Focus
Gli auguri di Ubitennis ai lettori e ai tennisti. La svolta del magico 2019 italiano risale al 2018 e a Cecchinato
Auguri con excursus sulla stagione molto azzurra appena conclusa. L’exploit del tennista siciliano ha ispirato i vari Berrettini, Sinner, Sonego, con i loro coach: “Se ce l’ha fatta lui…”

Sono qui, sotto l’albero di Natale di questo dicembre 2019 ad augurarvi il mio Buon Natale più sentito mentre rifletto sul fatto che siamo diventati un po’ tutti prigionieri di Google che spia ogni nostra mossa e sa di noi più di noi stessi con tanti bei saluti al nostro desiderio di privacy.
Altro che γνῶθι σαυτόν, conosci te stesso! Cito qui con le mie scarse reminiscenze del liceo classico la massima religiosa greco-antica iscritta nel tempio di Apollo a Delfi.
Però mi ritrovo paradossalmente anche a dover ringraziare proprio Google, e Google Analytics in particolare, senza i cui algoritmi non sarei mai stato in grado di dirvi, miei cari lettori, che quest’anno Ubitennis ha strabattuto – grazie a voi, ovviamente, e alla vostra assidua partecipazione e consultazione – tutti i suoi record in termini di utenti unici, 4,871 milioni alla vigilia di Natale, e di pagine visualizzate: 40,833 milioni. Le visite sono state più di 20,620 milioni. Mi aspetto – ma queste sono previsioni assai più umane, e cioè quelle spesso fallaci del Mago Ubaldo – di raggiungere per questo fine anno 5 milioni di utenti unici, 41 milioni di pagine visualizzate, 21 milioni di visite. Significa una crescita di quasi il 100% per gli utenti, del 40% per le pagine visualizzate, dell’86% per le visite. Mi scuso per avervi sommerso di tutti questi dati ma… questa volta darò la colpa a Google!
Se ripenso a quando, 12 anni fa nel gennaio del 2007, con il mio neonato blog Servizi Vincenti (il Babbo di Ubitennis partorito nel maggio 2008), festeggiai con stupore i 300 lettori mensili, mi chiedo con ancora maggior stupore: ma come è stato possibile? Certo allora, quando a scrivere da vero grafomane c’ero solo io con tre o quattro amici, antenati degli attuali collaboratori, non avrei mai pensato che sarebbe stato possibile pubblicare 4.480 articoli dal primo gennaio alla vigilia di Natale in un solo anno come è successo in questo 2019!
Uno sforzo collettivo oggettivamente pesantissimo che mi rende orgoglioso soprattutto per le scelte fatte nella continua ricerca di validissimi giovani (e meno giovani) amici appassionati e anche nella organizzazione sempre perfezionata della struttura alla quale contribuiscono tanti bravissimi collaboratori che non è per nulla semplice coordinare. Devo moltissimo a tutti i collaboratori che, pur con i loro limiti di tempo, hanno fatto un lavoro straordinario per far crescere Ubitennis, sempre impegnandosi al massimo.
Non c’è dubbio che se il 2019 ha dato questi brillanti risultati, gli exploit monegaschi del “Babbo-bis” Fognini – congratulazioni a lui e a Flavia! – di Berrettini sulla terra rossa (Zverev) sull’erba (ottavi a Wimbledon dopo i lawns tedeschi) e sul cemento (US Open) fino alle prime finali ATP d’un italiano in oltre 40 anni, l’escalation di Sonego prima (Antalya) e dell’ancora imberbe Pel di Carota altoatesino Sinner – senza trascurare i risultati degli junior Musetti e Zeppieri in testa (ma ce ne sono altri) – hanno avuto un peso importantissimo, direi decisivo.
Poiché il tennis è sempre meno uno sport individuale, e non solo perché fioriscono a dismisura eventi a squadre, voglio dare anch’io merito degli exploit dei ragazzi italiani ai loro team perché effettivamente al giorno d’oggi è fondamentale essere supportati da allenatore, fisio, mental coach e altri professionisti. E poiché ho avuto modo di conoscere e frequentare da vicino buona parte di questi “coequipier”, da Santopadre e Rianna (Berrettini) a Piatti e Volpini (Sinneri), passando per Arbino (coach di Sonego), Tartarini (Musetti), Melaranci (Zeppieri); beh è tutta gente per bene, in gamba, preparata e determinata. È il trionfo dei coach privati. Consentitemi di dire che c’è voluto tanto tempo, troppo tempo, prima che la Federtennis capisse che conveniva collaborare con i team privati, anziche osteggiarli perché ragazzi e maestri non…”nascevano in quel di Tirrenia”.
