Vigilia di una semifinale: tutti i 10 duelli tra Medvedev e Sinner

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Vigilia di una semifinale: tutti i 10 duelli tra Medvedev e Sinner

I precedenti e la storia della rivalità ai raggi X. L’ultima vittoria del russo proprio a Miami

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Daniil Medvedev (destra) e Jannik Sinner (sinostra) - Pechino 2023 (foto Twitter @ChinaOpen)
 

Marsiglia, 20/02/2020, 2T, [1] D. Medvedev b. J. Sinner 1-6 6-1 6-2

Marsiglia, 12/03/2021, QF, [1] D. Medvedev b. [5] J. Sinner 6-2 6-4

ATP Finals Torino, 18/11/2021, RR, [2] D. Medvedev b. [ALT] J. Sinner 6-0 6(5)-7 7-6(8)

Vienna, 28/10/2022, QF, [1] D. Medvedev b. [6] J. Sinner 6-4 6-2

Rotterdam, 19/02/2023, F, [6] D. Medvedev b. J. Sinner 5-7 6-2 6-2

Miami, 02/04/2023, F, [4] D. Medvedev b. [10] J. Sinner 7-5 6-3

Pechino, 04/10/2023, F, [6] J. Sinner b. [2] D. Medvedev 7-6(2) 7-6(2)

Vienna, 29/10/2023, F, [2] J. Sinner b. [1] D. Medvedev 7-6(7) 4-6 6-3

ATP Finals, Torino, 18/11/2023, SF, [4] J. Sinner b. [3] D. Medvedev 6-3 6(4)-7 6-1

Australian Open, Melbourne, 29/01/2024, F, [4] J. Sinner b. [3] D. Medvedev 3-6 3-6 6-4 6-4 6-3

L’attesa è papabile, si sente nell’aria. La tensione quasi è schiacciante alla vigilia di un match atteso da quasi due settimane, ora realtà al Miami Open: la semifinale tra il n.3 al mondo Jannik Sinner e il n.4 Daniil Medvedev. Un incontro che sta diventando sempre più una classica del tennis contemporaneo, che è stato giocato in tutte le salse, dagli ottavi in un ATP250 ad una finale Slam. Un matchup che a dirla tutta l’azzurro ha sofferto a lungo, avendo perso tutti i primi 6 incontri, spesso dando vita a partite lottate, ma senza mai reggere alla distanza. Vediamo ai raggi X le 10 sfide che partono dagli albori della carriera dell’azzurro arrivando fino ad oggi, e recitano 6-4 a favore del russo, il Murray dei “nuovi Fab Four”.

Ci vuole un fisico…bestiale

Il primo incontro tra Jannik e Daniil è materiale da topi d’archivio, un secondo turno 250 di 4 anni fa, tra il n.68 e il n.5 al mondo, già con una finale Slam sul groppone. Una partita che fornì un primo assaggio a un ragazzino gracile con i capelli rossi di cos’era il tennis ad alti livelli. E conquistò anche il primo set per 6-1 prima di crollare alla distanza. Distrazioni del russo, in gran parte, ma qualcosa iniziava a vedersi. I due si sarebbero ritrovati sullo stesso campo, un anno dopo, n.34 contro n.3. Sempre più sulla cresta dell’onda Daniil, sempre più in ascesa Jannik, ma incapace ancora di tenere l’indiavolato ritmo di colui che era al tempo l’animale da cemento per eccellenza.

Sconfitta più netta, ma poco dopo ci sarà la prima sliding door della carriera dell’altoatesino con la finale a Miami. Un punto di svolta che è decisivo nel dare vita al terzo incontro tra i due, alle ATP Finals: Sinner n.11, ripescato e con la possibilità di andare in semifinale vincendo, contro il n.2 e campione dello US Open già qualificato. Quel giorno di novembre Jannik sfiorò l’impresa, ebbe addirittura due match point, e prese ulteriore consapevolezza: la strada tracciata era corretta, il tennis e il fisico erano lì lì, mancava un ultimo passo, il più difficile. Pareggiare i conti dal punto di vista mentale e dell’esperienza.

Ragazzo ci sei quasi

Nel 2022, anno complicato per entrambi, di transizione per l’azzurro, di totale confusione per il russo, i due si incontreranno solo una volta, a Vienna, forse il solo reale torneo in cui Medvedev fu capace di mettere in campo la sua versione reale, e migliore. N.4 contro n.12, ranking positivo, ma il campo vide un monologo pressoché totale del russo. Segnale che il lavoro da fare era ancora tanto. Lavoro che sarebbe culminato qualche mese dopo in quel di Rotterdam, torneo della rinascita dell’orso e della definitiva conferma della volpe. La finale persa in terra olandese da Sinner, l’unica sfida in cui Medvedev non era in top 10 (n.14 contro n.11) mise in chiaro come ormai l’azzurro fosse vicinissimo ai livelli dei migliori, capace di reggere il ritmo e mettere paura al russo sul cemento indoor.

