Interviste
Bogdan Obradovic punta alla seconda Davis. Olimpiadi permettendo
Sembra proprio che i tennisti serbi protagonisti della vittoria in Coppa Davis nel 2010 stiano pensando seriamente di riportare l’insalatiera nei Balcani. Il primo ad esserne convinto è proprio il selezionatore della nazionale serba, Bogdan Obradovic. Magari convincendo Novak Djokovic a tentare nell’impresa di eguagliare una altro record: quello di vincere l’oro olimpico e la Davis nello stesso anno

Sanno come si fa. Lo hanno già fatto. E pare vogliano ripetersi.
Era il 2010 quando Novak Djokovic, Janko Tipsarevic, Viktor Troicki e Nenad Zimonjic, guidati in panchina da Bogdan Obradovic, regalarono alla Serbia la prima, e sinora unica, Coppa Davis della sua storia. In questi mesi alcune dichiarazioni dei giocatori protagonisti di quella storica impresa hanno fatto capire come stia prendendo piede l’idea di cercare di fare il bis. Idea che sembra passare anche per la testa del n. 1 del mondo Novak Djokovic, che ha confermato la sua presenza, anche dopo il ritiro al torneo di Dubai, nel match di primo turno di Davis contro il Kazakistan. Il match si disputerà a Belgrado dal 4 al 6 marzo alla Pionir Hall, che non ospita un match di Davis dal lontano 1989. Il palazzetto nell’occasione riceverà anche una nuova denominazione: porterà il nome del leggendario allenatore di basket jugoslavo Aleksander “Aca” Nikolic. Oltre che alle numerose vittorie sulla panchina della la nazionale jugoslava, tra le quali spiccano la conquista del titolo europeo nel 1977 e di quello mondiale nel 1978, il nome di Nikolic per gli appassionati italiani è legato soprattutto ai trionfi con l’Ignis Varese all’inizio degli anni Settanta: 3 scudetti, 3 Coppa Italia, 3 Coppe Campioni, 2 Coppe Intercontinentali (ma il “Professore”, com’era soprannominato Nikolic, allenò in Italia anche a Padova, Bologna, Venezia e Udine).
Il primo ad essere convinto di poter ricostituire il “Dream Team” serbo per andare alla conquista della Davis 2016 è proprio l’uomo che sedeva sulla panchina della nazionale balcanica nel 2010 e vi siede ancora oggi, Bogdan Obradovic. Che quei giocatori li ha tra l’altro allenati quasi tutti, in fasi diverse della loro carriera, dato che è stato il coach di Djokovic da junior e Zimonjic e Tipsarevic da “pro”.
La reunion non potrà però esserci nel match di esordio, data l’assenza di Janko Tipsarevic, alla prese con il recupero dall’ennesimo infortunio. La formazione che affonterà il Kazakistan, sarà composta da Novak Djokovic, Viktor Troicki, Filip Krajinovic e Nenad Zimonjic.
“Tutti i giocatori, eccetto Janko Tipsarevic che sta recuperando, sono a disposizione. Ci sono Novak (Djokovic), Dusan (Lajovic), Viktor (Troicki), Ilja (Bozoljiac), Nenad (Zimonjic), tutti quelli che hanno già giocato. Per quanto riguarda “Tipsa”, lui deve prima pensare a tornare in campo e solo dopo a giocare per la nazionale” aveva dichiarato invece Obradovic al giornale serbo “Vecernje Novosti”, non volendo ancora scoprire le sue carte, prima di ufficializzare i quattro. Potrebbe sembrare una sorpresa l’esclusione di Dusan Lajovic a favore di Filip Krajinovic, anche in considerazione dei recenti ottimi risultati del 25enne belgradese nella tournée sudamericana (quarti di finale a Buenos Aires, prima semifinale ATP in carriera a San Paolo). Ma probabilmente proprio il fatto che Lajovic abbia giocato gli ultimi 4 tornei sulla terra battuta e le conseguenti possibili difficoltà di adattamento in tempi rapidi al cambio di superficie e di clima (in Sudamerica è estate) sono i fattori che hanno fatto propendere il 49enne c.t. per Krajinovic, che invece ultimamente ha disputato tornei con condizioni simili a quelle del match di Davis del prossimo weekend (il 23enne di Sombor ha giocato l’ATP di Sofia e la scorsa settimana il Challenger di Cherbourg, entrambi sul cemento indoor).