Quel ripensamento strategico che ha portato a studiare anzi alcuni meccanismi incentivanti e di sostegno economico ai team privati, è stato il grimaldello che ha portato alla rivoluzione organizzativa e in parte ai risultati che oggi tutti celebriamo con gioia. Augurandoci, al contempo, che non si ecceda “politicamente” per saltare sul carro dei vincitori, dal momento che i protagonisti dei successi restano e devono restare primariamente i giocatori e i loro team. Si eviti, dunque e per cortesia, il trionfalismo di bandiera.
Anche per i propri risultati in termini di audience Ubitennis è grato e riconoscente a chiunque abbia contribuito a rendere questo 2019 un anno magico per il tennis (maschile) italiano, il migliore degli ultimi 40 anni. L’augurio natalizio è che quanto prima anche le ragazze seguite dall’ottima Tathiana Garbin riescano a mettersi sulle tracce del tennis maschile. Intanto l’approdo di Jasmine Paolini tra le top 100 merita di essere sottolineato e applaudito. Mi piacerebbe pensare anche che Camila Giorgi possa essere all’altezza del suo notevolissimo potenziale.
Del resto quando c’era chi scioccamente sosteneva che, per via di miei scritti critici nei confronti di Binaghi, Ubitennis non tifasse sempre per i tennisti azzurri e talvolta si augurasse addirittura una qualunque sconfitta azzurra, avevo sempre replicato che a) si trattava di una vera, clamorosa bischerata (detto alla fiorentina) diffusa da qualche cretino b) che nessuno di noi era così masochista.

Mi auguro, e auguro a tutti i tennisti azzurri, di continuare così nel 2020, anzi di fare sempre meglio. Registro con grande soddisfazione, del resto documentata anche da come abbiamo seguito in tutte le sue fasi la vicenda, la conquista delle finali ATP a Torino a partire dal 2021. È stato un atto coraggioso e ben orchestrato di cui do – e ho già dato – ampio merito a Angelo Binaghi, al suo team, a quella che era la Coni-Servizi e che ora ha preso il nome di Sport e Salute – che casino ancora tutta questa operazione “politica” che ha sottratto potere al Coni di Malagò per trasferirlo prima a Giorgetti della Lega che aveva investito Rocco Sabelli poi dimissionario per i disaccordi con il ministro 5 Stelle Spadafora: chi ci capisce, in tutte queste manovre che ben poco hanno a che fare con lo sport, è davvero bravo! – alla città di Torino, al sindaco Appendino e a tutti quanti lo hanno reso possibile.
Grande soddisfazione registro anche per le nomine di Andrea Gaudenzi a presidente ATP e a Massimo Calvelli CEO ATP. Conosco entrambi personalmente e sono persone in gamba, con i titoli giusti per fare bene. Era l’ora che, in un’epoca tennistica dominata da giocatori europei – per la prima volta alle ultime ATP Finals gli 8 Maestri erano tutti europei, ma se anche ciò non fosse avvenuto tutti europei erano da oltre un decennio i celeberrimi Fab Four – l’ATP diventasse più europea e meno americana, spesso succube in passato delle grandi società di management made in USA.
Certamente Gaudenzi e Calvelli – sebbene quest’ultimo abbia un CV cresciuto con Wilson e Nike – hanno l’esperienza più giusta per gestire nel migliore dei modi un’Associazione che non deve, tanto per cominciare, commettere gli errori clamorosi della WTA che pur di raggranellare soldi ha spostato a tal punto il suo raggio d’azione in Oriente (soprattutto Cina) dove i vuoti sugli spalti mi ingenerano una gran tristezza. Spero che, diversamente da chi li ha preceduti, siano in grado di riunire ogni tanto anche i giornalisti più esperti per uno scambio di idee che potrebbe essere utile agli uni e agli altri. Spesso invece i dirigenti ATP, WTA, ITF hanno agito come corpi separati da…compartimenti stagno.
