Intervista a Dominic Thiem: "Le Olimpiadi nel tennis non contano"

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Intervista a Dominic Thiem: “Le Olimpiadi nel tennis non contano”

Ubitennis ha intervistato in esclusiva Dominic Thiem e il suo coach Gunter Bresnik a Nizza. I due hanno parlato di programmazione della stagione, di allenamento, di Olimpiadi e di… interviste

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Dal nostro inviato a Nizza

 

Sei tornato qui a Nizza per difendere il tuo primo titolo ATP in carriera. Quanto è cambiato da quel giorno di un anno fa?
DOMINIC THIEM: La mia vita non è cambiata, non così tanto. Avevo inseguito quel primo titolo con tutto me stesso, ero incredibilmente felice. Tutta la mia famiglia era volata fin qui per la finale, che fu molto lunga e combattuta, quindi fu una sensazione davvero bella. Rimarrà per sempre il primo titolo, non è qualcosa che accadrà una seconda volta.

Parlando di titoli ATP, quest’anno giocherai ancora molti 250. In molti si domandano perché tu non ti stia già concentrando su Masters 1000 e Slam, essendo già top 20. Stai cercando di difendere punti? Con che criterio hai programmato la stagione?
THIEM: Il calendario è molto serrato quest’anno, due dei tre titoli che ho vinto lo scorso anno e la semifinale di Kitzbuhel si terranno nella stessa settimana quindi non potrò difenderli tutti. Quindi sto cercando un pochino di fare punti adesso, così non sarà troppo traumatico quando cadranno, e inoltre…
GUNTER BRESNIK: Quando scadranno. I punti scadono, non cadono.
THIEM: (Sorride e annuisce.) Quando scadranno. Inoltre se i tornei sono in Europa fisicamente non è un problema. Il problema principale per un tennista è il jet lag, sono i lunghi viaggi, mentre all’interno dell’Europa si tratta al massimo di voli di due ore.

Eppure quest’anno il lungo viaggiare non ti ha impedito di vincere il tuo primo ATP 500, in Messico, che è stato anche il tuo primo titolo lontano dalla terra battuta.
THIEM: Sì, certo. Però avevo giocato lì per cinque o sei settimane di fila. Se ci fossero stati tre o quattro fusi orari di differenza, e voli aerei molto lunghi, sarebbe stato un problema. In Sud America è andata proprio bene, mi piace giocare lì, inoltre sono stato davvero contento di vincere un titolo su una superficie differente.
BRESNIK: Spiega bene le ragioni: sei top 20, il tuo ranking è così alto perché hai giocato e giochi ancora i 250. Non pianifichiamo la stagione settimana per settimana, pianifichiamo due o tre mesi in anticipo. Alcuni tornei li abbiamo programmati addirittura dallo scorso anno, come Monaco o Nizza. Non cambiamo i nostri piani in base al ranking.

Quindi non sei pentito del modo in cui hai pianificato la stagione?
THIEM: No, per nulla.

Parlavamo del Messico. Sei convinto davvero di poter essere competitivo su ogni superficie? Forse il tuo stile di gioco rende più difficile vincere sull’erba, perché la palla viaggia più veloce mentre tu hai bisogno di un istante in più per preparare i tuoi colpi.
THIEM: È vero. Però penso di poter ottenere vittorie su ogni superficie. La ragione per cui vado così bene sulla terra battuta è che mi sono allenato quasi soltanto su quel tipo di terreno quando ero ragazzo, indoor e outdoor, quindi penso sia normale che sia la mia superficie preferita. Però ho fatto bene anche sul cemento, e la scorsa stagione su erba è stata migliore di quella precedente. Se mi allenassi e giocassi più spesso su erba, di sicuro potrei fare risultati anche lì. Non è questione di colpi, è soltanto questione di esperienza e ore di allenamento.

