La settimana degli italiani: Vinci e Seppi uniche note positive, crisi Errani?

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La settimana degli italiani: Vinci e Seppi uniche note positive, crisi Errani?

Pochissime luci per gli azzurri impegnati nel torneo di Miami in questa settimana: Andreas Seppi e Roberta Vinci sono gli unici ad ottenere una vittoria, mentre tutti gli altri italiani cedono all’esordio. Preoccupano le sconfitte di Errani e Giorgi, male anche Bolelli

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Se il bilancio dei risultati del tennis italiano ad Indian Wells era stato piuttosto modesto (quattro vittorie ed altrettante sconfitte in singolare) quello relativo al torneo di Miami, secondo big event statunitense della stagione (Master 1000 per gli uomini, Premier Mandatory per le donne) è stato ancor più deludente. Sul cemento della Florida, infatti, i giocatori azzurri hanno racimolato appena due vittorie, a fronte di sette sconfitte, quattro delle quali arrivate nonostante una miglior classifica rispetto a quella degli avversari affrontati.

Tra gli uomini, con Fognini nella parte conclusiva della sua convalescenza dallo sfortunato infortunio di Rio (dovrebbe rientrare a Montecarlo, secondo quanto detto dal suo coach, Jose Perlas  ) e Lorenzi che ha preferito ricaricare le batterie dopo il suo intensissimo inizio di stagione (24 partite in singolare già in archivio per lui), i soli Seppi e Bolelli sono scesi in campo rispettando l’iscrizione per diritto di classifica. Il tennista di Caldaro è stato sorteggiato, per un curioso scherzo del destino, per la seconda volta consecutiva al primo turno con Donald Young, da lui appena sconfitto dieci giorni prima nell’esordio ad Indian Wells in tre set. Il mancino americano è un talento molto incostante e, sebbene Andreas lo avesse battuto già tre volte nei precedenti quattro scontri diretti (due anni fa agli Australian Open l’unica vittoria del nativo di Chicago ed ex 38 del mondo), l’incontro era da prendere con le molle: per fortuna, Seppi ha avuto difficoltà solo sino al 3 pari del primo set, quando ha annullato una pericolosa palla break. Da quel momento in poi, il nostro giocatore non ha avuto più difficoltà ed ha finito per vincere 6-3 6-1. Purtroppo, al turno successivo, Seppi ha affrontato un avversario, non solo di miglior classifica, ma anche a lui poco congeniale, come il talentuoso numero 29 del mondo Alexandr Dolgopolov, il quale lo aveva sconfitto in tutti e tre i precedenti confronti, sebbene datati. Non vi sono state purtroppo inversioni di tendenza ed Andreas, che pure ha da recriminare per aver servito male (41% di prime in campo) e per aver sprecato favorevoli occasioni di punteggio (palla break sul 4 pari del primo set e soprattutto un 4-1 “pesante” nel secondo parziale) è uscito dal campo sconfitto con un duplice 6-4 in un’ora e 25 minuti. Metabolizzata la sconfitta, non resta che fare un grosso in bocca al lupo ad Andreas per il piccolo intervento all’anca cui si sottoporrà, il quale, come accaduto l’ anno scorso, gli farà saltare gran parte della primavera su terra battuta europea. 

Continua invece il momento negativo di Bolelli in singolare: il giocatore bolognese non vince una partita di singolare contro un top 100 dai primissimi giorni di ottobre, quando a Shenzen sconfisse Estrella Burgos. A Miami Simone non è stato neanche molto fortunato col sorteggio: si è trovato a dover affrontare Taylor Fritz, stella emergente del tennis mondiale ed attualmente speranza maggiore del movimento statunitense di poter tornare ad avere tennisti vincenti ad alti livelli. Il diciottenne californiano, balzato alle cronache a febbraio a Memphis per essere stato lo statunitense più giovane ad arrivare in una finale ATP dal 1989, quando Chang vinse a Wembley, Londra è stato un avversario insormontabile per Simone, nel complesso troppo falloso, che è uscito sconfitto dal campo in un’ora e dieci minuti.

