Classifica delle Nazioni in top 300: la Francia ha più giocatori, seconda l'Italia. Età media più bassa per gli USA

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Classifica delle Nazioni in top 300: la Francia ha più giocatori, seconda l’Italia. Età media più bassa per gli USA

I francesi hanno il maggior numero in top 300, con 36. Gli americani spiccano in termini di gioventù

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L'intera delegazione azzurra con la Coppa Davis - Davis Cup Finals 2023 Malaga (foto Marta Magni)
 

Al di là dei conti e della classifica dell’ITF, che ha premiato l’Italia come prima del ranking mondiale, appare ben chiara una cosa nel mondo del tennis attuale: la nazione più forte, in termini di giocatori, è la Russia. Unico Paese a poter vantare due top 10 in Medvedev e Rublev, oltreché 3 Masters 1000 nel solo 2023 e oltre 2000 punti in più rispetto agli USA, la seconda nazione più forte in questa speciale classifica. Un’operazione del genere, indubbiamente, permette di stilare una graduatoria di quelle nazioni da sperare di non affrontare in Coppa Davis (eccezion fatta per la Russia esclusa), o meglio ancora dei migliori giocatori però divisi secondo criteri di appartenenza geografica. Ma permette di guardare con oggettività, e un certo grado di sicurezza, alla salute del movimento in questione?

Sì e no, arrivare ad una risposta univoca e convincente non è assolutamente semplice. Prendiamo la Serbia: limitandosi alla top 100 ha 4 giocatori, e risulta la terza nazione in termini di punti e trofei vinti, ben 8…di cui 7 però appartengono alla personale bacheca di Novak Djokovic. Dunque affermare che il movimento tennistico serbo, che ha solo 5 giocatori tra i primi 300, sia il terzo al mondo, appare certamente un po’ azzardato. Infatti, togliendo il cannibale n.1 del ranking, e sempre in riferimento alla top 100, il totale punti della Serbia sarebbe di 3104, meno del Cile e un pizzico in più della Norvegia (che poggia sul solo Ruud).

Dunque, per avere una panoramica completa sulle varie situazioni tennistiche dei Paesi che compaiono nella top 10 della graduatoria riguardante la presenza e le vittorie di giocatori nei primi 100, si dovrà ampliare il campionamento alla top 300. Basandosi sul numero di giocatori delle varie nazionalità compresi tra le prime trecento posizioni al mondo, e dando uno sguardo all’età media, si cercherà di fornire uno sguardo d’insieme che non si limiti ai trofei vinti dai top player ma vada a pizzicare proprio la capacità di esprimere buoni professionisti da parte delle nazioni.

Giocatori presenti in top 300Età media
Francia3626 anni
Italia2926 anni
USA2925,4 anni
Argentina2327 anni
Australia1825,5 anni
Spagna1326 anni
Russia1026,5 anni
Germania1027,3 anni
Gran Bretagna928 anni
Serbia528 anni

La Francia avanti in termini numerici, l’Italia segue a ruota

L’eterna sfida tra i due lati delle Alpi si ripropone anche in questa speciale graduatoria. Ad avere il maggior numero di giocatori nei primi 300 sono i cugini transalpini, con ben 36 rappresentanti, 7 in più dell’Italia e dei soliti Stati Uniti, che in quanto a numero di giocatori di medio livello offrono sempre una bella fetta. Chiude il podio una scuola che oggi cerca un rappresentante capace di trovare grandi risultati, ma sempre proficua, cioè l’Argentina, con 23 giocatori compresi nei primi 300.

Dei 36, ben 14 giocatori francesi occupano una posizione tra il n.200 e il n.300 al mondo, 11 invece sono quelli che presenta l’Italia in questa scrematura. Dunque in termini quantitativi, sia restringendo ai top 100, sia ampliando, appare ben chiaro come lo scettro appartenga alla Francia. Ciò fornisce basi per definire il movimento in ripresa, aiutato dalla crescita dei vari giovani come Humbert, Fils (lanciatissimo) e Van Assche, ma non ancora a un livello così alto come potrebbero far pensare i numeri. Gli USA sono la nazione, in termini proporzionali anche rispetto all’Argentina (che ha cinque giocatori in meno nel computo totale), ad avere il numero più basso di giocatori tra n.200 e n.300, cioè 9, contro gli 8 dei sudamericani.

