È arrivata l'ora di un campione Slam italiano? I bookmakers puntano su Sinner e Berrettini già per il 2023

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È arrivata l’ora di un campione Slam italiano? I bookmakers puntano su Sinner e Berrettini già per il 2023

Nonostante il difficile Australian Open, c’è molta fiducia su un successo major per i tennisti italiani già in questa stagione

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Jannik Sinner - Australian Open 2023 (foto Twitter @atptour)
 

Sono passati pochi giorni dalla fine dell’Australian Open 2023. Il primo slam stagionale ha incoronato nuovamente Novak Djokovic, per ben dieci volte padrone di Melbourne, un dominio difficile da replicare. Infatti l’unico altro giocatore ad andare in doppia cifra in un torneo dello Slam è stato Rafael Nadal, dominatore incontrastato sul rosso di Parigi visti i 14 trionfi al Roland Garros. Occorre sottolineare come dal primo successo di Djokovic nel 2008, l’Australian Open è sempre stato terra di conquista per i Big3. L’unico ad interrompere questo dominio è stato Stan Wawrinka che nel 2014 conquistò il suo primo slam.

Non sorprende quindi che nessuno della nuova generazione sia riuscito ad infrangere questo tabù. A conferma di ciò basta dare un’occhiata al bilancio tutt’altro che onorevole nelle finali Slam fra esponenti della “generazione ‘80”, guidata da Djokovic e Nadal e la “generazione ‘90”. Se Djokovic ha dominato Down Under, l’Australian Open per i colori italiani è stato tutt’altro che entusiasmante (se volete vedere i voti che abbiamo dato vi consigliamo le pagelle del nostro Antonio Garofalo). Il bilancio evidenzia come solo Sinner sia stato in grado di approdare alla seconda settimana. Ad arrestare la corsa del tennista altoatesino ci ha pensato negli ottavi il futuro finalista Tsitsipas. Sinner, tuttavia, ha fatto sudare le cosiddette sette camicie al tennista greco portandolo al quinto set.

Per gli altri italiani sono arrivate uscite premature e dolorose: Musetti è stato rispedito a casa al quinto set dal rientrante Lloyd Harris. Stessa sorte è toccata a Berrettini per mano di Andy Murray. Un primo slam avaro di soddisfazione che tuttavia non impedisce di poter sognare che questo sia l’anno giusto per conquistare un trionfo in un Major, nonostante le difficoltà per le nuove leve di affermarsi in un contesto dominato dai Fab4.

 

Lo dimostrano le previsioni fornite dagli analisti di Goldbet. Colui che ha più chance di conquistare il suo primo titolo in un torneo del Grande Slam è Jannik Sinner. Il tennista altoatesino nonostante sia un classe 2001 può già vantare i quarti di finale in tutti e quattro i Major e chissà come sarebbe potuto andare lo US Open 2022 se la sfida con Alcaraz ai quarti avesse avuto un esito diverso.

Puntare su un titolo Slam di Jannik Sinner paga ben 5 volte la quota. Leggermente più alta la quota di Matteo Berrettini. Un successo del tennista romano verrebbe pagato 6 volte la quota. Matteo, così come Jannik, ha conquistato i quarti in tutti e quattro gli slam, spingendosi più avanti in tre dei quattro tornei. Infatti, Berrettini ha conquistato le semifinali in Australia e a New York, ma soprattutto è il solo italiano ad aver giocato la finale di Wimbledon.

E proprio lo slam londinese sembra il più adatto al gioco del tennista romano. Quattro dei sette titoli presenti nel palmares di Berrettini sono, infatti, arrivati sull’erba, con i due successi al Queen’s e gli altri due di Stoccarda. Nel breve periodo il primo obiettivo per Matteo rimane quello di scalare la classifica che al momento lo vede fuori dai primi 20.

Più complicato immaginare un trionfo del neo-numero 2 d’Italia Lorenzo Musetti. Il tennista di Carrara ha appena fatto l’ingresso in top 20 ma negli Slam deve ancora ingranare. In Australia per il secondo anno consecutivo si è fermato al primo turno. Anche sull’erba londinese non è mai approdato al secondo round. L’unico slam che lo ha visto raggiungere la seconda settimana è stato il Roland Garros e proprio sul rosso, ad Amburgo, Lorenzo ha conquistato il suo titolo più importante ai danni di Carlos Alcaraz. Un successo slam di Musetti in questo 2023 verrebbe pagato ben 26 volte l’importo scommesso.

Negli ultimi tre anni l’unico slam a regalare sorprese è stato quello di Flushing Meadows – con tre neo-campioni slam consecutivi, essendo tuttavia quello che ha vissuto di situazioni estemporanee come la squalifica di Djokovic nel 2020 nel match contro Carreno, e l’impossibilità del tennista serbo di mettere piede nel suolo statunitense lo scorso anno. Non ci resta che vedere se sarà il 2023 l’anno che rivedrà la bandiera italiana sventolare per un trionfo Slam di un alfiere italiano, nel frattempo speriamo che la stagione prenda una piega positiva dopo la falsa partenza nella terra dei canguri.