Ultima domanda sui tornei. Sei nell’entry list di Los Cabos, che si giocherà nella stessa settimana del torneo olimpico. Non andrai alle Olimpiadi, quindi. Come mai?
THIEM: Ci sono due ragioni. Di sicuro una è che non assegnano punti ATP. L’altra è che per me il tennis, nelle Olimpiadi, non conta davvero: le Olimpiadi sono atletica, nuoto… Il tennis, quattro volte ogni anno, ha tutti i media attorno. Sono giovane, in ogni caso, potrei giocare ancora due Olimpiadi. Per il momento di sicuro non è la mia priorità principale.
BRESNIK: Bisognerebbe piuttosto chiedere a quei pochi che ci vanno perché lo fanno.

A vederti mentre ti alleni da vicino, rispetto a molti tuoi colleghi, è impressionante la forza che metti nel colpire la palla, e il numero di volte che ripeti i colpi. Fa pensare a una frase che disse il padre di Andre Agassi: “Se colpisci 2.500 palle al giorno, cioè 17.500 la settimana, colpirai un milione di palle l’anno, e chi colpisce un milione di palle l’anno non può essere battuto”. Questo è lo spirito col quale ti alleni? Vuoi raggiungere il tuo massimo, il tuo limite fisico?
THIEM: È l’unica via. Non c’è altra via se non allenarsi. La citazione dice il vero: colui che colpisce più palle, che si allena più a lungo, che si allena più duramente finirà per giocare meglio. È sicuro al 100%.

Anche Alexander Zverev ha scherzato su quante ore passi ad allenarti. Sembri avere un buon rapporto con lui.
THIEM: (Si ferma un istante e poi ride.) Un rapporto molto buono. Stessa lingua, che è molto importante. Stessa mentalità, austriaca e tedesca. Ma penso che si alleni un bel po’ anche lui, anche se mi prende in giro. Forse non lo dà a vedere così tanto.

Negli allenamenti cerchi di aggiungere qualche colpo nuovo, o ti limiti a perfezionare quelli che già senti come tuoi?
THIEM: Penso di star esercitando tutti i colpi. Certo, è importante rafforzare le armi migliori, ma anche i colpi che non mi capita spesso di giocare, come le volée, li esercitiamo. Oh, già, già, poi ho cambiato un poco il servizio, per ottenere percentuali migliori.

Un mese e mezzo fa hai giocato nel giro di pochi giorni contro Djokovic e contro Nadal. Hai avuto una trentina di palle break e ne hai convertite soltanto due.
BRESNIK: (Fingendosi severo.) No. Ne ha convertita una sola. Anzi, gliel’ha convertita Djokovic da solo.

Pensi di non essere ancora in grado di alzare il tuo livello di gioco nei momenti cruciali di un match, come fanno loro?
THIEM: Contro Djokovic di sicuro ci sono state delle stupidate da parte mia sulle palle break. Ma contro Nadal, lui ha giocato davvero bene. C’è una ragione per la quale sono così bravi. Contro di loro è più difficile convertire le palle break, ma a quelle palle break ci sono arrivato. Mi sono procurato molte opportunità, quindi è soltanto questione di tempo prima che io riesca anche a concretizzarle. Non ne convertirò soltanto una su trenta ogni volta.

Pochi giorni fa hai rilasciato un’intervista in cui trasmetti la tua gioia per star facendo quello che è il lavoro dei tuoi sogni: giocare a tennis, girando il mondo. C’è qualcosa, però, che non ti piace? Puoi anche rispondere “questa intervista”.
THIEM: (Ride.) No, questa intervista mi piace, ovviamente. L’unica cosa brutta, ed è una cosa molto brutta, è perdere. È l’unica brutta cosa. (Ride.) C’è una sensazione molto speciale, bella, dopo ogni vittoria, e una sensazione molto speciale, brutta, dopo ogni sconfitta. Ogni match è molto emozionante, sono emozioni che non sperimenti in una vita da ragazzo normale. Se vinci è molto bello, ma se perdi puoi avere sensazioni davvero spiacevoli.

