Il "gruppo" Noah, spavento Croazia. La Coppa Davis ai saluti

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Il “gruppo” Noah, spavento Croazia. La Coppa Davis ai saluti

Francia senza problemi, gli USA sfiorano una clamorosa rimonta. A novembre sarà rivincita dei mondiali di calcio. Tante emozioni anche nei play-off. Dal 2019 arriva il nuovo format. Ma i giocatori contrari alla riforma non potevano fare qualcosa in più?

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Penultimo week-end della cara vecchia Coppa Davis. Lo sapete ormai tutti, dall’anno prossimo si cambia, arrivano i milioni di Piqué e della Kosmos, ci sarà un turno a febbraio con 12 sfide (con tutti gli incontri al meglio dei 3 set), le cui vincenti si uniranno alle 4 semifinaliste di quest’anno e a due nazioni beneficiarie di una wild card per un concentramento in un’unica sede, nella fattispecie Madrid. Le 18 squadre saranno suddivise in 6 gironi, sfide di sola andata (sempre al meglio dei 3 set), le prime di ogni girone più le due migliori seconde (non osiamo immaginare quanti calcoli bisognerà fare per individuarle tra numero di set, game e chissà… forse pure i 15) daranno luogo ai quarti e poi di conseguenza a semifinali e finali. Addio quindi al fattore campo, alle partite al meglio dei 5 set, ai quattro turni durante l’intera stagione, con due week-end che di conseguenza si libereranno per ospitare eventualmente nuovi tornei.

Abbiamo parlato lungamente di questa riforma, dei suoi pro e dei suoi contro. Forse la verità è una sola, la Coppa Davis così come la conosciamo finisce quest’anno, dall’anno prossimo sarà tutta un’altra competizione. La cosa che più fa specie in questo momento e che continuano ad alzarsi le voci di tennisti che erano e sono contro la riforma, e allora la domanda sorge spontanea: “Ma perché non hanno fatto di più per opporsi?”. Loro sono i veri dominus del circus tennistico, perché non scendere in campo contro l’ITF? Nella conferenza stampa finale di Italia-Francia ad aprile a Genova, Noah e Pouille dissero che ci sarebbero state di lì a breve riunioni di capitani e giocatori per opporsi alla riforma. Sono mai state fatte? Sembrerebbe di no, e allora è inutile versare oggi lacrime di coccodrillo contro la riforma. Se ATP e ITF in questi anni non hanno mai trovato un accordo su un’eventuale nuovo format della competizione era normale che prima o poi si arrivasse a questo punto. Cioè che arrivasse una forte sponsorizzazione per una nuova formula e che dirigenti e presidente dell’ITF cedessero alle lusinghe economiche. La dichiarazione di Pouille dopo il doppio di Lille di sabato è stata sacrosanta: “I dirigenti hanno pensato solo al loro interesse, fregandosene di tutto ciò che gira intorno alla Coppa Davis…”. Sarà pur vero, ma cosa hanno fatto i tennisti per evitare tutto ciò? Hanno fatto di più i rappresentanti del tifo organizzato francese che segue la squadra di Davis, che nella giornata di sabato a Lille hanno indossato una maglietta nera con su scritto #Changeitback, hashtag promosso su Twitter per protestare contro la riforma.

Il dibattito potrebbe andare via all’infinito e allora meglio concentrarsi su quanto avvenuto nel week-end appena passato, che ha visto svolgersi le due semifinali e le sfide dei play-off. Per la prima volta nella storia della Davis la finale sarà la stessa di quella dei campionati del mondo di calcio, Francia-Croazia.

A Lille è stato tutto facile per i padroni di casa che hanno travolto gli spagnoli, presentatisi all’appuntamento senza Nadal infortunato e con Carreno incerottato. Quest’ultimo difatti è crollato dopo un set ed ha lasciato via libera all’esordiente Paire, spianando la strada al 2-0 locale maturato grazie alla bella vittoria di Pouille contro un coraggioso Bautista Agut, il migliore dei suoi. A quel punto la sfida era segnata e il doppio Benneteau/Mahut (encomiabile la prova del primo) ha chiuso senza problemi i conti contro i poveri Granollers e Feliciano Lopez, letteralmente disintegrati nel primo set (6-0 in 18 minuti ed appena 4 punti per la coppia spagnola).

Abbiamo già detto in altre occasioni che il merito del super squadrone francese, alla seconda finale consecutiva dopo la vittoria dell’anno scorso contro il Belgio, sempre a Lille, va ascritto a Yannick Noah. L’ultimo campione Slam francese ha saputo creare un gruppo di almeno una decina di giocatori che sono uniti fra di loro, che non si lamentano per una eventuale esclusione, che si sostengono l’un l’altro senza problemi, chiunque scenda in campo. Basta vederli tutti insieme in panchina o in conferenza stampa per capire che sono tutti uniti per il fine comune, la vittoria finale. I miracoli di Noah sono sotto gli occhi di tutti gli addetti. Ha trasformato Lucas Pouille in un numero 1 senza paura e con coraggio da vendere (era già stato decisivo a Genova contro l’Italia), ha ricondotto all’ovile quella testa calda di Benoit Paire (che in questo week-end sembrava un bambino felice di poter stare con i suoi amici), ha schierato Benneteau in doppio al fianco di Mahut causa infortunio di Herbert nonostante lo stesso Benneteau avesse praticamente chiuso la carriera agli US Open. Scelta più che mai azzeccata visto che il tennista francese ha giocato ad un livello incredibile, a dire dello stesso Bruguera (il capitano spagnolo) e di Feliciano Lopez.

