Chi è Karolina Muchova, la finalista del Roland Garros. Sfortune assortite, talento da vendere e l'occasione della vita

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Chi è Karolina Muchova, la finalista del Roland Garros. Sfortune assortite, talento da vendere e l’occasione della vita

Chi è la finalista a sorpresa del Roland Garros: dagli infortuni in serie alla sfida contro Swiatek

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Karolina Muchova - Roland Garros 2023 (foto: Instagram @rolandgarros)
 

Sembrava tutto finito, ormai tutto era perduto apparentemente. Muchova si avviava a servire sul 2-5, 30-40 in favore di Sabalenka: tutto sembrava apparecchiato per la fine della sua favola e per la seconda finale Slam consecutiva della bielorussa. In quel “sembra” sta tutta la differenza del mondo, stanno le emozioni e il cuore, il coraggio mai sopito di Karolina Muchova, oggi n.16 WTA. E anche ieri stava andando così, ma le paure e i fantasmi di Sabalenka, e dall’altra parte la voglia di rivalsa di centrare finalmente un traguardo che innegabilmente avrebbe meritato molto prima della ceca, hanno riscritto la storia. Di questa edizione del Roland Garros sicuramente, ma forse anche della vita della quarta tennista ceca (terza negli ultimi cinque anni) ad approdare in finale a Parigi nel nuovo millennio.

La storia di Karolina, famiglia di calciatori, grande appassionata di musica e lettura, inizia da lontano, e sin da subito è una storia travagliata, di sfide e rivalsa. Nasce a Olomouc il 21 agosto 1996, con un fisico minuto e che tarda anche a svilupparsi fino ai 16 anni, nonostante la ragazza pratichi sport assortiti, tra cui appunto il tennis, che sceglie definitivamente (e saggiamente) a 11 anni, intraprendendo una carriera che in realtà si svilupperà anche abbastanza tardi. Il primo tabellone principale centrato da Karolina arriva infatti solo nel 2017, al Korea Open di Seoul, dove tra l’altro esce all’esordio. Per vederla al centro delle cronache si dovrà aspettare la tarda estate del 2018, quando gli anni saranno già 22 e, da n.202 al mondo, batterà da qualificata Garbine Muguruza al secondo turno dello US Open. É lì che sembra finalmente avviarsi una carriera di alto livello per una giocatrice brillante, precisa, incisiva da fondo e capace anche di imprimere variazioni che mettano in difficoltà le avversarie.

Da lì sembra tutto procedere, seppur piano, per il meglio. Ancora il torneo di Seoul si legherà a doppio filo alla carriera di Muchova, che in terra coreana vincerà il primo titolo della carriera nell’ottobre 2019, un risultato che la porta al n.37 del ranking e che fa eco all’impresa dei quarti di Wimbledon raggiunti qualche mese prima. Dopo le chiusure forzate del 2020, la ceca disputa un 2021 di gran qualità, trovando la prima semifinale Slam della carriera all’Australian Open, dove addirittura sconfigge ai quarti la padrona di casa e n.1 al mondo Ashleigh Barty, esempio ben calzante della sua forza contro avversarie di livello altissimo: 5-0, dopo l’affermazione di ieri su Sabalenka, contro le top 3. La pietra, dopo quel grande inizio di 2021, era ormai scagliata, e i quarti di finale a Wimbledon raggiunti (per la seconda volta) qualche mese più tardi iniziavano a far intravedere stimmate di quella carriera che, con il tennis e la generosità che la ceca metteva in campo, era lecito aspettarsi.

Ma, quei problemi che già ne avevano ostacolato la crescita in tenera età, sul più bello tornano a bussare alla porta di Muchova. Il 2022 è una sorta di anno zero per la ceca: impossibilitata a difendere la semifinale a Melbourne, costretta com’è a saltare la trasferta australiana per un problema agli addominali che la attanagliava da settembre del 2021, Karolina inizia a perdere terreno in classifica. Giocherà la prima di sedici partite totali dell’anno solo a Miami, dove poi ancora darà forfait contro Osaka al terzo turno. Gli addominali, in maniera simile ai problemi di Berrettini, regalano un calvario alla ceca, che addirittura a settembre si ritrova al n.235 della classifica mondiale. Al Roland Garros di un anno fa, similmente a quanto accadde a Zverev (e che bello il fatto che entrambi si siano presi una rivincita quest’anno), abbandonò il torneo su sedia a rotelle per un infortunio alla caviglia. Costretta a rigiocare tornei minori, recupererà classifica con un quarto di finale al WTA 250 di Tallinn, sfruttando al massimo la wildcard concessale. É solo un po’ di ossigeno però, dato che comunque a fine anno c’è il numero 149 accanto al nome di Muchova.

Il 2023, a quel punto, era diventato un anno chiave, con due vie: rimpianti e rimorsi di quello che sarebbe potuto essere, obiettivi chiari e forza per quello che ancora si poteva fare. Muchova, grinta da calciatore come la famiglia (il fratello è portiere nella prima serie ceca) e istinto da lottatrice come la sua nazione, si è rimboccata le maniche e ha ritrovato fiducia e risultati. Il quarto di finale ad Indian Wells (perso in quasi tre ore solo con la futura campionessa Rybakina) è stata la definitiva scintilla che ha restituito la consapevolezza e la voglia alla ceca, quell’idea che la carriera che sognava e sognavano per lei è ancora raggiungibile. Il resto è cronaca, storia recente che presto entrerà nel mito: la vittoria all’esordio con Sakkari, un solo set perso fino alla semifinale contro Sabalenka, la partita più bella del torneo. Il match point annullato, la pressione gestita come se fosse la quindicesima, e non seconda, semifinale Slam. Un anno fa, di questi tempi, Muchova dopo essersi ritirata al terzo turno del Roland Garros contro Anisimova, si avviava ad uscire dalle prime 100. Lunedì sarà almeno n.16 al mondo (nuovo best ranking) con la chance di entrare addiritura in top 10. Per farlo, dovrà battere la n.1 al mondo Iga Swiatek. Sarebbe l’ideale chiusura del cerchio, di un viaggio dall’Inferno al Paradiso, di una storia di rimpianti divenuti speranze, di una ragazza che ha reso sogni i suoi incubi, e vuole riprendersi tutto in una volta ciò che il destino le ha negato negli anni.

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