran botte ma di solito ha un tennis potente ma più prevedibile.

I PROGRESSI DI SINNER E QUELLI DI RUBLEV

I 4 duelli precedenti, con Sinner che sembra aver fatto più recenti progressi di Rublev (li ha fatti anche il russo, sotto il profilo della continuità e della solidità mentale, al di là di qualche  immancabile sceneggiata), inducono a un certo ottimismo, insieme al fatto che Jannik arriva a questo duello certamente più fresco: ha giocato 3 ore di meno in toto e Rublev, che era stato lì lì per perdere con Seyboth Wild al primo turno (superato 7-6 al quinto) e costretto l’altro giorno ancora al quinto anche da de Minaur, ha certamente dovuto spendere molte più energie fisiche e nervose. E lui non è mai uno che a livello nervoso riesca a risparmiarsi. Se poi qualcuno vuol fare scongiuri e altri dire “Eh ma la palla è rotonda”, beh non mi resta che salutarvi con un sorriso. E sperare di aver azzeccato quel pronostico che, come diceva il grande Rino Tommasi, li sbaglia solo chi li azzarda.

Qui l’editoriale del direttore Scanagatta di domenica 21 gennaio

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