Feliciano Lopez: "Coppa Davis non interessante? In Italia in 10mila sugli spalti senza Sinner e Berrettini"

Coppa Davis

Feliciano Lopez: “Coppa Davis non interessante? In Italia in 10mila sugli spalti senza Sinner e Berrettini”

Il 41enne di Toledo, nominato tre mesi fa nuovo Direttore della manifestazione in sostituzione di Ferrer, fa il punto della situazione ai microfoni di Punto De Break

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Feliciano Lopez - Finale Coppa Davis Madrid 2021 (Photo by Mateo Villalba / Quality Sport Images / Kosmos Tennis)
 

Il 15 luglio 2023, Feliciano Lopez veniva scelto dalla Federazione Internazionale come nuovo Direttore delle Finali di Coppa Davis in sostituzione di David Ferrer sedutosi nel frattempo sulla panchina della nazionale iberica – dando inizio al suo mandato a partire dalla fase a raggruppamenti che si è disputato la scorsa settimana nelle quattro sedi previste: Bologna, Manchester, Valencia e Spalato.

Non è stata proprio una prima volta assoluta nelle vesti di Deus Ex Machina di un torneo di tennis per il 41enne di Toledo, dato che dal 2019 ricopre il medesimo ruolo al Masters 1000 di Madrid: un incarico portato contemporaneamente avanti con l’attività professionistica, chiusasi definitivamente ai quarti di finale dell’ATP 250 di Maiorca lo scorso 29 giugno.

Dopo la fine burrascosa del rapporto che la legava a Kosmos, la manifestazione per squadre nazionali più antica della storia sportiva vive un momento di passaggio nel tentativo di attraccare su nuovi lidi che possano donarle una luce differente in grado di farla ritornare a brillare come in passato. Perciò il compito dell’ex mancino spagnolo non è per niente semplice, traghettare la Davis al bagliore di un tempo passa anzitutto da un fisiologico confronto che si rende basilare instaurare con i giocatori – come invocato dallo stesso Djokovic – per ricercare la formula più adatta alle varie necessità di tutte le componenti in causa.

Ha parlato di questo e di tanto altro, facendo riemergere anche vecchi ricordi legati a quando l’Insalatiera lo vedeva protagonista in campo – lui che l’ha alzata ben cinque volte nel 2004, nel 2008, nel 2009, nel 2011 e nel 2019 più il secondo posto del 2003 – senza sottrarsi neppure dal fornire la sua versione della Spagna ideale, in una lunga intervista al portale spagnolo Punto De Break.

Che direzione intraprenderà l’evento guardando al domani

Il futuro della Davis è buono, penso che siamo in un buon momento. Parliamo di una competizione molto prestigiosa anche se le nuove generazioni non hanno ancora appreso a pieno che cosa significhi, il che è normale perché esse si sono ritrovate colti nel mezzo di un cambiamento epocale. Le grandi trasformazioni radicali prevedono questo tipo di effetti tra le conseguenze della loro azione. Ci vuole quindi necessariamente del tempo per adattarvici“.

Il format, centro dell’intero dibattito

Dall’introduzione del nuovo formato nel 2019, fino ad ora, si sono avute numerose modifiche della struttura dell’evento. Ovviamente il fatto che ci siano stati così tanti capovolgimenti nel format in una manifestazione come questo, non aiuta di certo gli appassionati e gli stessi giocatori più giovani a identificarsi credendo fortemente nel progettoGià quattro anni fa dichiarai che il mondo del tennis doveva essere grato a un’azienda come Kosmos che, in quel momento, si presentò con un nuovo piano pluriennale per investire denaro nella Davis. Avevano fatto un’ottima scommessa. Anche perché in seguito è stato dimostrato nel tempo come quel format non si adattasse più al tennis attuale e alle sue esigenze. Non poteva più funzionare e ovviamente perciò si sono cercate formule differenti per renderlo ideale rispetto alla necessità degli atleti“.

La Formula definitiva verso la quale si sta tendendo

Crediamo che il formato attuale sia positivo, naturalmente presentando anche i suoi aspetti negativi. Attualmente abbiamo una conformazione con tratti analoghi a quella del passato, la bellezza di giocare in casa per il proprio Paese supportati dai propri connazionali, ma che allo stesso modo prevede anche la Final-Eight preceduta da una fase a gironi: cioè ciò di cui l’attualità tennistica sente il bisogno. Perché in un calendario dove ci sono milioni di tornei e una miriade di impegni a livello commerciale e di sponsorizzazione per i tennisti, anche durante l’Off Season, il format migliore è una combinazione delle due macroaree ossia il fascino della tradizione e l’esigenze del presente. Per quanto mi riguarda come dirigente insieme all’ITF siamo aperti a tutti i possibili scenari, difatti siamo sempre alla continua ricerca di nuove idee che possano far ulteriormente evolvere l’evento, affinché tutte le parti siano soddisfatte e soprattutto che i più giovani capiscano l’importanza della Davis“.

DI SEGUITO LE ALTRE DICHIARAZIONI DI FELICIANO LOPEZ

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