Soltanto questo, quindi? Non la distanza da casa, non le domande sempre uguali della stampa…
THIEM: È dura soltanto dopo aver perso. A volte è bello stare a casa, ma non mi manca mai. Mi è sempre piaciuto viaggiare, non è un gran problema per me. L’unica cosa che non mi piace del tennis, sì, è perdere.

Che è la ragione per cui ti alleni così duramente.
THIEM: (Ride.) Sì. Ma nel tennis non vincerai mai tutto. E anche se sei il numero uno perderai, un paio di volte a stagione.

L’ultima domanda non è una domanda. Se tu dovessi intervistare Dominic Thiem, cosa gli chiederesti?
THIEM: (Si concentra e si mette a pensare, rimanendo in silenzio per un paio di minuti.)

Ti ho messo in una situazione difficile, eh? Tic toc.
THIEM: Già. Mi tocca pensare un poco. (Si concentra di nuovo.)

Puoi saltarla, se vuoi.
THIEM: (Pensa ancora qualche istante.) Sì, penso che la salterò. Non sono bravo con le domande, ne ho sentite tantissime ma quasi nessuna davvero buona. Sono più bravo con le risposte. (Sorride.)

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ATP

ATP Pechino, Daniil Medvedev suona la carica: “Obiettivo finale contro Alcaraz. Ma sarà molto dura arrivarci”

Il russo ha parlato anche delle condizioni dei campi: ” Per quanto riguarda la velocità del campo, penso che sia piuttosto veloce, quindi mi piace”

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Daniil Medvedev - ATP Madrid 2023 (foto: twitter @MutuaMadridOpen)

Archiviata l’amara finale dello US Open per Daniil Medvedev è il momento di voltare pagina. Il russo ha parlato alla viglia dell’ATP 500 di Pechino, un torneo, tabellone alla mano, composto da nomi altisonanti. Durante il Media Day Daniil ha affrontato diversi argomenti spaziando dal suo rapporto con la Cina fino ad una possibile finale contro Alcaraz.

IL RAPPORTO CON LA CINA

Sono arrivato due giorni fa, finora va tutto bene. Adoro tornare in Cina, quindi non c’è molto altro da aggiungere, non vedo l’ora che inizi il torneo. È la mia prima volta a Pechino, per ora mi piace, a parte questo microfono (ride)”. Il russo ha espresso anche il desiderio di visitare i grandi monumenti della capitale, nonostante il poco tempo a disposizione. “Mi sto davvero godendo il tempo trascorso qui, anche se, come al solito durante un torneo, non c’è mai molto tempo per visitare la città. Mi piacerebbe andare sulla Grande Muraglia se avessi tempo. Il fatto è che meglio gioco, meno tempo ho, quindi spero di non avere quel tempo. Se non gioco bene, almeno posso visitare Pechino”.

 

IL FINALE DI STAGIONE

A volte la fine della stagione può essere complicata – una volta finiti i quattro Slam – quindi bisogna trovare un’altra motivazione. Allo stesso tempo, qui siamo tutti competitivi, quindi per me la motivazione è sempre quella di provare a vincere. È la mia prima volta a Pechino, la squadra è fortissima, quindi se vinci è fantastico. Sarà un bellissimo ricordo, una sferzata di fiducia. Ci sono ancora alcuni grandi tornei davanti a me, quindi se riuscirò ad alzare il mio livello in questo finale di stagione, sarà tutto di guadagnato per l’anno prossimo. La motivazione – sostiene Medvedev – è provare a fare tutto questo, continuare a dimostrare a te stesso che puoi vincere questi grandi tornei, grandi titoli, contro grandi avversari“.

IN FINALE CONTRO ALCARAZ?

