Sono qui, sotto l’albero di Natale di questo dicembre 2019 ad augurarvi il mio Buon Natale più sentito mentre rifletto sul fatto che siamo diventati un po’ tutti prigionieri di Google che spia ogni nostra mossa e sa di noi più di noi stessi con tanti bei saluti al nostro desiderio di privacy.
Altro che γνῶθι σαυτόν, conosci te stesso! Cito qui con le mie scarse reminiscenze del liceo classico la massima religiosa greco-antica iscritta nel tempio di Apollo a Delfi.
Però mi ritrovo paradossalmente anche a dover ringraziare proprio Google, e Google Analytics in particolare, senza i cui algoritmi non sarei mai stato in grado di dirvi, miei cari lettori, che quest’anno Ubitennis ha strabattuto – grazie a voi, ovviamente, e alla vostra assidua partecipazione e consultazione – tutti i suoi record in termini di utenti unici, 4,871 milioni alla vigilia di Natale, e di pagine visualizzate: 40,833 milioni. Le visite sono state più di 20,620 milioni. Mi aspetto – ma queste sono previsioni assai più umane, e cioè quelle spesso fallaci del Mago Ubaldo – di raggiungere per questo fine anno 5 milioni di utenti unici, 41 milioni di pagine visualizzate, 21 milioni di visite. Significa una crescita di quasi il 100% per gli utenti, del 40% per le pagine visualizzate, dell’86% per le visite. Mi scuso per avervi sommerso di tutti questi dati ma… questa volta darò la colpa a Google!
Se ripenso a quando, 12 anni fa nel gennaio del 2007, con il mio neonato blog Servizi Vincenti (il Babbo di Ubitennis partorito nel maggio 2008), festeggiai con stupore i 300 lettori mensili, mi chiedo con ancora maggior stupore: ma come è stato possibile? Certo allora, quando a scrivere da vero grafomane c’ero solo io con tre o quattro amici, antenati degli attuali collaboratori, non avrei mai pensato che sarebbe stato possibile pubblicare 4.480 articoli dal primo gennaio alla vigilia di Natale in un solo anno come è successo in questo 2019!
Uno sforzo collettivo oggettivamente pesantissimo che mi rende orgoglioso soprattutto per le scelte fatte nella continua ricerca di validissimi giovani (e meno giovani) amici appassionati e anche nella organizzazione sempre perfezionata della struttura alla quale contribuiscono tanti bravissimi collaboratori che non è per nulla semplice coordinare. Devo moltissimo a tutti i collaboratori che, pur con i loro limiti di tempo, hanno fatto un lavoro straordinario per far crescere Ubitennis, sempre impegnandosi al massimo.
Non c’è dubbio che se il 2019 ha dato questi brillanti risultati, gli exploit monegaschi del “Babbo-bis” Fognini – congratulazioni a lui e a Flavia! – di Berrettini sulla terra rossa (Zverev) sull’erba (ottavi a Wimbledon dopo i lawns tedeschi) e sul cemento (US Open) fino alle prime finali ATP d’un italiano in oltre 40 anni, l’escalation di Sonego prima (Antalya) e dell’ancora imberbe Pel di Carota altoatesino Sinner – senza trascurare i risultati degli junior Musetti e Zeppieri in testa (ma ce ne sono altri) – hanno avuto un peso importantissimo, direi decisivo.
Poiché il tennis è sempre meno uno sport individuale, e non solo perché fioriscono a dismisura eventi a squadre, voglio dare anch’io merito degli exploit dei ragazzi italiani ai loro team perché effettivamente al giorno d’oggi è fondamentale essere supportati da allenatore, fisio, mental coach e altri professionisti. E poiché ho avuto modo di conoscere e frequentare da vicino buona parte di questi “coequipier”, da Santopadre e Rianna (Berrettini) a Piatti e Volpini (Sinneri), passando per Arbino (coach di Sonego), Tartarini (Musetti), Melaranci (Zeppieri); beh è tutta gente per bene, in gamba, preparata e determinata. È il trionfo dei coach privati. Consentitemi di dire che c’è voluto tanto tempo, troppo tempo, prima che la Federtennis capisse che conveniva collaborare con i team privati, anziche osteggiarli perché ragazzi e maestri non…”nascevano in quel di Tirrenia”.