Come movimento dunque, considerando che possono vantare anche quattro giocatori, il cui più anziano ha 26 anni, tra i primi 20, in prospettiva gli americani potrebbero essere quelli con più chance di alzare la voce. Va sottolineato “in prospettiva” per allacciarsi all’età media, una discriminante decisamente importante quando si parla di movimento tennistico.

In America e in Australia la meglio gioventù

La discriminante dell’età media, assegnandole il giusto peso, premia gli Stati Uniti e l’Australia, con una media che sarebbe sui 25 anni e mezzo. Gli aussies sono leggermente avvantaggiati dall’avere 11 giocatori in meno considerabili, nella top 300, ma è comunque innegabile che spicchi sempre come movimento fresco e con un tennis coinvolgente, i cui maggiori rappresentanti non superano i 27 anni attualmente. E dei 18 il solo Tomic, tra l’altro il giocatore con la classifica più bassa, ha già superato la soglia dei 30 anni.

Per gli Stati Uniti la questione è diversa, non dimentichiamo che infatti il più giovane giocatore tra i top 100 veste proprio la casacca a stelle e strisce: Alex Michelsen, n.97 al mondo a 19 anni e 3 mesi. E, sui 29 totali della truppa americana a chiudere tra i primi 300 il 2023, solo in quattro (compreso Isner, che si è ritirato) hanno più di 30 anni, e tre di questi sono dalla duecentesima posizione in giù. Dunque, sia come età media, sia come presenza giovanile ad un livello leggermente più alto, a spiccare sono senza dubbio gli Stati Uniti d’America, che hanno anche tanti prospetti già lanciati nel tennis che conta da leccarsi i baffi, e ciò pone senza dubbio in risalto l’importanza di giocare ad un certo livello presto. E l’avere tanti tornei a disposizione sul proprio suolo, tramite i quali offrire wild card, di certo aiuta.

Per le altre nazioni considerate, l’età media si attesta grosso modo tra i 26 e i 27 anni. Fanno eccezione soltanto Serbia e Gran Bretagna, che arrivano a 28. Svantaggiate senza dubbio dalla rappresentanza numerica, dato che i serbi considerati sono 5, i britannici 9, i dati comunque lasciano poco adito a dubbi. Da un lato abbiamo già analizzato quanto influenzi la presenza di Djokovic, anche in termini di età media, per quanto Medjedovic (n.120, solo 20 anni) regali speranze rosee per il futuro; dall’altro la situazione è salvata da Jack Draper. Il mancino, che a netto degli infortuni ha ampiamente dimostrato a quali palcoscenici può ambire, è uno dei soli due tennisti di Sua Maestà ad avere meno di 27 anni. L’altro è Fery, che latita al n.271 al mondo, con promesse certo meno incoraggianti del coetaneo. Riassumendo, gli anglofoni se la passano più che bene, la casa madre cerca riscatto per il futuro (di Murray in fin dei conti non ne passano molti).

Maturità tennistica

Al di là di considerazioni che vadano a premiare una nazione piuttosto che l’altra, è innegabile come un dato spicchi tra tutti: l’età media tra le 10 nazioni considerate, quindi tra i 182 giocatori compresi, è di 26,57 anni. 26 anni, quindi un anno in più rispetto all’età media dell’attuale top 10, che si aggira sull’età di 25,4 anni. Sarebbe quindi questa l’età della piena maturità tennistica?

I dati suggeriscono che la risposta dovrebbe essere positiva, quantomeno data la folta presenza di giocatori intorno a quest’età tra i migliori 300 tennisti al mondo. Ma, nei fatti, si può davvero definirla tale? Anche in questo caso definire la questione in maniera univoca e oggettiva è tutt’altro che banale. Innegabilmente da un punto di vista fisico e di sviluppo del gioco, per quanto si possa continuamente implementare il proprio bagaglio, un giocatore di alto livello a 25 o 26 anni potrebbe avere ancora poco da chiedere. Ma soprattutto da un punto di vista mentale dovrebbe essere riuscito a trovare la quadratura del proprio cerchio, con concrete chance di togliersi le più grandi soddisfazioni.

