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Nei dintorni di Djokovic: venti di Nole

Sono trascorsi vent’anni dalla prima vittoria di Novak Djokovic a livello professionistico. Partiamo da quel giugno 2003 per ripercorrere la carriera del fenomeno di Belgrado attraverso dati, curiosità ed aneddoti delle sue tante prime volte. E l’intreccio con le carriere dei suoi grandi rivali, Roger Federer e Rafa Nadal

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Novak Djokovic – Roland Garros 2023 (foto: Roberto dell'Olivo)
 

LEGGI A PAGINA 1 Il primo titolo non si scorda mai

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LEGGI A PAGINA 3 Il primo Slam e l’inizio dell’Era Nole

IL NOLE SLAM E IL BUCO NERO
Il 2015 è infatti un altro anno da tre Slam: come nel 2011, il fuoriclasse serbo trionfa a Melbourne, Londra e New York. Gli sfugge ancora una volta il titolo all’Open di Francia, nonostante ottenga, dopo sei sconfitte, la prima vittoria sulla terra parigina contro Nadal. A mettersi sulla sua strada e a fermarlo per la terza volta in finale – dopo le due perse con Rafa nel 2012 e nel 2014 – è il buon vecchio Stan Wawrinka. L’appuntamento con la prima vittoria a Bois de Boulogne è però solo rinviato di dodici mesi: e non è una vittoria qualsiasi. Nel 2016 Nole si presenta infatti a Parigi da campione in carica di tutti gli altri tre Major, avendo vinto a inizio stagione in suo sesto Australian Open, e superando in finale Murray diventa il primo tennista a detenere tutti e quattro i titoli del Grande Slam da Rod Laver nel 1969. Viene coniato per l’occasione il termine “Nole Slam”, che come per il medesimo exploit di Serena Williams dell’anno prima e denominato “Serena Slam” ne evidenzia la differenza dal canonico Calendar Grand Slam. Come se ci fossero delle differenze nelle difficoltà delle due imprese e non fosse solo una questione di convenzione temporale. Da gennaio 2015 a giugno 2016 Nole vince cinque Slam su sei e nove Masters 1000 su quattordici. “What else?”, parafrasando una famosa pubblicità.

Novak Djokovic vince il suo primo Roland Garros nel 2016 (foto: Roberto Dell’Olivo)

Ma un simile exploit provoca un sovraccarico anche in quella che sembrava diventata una macchina perfetta. La seconda metà della stagione inizia con la sconfitta al terzo turno contro Querrey a Wimbledon e dopo la vittoria al Masters 1000 di Toronto Nole vede sfumare di nuovo il sogno della medaglia d’oro olimpica, sconfitto da Del Potro all’esordio (Delpo lo aveva battuto anche nel 2012 nella finale per il bronzo, dopo che era stato Murray a sconfiggerlo in semifinale). Allo US Open deve cedere in finale al “solito” Wawrinka e a fine anno la vittoria di Murray alle Finals sancisce il sorpasso dello scozzese in cima al ranking. Ma la spirale negativa di Nole è appena iniziata. Dopo diciotto mesi sfavillanti, ne arrivano altrettanti di buio assoluto: quelli dal gennaio 2017 al giugno 2018. Un periodo burrascoso, con i problemi al gomito risolti solo dopo un‘operazione procrastinata per lungo tempo, sino a quanto diventa inevitabile ad inizio 2018, il cambio di team con l’addio prima a Becker e poi Vajda per la coppia Stepanek-Agassi e per il ritorno sui suoi passi con il comeback del coach slovacco. Diciotto mesi in cui vince solo due tornei nel primo semestre 2017, e nei cinque Slam disputati non arriva mai in semifinale, lui che nei dieci anni precedenti ne avevate raggiunte trentuno. Solo cinque perchè dopo il ritiro nei quarti a Wimbledon chiude anzitempo la stagione. La clamorosa sconfitta contro Cecchinato nei quarti del Roland Garros 2018 e la contestuale uscita dalla top 20 ATP dopo oltre 11 anni, portano molti a sostenere che il serbo, a 31 anni appena compiuti, abbia imboccato irrimediabilmente il viale del tramonto. Nel frattempo, in quei 18 mesi di crisi assoluta per Novak si è ritornati in piena era Fedal, quasi che la spirale negativa in cui è finito colui che aveva interrotto sei anni prima il loro dominio sei anni prima abbia magicamente permesso ai due di riprendere da dove Nole li aveva interrotti (anche a causa dei problemi all’anca che dalla seconda metà del 2017 tagliano fuori dai giochi Murray, va ricordato). Si inizia con il 35enne Federer che dopo oltre quattro anni torna a vincere uno Slam e subito dopo con Nadal che si riprende il suo feudo parigino dopo due anni di digiuno, e si finisce con i due che incamerano complessivamente altri tre Major a testa. Il fuoriclasse di Basilea raggiunge così quota venti, un traguardo che fino a pochi anni prima sembrava irraggiungibile per qualsiasi tennista in campo maschile. E che in quel gennaio 2018 sembrava dovesse restare tale per tutti gli altri. Compreso Djokovic, apparentemente destinato a rimanere fermo a quota 12.