Nel suo piccolo, in quest’anno anche Ubitennis è salito su un podio internazionale, grazie al premio AIPS (Association International Press Sportif), nell’ambito di una selezione fra 1273 candidature omnisport proveniente da 119 Nazioni. Il premio, conferito a Losanna era collegato a un articolo del sottoscritto incentrato sulla finale dell’US Open 2018 e riferito all’operato dell’arbitro Carlos Ramos nella finale femminile vinta da Naomi Osaka su Serena Williams che aveva sclerato sul campo e poi fuori accusando l’arbitro di fantomatico sessismo. Consentitemi di esserne orgoglioso. Nemo propheta in patria, mi verrebbe voglia di sottolineare, visti i riconoscimenti ottenuti anche all’US Open 2018, prima dell’incresciosa vicenda che ha portato prima al ritiro del mio accredito durante gli Internazionali d’Italia e poi a quell’incredibile pedinamento degli agenti della security FIT che l’indomani gli fece seguito. Difficile dimenticare una vicenda del genere, per la quale perfino diversi dirigenti della FIT si sono poi sentiti in dovere di scusarsi con il sottoscritto.
I tristi personaggi che sono stati i veri autori della nefanda e pretestuosa azione censoria non li nomino per carità di patria. Se penso che un paio di quegli stessi personaggi mi avevano insignito del premio Guido Oddo per il giornalista dell’anno nel 2008… beh, chi è al potere e non accetta di poter esser criticato vorrebbe sempre logorare chi non ce l’ha. Son fiero di esser sempre riuscito a camminare sulla strada dell’autonomia e dell’indipendenza di giudizio, anche se c’è chi ha frapposto ogni genere di ostacoli per ridurre al silenzio chi scrive e la voce di Ubitennis che, annovera comunque al suo interno, opinioni e voci autonome e indipendenti, libere di allinearsi e di non allinearsi in una dialettica interna sempre democratica.
365 giorni fa scrivevo che il tennis continua a essere uno sport minore in Italia, perché l’exploit di Cecchinato con la sua semifinale al Roland Garros dopo 40 anni di buio, aveva acceso soltanto una luce spentasi dopo una quindicina di giorni. Già con Wimbledon eravamo rientrati nella nostra modesta normalità. E copio e incollo le seguenti frasi scritte allora “Noi abbiamo invece bisogno di trovare quel campione che non abbiamo avuto per 40 anni. Potrebbe essere Matteo Berrettini? O Marco Cecchinato? Forse Fognini potrebbe farcela a fare quei tre passettini per entrare tra i top-ten, ma purtroppo non risolverebbe il problema”.
Fognini ce l’ha fatta, ha vinto il primo Masters 1000, è diventato top-ten, ma se non ci fossero stati gli exploit di tutti gli altri azzurri, l’indice di gradimento del tennis non sarebbe cresciuto come invece è cresciuto. Quasi esponenzialmente. Abbiamo sentito e visto parlare di tennis italiano negli Slam, nei Masters 1000, nelle ATP Next-Gen, per Torino, in TV, non solo Sky, ma anche Rai, La Sette, da Fazio, irrompendo a metà delle varie “Domeniche sportive”, di programmi di intrattenimento. Gente che non si era mia interessata al tennis e che tutt’al più aveva sentito parlare di Fognini – e per forza, sono 10 anni che è il miglior tennista italiano, il più brillante dai tempi di Panatta e & – si è scoperta a parlare di Berrettini, di Sinner.

Posso sbagliare naturalmente, è una ipotesi magari leggera, insufficiente di per sé a spiegare tutto, ma credo che sia stato proprio la semifinale di un anno e mezzo fa di Marco Cecchinato a smuovere un po’ tutto l’ambiente. Cecchinato è un buon tennista, e l’ha confermato sulla terra rossa anche all’inizio del 2019, ma non è un fenomeno. Secondo me tutti i giocatori italiani, i loro team, devono aver pensato: “Se ce l’ha fatta lui, che fino a un anno prima faticava a entrare fra i primi 100, perché non possiamo farcela anche noi?”. E si sono messi di buzzo buono, con i loro allenatori non meno motivati di loro, a lavorare sempre più seriamente e soprattutto a crederci. Nel tennis, come nella vita, la fiducia nei propri mezzi è importantissima, fondamentale, perfino più di un grande servizio. E, spesso, di uno smisurato talento.