Quello che invece è successo a Zara nell’altra semifinale rientra nella serie delle grandi tragedie sportive con epilogo incredibile che abbiamo ammirato in tanti anni di Coppa Davis e che forse più di ogni altra cosa ci mancherà con la nuova formula. Croati nettamente favoriti in partenza, USA senza Isner, Mike Bryan e Sock, primi due singolari nettamente ad appannaggio dei padroni di casa. Certo, che Bob Byran potesse con l’aiuto di Ryan Harrison portare a casa il doppio ci poteva anche stare, anche se ci sono volute quasi 5 ore. Ma che il giorno dopo Cilic contro il riesumato Querrey (grandissima mossa di Jim Courier) perdesse in 4 set dopo aver sprecato 5 set point consecutivi dal 6-1 in suo favore nel tie break del secondo set (con i quali sarebbe andato avanti due set a zero) non lo poteva immaginare neanche lo sceneggiatore più consumato. E che Coric sul 2-2, avanti 5-1 nel terzo set contro l’esordiente Tiafoe (si era un set pari) si facesse rimontare e perdesse al tie break, chi l’avrebbe mai scommesso? Alla fine la Croazia l’ha spuntata, ma certo la paura è stata forte. A Courier stava riuscendo davvero un’impresa e stava rovinando i piani non solo alla Croazia ma anche ai francesi, che con la vittoria a stelle e strisce sarebbero stati costretti a giocare in trasferta la loro 19° finale. Ma ve l’immaginate, l’ultima finale della Coppa Davis a casa proprio di colui, il presidente ITF Haggerty, che ne ha decretato la fine?

Sui problemi psicologici di Marin Cilic in alcuni frangenti dei suoi incontri potremmo scriverne un libro. Quest’anno si era presentato a Wimbledon tra i probabili favoriti e si è fatto estromettere al secondo turno dall’argentino Pella, che tutto è tranne che un erbivoro. E chi si ricorda i due set di vantaggio buttati all’aria nella finale di Coppa Davis contro l’Argentina sul 2-1 croato contro del Potro nel 2016? E vogliamo parlare del quinto set giocato quest’anno in finale a Melbourne contro Roger Federer? Insomma Marin quando vede l’impresa si scioglie, sente la responsabilità, esce mentalmente dal campo. Attenzione però, nella finale in Francia non avrà nulla da perdere e questo potrebbe aiutarlo non poco. A livello assoluto la Francia è una squadra più completa con tante frecce al suo arco, certo che la Croazia se arriva integra fisicamente all’atto finale è temibile. Cilic e Coric in singolare, Dodig e Pavic in doppio, il quartetto è di primissima scelta. Insomma ci sono tutte le caratteristiche per godersi una signora finale che speriamo chiuda nella maniera più degna la storia di questa competizione.

Non sono mancate le emozioni nemmeno nei play-off, quasi inutili, che si sono disputati contemporaneamente alle due semifinali. Vita facile per Serbia, Austria (che ha battuto l’Australia di un indomito capitan Hewitt, sceso ancora una volta in campo in doppio che oltretutto ha vinto) Argentina e Giappone, sfide rocambolesche sugli altri campi. In Svizzera-Svezia è successo di tutto, con lo svedese Eriksson che ha rimontato due set allo svizzero Huesler nella prima giornata e con sul 2-2 la sfida decisa da due tennisti piazzati oltre la posizione nr.1000 del ranking, Sandro Ehrat e Jonathan Mridha, con la vittoria finale dello svedese. In Ungheria la Repubblica Ceca ha rischiato tantissimo, alla fine deve ringraziare Lukas Rosol per la vittoria nel singolare decisivo. Tra Gran Bretagna e Uzbekistan la prima giornata è stata incredibile. Evans ha superato Istomin al quinto set recuperando da 2 set a 1 sotto, ma nel secondo singolare ha fatto di meglio il nr. 434 del mondo, l’uzbeko Harimov che ha rimontato due set al nr. 70 Cameron Norrie (alla fine l’hanno comunque spuntata i britannici). E per finire non dimentichiamoci del match tra Shapovalov e Haase in Canada-Olanda, con il tennista di casa sotto di due set e costretto ad annullare più palle break sul 5-5 del terzo e alla fine vincitore su Robin Haase.

Insomma ci si è divertiti in ogni angolo del mondo, le emozioni davvero non sono mancate. Attendiamo la finale e poi saluteremo la cara vecchia Coppa Davis… quanto ci mancherà.

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