Nei dintorni di Djokovic: venti di Nole - Pagina 3 di 4

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Nei dintorni di Djokovic: venti di Nole

Sono trascorsi vent’anni dalla prima vittoria di Novak Djokovic a livello professionistico. Partiamo da quel giugno 2003 per ripercorrere la carriera del fenomeno di Belgrado attraverso dati, curiosità ed aneddoti delle sue tante prime volte. E l’intreccio con le carriere dei suoi grandi rivali, Roger Federer e Rafa Nadal

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Novak Djokovic – Roland Garros 2023 (foto: Roberto dell'Olivo)
 

IL PRIMO SLAM ED IL FUOCO SOTTO LA CENERE
Ed eccoci arrivati in quella che è la prima tappa di un percorso… dentro il percorso: quello della sfida a suon di Slam con Roger e Rafa. Nel gennaio 2008, a Melbourne, arriva la prima vittoria in un torneo del Grande Slam. Ed in semifinale era arrivata la prima vittoria su Federer a livello Slam. La vittoria australiana sembra il segnale che la distanza con Roger e Rafa sia stata colmata anche a livello Major. Invece non è ancora così.
Nole in stagione vince per la prima volta anche i Masters 1000 di Indian Wells e Roma, ma quanto ritrova i suoi due grandi rivali negli Slam deve capitolare: sia con Rafa a Parigi che con Roger a New York arrivano due sconfitte in semifinale. Deve inchinarsi allo spagnolo anche nella semifinale olimpica a Pechino, dove però poi conquista la medaglia di bronzo, una delle tre conquistate dalla Serbia nella prima partecipazione come stato indipendente. La stagione 2008 gli regala ancora un grandissimo successo: il primo titolo di “Maestro”, con la vittoria nella Masters Cup in finale su Davydenko.

Djokovic con il trofeo del vincitore della Masters Cup 2006 (foto: novakdjokovic.com)

I due anni successivi però registrano uno stand by di Nole in termini di risultati. Tra il 2009 ed il 2010 arrivano “solo” una vittoria in un Masters 1000 (Paris-Bercy 2009) ed in altri sei tornei ATP, tra 500 e 250. Ma il gap con Federer e Nadal a livello Slam non si assottiglia. Contro Federer perde in semifinale a New York anche nel 2009. Lo batte in quella del 2010, ma poi perde in finale contro Nadal, arrivando così a cinque sconfitte su cinque sfide nei Major con il maiorchino. Tanto che si inizia pensare che possa rimanere anche lui uno “One Slam Winner” come gli altri sette giocatori che in quel primo decennio del secolo alzarono per la prima ed unica volta le braccia al cielo da campioni Slam. Curioso come il primo sia stato il suo attuale allenatore, Goran Ivanisevic, con la folle impresa di vincere Wimbledon nel 2001 da wild card. Djokovic si consola alla fine del 2010 con un’altra impresa: porta la Serbia a vincere la prima Coppa Davis della sua storia, vincendo tutti e sette i singolari disputati e perdendo solo un match di doppio.

In singolare il primo anno del nuovo decennio è delle stagioni più povere di soddisfazioni per lui, con due soli due tornei vinti, ma si rivelerà a posteriori un anno di svolta per la sua carriera. A inizio stagione, a Melbourne, aveva infatti perso nei quarti al quinto contro Tsonga, da lui battuto due anni prima in finale, crollando letteralmente negli ultimi due set. Una sconfitta che porta il tennista serbo a voler capire i motivi dei problemi fisici che si presentano periodicamente e non gli consentono di esprimersi al massimo in campo. Scopre così di essere intollerante al glutine: cambia regime alimentare, ma soprattutto inizia a prendersi meticolosamente cura del proprio fisico. Nel frattempo i suoi grandi rivali hanno però preso il largo. Siamo in piena era Fedal: Federer ha superato il record di titoli Slam di Sampras arrivando a 16, Nadal e ha un passo dal record di Borg al Roland Garros e dalla doppia cifra nei Majors. Dal primo Open di Francia vinto da Rafa, su 23 Slam i due ne hanno vinti 21. Un dominio assoluto. Nessuno in quel momento lo poteva immaginare, ma il vento stava cambiando. Eccome se stava cambiando.