Per tanti, troppi anni, gli appassionati italiani hanno respirato e goduto solo del tennis internazionale, di quello degli straordinari Fab Four. Da un paio di anni si erano quasi rassegnati a un cambio della guardia che riguardava i cosiddetti Next-Gen, gli Zverev, i Thiem, prima dei Tsitsipas, Shapovalov e soci. Il 2019 è stato assolutamente, piacevolmente, inaspettatamente diverso. Adesso tutti si aspettano un 2020 all’altezza del 2019 e magari pure migliore, soprattutto per i più giovani, Berrettini, Sinner, Sonego. Partiranno, in Australia, con un certo fardello sulle spalle. Matteo sarà un tantino protetto dal suo ranking, dall’essere testa di serie n.8, Jannik, n.78, dovrà sperare anche sulla buona sorte. Ma non c’è dubbio che confermarsi è spesso più difficile che affermarsi. Non sarà facile neppure per Ubitennis confermarsi sui livelli dei 2019.
Riassumo qui i nostri dati e piccole curiosità: Ubitennis ha pubblicato circa 4500 articoli quest’anno, ovvero una media di dodici e mezzo al giorno, raggiungendo le quote record di 4.9 milioni di utenti e quasi 41 milioni di pagine visualizzate. Su Facebook ci seguite in 122mila, su Twitter siete 13mila e su Instagram circa 7700 – se ancora non ci seguite, cliccate qui: il 2019 sarà foriero di novità sul social più frequentato del momento.
AUGURI AI LETTORI
Prima di fare a voi tutti lettori i miei migliori auguri per un bellissimo Natale e per un Felice Anno nuovo consentitemi di chiedere agli appassionati di buona volontà un piccolissimo favore di nessun costo, sempre nell’ottica di assicurare a tutti il miglior servizio possibile. Il favore che vi chiedo è quello di aiutarci a crescere nel numero dei follower sui vari social. So bene che chi ne predilige uno non frequenta molto un altro, ma alcuni progetti in cantiere per Instagram sarebbero meglio realizzati scollinando quota 10000, poiché si otterrebbe la possibilità di allegare ai nostri contenuti link ad articoli ad approfondimenti.
Cercheremo anche noi nel 2020 di confermare i livelli dei servizi raggiunti nel 2019. Cercheremo di seguire con i nostri inviati il maggior numero di tornei possibile, perché siamo convinti che fare giornalismo stando lontani, seduti davanti a un computer monitorando vari siti internet, non sia fare giornalismo approfondito. Per diventare inviati di Ubitennis sui tornei occorre prima fare gavetta, imparare il lavoro redazionale, dare una certa disponibilità a chi – di volta in volta – presiede certi turni, mattutini, pomeridiani, di giorni feriali oppure di weekend. Durante l’anno valutiamo le candidature interessanti tra quelle ricevute all’indirizzo direttaubitennis@gmail.com.
Ubitennis ha continuato a istruire nuove leve verso il giornalismo e io a questo proposito mi devo fortemente scusare con tutti coloro (tanti) che ci hanno inviato la loro disponibilità a collaborare. La nostra priorità al momento sarebbe quella di individuare chi abbia titoli, volontà, capacità per aiutare in collaborazione diretta con il sottoscritto, a sviluppare il marketing, la vendita di spazi commerciali, il reperimento di nuovi sponsor, un maggiore interazione con le aziende e i circoli di tennis più interessati al proprio sviluppo di soci, iscritti ai corsi. Se ritenete il vostro profilo in linea con l’annuncio pubblicato qui, contattateci all’indirizzo info@ubitennis.com specificando nell’oggetto “business development” e allegando CV esauriente.
Chiudo qui questo lungo, lunghissimo messaggio con gli auguri per un felice Anno Nuovo a tutti voi, alle vostre famiglie, a chi sta bene ma soprattutto a chi sta meno bene, ringraziandovi per esserci stati vicini. Invio i miei auguri più sinceri anche a tutti i tennisti italiani (e non) che non ci stancheremo mai di seguire con affetto e passione, ma consentitemi di inviare auguri particolarmente sentiti a Flavia Pennetta e a una vita che sboccia, quella della piccola Farah, a Francesca Schiavone per la sua battaglia contro il più brutto dei mali, agli amici di una vita Rino Tommasi e Gianni Clerici che hanno vissuto tempi e giorni migliori dei più recenti.
