Uno contro tutti: altri due anni di duopolio Federer-Nadal

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Uno contro tutti: altri due anni di duopolio Federer-Nadal

lo svizzero scavalca di nuovo il maiorchino dopo Wimbledon 2009, Nadal restituisce il favore meno di anno dopo

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Chiuso con una certa mestizia il 2008, il n°1 del mondo Rafael Nadal sceglie Doha per verificare la sua condizione in vista del primo Slam stagionale ma le indicazioni non sono delle migliori. Dopo due successi piuttosto agevoli, nei quarti lo spagnolo cede con un doppio 6-4 al francese Gael Monfils. Con l’obiettivo di andarsi a prendere il primo Slam in carriera sul duro, il maiorchino arriva a Melbourne da primo favorito e, fino alle semifinali, fa percorso netto: quindici set a zero. Qui, però, sembra che il connazionale Fernando Verdasco possa interromperne il cammino e lo trascina al quinto set, dove ha l’opportunità di brekkarlo; fallita quella, dopo oltre cinque ore di gioco “Nando” si consegna al rivale e perde quella che sarà la sua più grossa occasione in carriera di battere il primo giocatore del mondo.

Nella sua corsa verso la finale, anche Federer ha avuto un turno terribile (contro Berdych, negli ottavi) ma è risalito da 0-2 e successivamente ha travolto sia Del Potro che Roddick; per questo – e per la stanchezza accumulata da Rafa – allo svizzero vengono accreditate possibilità di successo che gli ultimi H2H parrebbero smentire. In effetti, dopo aver perso primo e terzo set sul filo di lana e aver dominato il secondo e il quarto, all’inizio dell’ultimo parziale il match sembra indirizzato verso la Svizzera. Invece Federer cala vistosamente e Nadal passeggia, chiudendo 6-2.

Una sola settimana di pausa e il numero 1 è di nuovo in campo a Rotterdam dove soffre con Bolelli, Dimitrov e Tsonga e deve arrendersi nell’ultimo atto al britannico Murray, che gli rifila addirittura un 6-0 nel terzo set. Archiviato in scioltezza il primo turno di Coppa Davis sulla terra amica di Benidorm (con due nettissimi successi su Tipsarevic e Djokovic), sono due argentini a mettere i bastoni tra le ruote a Nadal nel “Double-Sunshine”: a Indian Wells il leader del ranking deve annullare ben cinque match-points a Nalbandian negli ottavi prima di proseguire la sua marcia vittoriosa che terminerà con la facile vittoria su Murray in finale mentre a Miami si ferma nei quarti al cospetto di Juan Martin del Potro.

Con le pile opportunamente ricaricate, Nadal intraprende la sua solita campagna “rossa” e in tre tappe (Monte Carlo, Barcellona e Roma) perde la miseria di un set. Sulla terra, lo spagnolo sembra imbattibile e così anche nella nuovissima Caja Magica (dove il Mutua Madrid Open si è spostato rilevando Amburgo) Nadal gode dei favori del pronostico. L’altura della capitale, però, velocizza il gioco e attenua in parte il dominio dello spagnolo, che infatti in semifinale deve lottare per oltre quattro ore e annullare tre palle-match prima di battere il serbo Djokovic. Il giorno dopo, contro un Federer perfettamente a suo agio sul centrale intitolato a Manolo Santana, Nadal si arrende in due partite. Di per sé, il ko non sembra avere particolari risvolti ma all’orizzonte, in lontananza, nubi cariche di cattivi presagi e di umidità stanno avanzando verso il Roland Garros.

 

Quando scende in campo, il 31 maggio, per affrontare Robin Soderling (tanto per avere un’idea, da lui battuto poche settimane prima a Roma per 6-1 6-0) negli ottavi, Nadal ha un record immacolato nello Slam parigino: 31 incontri e 31 vittorie, con appena 7 sets ceduti in tutto, mai più di uno a partita. Il mancino di Manacor è campione in carica del torneo da quattro anni e punta alla cinquina consecutiva, primato che lo distinguerebbe anche da Borg. Forse è una coincidenza – o forse no – che sia proprio uno svedese a compiere l’impresa ma quel pomeriggio Soderling mulina il suo dritto devastante e chiude in suo favore in quattro set quella che, per molti, è la più grande sorpresa tennistica dell’Era Open.

Con Nadal fuori dai giochi, Federer ha la grande occasione di completare il Career Grand Slam conquistando finalmente lo Slam nel quale, nelle ultime quattro stagioni, è sempre stato bocciato dallo spagnolo ma il peso della responsabilità rischia di schiacciarlo sia con Haas che con Del Potro; superati entrambi gli ostacoli al quinto set, lo svizzero batte proprio Soderling in finale e il 6 luglio, dopo essersi reimpossessato del trono di Wimbledon regolando Roddick in finale, torna in vetta al ranking mondiale.

La prima settimana da re ritornante non è delle più fortunate per Federer, sconfitto a Montreal da Tsonga nei quarti, ma l’elvetico si rifà immediatamente incamerando il Masters 1000 di Cincinnati e volando a New York per allungare a sei la striscia di titoli consecutivi agli US Open. Sono i cosiddetti “Fab Four” a dividersi l’intero pronostico nell’ultimo major stagionale ma tra i quattro litiganti spunta Juan Martin del Potro, che annienta in semifinale Nadal e recupera una situazione di svantaggio a Federer in finale prima di chiudere 6-2 al quinto set. Il n°1 del mondo si consola dichiarando che è stata comunque una stagione memorabile, arricchita dal matrimonio con Mirka e dalla nascita delle due gemelle, ma a posteriori si renderà conto di aver sprecato una grande occasione.