I tempi però ancora non erano maturi. I due si ritrovarono qualche settimana dopo, ancora una volta in finale, ma stavolta 1000, a Miami. Per Jannik la seconda a quel livello, mentre per il russo si trattava già dell’ottava, con 4 vittorie alle spalle. Da quella sera in Florida è passato un anno, ma sembra molto di più. Dalla sesta vittoria su 6 per Daniil contro Jannik sembra essere trascorsa una vita. E probabilmente nessuno, il russo in primis, avrebbe potuto immaginare che quella ancora oggi sarebbe stata la sua ultima vittoria contro il rosso della Val Pusteria.

Ora tocca a me

Il torneo della svolta della rivalità Sinner-Medvedev, e in buona parte anche della scalata di Jannik, è Pechino. I due, per la terza volta nel 2023, si ritrovano in una finale, seconda in un 500. Sinner entra in campo con il nuovo best ranking virtuale di n.4 al mondo, nell’aria si ha la sensazione che potrebbe accadere qualcosa di grande…e l’azzurro non delude. Un doppio tie-break risolve la partita a scacchi con il russo e spezza il gran tabù, rompendo le acque per l’autunno memorabile del nostro. Tre settimane dopo, a Vienna, è ancora la progressione rossa ad abbattere il muro russo consegnando il secondo 500 dell’anno al giocatore più in forma del momento, e preparando il terreno per le ATP Finals.

Sinner arriva a Torino da star, è il più atteso, ed è l’unico a raggiungere le semifinali da imbattuto. Per la terza volta in 40 giorni dall’altra parte della rete trova Medvedev, secondo dietro ad Alcaraz nel round robin. Come nel 2021 si finisce il terzo, ma con una differenza non proprio sottile: a vincere è il classe 2001, primo millennial a giocare la finale del torneo dei Maestri. E dopo 6 sconfitte, arrivano tre vittorie filate per Jannik su Daniil. Tutte dure, lottate e con un’intensità paurosa, ma tutte con esito tricolore. L’aria, a fine 2023, è matura: Sinner è davvero pronto per il grande salto, il risultato da incorniciare è lì. Ma neanche il più ardito dei registi avrebbe immaginato la sceneggiatura che c’è stata.

Il re del deserto d’Australia e l’ombra di Sir Andy

Quello che è successo il 29 gennaio sulla Rod Laver Arena, per quanto cronaca, è già diventato leggenda. La rimonta clamorosa compiuta da Sinner e ancora una volta subita da Medvedev, l’orgasmo sportivo di un intero Paese dopo due settimane di notti incollati alla televisione ad ammirare i prodigi di un ragazzo che ormai di gracile non ha più nulla fanno ormai parte dell’immaginario collettivo. Così come la terza finale su tre persa dal russo in Australia: peggio di lui nell’Era Open ha fatto solo Andy Murray, cinque finali perse senza mai alzare il trofeo. E qui ci ricolleghiamo a quanto detto in apertura, alla composizione “nuova” dei Fab Four. Nole è lì, rimane nel suo ruolo di antagonista, terzo incomodo prima, irraggiungibile a tratti oggi. Sinner-Alcaraz come rivalità è paragonabile ormai a Federer-Nadal, con le dovute proporzioni, in termini di attesa e spettacolo. E il posto del brutto anatroccolo, del campione in ombra, passa al russo.

Medvedev ha più esperienza, è dal 2019 ad altissimi livelli, è un giocatore sontuoso, ha vinto anche sulla terra lo scorso anno. Eppure, come accadeva a Sir Andy, è sempre in secondo piano. Si parla dei giovanotti terribili, dell’eternità di Djokovic, colpevolmente trascurando il n.4 al mondo. “Giocare contro Sinner è diventata una grande sfida“, ha recentemente dichiarato: una promozione per Jannik, un segnale per dire che contro di lui diviene una sfida ancor più ad effetto. Una sfida di lusso, che domani sera per la prima volta si giocherà in semifinale 1000, dopo essere stata finale e anche finale Slam.

362 giorni e 4 affermazioni di Sinner dopo i due si riaffronteranno sullo stesso campo. Che consacrò il russo e diede la spinta decisiva a Jannik per gli ulteriori miglioramenti esplosi qualche mese dopo. Da allora è cambiato molto, ma con una certezza: Sinner-Medvedev non è una partita come le altre. E se dovesse vincere anche Alcaraz come ad Indian Wells 3 dei 4 semifinalisti saranno loro, i nuovi Fab Four. E vorrebbe anche dire che per la seconda volta dalla creazione della categoria 1000, nel 1990, a Miami arriveranno in semifinale 3 dei primi 4. L’altra volta fu nel 2009, con Federer, Djokovic e Murray, rispettivamente numeri 2,3 e 4 della classifica mondiale. Chiamale, se vuoi, coincidenze.

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