Buon tennis a tutti, davvero vi auguro i migliori smash e le volee più vincenti della vostra vita nel 2020. Da Ubaldo e tutta la squadra compatta di Ubitennis.

Flash
Roland Garros: Sabalenka parte benissimo, liquidata Kostyuk in due set
Vincono facilmente Nadia Podoroska e Magdalena Frech su una Zhang inesistente

[2] A. Sabalenka b. M. Kostyuk 6-3 6-2
Inizia con il piede giusto il cammino di Aryna Sabalenka al Roland Garros 2023. Dopo alcuni game di rodaggio, infatti, la leader della WTA race batte senza patemi l’ucraina Marta Kostyuk per 6-3 6-2 in 71 minuti. La numero 39 del ranking ha trovato il tempo, insinuandosi nei classici piccoli difetti di inizio torneo delle giocatrici più forti, di chiudere alcuni punti pregevoli con i fondamentali di rimbalzo, ma non ha potuto nulla qualdo Aryna ha registrato i propri colpi. Al secondo turno per lei ci sarà il derby bielorusso contro la qualificata 25enne Iryna Shymanovich, vittoriosa in rimonta sull’ungherese Udvardy, per 6-7(6) 6-4 6-1, alla sua prima apparizone Slam in carriera.
Primo set. Problemi al servizio per entrambe, poi Sabalenka prende il largo
La favorita numero due cerca subito gli appoggi migliori per spingere con il dritto, mentre Kostyuk si difende e prova a spostare la rivale con il servizio a uscire per aprirsi poi il campo e chiudere sul lato opposto. Entrambe non vengono però supportate dal servizio e hanno i loro problemi a raccogliere i frutti del proprio forcing, soprattutto la bielorussa che cerca continuamente di offendere. Sabalenka cede la battuta sul 2-2 a zero commettendo due doppi errori e subendo una splendida palla corta di dritto dell’avversaria. Aryna si riprende subito la parità nel game successivo approfittando di un doppio fallo ma anche mettendo sotto assedio la parte di campo difesa da Kostyuk.
Dopo il primo quarto d’ora infatti la campionessa di Melbourne trova maggiore precisione e profondità e l’atleta Ucraina è costretta a correre per tentare di chiudere i varchi sempre più larghi in difesa. Sul punteggio di 3-3 Sabalenka vive gli ultimi imbarazzi del set: con il terzo doppio fallo del set manda il game ai vantaggi e subisce il pressing di Kostyuk, che si conquista la seconda palla-break del parziale. La bielorussa sistema le cose con il servizio finalmente efficace con continuità e acquisisce fiducia.
Nel game successivo infatti tiene costantemente il centro del campo: beneficia di un clamoroso errore con lo smash della sfidante ma poi mette a segno un passante di rovescio strettissimo e un dritto inside-out che non lasciano dubbi sulla qualità del suo momento agonistico. Il set va in archivio poco dopo per 6-3. Per Sabalenka 11 vincenti e 13 errori, molti dei quali nella prima metà della frazione. Il tutto in 38 minuti.
Secondo set. Kostyuk può solo correre, Sabalenka troppo sicura di sé
La frazione vede la tennista di Minsk perfettamente a punto nei colpi che insiste con un forcing sempre meno sostenibile dalla rivale. Kostyuk esce da un parziale di tre game a zero e ne subisce altri due, subendo il break nel primo gioco anche per un doppio errore, sicuramente condizionato dall’atteggiamento aggressivo della tigre bielorussa.
Sabalenka sale 4-1 con una certa facilità e si distrae. Commette alcune imprecisioni e sul 5-1 concede anche una palla-break, che cancella senza troppi turbamenti. La chiusura è infatti nell’aria e si materializza due game più avanti, con un 6-2 che spiega i progressivi imbarazzi di Kostyuk nel tenere il campo davanti alle iniziative della numero due del mondo. In 33 minuti 8 vincenti e otto errori per la bielorussa, 6 a 11 per l’ucraina. Nessuna stratta di mano al termine del match, come era prevedibile. Applausi ma anche fischi dalle tribune.