Con la presenza di Djokovic la Serbia è naturalmente nettamente favorita, ma il capitano serbo dovrà attendere ancora un paio di giorni per essere certo di poter schierare da subito il n. 1 del mondo, ancora alla prese con l‘infezione all’occhio destro contratta a Dubai.
“Si tratta di congiuntivite, ma credo che sarà a posto per venerdì e per i primi match, c’è ancora tempo” ha dichiarato con ottimismo Obradovic. Che ha fiducia nella sua squadra ma allo stesso tempo molto rispetto dei kazaki, autori lo scorso anno dell’eliminazione al primo turno degli azzurri di Corrado Barazzutti.
“Chiunque giochi nel World Group merita rispetto. I loro miglior giocatori sono Andrej Golubev e Mikhail Kukushin e non vanno sottovalutati” ha dichiarato il coach belgradese in carica dal 2007. Che molte volte, l’ultima nel novembre scorso sempre al quotidiano serbo, aveva voluto sottolineare quanto i giocatori tenessero alla nazionale, evidenziando però la necessità di dover fare i conti durante l’anno anche con altri fattori.
“Questi ragazzi hanno un grande potenziale e faremo del nostro meglio per portare non solo un altro, ma più titoli in Serbia. La competizione è faticosa, soprattutto a causa delle trasferte, ed è un fatto che i giocatori hanno bisogno di pause durante l’anno. Ma io devo solo fare i complimenti a questi ragazzi, dato che è merito loro se un paese piccolo come il nostro è nel World Group da quasi 10 anni. E se siamo una delle squadre da battere”. La Serbia è ininterrottamente nel World Group dal 2008, dopo che l’anno prima, proveniente dal Gruppo I della Zona Euro-africana, aveva superato per 4-1 l’Australia nei play-off.
Ma a proposito di altri fattori, a complicare i piani di Obradovic per la conquista della seconda Coppa Davis potrebbero essere le Olimpiadi di Rio. Una competizione che pare essere diventata una priorità per i top player, Nole compreso, e che va ad aggiungersi ad un calendario ATP già affollato. E la Serbia in Brasile potrebbe schierare in campo maschile Djokovic e Troicki nel singolare e la coppia Djokovic-Zimonjic nel doppio.
“Certo, lo sappiamo quanto le Olimpiadi siano un evento importante per tutti, ma dovremo aspettare fine giugno per sapere chi si qualificherà. Tuttavia sono certo che sono tutti ansiosi di riassaporare sia l’atmosfera della nazionale sia quella del villaggio olimpico” aveva detto Obradovic, che quattro anni fa era a capo della spedizione del tennis serbo a Londra 2012. Ruolo che ha dichiarato di non essere particolarmente interessato a ricoprire nuovamente. Apparentemente.
“Per me non è troppo importante. L’importante è che i ragazzi riescano a qualificarsi, io sono il selezionatore della Coppa Davis. Però ha aggiunto sornione che “forse potrei essergli d’aiuto a Rio…”
Che ci tenga o no, a Rio forse converrebbe esserci. Perché nel caso la Serbia riuscisse a passare i primi due turni di Davis, ad Obradovic in quel contesto – l’atmosfera unica dei Giochi Olimpici, l’essere lì a rappresentare il proprio paese insieme a migliaia di altri atleti di tutto il mondo – potrebbe riuscire più facile strappare a Djokovic la promessa di esserci anche nei match successivi.
Soprattutto se Nole riuscisse a mettersi al collo quella medaglia d’oro che manca al suo palmares. Obradovic potrebbe infatti stuzzicarlo con l’idea di tentare di eguagliare i due giocatori che sono riusciti a vincere la Coppa Davis e l’oro olimpico nello stesso anno: l’americano Vincent Richards (il 1924 è un’altra epoca, ma l’exploit di “Vinnie” – una scoperta del grande Tilden – lo consideriamo lo stesso) e lo spagnolo Rafa Nadal (che però a causa di un infortunio non poté disputare la finale di Davis, vinta dagli spagnoli in trasferta contro l’Argentina, dopo aver trascinato la squadra nei quarti e in semifinale e vinto l’oro a Pechino, nel 2008).