Quel ripensamento strategico che ha portato a studiare anzi alcuni meccanismi incentivanti e di sostegno economico ai team privati, è stato il grimaldello che ha portato alla rivoluzione organizzativa e in parte ai risultati che oggi tutti celebriamo con gioia. Augurandoci, al contempo, che non si ecceda “politicamente” per saltare sul carro dei vincitori, dal momento che i protagonisti dei successi restano e devono restare primariamente i giocatori e i loro team. Si eviti, dunque e per cortesia, il trionfalismo di bandiera.
Anche per i propri risultati in termini di audience Ubitennis è grato e riconoscente a chiunque abbia contribuito a rendere questo 2019 un anno magico per il tennis (maschile) italiano, il migliore degli ultimi 40 anni. L’augurio natalizio è che quanto prima anche le ragazze seguite dall’ottima Tathiana Garbin riescano a mettersi sulle tracce del tennis maschile. Intanto l’approdo di Jasmine Paolini tra le top 100 merita di essere sottolineato e applaudito. Mi piacerebbe pensare anche che Camila Giorgi possa essere all’altezza del suo notevolissimo potenziale.
Del resto quando c’era chi scioccamente sosteneva che, per via di miei scritti critici nei confronti di Binaghi, Ubitennis non tifasse sempre per i tennisti azzurri e talvolta si augurasse addirittura una qualunque sconfitta azzurra, avevo sempre replicato che a) si trattava di una vera, clamorosa bischerata (detto alla fiorentina) diffusa da qualche cretino b) che nessuno di noi era così masochista.
Mi auguro, e auguro a tutti i tennisti azzurri, di continuare così nel 2020, anzi di fare sempre meglio. Registro con grande soddisfazione, del resto documentata anche da come abbiamo seguito in tutte le sue fasi la vicenda, la conquista delle finali ATP a Torino a partire dal 2021. È stato un atto coraggioso e ben orchestrato di cui do – e ho già dato – ampio merito a Angelo Binaghi, al suo team, a quella che era la Coni-Servizi e che ora ha preso il nome di Sport e Salute – che casino ancora tutta questa operazione “politica” che ha sottratto potere al Coni di Malagò per trasferirlo prima a Giorgetti della Lega che aveva investito Rocco Sabelli poi dimissionario per i disaccordi con il ministro 5 Stelle Spadafora: chi ci capisce, in tutte queste manovre che ben poco hanno a che fare con lo sport, è davvero bravo! – alla città di Torino, al sindaco Appendino e a tutti quanti lo hanno reso possibile.
Grande soddisfazione registro anche per le nomine di Andrea Gaudenzi a presidente ATP e a Massimo Calvelli CEO ATP. Conosco entrambi personalmente e sono persone in gamba, con i titoli giusti per fare bene. Era l’ora che, in un’epoca tennistica dominata da giocatori europei – per la prima volta alle ultime ATP Finals gli 8 Maestri erano tutti europei, ma se anche ciò non fosse avvenuto tutti europei erano da oltre un decennio i celeberrimi Fab Four – l’ATP diventasse più europea e meno americana, spesso succube in passato delle grandi società di management made in USA.
Certamente Gaudenzi e Calvelli – sebbene quest’ultimo abbia un CV cresciuto con Wilson e Nike – hanno l’esperienza più giusta per gestire nel migliore dei modi un’Associazione che non deve, tanto per cominciare, commettere gli errori clamorosi della WTA che pur di raggranellare soldi ha spostato a tal punto il suo raggio d’azione in Oriente (soprattutto Cina) dove i vuoti sugli spalti mi ingenerano una gran tristezza. Spero che, diversamente da chi li ha preceduti, siano in grado di riunire ogni tanto anche i giornalisti più esperti per uno scambio di idee che potrebbe essere utile agli uni e agli altri. Spesso invece i dirigenti ATP, WTA, ITF hanno agito come corpi separati da…compartimenti stagno.