Altri incontri
Si rivede Nadia Podoroska. La ventiseienne argentina brillò a Parigi tre anni fa raggiungendo la semifinale dalle qualificazioni e perdendo solo dalla futura vincitrice Swiatek. Podoroska si sta ricostruendo una classifica dopo l’anno a cavallo tra 2021 e 2022 perduto per infortunio. Ora è numero 101 del ranking e ha superato oggi la francese Jessika Ponchet per 6-0 6-2; sua prossima avversaria Maria Sakkari oppure Karolina Muchova.
Magdalena Frech elimina la testa di serie numero 29, la cinese Shuai Zhang. Impietoso il risultato: 6-1 6-1. In realtà Zhang è solo alla sua seconda partita sul rosso dopo l’eliminazione a Strasburgo per mano di Friedsam e anche nell’intera stagione ha giocato piuttosto poco. Quarantanove minuti di partita con un parziale di 8 game a zero per la polacca, che ha mancato tre palle per chiudere 6-0 il secondo set. Sua prossima avversaria la russa Rakhimova o la ceca Bejlek.
Flash
Il Roland Garros indifeso: Nadal e gli altri campioni in carica che hanno lasciato orfano il torneo
Rafa Nadal è l’ultimo di una (breve) lista di vincitori dell’Open di Francia che non hanno giocato a Parigi l’anno successivo. Chi sono gli altri e perché non c’erano?

“Dipende se Rafa giocherà” aveva detto a Roma fa Novak Djokovic, una risposta che molto probabilmente valeva per tutti i tennisti alla domanda su chi sarebbe stato il favorito a Parigi. Quel “se giocherà” si è rivelato infaustamente premonitore: non sarà Rafael Nadal ad alzare la Coppa dei Moschettieri nel 2023. Nella conferenza stampa di giovedì 18 maggio, un tennista di trentasei anni, quasi trentasette, e dall’aspetto sereno ha affranto gran parte del mondo tennistico spiegando che il proprio corpo reclama una lunga pausa. La più immediata conseguenza sportiva di ciò è l’impossibilità di difendere il titolo del Roland Garros – il quattordicesimo messo in bacheca.
Nadal non aveva mai mancato l’appuntamento parigino dal suo esordio (con successo finale) nel 2005, ma aveva dovuto rinunciarvi l’anno precedente a causa di una frattura da stress alla caviglia sinistra. Quella del 2023 è dunque la sua prima assenza come campione in carica. Ci è allora venuta la curiosità di sapere chi altri non si fosse presentato l’anno successivo al trionfo. Curiosità che evidentemente è venuta anche a qualcun altro che ringraziamo per la rivelazione. Vediamo quindi chi sono i tennisti (maschi) dell’Era Open a non essersi presentati per la difesa del titolo, con l’auspicio (ormai la certezza, assicura lei) di non doverne farne uno anche per le ragazze.
Il viaggio parte dal maggio 1970, due anni dopo l’inizio dell’Era Open, il momento di svolta in cui i tennisti professionisti furono ammessi a giocare i tornei del Grande Slam e gli altri eventi organizzati o riconosciuti dal’ILTF fino ad allora riservati agli amatori. L’ILFT era la federazione internazionale che ancora si beava di Lawn nel nome e il Roland Garros del 1968 fu il primo Slam “aperto”. Il vincitore a Parigi nel 1969 e dunque primo della lista dei campioni uscenti-assenti è Rod Laver, il mancino australiano che nell’occasione si prese la rivincita della finale dell’anno precedente sul connazionale Ken Rosewall.
Laver, che in quella stagione vinse il Grande Slam, era sotto contratto con la NTL (National Tennis Leagues), un tour professionistico maschile fondato due anni prima. Esisteva anche un altro tour pro, il World Championship Tennis, che insieme al Grand Prix è stato il predecessore dell’ATP. Nel 1970, il WCT acquisì la NTL e con essa i contratti dei suoi giocatori. Pare quindi che, almeno in parte, proprio per via del proprio contratto Rod non partecipò a quel Roland Garros, sebbene giocò poi a Wimbledon e a Forest Hills (US Open), due degli altri eventi sotto l’egida dell’ILTF. Nel dicembre di quello stesso anno, WCT e ILTF raggiunsero un accordo, mentre quello del 1969 rimase l’ultimo Open di Francia disputato da Laver. Il suo successore a Parigi fu così il ceco Jan Kodeš, vincitore in finale su quello Željko Franulović che avrebbe diretto il torneo di Monte Carlo per quasi due decadi.
