Tsitsipas e Medvedev: ieri nemici, oggi esordienti e avversari alle ATP Finals

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Tsitsipas e Medvedev: ieri nemici, oggi esordienti e avversari alle ATP Finals

Dopo le peripezie di un anno fa, Stef e Daniil si troveranno di fronte all’esordio assoluto nel torneo dei maestri. Chi ha più chance di impensierire i big?

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Ottavo della Race e sorteggiato nel complicato Gruppo Borg, Matteo Berrettini non è il solo esordiente di queste ATP Finals 2019. Nel Gruppo Agassi, troviamo infatti altre due facce nuove a occupare la top 8 di fine stagione: il numero 4 Daniil Medvedev e Stefanos Tsitsipas, numero 6. Ventitreenne il primo, di due anni e mezzo più giovane il secondo, ripercorriamo la loro stagione cercando di capire in che condizioni e con quali ambizioni si accingono ad affrontare le loro prime Finals.

DANIIL MEDVEDEV

Dopo essersi guadagnato la top 20 sul finire del 2018, Daniil torna dalla off season ricominciando da dove aveva lasciato: raggiunge la finale a Brisbane, gli ottavi all’Australian Open (fermato da Djokovic in quattro set) e, con un saldo vittorie-sconfitte di 15-4 nei primi due mesi, si conferma giocatore da tenere d’occhio. Ad aprile, ci si interroga dubbiosi sui risultati che i suoi colpi piatti potranno portargli sulla terra battuta, ma lui risponde alla grande con la finale a Barcellona che segue la semi a Monte Carlo e i relativi successi su Tsitsipas (il suo primo top ten dopo un quasi zoppo Wawrinka a Wimbledon 2017) e Djokovic. Arrivano poi tre sconfitte all’esordio, a proposito delle quali rivelerà in seguito di aver sofferto di un problema fisico in quel periodo.

Benché dai risultati inferiori a quelli promessi dal ranking, la stagione sull’erba non è disprezzabile e lo porta in top ten, ma il moscovita ha ancora parecchio margine e arrivano le sei finali consecutive: a Montreal, paga lo scotto della sua prima in un “Mille”, praticamente bloccato di fronte a Rafa Nadal, contro il quale riuscirà invece a regalare al pubblico un grande duello all’ultimo atto dello US Open, dopo essersi preso il primo titolo pesante a Cincinnati e prima del bis di Shanghai. La striscia vincente coglie di sorpresa lo stesso Daniil, costretto a rivedere la programmazione cancellandosi da tre tornei. Rientra a Bercy per il suo 77° match dell’anno e raccoglie una sconfitta all’esordio non del tutto inattesa contro Jeremy Chardy.

CHANCE LONDINESI –Pur dimostrando di poter vincere incontri su ogni superficie, i numeri ci confermano che il quarto tennista del mondo si trova particolarmente a suo agio sul duro (lì ha vinto i suoi sette titoli in carriera), ancor meglio se al coperto (tre titoli). In un evento che a differenza degli Slam non è esclusiva terra di conquista dei Big 3 (l’ultimo ad alzare il trofeo è stato Nole nel 2015), questo “crescendo di continuità” disegnato sul grafico russo fa sì che Medvedev si presenti a Londra reclamando un ruolo da protagonista. Il sorteggio appare tutt’altro che sfavorevole, per quanto sia avanti nei precedenti solo nei confronti di Tsitsipas (5-0, peraltro). Nadal (0-2), afflitto da uno stiramento agli addominali, non ha una tradizione fortunata con le Finals, che lo hanno visto spesso ritirato e mai vincitore. Zverev aveva battuto Medvedev quattro volte su quattro fino allo scorso anno, ma è reduce da una stagione complessa che ha fatto parlare di involuzione, tormentata anche da problemi personali. E nell’ultima sfida, in finale a Shanghai, non c’è stata storia, con lo stesso Sascha che ha definito Daniil il migliore al mondo in quel momento. In un girone che si prospetta aperto, il Daniil visto negli ultimi tre mesi non parte battuto contro nessuno e si candida con pieno diritto almeno a un posto in semifinale, dove potrebbe essere l’avversario da evitare.

QUESTO STORTO È UN GRAN DRITTO – Sul campo, oltre ai colpi la cui efficacia supera di gran lunga l’innegabile “stortezza”, Daniil mette una personalità forse insospettata fino a pochi mesi fa, venuta allo scoperto senz’altro grazie ai risultati, ma che a sua volta ha contribuito a quelle stesse vittorie. È così che Medvedev ha iniziato ad affidarsi a delle seconde di servizio tirate al massimo per rovesciare l’esito della semifinale contro Nole a Cincinnati o ha tenuto il campo contro Wawrinka allo US Open in un momento di difficoltà fisica; per non parlare del modo in cui è riuscito a portare lo stesso pubblico dalla propria parte, facendosi perdonare l’insopportabile gesto verso il raccattapalle e il successivo dito medio.

Ancora a New York, non vanno dimenticati i due set recuperati a Rafa, nonché la giusta dose di cattiveria – del genere “questa non te la lascio passare” – mostrata per esempio lo scorso anno al termine del match contro Tsitsipas. Una solidità mentale che, ci piace credere, deriva in parte anche dalla scarsa ortodossia dei suoi swing, come se fosse cresciuto ribattendo agli avversari, ovviamente con lo stesso tono con cui trollava il pubblico newyorchese, “è vero, non so colpire come voi. Cosa aspettate a battermi?”. Se ha ragione chi vince pur colpendo solo con il telaio della racchetta, figuriamoci Daniil, la cui palla esce piena e velocissima. Per contro, non si discute nemmeno l’appassionato che guarda più volentieri un tennista dotato di maggior eleganza.