LA RISALITA E LA LEGGENDA
E invece sappiamo tutti come è andata a finire: il bello, per Nole, doveva ancora venire.
Sistemati i guai fisici, ridata stabilità al team (quello era stato anche il periodo della tanto criticata collaborazione con Pepe Imaz), il campione belgradese riparte alla grande. Il turning point non poteva che essere una sfida Slam con il suo rivale più grande, Nadal. Nella semifinale di Wimbledon – sospesa per oscurità e proseguita il giorno successivo – Djokovic la spunta 10-8 al quinto, ritrovando le sensazioni che sembravano perdute. La finale con Kevin Anderson è una formalità: arriva il terzo titolo sull’erba londinese. Djokovic è tornato, altro che tramonto. Il 2018 gli regala anche lo Slam n. 14 a New York – eguagliando il suo idolo di gioventù Sampras – e due Masters 1000. Uno di questi, quello vinto a Cincinnati, gli vale un altro primato: diventa il primo tennista a vincere tutti i tornei della categoria.

Novak Djokovic vittorioso a Cincinnati nel 2018 (foto: novakdjokovic.com)

Nel 2020 bisserà la vittoria, diventando così anche il primo ad averli vinti tutti almeno due volte. Nel frattempo è salito a quota 17 titoli Slam ed il sedicesimo lo conquista infliggendo una delle sconfitte più dolorose della sua carriera a Roger Federer. Nella finale di Wimbledon 2019 gli annulla due match point e vince 13-12 al quinto, primo tennista dell’Era Open a vincere la finale di Wimbledon annullando match point, facendo sfumare quella che a posteriori avremmo saputo essere stata l’ultima occasione per il fuoriclasse elvetico di conquistare ancora un titolo del Grande Slam.

Il 2021 è un’altro annata straordinaria per il serbo. Vince i primi altri tre Slam stagionali e raggiunge Federer e Nadal in cima a quella che ormai dichiaratamente è la classifica a cui tiene di più: quella dei titoli Major. Eh sì, si ritrovano tutti e tre a quota 20, quella che tre anni e mezzo prima sembrava impossibile da raggiungere per il serbo. Nel frattempo, a marzo, Novak era diventato il recordman assoluto per settimane di permanenza al vertice del ranking ATP. È la stagione in cui arriva vicino come non mai al Calendar Grand Slam. Dopo che a Pechino, un mese prima, era sfumato per l’ennesima volta il sogno della medaglia d’oro olimpica e di conseguenza anche quello del Golden Slam, a New York arriva fino in finale, ad un solo passo dal traguardo. Ma, svuotato di energie psicofisiche, crolla e cede in tre set a Medvedev. Riesce però a trovare la forza per vincere a novembre a Paris-Bercy e superare Nadal in testa alla classifica dei tornei Masters 1000 vinti. E chiudere così l’anno con l’ennesimo primato: per la settima volta è n. 1 del ranking a fine anno, record assoluto.

Novak Djokovic in azione alle Nitto ATP Finals Torino 2022 (foto: Twitter @ATPTour_ES)

La stagione 2022 inizia con molte complicazioni per Nole. L’espulsione dall’Australia, l’assenza pressoché totale dai circuito per quattro mesi in quanto non vaccinato contro il Covid-19, l’addio di Vajda (resta comunque come coach Ivanisevic, entrato nel team a giugno 2019), la sconfitta piuttosto netta – più per come è maturata che per il punteggio in sé – contro Nadal al Roland Garros che nel frattempo sale a quota 22 titoli Major, mettono in dubbio che il 35enne Djokovic possa ripartire per l’ennesima volta e ricucire il distacco. E invece, come nel 2018, l’erba di Wimbledon compie il miracolo. Novak vince per la quarta volta consecutiva i Championships, settima in totale, e poi ad inizio 2023, vincendo per la decima volta l’Australian Open aggancia nuovamente Nadal in cima alla classifica dei plurivincitori Slam. A novembre, tanto per restare in tema di agganci ai suoi grandi rivali, aveva fatto lo stesso con Federer, raggiungendolo al primo posto per numero di ATP Finals vinte (6).

L’ultimo record, come tutti sappiamo, è storia recente. Con la vittoria a Parigi, Djokovic diventa il primo giocatore in campo maschile a vincere 23 tornei del Grande Slam e ad averli vinti tutti almeno tre volte. Dopo esattamente vent’anni da quando è iniziata la loro incredibile corsa Slam, è arrivato il sorpasso – probabilmente definitivo – di Nole su entrambi i suoi grandi rivali. Federer è rimasto a quota 20, stoppato come abbiamo visto proprio dal serbo ad un soffio dal ventunesimo titolo prima che le ginocchia lo costringessero a dire basta; Nadal si è arrampicato fino a 22, prima che anche il suo fisico cedesse sotto il peso delle tante battaglie e lo obbligasse ad uno stop che difficilmente gli permetterà di essere nuovamente competitivo ai massimi livelli (anche se, come per Nole, mai dire mai con Rafa).

Novak Djokovic al Roland Garros 2023 (foto: Roberto dell’Olivo)

Già, ne ha fatta di strada quell’adolescente di Belgrado che battendo in finale il mancino spagnolo Cesar Ferrer-Victoria – con tutti gli scherzi del destino che vi abbiamo raccontato, volevate che già all’inizio della storia non ci fosse di mezzo uno spagnolo mancino? – vinceva il primo dei 100 titoli da professionista in singolare (23 Slam, 38 Masters 1000, 6 ATP Finals, 15 ATP 500, 12 ATP 250, 3 Challenger, 3 Futures). E pare proprio che non sia ancora finita.
Se vinco ancora gli Slam, perché dovrei pensare al ritiro?”, ha giustamente osservato nella conferenza stampa dopo la vittoria a Parigi, considerando poi che con la vittoria in Francia ha consolidato un altro suo primato, quello degli Slam vinti da Over 30 (11).
Vent’anni dopo aver iniziato a costruirsi il suo presente, quel bambino serbo di trent’anni fa ha ancora qualche sogno che vuole andare a prendersi.

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