Rimaniamo nel Principato volando però al 1982 e al secondo nome della lista, probabilmente quello facile da indovinare. Nel torneo monegasco, Bjorn Borg, numero 4 del seeding, si arrende a Yannick Noah, dopo aver battuto in tre set Adriano Panatta al secondo turno. Fin qua, nulla di strano. Guardando con attenzione, tuttavia, di fianco a quel “4” che precede il nome del sei volte campione a Parigi c’è la Q di qualificato. Perché Borg rientrava da un’assenza dal circuito di cinque mesi, la più lunga fino a quel momento, ma soprattutto aveva deciso di disputare solo sette eventi del Grand Prix invece dei dieci richiesti. Sul New York Times dell’epoca, il suo coach Lennart Bergelin spiega che Borg ha deciso di non giocare il Roland Garros a causa della regola che lo obbligherebbe a passare per le qualificazioni. “Non abbiamo ancora preso una decisione riguardo a Wimbledon” aveva aggiunto. Quello di Monte Carlo era il primo torneo a cui partecipava in stagione. Sarebbe rimasto l’unico. Senza Bjorn a difendere il titolo (il quarto consecutivo), la coppa restò comunque in mani svedesi, raccolta da un diciassettenne Mats Wilander che batté Guillermo Vilas in quattro set.
Nel 1990 non era più un fattore, Wilander, mentre il numero 1 del mondo Ivan Lendl si chiamò fuori dai giochi per prepararsi sull’erba con obiettivo Wimbledon. Fuori subito le prime due teste di serie Edberg e Becker per mano di due teenager, rispettivamente Sergi Bruguera e Goran Ivanisevic, in finale – la prima slam per entrambi – arrivarono i secondi favoriti del seeding: ebbe la meglio l’underdog, il trentenne Andres Gomez sul ventenne Andre Agassi. Il mancino ecuadoriano perse però il suo feeling con la palla nei mesi successivi, chiudendo l’anno con 12 sconfitte consecutive. Nel 1991, a Madrid, vinse il suo terzo match in stagione, ma si infortunò alla coscia al turno successivo e fu quella la motivazione per cui rinunciò al Roland Garros. Tuttavia, secondo il suo ex coach Colon Nuñez fu il mediocre stato di forma di Andres la ragione principale che portò alla decisione del forfait. “L’infortunio è stata l’ultima goccia” le parole di Nuñez riportate dal Tampa Bay Times. “Non ha retto alla pressione come avrebbe potuto. Ora sta lavorando con un preparatore atletico, cercando di tornare in forma. Di sicuro possiede ancora il talento”. Agassi tornò in finale, ma fu nuovamente sconfitto, quella volta da Jim Courier.
1970, 1982 e 1991. Non succedeva da trentadue anni che il campione in carica del Roland Garros non tornasse a difendere il titolo. Allora, magari non da così tanto ma certo dopo parecchio tempo, l’imminente Open di Francia 2023 sarà un torneo… aperto.
E quello del 2024? “Dipende…”.
ATP
Italiani in campo oggi 28 maggio: Giorgi sul centrale, Sonego, Musetti, Arnaldi ed Errani. A che ora e dove vederli
Sara Errani pronta a sorprendere Jill Teichmann, Matteo Arnaldi alla sua prima assoluta a Parigi con Daniel Galan

Finalmente si parte con il secondo Slam della stagione! Prima delle tre domenica in cui si articolerà la manifestazione rossa e già alcuni campioni impegnati nei loro primi turni. Per i nostri colori oggi scendono in campo tre uomini e due donne; vediamo nel dettaglio i loro incontri.
Uomini
Sul court numero 12 Matteo Arnaldi incrocia il colombiano Daniel Galan. Il ventisettenne sudamericano attualmente ricopre la novantesima posizione nel ranking e quest’anno si è segnalato per aver disputato la finale del challenger di Sarasota. A Roma non è riuscito a qualificarsi.