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WTA Miami: Kvitova, prima finale al Sunshine Double

Petra Kvitova vince in rimonta il primo set poi chiude di slancio il secondo sconfiggendo Sorana Cirstea. Per lei l’ostacolo Rybakina per tentare il ritorno in Top 10

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Petra Kvitova - Miami 2023 (foto Ubitennis)

(da Miami il nostro inviato)

[15] P. Kvitova b. S. Cirstea 7-5 6-4

Nella sua novantanovesima apparizione in un torneo WTA 1000 Petra Kvitova è riuscita a raggiungere la sua prima finale al Miami Open sconfiggendo in due set una delle giocatrici più calde di questo periodo di stagione, la rumena Sorana Cirstea.

 

Un irresistibile strappo tra la fine del primo set e l’inizio del secondo che le ha permesso di vincere sette giochi consecutivi ha deciso la partita in favore della ceca, che dopo aver iniziato il match sbagliando un po’ troppo alla ricerca di angoli molto accentuati, ha poi messo a fuoco il mirino ed è stata assolutamente irresistibile facendo letteralmente a brandelli la seconda dell’avversaria (2 punti su 13 per un 15% nel primo set, per poi chiudere con un globale 26% a fine match).

PRIMO SET – Inizio di partita molto equilibrato tra due giocatrici che si conoscono molto bene, essendosi incontrate già 10 volte in oltre un decennio a tutte le latitudini e su tutte le superfici. Kvitova provava a sfruttare le sue traiettorie mancine tagliando il campo con angoli molto acuti. La ceca arrivava per prima alla palla break, ma Cristea rispondeva alla situazione molto bene. Sul 3-2 era Cirstea che con tre splendide risposte vincenti (o quasi) si conquistava tre palle break, tutte però annullate da colpi lungolinea di Cirstea che mancavano il bersaglio. Sulla quarta però il suo rovescio incrociato finiva in corridoio concedendo il primo allungo alla rumena.

Kvitova continuava imperterrita a cercare gli angoli, ma la precisione le faceva difetto, e Cirstea, dopo che i suoi fan erano stati redarguiti dall’agente di Kvitova per aver fatto rumore tra la prima e la seconda di servizio, rimontava da 0-30 issandosi 5-2.

Nel game in quale Cirstea serviva per il set sul 5-3, Kvitova trovava tre splendidi colpi risalendo da 40-15 a palla break, ma mancava poi la risposta sul punto decisivo. Due punti più tardi le andava meglio, affondando il rovescio dell’avversaria con un lungolinea e recuperando il break di svantaggio per il 5-4.

Con un parziale di 13 punti a 1, Kvitova rivoltava il set come un calzino recuperando il break di svantaggio e mettendosi nella posizione di servire per il set sul 6-5. Anche per la ex campionessa di Wimbledon servire per il set non era una cosa banale: un doppio fallo e un gratuito da fondo la portavano 0-30, ma quattro punti consecutivi le consentivano di chiudere il parziale 7-5 dopo 58 minuti di gioco, 16 minuti più tardi rispetto ai set point avuti da Cirstea.

SECONDO SET – La furia di Kvitova non si arrestava anche nel secondo parziale: portava a sette i giochi consecutivi vinti sprintando subito sul 2-0. Petra sembrava incapace di sbagliare, tutti i suoi colpi finivano sulla riga, tanto da indispettire un po’ Cirstea che chiamava “il falco” per controllare il punto di rimbalzo della palla. Sullo 0-2 15-40, con due chance del secondo break, la rumena aveva un’impennata d’orgoglio e metteva a segno quattro vincenti per rimanere in scia dell’avversaria.

Da lì in poi però Kvitova diventava sempre meno trattabile sui suoi servizi, arrivava a servire per il match sul 5-4 quando sciupava il primo match point con un doppio fallo, ma sul secondo una micidiale curva mancina le consegnava la sua prima finale a Miami per tentare di conquistare il suo nono titolo WTA 1000.

Con questo risultato Kvitova è sicura di risalire almeno al n.11 del ranking WTA lunedì prossimo, e potrà rientrare nelle Top 10 in caso di vittoria del torneo. Nel match decisivo di sabato (ore 15 locali, le 21 in Italia), Kvitova affronterà Elena Rybakina, contro la quale ha disputato due incontri, peraltro piuttosto recentemente (a Ostrava a fine stagione nel 2022 e lo scorso gennaio ad Adelaide), portando a casa una vittoria nell’ultima occasione.  