Gli unici due azzurri a tentare la via delle qualificazioni sono stati poi Luca Vanni ed Andrea Arnaboldi: nel derby del primo turno stabilito dal sorteggio, ha avuto la meglio il secondo, vincitore 6-3 6-2 in un’ora e 15 minuti. Purtroppo però nel turno decisivo, il mancino lombardo si è arreso al numero 100 del ranking ATP, il tedesco Beniamin Becker, vincitore 7-6(4) 6-2 in un’ora e 22 minuti.

Il settore femminile per una volta si è purtroppo adeguato a quello maschile: tutte le nostre ragazze hanno perso nella gara d’esordio del torneo, ad eccezione di Roberta Vinci. La tarantina, esentata dal primo turno grazie al bye ricevuto come nona testa di serie del tabellone, si è guadagnata l’accesso al terzo turno sconfiggendo la ceca Lucie Hradecka, ottantacinquesima giocatrice al mondo. Né i quattro precedenti (che vedevano Roberta sempre vincitrice) né l’ampia differenza di classifica tra le due giocatrici potevano far pensare all’effettivo andamento della partita, rivelatasi molto equilibrata, anche grazie alla bella prova della ceca, la quale, specie nel primo set, ha sostanzialmente annichilito Roberta, che perdeva col punteggio di 6-1 dopo mezz’ora il primo parziale. Per fortuna, la nostra miglior giocatrice, contestualmente ad un’avversaria che iniziava a sbagliare e concedere qualcosa, ha avuto la capacità di raddrizzare la partita, prima vincendo il secondo set e poi trascinando la gara al tie break nel parziale decisivo, frangente nel quale è riuscita, ancora una volta, ad avere la meglio quest’anno. Già abbiamo decantato più volte l’avvenuta maturazione di Roberta, la quale, come solo le campionesse sanno fare, riesce a portare a casa la partita anche quando gioca male, riuscendo meglio delle avversarie a tenere i nervi saldi: quest’anno è addirittura la quarta vittoria al tie-break del terzo (dopo quelle con Babos a San Pietroburgo e Kasatkina a Doha e Gasparyan ad Indian Wells) e non può davvero più essere una circostanza casuale. La vittoria sulla Hradecka è comunque stato un successo molto importante, in quanto ha consentito a Roberta d’incrementare nuovamente il suo best ranking in singolare e diventare così l’ottava giocatrice al mondo. Nel terzo turno Roberta si è trovata di fronte Madison Keys, n°24 del ranking WTA: purtroppo, la ventunenne americana semifinalista nel 2015 agli Australian Open, è scesa in campo molto ben centrata coi colpi ed ha fatto un’ottima partita (41 vincenti) lasciando pochi margini alla Vinci. La tarantina ha perso con un duplice 6-4 in un0ora e 26 minuti, approfittandone per staccare dalle competizioni per un po’, dedicarsi alle terapie ed al meritato riposo, con la soddisfazione di avere appena conquistato il best career ranking e la prospettiva di avere ottime possibilità di incrementarlo nuovamente (da qui a fine luglio, difende solo i 180 punti della finale di Norimberga ed i 120 degli ottavi a Madrid).

Passando alle note dolenti, purtroppo Camila Giorgi tradisce le speranze di ripresa fatte intravedere in California, dove, dopo aver sconfitto facilmente la Goerges, aveva sfiorato la vittoria con la Ivanovic al secondo turno, sprecando due match-point. In Florida, la nostra più giovane giocatrice nelle prime 100 ha invece deluso, perdendo senza lottare da Madison Brengle, sessantesima nel ranking WTA e giocatrice che la marchigiana soffre, almeno guardando i precedenti che vedevano le due giocatrici appaiate su due vittorie ciascuna. L’ormai solita prova con poche luci (Camila è salita 4-2 nel primo) e prolungate ombre (la Giorgi dalla detta posizione di punteggio si è poi trovata sotto 6-4- 5-2, per poi perdere definitivamente 6-4 6-3 in un’ora e 20 minuti) porta sempre più in luce la crisi di risultati di una giocatrice che, dopo il suo primo torneo vinto sull’erba di S’Hertogenbosh lo scorso giugno, sembrava destinata a soddisfare le speranze di chi, come il suo padre e coach Sergio, la vedeva in top ten a breve. Da quel momento in poi, invece Camila ha ottenuto un solo quarto di finale e più in generale ha sconfitto due sole top 30 ( Mladenovic a Marsiglia e Bencic a Wuhan, dove la svizzera si è ritirata dopo aver perso il primo set) ed un’altra top 40 (la Garcia a Tokyo): davvero troppo poco per una giocatrice con il talento grezzo, ma cristallino di Camila, per non essere costretti a parlare di crisi. Non resta che sperare che i recentissimi forti dissidi con la Federazione, ricapitolati dall’editoriale del nostro direttore, siano quantomeno utili nel breve periodo a darle una scossa e responsabilizzarla maggiormente.