Nel suo piccolo, in quest’anno anche Ubitennis è salito su un podio internazionale, grazie al premio AIPS (Association International Press Sportif), nell’ambito di una selezione fra 1273 candidature omnisport proveniente da 119 Nazioni. Il premio, conferito a Losanna era collegato a un articolo del sottoscritto incentrato sulla finale dell’US Open 2018 e riferito all’operato dell’arbitro Carlos Ramos nella finale femminile vinta da Naomi Osaka su Serena Williams che aveva sclerato sul campo e poi fuori accusando l’arbitro di fantomatico sessismo. Consentitemi di esserne orgoglioso. Nemo propheta in patria, mi verrebbe voglia di sottolineare, visti i riconoscimenti ottenuti anche all’US Open 2018, prima dell’incresciosa vicenda che ha portato prima al ritiro del mio accredito durante gli Internazionali d’Italia e poi a quell’incredibile pedinamento degli agenti della security FIT che l’indomani gli fece seguito. Difficile dimenticare una vicenda del genere, per la quale perfino diversi dirigenti della FIT si sono poi sentiti in dovere di scusarsi con il sottoscritto.
I tristi personaggi che sono stati i veri autori della nefanda e pretestuosa azione censoria non li nomino per carità di patria. Se penso che un paio di quegli stessi personaggi mi avevano insignito del premio Guido Oddo per il giornalista dell’anno nel 2008… beh, chi è al potere e non accetta di poter esser criticato vorrebbe sempre logorare chi non ce l’ha. Son fiero di esser sempre riuscito a camminare sulla strada dell’autonomia e dell’indipendenza di giudizio, anche se c’è chi ha frapposto ogni genere di ostacoli per ridurre al silenzio chi scrive e la voce di Ubitennis che, annovera comunque al suo interno, opinioni e voci autonome e indipendenti, libere di allinearsi e di non allinearsi in una dialettica interna sempre democratica.
365 giorni fa scrivevo che il tennis continua a essere uno sport minore in Italia, perché l’exploit di Cecchinato con la sua semifinale al Roland Garros dopo 40 anni di buio, aveva acceso soltanto una luce spentasi dopo una quindicina di giorni. Già con Wimbledon eravamo rientrati nella nostra modesta normalità. E copio e incollo le seguenti frasi scritte allora “Noi abbiamo invece bisogno di trovare quel campione che non abbiamo avuto per 40 anni. Potrebbe essere Matteo Berrettini? O Marco Cecchinato? Forse Fognini potrebbe farcela a fare quei tre passettini per entrare tra i top-ten, ma purtroppo non risolverebbe il problema”.
Fognini ce l’ha fatta, ha vinto il primo Masters 1000, è diventato top-ten, ma se non ci fossero stati gli exploit di tutti gli altri azzurri, l’indice di gradimento del tennis non sarebbe cresciuto come invece è cresciuto. Quasi esponenzialmente. Abbiamo sentito e visto parlare di tennis italiano negli Slam, nei Masters 1000, nelle ATP Next-Gen, per Torino, in TV, non solo Sky, ma anche Rai, La Sette, da Fazio, irrompendo a metà delle varie “Domeniche sportive”, di programmi di intrattenimento. Gente che non si era mia interessata al tennis e che tutt’al più aveva sentito parlare di Fognini – e per forza, sono 10 anni che è il miglior tennista italiano, il più brillante dai tempi di Panatta e & – si è scoperta a parlare di Berrettini, di Sinner.
Posso sbagliare naturalmente, è una ipotesi magari leggera, insufficiente di per sé a spiegare tutto, ma credo che sia stato proprio la semifinale di un anno e mezzo fa di Marco Cecchinato a smuovere un po’ tutto l’ambiente. Cecchinato è un buon tennista, e l’ha confermato sulla terra rossa anche all’inizio del 2019, ma non è un fenomeno. Secondo me tutti i giocatori italiani, i loro team, devono aver pensato: “Se ce l’ha fatta lui, che fino a un anno prima faticava a entrare fra i primi 100, perché non possiamo farcela anche noi?”. E si sono messi di buzzo buono, con i loro allenatori non meno motivati di loro, a lavorare sempre più seriamente e soprattutto a crederci. Nel tennis, come nella vita, la fiducia nei propri mezzi è importantissima, fondamentale, perfino più di un grande servizio. E, spesso, di uno smisurato talento.
