Panatta: "I tornei che hanno tradizione vanno tutelati, Federer se ne farà una ragione"

Interviste

Panatta: “I tornei che hanno tradizione vanno tutelati, Federer se ne farà una ragione”

Adriano Panatta, intervistato da ‘La Stampa’, approva lo spostamento del Roland Garros. Per Roma invece “ottobre va benissimo”. E su Federer dice: “Mi sta simpatico ma non possiamo andare dietro a lui”

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I canali social ci permettono di tenerci aggiornati su ogni passo – anche quando non si muovono da casa – di tutti i campioni di nuova generazione, ma quando si vuole sapere come se la passano le vecchie glorie è la carta stampata che corre in aiuto. In questo caso si tratta proprio del quotidiano ‘La Stampa’ che il 26 marzo ha pubblicato un’intervista realizzata da Stefano Semeraro ad Adriano Panatta: la domanda di apertura non poteva non essere sull’emergenza Coronavirus. “Sto in casa, non mi muovo, esco una volta alla settimana per fare la spesa. Basta” ha fatto sapere l’ex tennista romano che ora si trova a Treviso, dove ha da poco aperto un nuovo centro tennis.

Lo sport tuttavia in questo momento passa in secondo piano. “È l’ultimo dei problemi. In questo isolamento forzato però si ha più tempo per cose che di solito trascuriamo. Ad esempio pensare: a quello che potrei fare, a quello che ti impediranno di fare dopo. Le preoccupazioni sono tante. Paragonano questo momento al dopoguerra, cioè il periodo in cui l’Italia, fino al boom degli anni ’60, ha dato il meglio. Speriamo si ripeta quel fenomeno. Speriamo che i nostri governanti abbiano capito che le priorità devono essere diverse”.

Iniziando poi a parlare di tennis, Adriano non nasconde affatto il suo disinnamoramento per questo sport, o quanto meno per il suo aspetto organizzativo. “Non mi piace per niente. Tutto quanto è pensato per i grandi gruppi, che ormai fanno il bello e il cattivo tempo. […] Vogliono lo spettacolo ma lo sport è fatto anche di altre cose“. Sulla decisione di spostare il Roland Garros a settembre si è detto d’accordo, adducendo come motivazione la storia centenaria del torneo: Fine settembre è una collocazione giusta anche se per i giocatori passare dal cemento alla terra battuta è un piccolo problema. Io lo avrei spostato anche una settimana più tardi“. E la concomitanza con la Laver Cup sponsorizzata da Federer non gli appare affatto un problema. Federer mi sta anche simpatico ma si è fatto una società per conto suo, se ne farà una ragione. Non possiamo andare dietro a lui“. Un pensiero decisamente in contrasto con chi vede il campione svizzero come il principale traino del movimento tennis mondiale.

La situazione romana per lui è invece di più facile soluzione e non sembra contemplare un cambio di sede. Gli Internazionali “vanno recuperati. Ottobre va benissimo, anche dopo Parigi. Ha presente le famose ottobrate romane? A Roma maggio come clima non è meglio di ottobre, anzi”. E da questo tema parte una richiesta diretta al presidente dell’ATP:Faccio un appello ad Andrea Gaudenzi. Non gli chiedo da italiano di favorire l’Europa, ma le istituzioni del tennis hanno il dovere di salvaguardare i grandi tornei che hanno tradizione. Giocare a Phoenix, Arizona, non è più importante che giocare a Roma. Bisogna che tutti se lo mettano in testa”. Affermazioni non troppo dissimili da quelle fatte qualche giorno fa dall’ex tennista francese Benneteau.

Conclude infine prima con una nota seria e poi con un augurio per il futuro. Quando gli viene fatto notare che i tennisti di secondo piano soffrono economicamente per il blocco, lui ammette schiettamente: “Mi dispiace. Ma sono più preoccupato dell’operaio della Finsider”. Mentre una volta che la vita sarà tornata alla normalità, “speriamo di riuscire a fare un po’ di ironia anche su questa brutta cosa. L’ironia batte tutto“. E lui anche in questo campo se ne intende parecchio.

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