INIZIA L’ERA DI NOLE
I risultati del lavoro di Djokovic su di sé iniziano a vedersi a partire dall’inizio del 2011. E sono risultati stupefacenti. Altro che “One Slam Winner”: Novak ne vince altri tre, Australian Open, Wimbledon e US Open. La vittoria più importante e significativa è quella sull’erba di Wimbledon. Dopo aver battuto in semifinale proprio Tsonga – quasi a voler chiudere un cerchio con quella sconfitta di un anno e mezzo prima in Australia – supera in finale Rafa Nadal, prima vittoria sul maiorchino in un Major. Ora sì che li ha battuti a tutti i livelli, Roger e Rafa.
Ma soprattutto realizza i sogni di quel bambino belgradese di sette anni che ha ricordato nel discorso dopo la vittoria della finale a Parigi, invitando i bambini di oggi ad inseguire i propri: “Se volete un futuro migliore createvi il presente e andatevelo a prendere”. I sogni ad occhi aperti del piccolo Nole erano la vittoria a Wimbledon e il n. 1 del ranking, che arriva il giorno la vittoria sui prati londinesi. Sarà la prima delle sue – ad oggi – 389 settimane in vetta (record assoluto). Anche la vittoria a New York è la prima nello Slam statunitense. In stagione vince anche 5 Masters 1000, per un impressionante score finale di 70 vittorie e 6 sconfitte.
Tale è il suo strapotere sugli avversari in quella stagione che viene coniato il soprannome di RoboNole. Che la vittoria all’Australian Open del 2012 non fa che rafforzare: Djokovic infatti vince la sua prima finale Slam al quinto set, superando Rafa Nadal dopo 5h e 53’ di autentica battaglia: ancora oggi la più lunga finale dell’Era Open. È rimasta impressa nella memoria di molti appassionati l’immagine dei due, seduti in mezzo al campo stravolti dalla stanchezza, mentre ascoltano i discorsi e aspettano di essere premiati.

Novak Djokovic y Rafael Nadal descansan antes de la entrega de premios del Open de Australia 2012 tras una agónica final que duró cerca de 6 horas.
Djokovic e Nadal, esausti, dopo la finale dell’Australian Open 2012 (foto: Reuters)

Sarà stato quello sforzo sovrumano, sta di fatto che dopo RoboNole un po’ si “umanizza”, come Schwarzenegger nella saga di Terminator. In quella e nelle due stagioni successive arriva infatti praticamente sempre (solo all’Australian Open 2014 si ferma ai quarti) tra i primi quattro in tutti gli Slam, però colleziona più piazzamenti che vittorie: 3 semifinali, 5 finali e “solo” tre titoli. Quegli sono gli anni in cui il tennis maschile vuol dire Fab Four, dato che a Roger, Rafa e Nole si è unito in pianta stabile Andy Murray, che vince anche due Major in quel triennio. Nadal è quello che incrementa di più la collezione di titoli Slam aggiungendone quattro, Djokovic come detto ne vince altri tre (due Australian Open e un Wimbledon), Federer – che nel frattempo ha superato la trentina – solo uno, che però gli permette di raggiungere Sampras per numero di vittorie a Wimbledon e quota 17 in testa alla classifica assoluta. C’è spazio però anche per il primo trionfo in un Major di Stan Wawrinka e per quello che rimarrà l’exploit isolato del croato Marin Cilic, guidato proprio da un certo Goran Ivanisevic. Nole in quegli anni cede in un paio d’occasioni lo scettro del n.1, prima brevemente a Federer e poi un po’ più a lungo a Nadal, ma chiude in altre due occasioni (2012 e 2014) la stagione da n.1, anche grazie alle tre vittorie consecutive alle Finals. Stanno però per arrivare altri diciotto mesi al limite della perfezione.

LEGGI A PAGINA 1 Il primo titolo non si scorda mai

LEGGI A PAGINA 2 Dal debutto in Davis ai primi successi

LEGGI A PAGINA 4 Il Nole Slam, il Buco Nero e la Leggenda

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