Per tanti, troppi anni, gli appassionati italiani hanno respirato e goduto solo del tennis internazionale, di quello degli straordinari Fab Four. Da un paio di anni si erano quasi rassegnati a un cambio della guardia che riguardava i cosiddetti Next-Gen, gli Zverev, i Thiem, prima dei Tsitsipas, Shapovalov e soci. Il 2019 è stato assolutamente, piacevolmente, inaspettatamente diverso. Adesso tutti si aspettano un 2020 all’altezza del 2019 e magari pure migliore, soprattutto per i più giovani, Berrettini, Sinner, Sonego. Partiranno, in Australia, con un certo fardello sulle spalle. Matteo sarà un tantino protetto dal suo ranking, dall’essere testa di serie n.8, Jannik, n.78, dovrà sperare anche sulla buona sorte. Ma non c’è dubbio che confermarsi è spesso più difficile che affermarsi. Non sarà facile neppure per Ubitennis confermarsi sui livelli dei 2019.
Riassumo qui i nostri dati e piccole curiosità: Ubitennis ha pubblicato circa 4500 articoli quest’anno, ovvero una media di dodici e mezzo al giorno, raggiungendo le quote record di 4.9 milioni di utenti e quasi 41 milioni di pagine visualizzate. Su Facebook ci seguite in 122mila, su Twitter siete 13mila e su Instagram circa 7700 – se ancora non ci seguite, cliccate qui: il 2019 sarà foriero di novità sul social più frequentato del momento.
AUGURI AI LETTORI
Prima di fare a voi tutti lettori i miei migliori auguri per un bellissimo Natale e per un Felice Anno nuovo consentitemi di chiedere agli appassionati di buona volontà un piccolissimo favore di nessun costo, sempre nell’ottica di assicurare a tutti il miglior servizio possibile. Il favore che vi chiedo è quello di aiutarci a crescere nel numero dei follower sui vari social. So bene che chi ne predilige uno non frequenta molto un altro, ma alcuni progetti in cantiere per Instagram sarebbero meglio realizzati scollinando quota 10000, poiché si otterrebbe la possibilità di allegare ai nostri contenuti link ad articoli ad approfondimenti.
Cercheremo anche noi nel 2020 di confermare i livelli dei servizi raggiunti nel 2019. Cercheremo di seguire con i nostri inviati il maggior numero di tornei possibile, perché siamo convinti che fare giornalismo stando lontani, seduti davanti a un computer monitorando vari siti internet, non sia fare giornalismo approfondito. Per diventare inviati di Ubitennis sui tornei occorre prima fare gavetta, imparare il lavoro redazionale, dare una certa disponibilità a chi – di volta in volta – presiede certi turni, mattutini, pomeridiani, di giorni feriali oppure di weekend. Durante l’anno valutiamo le candidature interessanti tra quelle ricevute all’indirizzo direttaubitennis@gmail.com.
Ubitennis ha continuato a istruire nuove leve verso il giornalismo e io a questo proposito mi devo fortemente scusare con tutti coloro (tanti) che ci hanno inviato la loro disponibilità a collaborare. La nostra priorità al momento sarebbe quella di individuare chi abbia titoli, volontà, capacità per aiutare in collaborazione diretta con il sottoscritto, a sviluppare il marketing, la vendita di spazi commerciali, il reperimento di nuovi sponsor, un maggiore interazione con le aziende e i circoli di tennis più interessati al proprio sviluppo di soci, iscritti ai corsi. Se ritenete il vostro profilo in linea con l’annuncio pubblicato qui, contattateci all’indirizzo info@ubitennis.com specificando nell’oggetto “business development” e allegando CV esauriente.
Chiudo qui questo lungo, lunghissimo messaggio con gli auguri per un felice Anno Nuovo a tutti voi, alle vostre famiglie, a chi sta bene ma soprattutto a chi sta meno bene, ringraziandovi per esserci stati vicini. Invio i miei auguri più sinceri anche a tutti i tennisti italiani (e non) che non ci stancheremo mai di seguire con affetto e passione, ma consentitemi di inviare auguri particolarmente sentiti a Flavia Pennetta e a una vita che sboccia, quella della piccola Farah, a Francesca Schiavone per la sua battaglia contro il più brutto dei mali, agli amici di una vita Rino Tommasi e Gianni Clerici che hanno vissuto tempi e giorni migliori dei più recenti.
Buon tennis a tutti, davvero vi auguro i migliori smash e le volee più vincenti della vostra vita nel 2020. Da Ubaldo e tutta la squadra compatta di Ubitennis.