Non ci sono precedenti con il nostro Matteo, che recentemente è entrato nei top 100 grazie ai sedicesimi di finale a Madrid. I maggiori siti di Betting vedono l’italiano favorito: Matteo è pagato da 1,50 (bet365 e Snai) a 1,48 (Sisal), mentre per Galan abbiamo il 2,65 di Goldbet ma anche il 2,54 di Planetwin.
Fiducia ad Arnaldi, dunque, forse anche per l’intraprendenza con cui ha ottenuto i suoi primi risultati nel circuito maggiore.
Indicativamente dopo le 14 sul campo numero 13 sono attesi Lorenzo Sonego e Ben Shelton. Il ventenne americano è testa di serie numero 30 in virtù di una crescita rapidissima che lo sta vedendo protagonista anche sulla terra rossa europea dagli inizi di aprile all’Estoril.
Unico precedente tra i due i trentaduesimi di finale a Cincinnati 2022: vinse l’allora numero 229 del ranking, che superò Lorenzo 7-5 al terzo. Spazio al fast tennis, sarà un match imprevedibile.
I bookmaker concedono fiducia all’esperienza del torinese: Planetwin assegna 2,80 al ragazzo di Atlanta, mentre bet365 addirittura quota a 3,00 il passaggio del turno del favorito numero 30. Per il torinese 1,40 di Snai e 1,42 di Sisal. L’esperienza di Shelton sul clay è probabilmente valutata ancora troppo debole.
Campo numero sette, un’ora dopo circa: ecco la testa di serie numero 17 Lorenzo Musetti alle prese con lo svedese Mikael Ymer. Per lo svedese solo cinque incontri sul rosso quest’anno: tre nel challenger di Bordeaux e due a Lione durante il secondo dei quali ha subito un default mentre era impegnato con il francese Fils.
Poco esaltante il suo percorso quindi, per risultati come per condotta in campo. Le quote, di conseguenza, sono piuttosto avare per chi punta sul tennista di Carrara: si va dall’1,19 all’1,21 di Goldbet. Sisal concede 4,25 per chi rischia i propri averi sulle fortune dello svedese, Snai arriva a 4,50.
Unico precedente nei sedicesimi del torneo di Rotterdam 2022: sul duro e indoor, condizioni maggiormente gradite al suo avversario, Musetti si impose in tre set, 6-3 6-7 6-3.
Donne
Per una delle due italiche fanciulle subito gli onori del Philippe Chatrier. Camila Giorgi scende il campo contro la nizzarda Alizé Cornet. Per la trentatreenne francese finora la stagione è risultata povera di soddisfazioni e il ranking personale è sceso fino alla sedia numero 59, la peggiore da un anno e mezzo a questa parte.
Camila, quest’anno vincitrice a Merida, è quotata 1,44 da bet365 e 1,47 da Goldbet. Troviamo Cornet a 2,75 (Sisal, Bet365) e a 2,70 (Goldbet, Eurobet). Visti gli ultimi risultati delle due la valutazione su Giorgi sembra invitante, anche perché l’atleta di Macerata è in vantaggio 5-2 negli scontri diretti, avendo vinto proprio gli ultimi 5. Camila non ci perde dal 2014.
Court numero sei a metà pomeriggio per Sara Errani che sfida l’elvetica Jill Teichmann. È una sfida senza precedenti; Sara arriva da una serie di battaglie al Firenze Ladies Open, pronta a dare tutto come sua abitudine.
Jill è scesa alla posizione numero 75 del ranking non essendo riuscita a replicare i buonissimi risultati sul rosso del 2022 (semifinali a Madrid e quarti a Roma). Solo un match vinto per lei sul rosso sino ad ora. I siti di betting scelgono comunque l’elvetica con quote forse poco interessanti alla luce di quanto visto recentemente sul campo. Planetwin propone 1,32 Bet365 sale a 1,36. Per Sara 3,20 (Snai, Sisal) e 3,30 (Planetwin).
Ricordiamo che Roland Garros è trasmesso in esclusiva su Eurosport 1 e 2. I match saranno in streaming so Discovery+ ed Eurosport player; i due canali euro sport saranno visibili anche gli abbonati DAZN, Sky e Tim Vision.