Considerato poi che semifinali e finale si giocano dopo il quarto e ultimo Slam, la cosa potrebbe risultare ancora più allettante per Nole…
ATP
Riccardo Piatti: “Sinner ha saltato la Davis perché pensa alla propria sopravvivenza”
Le parole dell’ex coach su Jannik e l’Italia: “Abbiamo tanti cambi e un grande potenziale. L’importante è vincere, al di là di chi giochi”

Il tennis come crescita personale e avventura, come capacità di trarre il meglio da ogni sfumatura, prima che semplice vittoria o sconfitta. Questa è la visione di Riccardo Piatti, uno che qualcosa, in questo sport, l’ha vista. Celebre per aver portato sui grandi palcoscenici Jannik Sinner, di averlo scortato come riserva alle ATP Finals, ha seguito tra gli altri anche Djokovic, Gasquet, Sharapova, Ljubicic. E ancora oggi, in un periodo in cui non bazzica più direttamente sul circuito, non lascia spazio a compromessi nelle proprie dichiarazioni, come dimostra un’intervista rilasciata a Lorenzo Ercoli del Corriere dello Sport. “Non capisco le polemiche su chi giochi in Davis“, commenta Piatti in merito ai recenti avvenimenti del tennis azzurro, “l’importante è andare avanti. Mi fanno ridere anche le parole degli ex che non possono mettersi nei panni di chi gioca ai ritmi del tennis odierno, dove c’è meno tempo per migliorare e più rischio di infortuni“.
Polemiche sterili anche perché, come rimarca il 64enne di Como, le frecce all’arco tricolore non sono poche: “Come abbiamo visto negli ultimi due anni l’Italia ha tanti cambi e un grande potenziale, a prescindere da chi giochi. L’importante è che la squadra vada avanti e vinca, una volta toccherà ad uno ed una volta ad un altro. Per me è chiaro che questi ragazzi siano tutti italiani, tutti patriottici e che rispettino la maglia azzurra. Gli atleti si trovano davanti situazioni non sempre semplici. I vecchi giocatori non giocavano con i ritmi frenetici di oggi, non hanno neanche l’abilità di porsi certe problematiche“.
Questo è certamente dovuto anche a un calendario decisamente più impegnativo rispetto a 25/30 anni fa: “Negli anni ’90 partecipavano anche a 30 tornei, ora se ne giocano meno ma nell’arco di quasi dodici mesi. Le pause erano importanti perché un giocatore a fine ottobre smetteva e sapeva che per due mesi non avrebbe pensato al tennis. Adesso è più difficile perché bisogna trovare questi momenti durante la stagione, ma se uno va in vacanza dopo Wimbledon nella testa ha già gli US Open“.
“Sinner e Alcaraz hanno saltato la Davis perché pensano alla loro sopravvivenza“, puntualizza Piatti a proposito delle rumorose rinunce alla nazionale dei due giovanotti, ricondotte alla trasferta asiatica da molti, “non perché pensano all’Asia, è una cosa ben diversa. Ci saranno momenti della carriera dove si sentiranno pronti per giocare la Davis e altri dove non lo saranno. L’Italia per me non deve avere paura perché ha una squadra con tanti giocatori“. E, rimanendo sull’ambito dei talenti del domani, non manca il suo pensiero sulle critiche che piovono sui vari Sinner, Rune, Alcaraz e altri giovani in rampa di lancio al minimo passo falso: “Chi boccia un giocatore lo fa più per ignoranza che per altro. Chi conosce la costruzione di un giocatore è consapevole delle tappe necessarie. Quando seguivo Djokovic, ricordo un Australian Open dove sia lui che Murray persero al primo turno. Li attaccarono dicendo che non ci fossero dei ricambi validi, ma direi che a posteriori entrambi sono stati ottimi ricambi“.