Il russo dimostra fiducia in sè stesso quando gli viene posta la domanda su una possibile finale contro Alcaraz. “Penso che se dovessimo affrontarci questa settimana, saremmo entrambi felici, dato che saremmo entrambi in finale. È un buon obiettivo e cercherò di realizzarlo. Allo stesso tempo, come ho detto, ci sono tanti grandi giocatori. Medvedev riflette anche sulla difficoltà del tabellone: “E’ molto dura, è come se fosse il sorteggio di un Masters 1000 o di uno Slam. In un certo senso è ancora più dura di uno Slam, dove non ci sono primi turni così complicati. Sarà molto interessante, penso che sia molto raro vedere un ATP 500 così forte, sarà interessante vedere chi giocherà meglio. Penso che vedremo risultati diversi tra le teste di serie, molte di loro possono perdere al primo turno, qui non sono partite facili”.

LE CONDIZIONI DI GIOCO E LA CULTURA CINESE

I campi sembrano molto buoni – sostiene il n.2 del seeding – mi sono allenato ieri e anche oggi. Sembrano a posto, sono sicuro che ci sarà molta gente durante le partite, ho sentito solo cose positive. Essendo la mia prima volta devo sperimentare di tutto, a livello ATP ho giocato solo a Shanghai e mi è piaciuto molto, penso che sarà lo stesso anche qui. Per quanto riguarda la velocità del campo, penso che sia piuttosto veloce, quindi mi piace. L’unica cosa è l’uscita delle palle, che diventano grossissime questo per il gomito non va bene. 

Infine c’è tempo anche per una riflessione sulla cultura cinese: “Nel complesso, è una cultura molto diversa da quella russa, ma penso che possiamo trovare alcune somiglianze con l’Occidente, motivo per cui mi sento sempre il benvenuto qui. Appena arrivo noto l’energia di questo grande Paese, mi sento a casa, per questo amo ritornare. Non mi dà fastidio venire qui perché è la fine della stagione, anzi, mi piace giocare ed essere qui, la gente lo sente”.

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ATP

Sinner su Alcaraz: “Per ora non si può parlare di rivalità tra noi, lui ha vinto molto di più”

“Quest’anno ho giocato di meno rispetto al 2022 perchè devo preparare il mio corpo per i tornei più importanti”

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Jannik Sinner - US Open 2023 (foto Twitter @usopen)

Jannik Sinner giocherà per la prima volta l’ATP 500 di Pechino. Lo attende un tabellone molto complicato, con un possibile quarto di finale con Holger Rune, ed una possibile semifinale con Carlos Alcaraz. Ha parlato in conferenza stampa pre-torneo della sua condizione fisica e della rivalità con il campione di Wimbledon Carlos Alcaraz.

Sinner: “Sono molto felice di essere qui, la mia prima volta qui in Cina. Quando sono arrivato stavo un po’ male, ma oggi mi sento molto meglio. Spero di poter essere al 100% per la mia partita del primo turno. È qualcosa di nuovo per me giocare qui e poi a Shanghai.”

D: Giocherai il doppio con Alex De Minaur, le motivazioni di questa scelta?

 

Sinner: “È un giocatore di doppio migliore di me. Sono molto felice di giocare con lui. Non abbiamo ancora vinto una partita, quindi speriamo di farcela qui. Ci divertiamo molto a giocare insieme e possiamo giocare molto bene insieme. Sento che ci capiamo molto bene dentro il campo, e fuori dal campo parliamo di altre cose. È abbastanza rilassante giocarci e forse è anche questo il motivo principale per cui ci gioco.”

D: È presente anche Alcaraz nel tabellone di questo torneo, parlami della vostra rivalità.

Sinner: “È difficile parlare di questa rivalità in questo momento perché ha vinto molte cose in questo momento. Penso che in questo momento sia ancora un giocatore migliore di me e lo ha dimostrato. È già stato numero uno al mondo un paio di volte, e penso che al momento la rivalità più grande sia tra lui e Novak. Ma d’altra parte, ogni volta che giochiamo è davvero una bella partita. Penso che entrambi mostriamo il meglio di noi stessi. In questo momento sono molto concentrato su me stesso perché devo migliorare anche fisicamente dato che sento di avere molto potenziale a livello fisico. Questo è anche il motivo per cui quest’anno ho giocato molti meno tornei rispetto all’anno scorso, perché devo preparare il mio corpo per vincere i tornei più importanti. Sarà una domanda a cui verrà data risposta in futuro. Sarei felice di essere il rivale di Carlos. Sento di avere il potenziale per farlo. Ma vedremo in futuro.”