Preoccupa invece la sconfitta di Sara Errani: dopo aver perso ad Indian Wells la sua partita inaugurale dalla Tsurenko, numero 36 del mondo, a Miami ha fatto ancora peggio e si è subito fatta eliminare dalla giovane wild card giapponese Naomi Osaka, diciottenne giocatrice in ascesa (a Melbourne è arrivata al terzo turno partendo dalle qualificazioni) ma pur sempre tennista fuori dalla top 100. In campo, chi ha dominato è stata la giocatrice meno esperta e famosa (addirittura Sara nel primo set non è arrivata neanche a conquistare palle break), che ha chiuso l’incontro col pesantissimo punteggio di 6-1 6-3 in poco più di un’ora. Se si esclude dal computo vinte/perse in stagione il magico torneo vinto dalla Errani a Dubai a febbraio, questo 2016 ha un sapore davvero amaro per Sara, che ha vinto appena quattro partite e ne ha perse ben nove: numeri non degni di una top 20, né tantomeno dell’usuale costante rendimento ad alti livelli della bolognese.

Non contava invece il risultato questa volta per Karin Knapp: il vero successo è stato rientrare finalmente nel circuito dopo più di sei mesi e circa 30 e passa posizioni perse nel ranking (adesso è 70esima). A Miami è tornata in campo dopo l’intervento in artroscopia al ginocchio destro svolto dopo gli ultimi US Open per risolvere un problema cartilagineo. Davvero non si poteva pretendere di più dalla ventottenne giocatrice di Brunico, tra l’altro opposta ad una buona tennista come la belga Yannina Wickmayer, n° 47 del ranking WTA (ed ex 12 del mondo nel 2010), contro la quale aveva perso senza vincere un set nei due unici precedenti dell’anno scorso. A Miami in pratica non vi è stata mai partita, con Karin subito e sempre indietro nei punteggi e troppo imprecisa e lenta negli spostamenti: inevitabile la netta vittoria della belga in 1h08’ col punteggio di 6-2 6-1.

Anche Francesca Schiavone, scivolata nuovamente fuori dalle prime cento dopo esservi rientrata col successo nel torneo di Rio lo scorso febbraio, esce al primo turno, ma ha il merito e la parziale soddisfazione di aver superato le sempre insidiose qualificazioni di un Premier Mandatory. La nostra campionessa, mostrando un’encomiabile passione per il gioco e la capacità di fare sacrifici di una ventenne che non ha mai vinto nulla, per entrare nel tabellone principale si è imposta prima col punteggio 5-7 6-0 6-2 sulla cinese Xinyun Han, 119esima giocatrice al mondo ed ha poi eliminato la romena Soriana Cirstea, numero 146 del ranking (ma ex 21 tre anni fa) con lo score di 6-4 6-2. Miami non è stato mai un torneo molto fortunato per Francesca che ha raggiunto al massimo gli ottavi ( nel 2004 e 2011) ed anche stavolta non vi è stata nessuna inversione di tendenza. Al primo turno era opposta alla venticinquenne americana Irina Falconi, giocatrice da lei sconfitta nell’unico lontano precedente della terra di Bruxelles: purtroppo la Leonessa non ha sfruttato le occasioni avute nel primo set dell’incontro, quando ha avuto diverse chances per portare a casa il primo parziale, alla fine ceduto 7-5. Sfortunatamente Francesca è poi crollata nel secondo, quando ha ceduto sei games consecutivi dopo aver vinto il primo ed ha così lasciato il passo all’avversaria dopo un’ora e 26 minuti di gioco. 

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