Parole di esperienza, di chi da decenni vive costantemente il tennis e tanti ne ha visti passare, tanti cadere, tanti emergere. In una posizione, quella di coach, che è in evoluzione costante, così come tutto il movimento tennistico. E non può mancare, a chiudere, il parere di Piatti proprio su questo aspetto: “Essendo l’allenatore prendo io le decisioni tecniche, tattiche e strategiche finché non si è più d’accordo e le strade si devono separare. Naturalmente c’è un dialogo, ma se un giocatore mi paga è per sentire ciò che io penso e in linea di massima seguirmi. Nella mia carriera ho portato al Masters Ljubicic, Raonic, Gasquet e Sinner per un totale di sei partecipazioni. Condurre un tennista in top 10 vuol dire conoscere un certo percorso e per questo mi sento sicuro“.
ATP
ATP Pechino, Daniil Medvedev suona la carica: “Obiettivo finale contro Alcaraz. Ma sarà molto dura arrivarci”
Il russo ha parlato anche delle condizioni dei campi: ” Per quanto riguarda la velocità del campo, penso che sia piuttosto veloce, quindi mi piace”

Archiviata l’amara finale dello US Open per Daniil Medvedev è il momento di voltare pagina. Il russo ha parlato alla viglia dell’ATP 500 di Pechino, un torneo, tabellone alla mano, composto da nomi altisonanti. Durante il Media Day Daniil ha affrontato diversi argomenti spaziando dal suo rapporto con la Cina fino ad una possibile finale contro Alcaraz.
IL RAPPORTO CON LA CINA
“Sono arrivato due giorni fa, finora va tutto bene. Adoro tornare in Cina, quindi non c’è molto altro da aggiungere, non vedo l’ora che inizi il torneo. È la mia prima volta a Pechino, per ora mi piace, a parte questo microfono (ride)”. Il russo ha espresso anche il desiderio di visitare i grandi monumenti della capitale, nonostante il poco tempo a disposizione. “Mi sto davvero godendo il tempo trascorso qui, anche se, come al solito durante un torneo, non c’è mai molto tempo per visitare la città. Mi piacerebbe andare sulla Grande Muraglia se avessi tempo. Il fatto è che meglio gioco, meno tempo ho, quindi spero di non avere quel tempo. Se non gioco bene, almeno posso visitare Pechino”.
IL FINALE DI STAGIONE
“A volte la fine della stagione può essere complicata – una volta finiti i quattro Slam – quindi bisogna trovare un’altra motivazione. Allo stesso tempo, qui siamo tutti competitivi, quindi per me la motivazione è sempre quella di provare a vincere. È la mia prima volta a Pechino, la squadra è fortissima, quindi se vinci è fantastico. Sarà un bellissimo ricordo, una sferzata di fiducia. Ci sono ancora alcuni grandi tornei davanti a me, quindi se riuscirò ad alzare il mio livello in questo finale di stagione, sarà tutto di guadagnato per l’anno prossimo. La motivazione – sostiene Medvedev – è provare a fare tutto questo, continuare a dimostrare a te stesso che puoi vincere questi grandi tornei, grandi titoli, contro grandi avversari“.
IN FINALE CONTRO ALCARAZ?
Il russo dimostra fiducia in sè stesso quando gli viene posta la domanda su una possibile finale contro Alcaraz. “Penso che se dovessimo affrontarci questa settimana, saremmo entrambi felici, dato che saremmo entrambi in finale. È un buon obiettivo e cercherò di realizzarlo. Allo stesso tempo, come ho detto, ci sono tanti grandi giocatori. Medvedev riflette anche sulla difficoltà del tabellone: “E’ molto dura, è come se fosse il sorteggio di un Masters 1000 o di uno Slam. In un certo senso è ancora più dura di uno Slam, dove non ci sono primi turni così complicati. Sarà molto interessante, penso che sia molto raro vedere un ATP 500 così forte, sarà interessante vedere chi giocherà meglio. Penso che vedremo risultati diversi tra le teste di serie, molte di loro possono perdere al primo turno, qui non sono partite facili”.