D: Cosa ne pensi del tabellone di questo torneo? Sono presenti molti giocatori importanti.

Sinner: “Mi sento molto felice di essere qui per la prima volta. Mi sono sempre chiesto come fosse la situazione in Cina e ora posso finalmente sperimentarla. La cultura è diversa, mi piacciono molto le persone, sono davvero rispettose e cercano sempre di aiutare. Spero di poter mostrare anche un buon tennis, perché questo è il motivo per cui sono qui, e spero di poter vincere quante più partite possibile. In questo momento sono molto rilassato. Il livello è molto alto, ci sono tanti ottimi giocatori qui.”

Renato Nunziante

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Flash

ATP Pechino, Alcaraz: “Voglio chiudere l’anno al numero uno”

Lo spagnolo per la prima volta giocherà nella capitale cinese: “Sono carico, l’obiettivo è chiudere al meglio la stagione”

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Carlos Alcaraz Us Open official site
Carlos Alcaraz Us Open official site

L’ultima volta che si era disputato l’ATP500 di Pechino Carlos Alcaraz aveva sedici anni, era da poco entrato nei top500 del ranking mondiale e aveva appena perso al primo turno del challenger di Firenze contro Stefano Napolitano.

Nel giro di quattro anni lo spagnolo è diventato una vera e propria star del tennis mondiale, dodici tornei vinti a livello ATP, di cui due titoli slam e quattro1000 e già trentasei settimane da numero 1 del ranking.

Al momento è sceso in classifica al numero due, ma poco importa, è indubbiamente insieme a Novak Djokovic l’attore protagonista del tennis e, reduce dalla delusione di New Yor atterra per la prima volta in Cina con l’obiettivo di prendere la rincorsa verso un finale di stagione elettrizzante, che per la prima volta (infortuni permettendo, vedi 2022) lo vedrà in campo nelle ATP Finals.

 

“Sono davvero carico, non vedo l’ora di scendere in campo per la prima volta nel China Open, mi piace il campo, il Centrale è infatti meraviglioso e la gente mi sta letteralmente ricoprendo di affetto, mi aspettano perfino fuori dall’ingresso dell’albergo ogni volta che rientro” ha dichiarato lo spagnolo in conferenza stampa dopo il suo primo allenamento in terra cinese.

In palio la prima posizione nel ranking mondiale, con Alcaraz che da qui a fine stagione difende poco o nulla (semifinale a Basilea, quarti a Bercy, un infortunio poi lo costrinse a saltare le ATP Finals di Torino) e che quindi punta al sorpasso nei confronti di Novak Djokovic, che invece nel finale del 2022 infilò uno dei suoi classici filotti: vittorie a Tel Aviv e ad Astana, finale a Bercy e vittoria alle Finals di Torino.

Quasi tremila punti da difendere per il serbo, contro i nemmeno quattrocento di Alcaraz: al momento Nole ha un ampio vantaggio nella classifica basata sulle ultime 52 settimane (circa 3mila punti) mentre più esiguo è quello nella race (circa 800).

Ma Alcaraz ha potenzialmente un grande margine di miglioramento, considerando i suoi (non) risultati nel 2022: “Sicuramente tornare al primo posto del ranking è uno degli obiettivi principali del mio finale di stagione, la sfida con Djokovic è bellissima e fonte di grande motivazione. Lavoro tutti i giorni per cercare di tornare numero uno”.

La stagione non è ancora finita ma per Alcaraz è già tempo di primi bilanci per quanto riguarda il 2023: “Sono molto soddisfatto, sia per i risultati che per il livello di tennis che ho espresso durante tutta la stagione, il prossimo anno spero di riuscire a giocare tutti gli slam (nel 2023 Carlos ha saltato l’Australian Open per infortunio, ndr)”.

Jacopo Gadarco

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