Daniil Medvedev – Shanghai 2019 (foto via Twitter, @atptour)

STEFANOS TSITSIPAS

Avversario diretto del russo al Torneo dei Maestri, Stefanos comincia la stagione nel migliore dei modi, nonostante la nettissima sconfitta contro Nadal, con la semifinale a Melbourne; un mese dopo, la finale di Dubai gli vale l’ingresso in top ten. L’ottima stagione sulla terra europea, culminata con il “piatto” di Madrid dopo essersi preso la rivincita su Rafa, termina agli ottavi del Roland Garros, battuto 8-6 al quinto da Wawrinka. Una sconfitta che sembra lasciare il segno: Tsitsipas tradisce clamorosamente le aspettative sull’erba, ma è proprio l’intera estate che lo attende pressoché invano. Incassate cinque sconfitte di fila a partire dalla semifinale di Washington, l’ateniese ritrova improvvisamente il suo gioco a Pechino, il primo di quattro ottimi tornei dove esce sconfitto solo dai top 5. Uno sprint finale che gli garantisce la fiducia necessaria per affrontare gli avversari del Gruppo Agassi.

CHANCE LONDINESI – Abbiamo visto che il saldo dei precedenti con Daniil è impietoso. La sola vittoria su cinque sfide contro Nadal vale quel mattoncino di speranza, soprattutto se il fenomeno spagnolo dovesse non essere al meglio; tuttavia, non sorprenderebbe se Stefanos, così come il moscovita, rivelasse di preferire la riserva Bautista Agut. È invece forte di un 3-1 nei confronti di Sascha, campione uscente e vera incognita del girone. Capace di battere i “tre fenomeni” nell’arco della stagione, a Stefanos manca ancora un titolo pesante: su otto finali disputate in carriera, ha vinto le tre che gli sono valse trofei “250”, uno su terra e due sul duro al coperto. Con performance finora migliori sul rosso, almeno in termini di vittorie-sconfitte, rispetto a quelle comunque ragguardevoli sul cemento, si presenta alla O2 Arena dopo aver molto ben figurato in condizioni indoor. È tuttavia l’assenza di un vero e proprio acuto di colui che è ancora “next gen” a tutti gli effetti a collocarlo molto più indietro del russo in quanto a possibilità di impensierire Djokovic e Federer al Masters.

GRECO ≈ CLASSICO – Lo scontro di stili con Medvedev è evidente e i due sono ben lontani fra loro per quanto riguarda estetica dei colpi e impostazione del gioco. Tsitsipas affida al dritto la costruzione del punto, quasi inevitabilmente per chi già da ragazzino tirava il rovescio con una sola mano. Secondo babbo Apostolos, l’impugnatura eastern del figlio comporta uno swing in stile del Potro, “anche lui in possesso di un potentissimo dritto perché è un colpo molto più pulito”. E, dice ancora il papà, “è un movimento naturale che produce una bellissima meccanica”. Di sicuro, è un colpo che fa male all’avversario, soprattutto quando lo gioca inside-in con una sicurezza quasi irritante.

A tal proposito, Stefanos possiede quell’arroganza indispensabile quando si compete con i migliori del mondo per diventare uno di loro, anche se ha qualche difficoltà (o non prova neanche) a nasconderne i tratti più espliciti nell’atteggiamento in campo. Una sicumera che, seppure in modo assolutamente opposto, potrebbe originare dall’esecuzione dei colpi proprio come quella russa. Rifiutando la dicotomia tra vincere sporco (il gilbertiano winning ugly) e perdere giocando bene (losing pretty), Stefanos rilancia – inconsapevolmente “alla Catalano” – mettendo sul piatto la convinzione di poter vincere dispensando bel gioco e bei colpi.

Stefanos Tsitsipas – Queen’s 2019 (foto Alberto Pezzali/Ubitennis)

DIAMO I NUMERI

Daniil Medvedev, classe 1996, n. 4 a Londra in un anno iniziato al 16° posto. Su un totale di 5.705 punti, 4.605 (l’80,7%) sono stati conquistati negli appuntamenti Slam e “Mille” mandatory. Ha disputato 23 tornei, ottenendo 59 vittorie a fronte di 18 sconfitte e aggiungendo al suo palmares quattro titoli (due Masters 1000 e due ATP 250). Un formidabile 12-2 è il suo saldo indoor, condizione in cui deteneva la percentuale più alta anche negli anni precedenti. A conferma del livello espresso per la maggior parte dell’anno, i 510 punti dei tornei non conteggiabili lo piazzerebbero al 108° posto del ranking, una posizione invidiabile (quando non un miraggio) per la maggior parte dei professionisti.

L’ascesa in classifica di Stefanos Tsitsipas, classe 1998, è stata simile a quella di Daniil: partito dal n. 15, ha finito la Race in sesta posizione, con un best ranking al n. 5. Diversa è invece la ripartizione dei punti, con 2.540 su 4.000 (il 63,5%) ottenuti negli eventi maggiori. Ha partecipato a 26 tornei con un saldo W-L di 50-24 e alzato due titoli, entrambi ATP 250. Al coperto, ha vinto 11 match perdendone 4.

Questo confronto su carta tornerà a essere giocato sul campo tra pochi giorni, precisamente lunedì, quando il Gruppo Agassi si aprirà proprio con la sfida tra “Bear” e “Stef”.

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