Struff, Marozsan e adesso anche Hanfmann: la rivoluzione dei qualificati è in atto

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Struff, Marozsan e adesso anche Hanfmann: la rivoluzione dei qualificati è in atto

Grazie a Yannick Hanfmann, quello di Roma è diventato il quarto Masters 1000 consecutivo con almeno un giocatore proveniente dalle qualificazioni ai quarti di finale. Come spiegare questo fenomeno?

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Yannick Hanfmann - Roma 2023 (foto Francesca Micheli, Ubitennis)
 

Da adesso in avanti potrebbe essere una buona idea prestare molta più attenzione alle qualificazioni dei grandi tornei del circuito. Se non altro per poter dire con fierezza e senza falsa modestia agli amici “ve l’avevo detto” … Ve l’avevo detto che quello Struff, quell’Altmaier, quell’Hanfmann, o chissà chi nelle prossime settimane, sta giocando bene e che avrebbe potuto essere la sorpresa del torneo. Certo, non si tratta di nomi sconosciuti a chi segue il tennis con passione e continuità, ma da qui a pronosticarli nei quarti di finale – o anche più avanti – di un Masters 1000 ce ne passa. Bisogna avere occhio. La presenza di veri e propri outsider nelle fasi finali dei ‘mille’ sta però diventando una costante e allora lo scouting nelle qualificazioni è doveroso.

La stagione dei qualificati e dei lucky loser

Madrid è stato il torneo di Karatsev e soprattutto di Struff, arrivato a un set dal vincere il primo titolo ATP della carriera in uno degli eventi più importanti dell’anno e per di più da lucky loser (in questo caso ci voleva molto più che semplice occhio per prevedere un risultato del genere dopo aver visto le qualificazioni: sì, serviva proprio quello a cui state pensando). Presi da Aslan e Jan-Lennard, in pochi si sono accorti anche di un altro che ha raggiunto un risultato inimmaginabile: Daniel Altmaier, 4 vittorie in carriera nei main draw dei Masters 1000 e degli Slam prima di Madrid, anche lui lucky loser alla Caja Magica e spintosi fino ai quarti dopo aver battuto, tra gli altri, anche un certo Yannick Hanfmann – manco a dirlo, proveniente dalle qualificazioni pure lui.

Karatsev e Struff hanno esagerato così tanto in Spagna che hanno deciso di dare forfait a Roma, dove sarebbero dovuti ripartire dal tabellone cadetto. Daniel e soprattutto Yannick, invece, non avevano ancora finito il loro lavoro. Altmaier si è fermato al secondo turno dopo una comunque ottima prestazione contro Tiafoe, mentre Hanfmann, numero 101 del mondo e best ranking di 92, sta provando a replicare il percorso seguito da Struff.

Il successo su Rublev – il terzo su un top 10 in carriera, il secondo a Roma dopo quello su Fritz – lo ha portato per la prima volta nei quarti di finale di un 1000, esattamente come era stato a Madrid per Karatsev e Altmaier, per Struff a Montecarlo e anche per Eubanks a Miami: quattro 1000 consecutivi con almeno un giocatore nei quarti di finale reduce dalle qualificazioni e oltretutto mai arrivato prima a un traguardo simile. Impossibile poi non aggiungere a questi nomi quello di Marozsan, capace di battere Alcaraz in quella che rimarrà l’impresa del torneo e una delle più grandi sorprese di tutta la stagione.

Due possibili spiegazioni

IL NUOVO FORMAT DEI MILLE – Le differenze tra i giocatori citati sono tante. Quello che più merita un discorso a parte è sicuramente Karatsev (che potete trovare qui), in quanto già protagonista di un grande exploit nel 2021. Tutti, però, hanno potuto raggiungere un risultato simile anche grazie al nuovo formato di alcuni Masters 1000. Essendo questi spalmati su due settimane, i giocatori impegnati nelle qualificazioni hanno tutti un giorno di riposo o prima dell’esordio nel main draw o prima dell’eventuale secondo turno.

In questo modo il bilancio tra i pro e i contro di essere un qualificato assume tutt’altro valore: resta infatti il vantaggio di conoscere già le condizioni di gioco e di aver acquisito fiducia dai match vinti nel tabellone cadetto, mentre l’altro piatto della bilancia, rappresentato dalla stanchezza, diventa molto meno pesante. Con il format tradizionale, infatti, per raggiungere i quarti i qualificati possono essere costretti a giocare anche cinque partite in cinque giorni: con la nuova formula questa possibilità viene cancellata.

IL LIVELLO DEL CIRCUITO CHALLENGER – E poi c’è un altro elemento che riguarda fondamentalmente tutti i giocatori in questione: il livello del circuito Challenger, con la riforma voluta da Gaudenzi, si è alzato in maniera evidente e più e meno giovani ne hanno potuto beneficiare. Tra Hanfmann, Struff, Eubanks e Altmaier il più piccolo è quest’ultimo con 24 anni. Lo stesso Marozsan ne ha 23: nessuno, insomma, è il predestinato che inizia a vincere sin da subito e che scala la classifica in un amen. Tutti sono cresciuti sfruttando la palestra sempre più allenante e competitiva (grazie all’aumento dei montepremi e a una nuova categoria di tornei, i “175“) dei Challenger e di questo insieme di giocatori fanno parte anche altri nomi interessanti come quelli di Shevchenko, Borges e anche del nostro Arnaldi.

L’ultimo esempio: Yannick Hanfmann

Quasi nascosto da altre grandi sorprese (di Alcaraz si è già detto, ma anche l’eliminazione di Sinner non era attesa), a Roma Hanfmann ha già vinto 6 match tra qualificazioni e tabellone principale. L’anno scorso Yannick aveva giocato solamente in 7 main draw del circuito (un numero già eguagliato in questa stagione), raggiungendo come miglior risultato la semifinale a Kitzbuhel e con un bilancio complessivo di 7 vittorie e altrettante sconfitte. Il suo record in questo 2023 è al momento sul 12-6.

La svolta? Forse i risultati nei Challenger di fine 2022: finale a Rio de Janeiro, quarti a Bergamo e semifinale a Helsinki. Di sicuro qualcosa è cambiato e lo ammette lui stesso: “È una sensazione fantastica scendere in campo contro un giocatore come Rublev e non percepire più paura. Prima forse la sentivo, pensavo ‘Wow, ok, non so come posso giocare con lui’, ma ora so che posso battere questi giocatori. Sono abbastanza esperto per capire cosa posso fare in campo, soprattutto sulla terra battuta, e mi sento pericoloso contro chiunque”.

Per imitare in tutto e per tutto quanto fatto da Struff a Madrid, Hanfmann dovrà superare ancora un paio di ostacoli piuttosto grossi (Medvedev e poi eventualmente Tsitsipas o Coric). Del resto i punti in comune tra i due sono tanti: tedeschi, quasi coetanei (del ’91 Hanfmann, del ’90 Struff), caratteristiche di gioco simili e sintetizzabili nella potenza del dritto e del servizio, nessun torneo ATP conquistato, carriere discrete e passate prevalentemente nell’ombra di Zverev.

Beh, lunedì prossimo Sasha perderà il titolo di numero 1 di Germania mettendo fine a un primato che è stato sostanzialmente indiscusso per ben sette anni. E a prendere il suo posto sarà con tutta probabilità proprio Struff. A meno che Hanfmann non porti in fondo quello che per lui è già il torneo della vita vincendolo.

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