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Inizia la “Wild Card Challenge”: in palio posti in tabellone al Roland Garros per i tennisti americani

Continua la collaborazione fra USTA e FFT: verranno scelti un tennista e una tennista statunitensi in base ai punti ottenuti nelle prossime cinque settimane

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Court Philippe-Chatrier - Roland Garros 2022 (foto Roberto Dell'Olivo)

Inizia lunedì 3 aprile la “Wild Card Challenge”: quattro settimane di tennis ATP e cinque di tennis WTA sulla terra battuta europea durante le quali sarà costituita una sorta di Race to Paris riservata ai soli tennisti americani, da cui sono esclusi coloro ammessi in tabellone direttamente o con il ranking protetto o sono in top 50 all’inizio della sfida. Colui e colei che avranno ottenuti più punti in classifica verranno premiati con una wild card per il secondo grande slam della stagione; In caso di arrivo a pari punti, otterrà la wild card il giocatore col miglior ranking la settimana immediatamente successiva alla scadenza delle quattro/cinque settimane. 

Continua così la stretta collaborazione fra la federazione americana, la USTA, e quella francese, la FFT, che si ripeterà a parti invertite in occasione dello US Open. Tempo fino al 24 aprile (o al primo maggio), dunque, per ottenere in un massimo di tre eventi ATP o WTA il maggior numero di punti possibili. L’iniziativa va avanti dal 2012, e ha visto guadagnare un pass per il torneo a nomi ben noti: Shelby Rogers (2013), Frances Tiafoe (2015), ma anche Tommy Paul (nel 2019). 

2022: Michael Mmoh (1R); Katie Volynets (2R) 

 

2019: Tommy Paul (1R); Lauren Davis (2R) 

2018: Noah Rubin (1R); Taylor Townsend (2R) 

2017: Tennys Sandgren (1R); Amanda Anisimova (1R) 

2016: Bjorn Fratangelo (2R); Taylor Townsend (2R) 

2015: Frances Tiafoe (1R); Louisa Chirico (1R) 

2014: Robby Ginepri (1R); Taylor Townsend (3R) 

2013: Alex Kuznetsov (1R); Shelby Rogers (2R) 

2012: Brian Baker (2R); Melanie Oudin (2R) 

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Gael Monfils: “Spero di poter scendere in campo a Montecarlo”

Il francese ha dato aggiornamenti sulle sue condizioni dopo l’infortunio al polso

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Gael Monfils - Indian Wells 2022 (foto Twitter @bnpparibasopen)

Gael Monfils sta lentamente facendo il suo ritorno sul circuito. A causa di un infortunio al piede, l’ormai trentaseienne francese era rimasto fermo per ben sette mesi, dagli ottavi di finale della Rogers Cup 2022 al recente Indian Wells. 

Il rientro non è stato dei migliori: nel torneo che un anno fa l’aveva visto battere l’appena proclamato numero uno del mondo Daniil Medvedev, il francese ha racimolato soltanto quattro giochi contro l’australiano Jordan Thompson, giocatore esperto ma certamente alla portata di un Monfils anche solo in forma discreta. Gael si è allora spostato a Phoenix, quel prestigioso Challenger che ha visto la partecipazione, fra gli altri, di Matteo Berrettini. Come il romano, anche il francese ha trovato sulla sua strada il finalista Alexander Shevchenko, che in una settimana si è tolto una doppia prestigiosa soddisfazione nel battere entrambi.  

 

Il momento più preoccupante del fallimentare sunshine double è stato tuttavia quello conclusivo: sceso in campo a Miami contro il connazionale Humbert (anche lui in una crisi, la sua quasi perenne) è stato costretto a ritirarsi dopo appena sei giochi, a causa di un nuovo infortunio, questa volta al polso. Molti allora, fra la stampa e gli addetti ai lavori, hanno cominciato ad interrogarsi sul prosieguo della carriera del francese.  

Ma a spazzar via l’aria di ritiro che aleggiava da giorni ci ha pensato lo stesso Gael, con un articolo pubblicato sul suo blog personale. “Sì, è deludente” ha esordito il francese, “ma non è nemmeno una catastrofe”, e qui il riferimento al mondo giornalistico è esplicito: “Puoi dire che ho giocato male, che ho perso al mio ritorno, non preoccuparti. Ma non definirmi demoralizzato, finito o pronto a rinunciare solo per ottenere più clic2. Una reazione piccata, dunque, quella di Monfils, che ci ha tenuto a far sapere che è invece “entusiasta di essere tornato”. 

 Il francese ha inoltre aggiornato sulla situazione del nuovo infortunio: “Non è una lesione grave: è un’infiammazione, legata a un problema neuro-muscolare. Infiltrazioni, ultrasuoni e terapia TECAR dovrebbero rimediare.” Infine, le prospettive sul rientro in campo: “Con un po’ di fortuna, sarò in campo tra due settimane, a Montecarlo”

Dunque Monfils non si sbilancia, ma risponde alle critiche e rilancia. Se la sua speranza di tornare sulla terra di Montecarlo si tramuterà in realtà tangibile lo scopriremo nelle prossime settimane. 

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