Federer, all’incirca a quell’età, nel 2007, ha vinto 3 Slam su 4. Lendl, nel 1986, vinse il Roland Garros e lo US Open, oltre a sfiorare il tanto agognato successo a Wimbledon. Sampras, nel 1997, conquistò Australian Open, il terzo dei suoi 6 Wimbledon di fila e le ATP Finals. Nadal, a 27 anni, nel 2013, vinse a Parigi e New York prendendosi sul cammino però anche Cincinnati e l’Open del Canada. Medvedev ha vinto il primo Slam a 25 anni, Thiem a 27. Non mancano gli esempi di giocatori, tra i 25 e i 27 anni, capaci di stagioni incredibili e spesso non più ripetute. Ovviamente ci sono casi a sé stanti come Djokovic, che sta vivendo una maturità ai confini del paradosso temporale, ma è innegabile come una buona fetta di tennisti, come confermano anche i numeri, viva il periodo di massimo splendore, o quantomeno si esprima al meglio, tra i 25 e i 27 anni.

Conclusioni

Al netto dell’excursus di cui sopra, torniamo a noi, e allo scopo principale di scrutare per nazione i primi 300 del ranking. Emerge chiaramente un buono stato di salute, già intravista nel 2022, decisamente confermata nell’anno appena trascorso, da parte degli Stati Uniti d’America, con tanti giocatori ad alti livelli, e tanti giovani in rampa di lancio. Una salute che ovviamente vive anche l’Italia, con un’età media di 26 anni, “alzata” da 7 giocatori ultratrentenni comunque tutti fuori dalla top 100. Il più “anziano” dei tennisti avanti in classifica è il 28enne Sonego. Grazie a Sinner principalmente, ma anche alle grandi prestazioni di Arnaldi e del torinese appunto, confidando nell’esplosione di giovani come Nardi e Cobolli e di un ritorno dove compete a Musetti e Berrettini, non sarebbe utopico definire il movimento italiano il più in forma del momento, al pari degli Stati Uniti, e chiaramente della Russia, che attualmente rappresenta 1/5 della top 15.

Escono a testa alta certamente Australia e Francia, con i primi che dovranno capitalizzare il più possibile nei prossimi anni, sfruttando l’onda lunga delle belle prestazioni di De Minaur, e i secondi che hanno davvero tanti giovani che potrebbero dire la loro e riportare in alto un movimento che sta tornando a respirare dopo anni di vacche decisamente magre. Escono con le ossa un po’ rotte, come visto prima, Serbia e Gran Bretagna. Da un lato la dipendenza da Djokovic tiene alta una nazione che in termini tennistici oggi offre davvero poco altro, dall’altro tanti giocatori di medio-alto livello, i cui picchi ogni tanto alzano la classifica, ma già un po’ troppo avanti. Cercheranno la salvezza in Jack (non lo Squartatore).

La Spagna attualmente deve tutto ad Alcaraz. Una fabbrica di talenti inusitata, e anche se all’orizzonte sembra esserci attualmente poco altro il ragazzo di Murcia di anni ne ha solo 20, il tempo per sgrezzare i vari Rincon, Landaluce e qualche altro diamantino che verrà negli anni, c’è ancora. L’Argentina come sempre è difficile da levare dalla mischia, i giocatori di buon livello, abili a sfruttare i passaggi sulla terra rossa, ci sono e difficilmente mancheranno. E Baez ha ancora solo 22 anni, con tanti margini di miglioramento. La Germania si aggrapperà, finché durerà, a Zverev. Come fu con Becker e con Stich, che almeno però un po’ giocarono insieme. A conti fatti, lo dice il ranking ITF, lo si può intuire guardando i trofei e i punti, lo si deduce dai giocatori in top 300: il tennis in Italia, oggi, ha una salute da far invidia a molti se non tutti.

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