LE CONDIZIONI DI GIOCO E LA CULTURA CINESE
“I campi sembrano molto buoni – sostiene il n.2 del seeding – mi sono allenato ieri e anche oggi. Sembrano a posto, sono sicuro che ci sarà molta gente durante le partite, ho sentito solo cose positive. Essendo la mia prima volta devo sperimentare di tutto, a livello ATP ho giocato solo a Shanghai e mi è piaciuto molto, penso che sarà lo stesso anche qui. Per quanto riguarda la velocità del campo, penso che sia piuttosto veloce, quindi mi piace. L’unica cosa è l’uscita delle palle, che diventano grossissime questo per il gomito non va bene.
Infine c’è tempo anche per una riflessione sulla cultura cinese: “Nel complesso, è una cultura molto diversa da quella russa, ma penso che possiamo trovare alcune somiglianze con l’Occidente, motivo per cui mi sento sempre il benvenuto qui. Appena arrivo noto l’energia di questo grande Paese, mi sento a casa, per questo amo ritornare. Non mi dà fastidio venire qui perché è la fine della stagione, anzi, mi piace giocare ed essere qui, la gente lo sente”.
ATP
Sinner su Alcaraz: “Per ora non si può parlare di rivalità tra noi, lui ha vinto molto di più”
“Quest’anno ho giocato di meno rispetto al 2022 perchè devo preparare il mio corpo per i tornei più importanti”

Jannik Sinner giocherà per la prima volta l’ATP 500 di Pechino. Lo attende un tabellone molto complicato, con un possibile quarto di finale con Holger Rune, ed una possibile semifinale con Carlos Alcaraz. Ha parlato in conferenza stampa pre-torneo della sua condizione fisica e della rivalità con il campione di Wimbledon Carlos Alcaraz.
Sinner: “Sono molto felice di essere qui, la mia prima volta qui in Cina. Quando sono arrivato stavo un po’ male, ma oggi mi sento molto meglio. Spero di poter essere al 100% per la mia partita del primo turno. È qualcosa di nuovo per me giocare qui e poi a Shanghai.”
D: Giocherai il doppio con Alex De Minaur, le motivazioni di questa scelta?
Sinner: “È un giocatore di doppio migliore di me. Sono molto felice di giocare con lui. Non abbiamo ancora vinto una partita, quindi speriamo di farcela qui. Ci divertiamo molto a giocare insieme e possiamo giocare molto bene insieme. Sento che ci capiamo molto bene dentro il campo, e fuori dal campo parliamo di altre cose. È abbastanza rilassante giocarci e forse è anche questo il motivo principale per cui ci gioco.”
D: È presente anche Alcaraz nel tabellone di questo torneo, parlami della vostra rivalità.
Sinner: “È difficile parlare di questa rivalità in questo momento perché ha vinto molte cose in questo momento. Penso che in questo momento sia ancora un giocatore migliore di me e lo ha dimostrato. È già stato numero uno al mondo un paio di volte, e penso che al momento la rivalità più grande sia tra lui e Novak. Ma d’altra parte, ogni volta che giochiamo è davvero una bella partita. Penso che entrambi mostriamo il meglio di noi stessi. In questo momento sono molto concentrato su me stesso perché devo migliorare anche fisicamente dato che sento di avere molto potenziale a livello fisico. Questo è anche il motivo per cui quest’anno ho giocato molti meno tornei rispetto all’anno scorso, perché devo preparare il mio corpo per vincere i tornei più importanti. Sarà una domanda a cui verrà data risposta in futuro. Sarei felice di essere il rivale di Carlos. Sento di avere il potenziale per farlo. Ma vedremo in futuro.”
D: Cosa ne pensi del tabellone di questo torneo? Sono presenti molti giocatori importanti.
Sinner: “Mi sento molto felice di essere qui per la prima volta. Mi sono sempre chiesto come fosse la situazione in Cina e ora posso finalmente sperimentarla. La cultura è diversa, mi piacciono molto le persone, sono davvero rispettose e cercano sempre di aiutare. Spero di poter mostrare anche un buon tennis, perché questo è il motivo per cui sono qui, e spero di poter vincere quante più partite possibile. In questo momento sono molto rilassato. Il livello è molto alto, ci sono tanti ottimi giocatori qui.”
Renato Nunziante