Il finale di stagione dello svizzero non è dei più confortanti. Dopo aver battuto agevolmente Starace e Bolelli nello spareggio di Coppa Davis, Federer perde la finale di Basilea contro Djokovic e viene eliminato al debutto nel 1000 di Bercy da Julien Benneteau, un francese che chiuderà la carriera con un best-ranking di n°25 e – soprattutto – con il tutt’altro che invidiabile record di dieci finali perse su dieci nel circuito ATP. Dal canto suo, Federer vorrebbe chiudere al meglio la stagione della rinascita ben figurando nelle ATP Finals che si disputano per la prima volta nell’avveniristica O2 Arena di Londra ma, dopo aver superato il round-robin perdendo da Del Potro a qualificazione avvenuta, in semifinale si fa superare per la prima volta in carriera da Nikolay Davydenko, contro il quale aveva prevalso nei dodici confronti diretti precedenti. Il russo legittimerà l’impresa andando a conquistare il titolo mentre il n°1 del mondo si riposerà in vista di un 2010 in cui dovrà difendere la leadership dall’attacco dei tre che lo seguono in classifica, ovvero Nadal, Djokovic e Murray.

Se il buongiorno si vede dal mattino, l’anno nuovo promette carbone per il leader della classifica ATP. A Doha, Federer perde nuovamente con Davydenko (in semifinale) e la sconfitta lo proietta a Melbourne con qualche ombra. La percezione, peraltro, è piuttosto falsa in quanto il russo sta giocando forse il miglior tennis della sua carriera e l’etichetta di “miglior tennista di sempre tra quelli che non hanno mai giocato una finale Slam” è probabilmente più che meritata. Infatti, agli Australian Open Federer arriva con ben altra intensità e saranno due russi – Andreev al debutto e lo stesso Nikolay nei quarti – i soli a strappargli un set e metterlo in difficoltà. In finale – la diciottesima negli ultimi diciannove Slam, primato probabilmente ineguagliabile – Roger regola Murray in tre set e regala la sensazione che il suo trono sia inattaccabile. Niente di più falso.

L’accoppiata americana di 1000 tra la California e la Florida ha in serbo due bocconi amari per Federer. Sia a Indian Wells (Baghdatis) che a Miami (Berdych) perde di misura dopo aver sprecato match-points e nei tre tornei di preparazione al Roland Garros incappa in altrettante dolorose sconfitte. A Roma esce subito per mano di Gulbis e in Portogallo, a Estoril, a sbarrargli la strada in semifinale è Albert Montanes. A dispetto del pessimo record nei confronti dei Top-10 (a fine carriera avrà un bilancio negativo di  6 vinte e 37 perse), l’iberico ha fondato la sua carriera sulla terra rossa giocandovi il 73% dei suoi incontri nel circuito maggiore e collezionando ben 11 finali, di cui 6 vinte.

A Madrid, dove difende il titolo conquistato l’anno precedente, Federer ritrova in finale Nadal ma questa volta è lo spagnolo ad imporsi in due set. Come spesso gli è accaduto, Nadal ha ritrovato sulla terra le sue migliri sensazioni e ha infilato i tre Masters 1000 (Monte Carlo e Roma, prima di Madrid) perdendo in tutto un paio di set. Per chiudere lo “Slam rosso” gli basta, si fa per dire, tornare campione al Roland Garros e lo fa nel modo meno equivocabile, ovvero chiudendo le due settimane parigine senza cedere set ai malcapitati avversari che stanno dall’altra parte della barricata. Scusate, della rete. Come l’anno prima – ma invertendo l’ordine dei risultati – il trade-union tra i primi due tennisti del mondo è lo svedese Soderling; questa volta Robin elimina Federer nei quarti e perde con Rafa in finale. Il giorno dopo, 7 giugno, Nadal è nuovamente il padrone delle ferriere; da quando è stato istituito il ranking mondiale, è l’ottantottesimo avvicendamento al vertice dell’ATP.

Tanto per cambiare, l’investitura a “migliore della classe” predispone alla sconfitta e Nadal non si sottrae ad una regola che è già successa 45 volte (ovvero di perdere nel primo torneo disputato dopo essere diventati numeri uno) dal 1973. Al Queen’s il connazionale Feliciano Lopez sfrutta la velocità dell’erba e lo batte in due set ma Rafa non si demoralizza e a Wimbledon – nonostante due incontri molto complicati nella prima settimana e risolti al quinto set contro Haase e Petzschner – si riscatta bissando la vittoria del 2008 battendo in finale il ceco Berdych. L’estate sul duro americano è ostica nei confronti del leader, sconfitto sia a Toronto (da Murray) che a Cincinnati, vittima del cipriota Baghdatis. Tuttavia, quando torna a respirare aria di major, Nadal si veste di nero e mette a segno il terzo sigillo consecutivo dominando gli US Open, nei quali perde un solo set in finale contro Djokovic e chiude finalmente il cerchio del Career Grand Slam.

Nelle tre tappe orientali di avvicinamento alle ATP Finals, il numero 1 del mondo perde inaspettatamente a Bangkok (sconfitto dal connazionale Garcia-Lopez) e a Shanghai, dove ha la peggio con il mancino austriaco Jurgen Melzer, ma fa suo il torneo di Tokyo salvando due match-points in semifinale contro Troicki prima di regolare Monfils nell’atto conclusivo. Adesso, per mettere il sigillo a una stagione memorabile, manca solo l’ultima perla, quelle ATP Finals (o Masters, che dir si voglia) che Rafa non ha mai vinto. Alla O2 Arena di Londra gli avversari sono sempre i soliti e Nadal conquista le semifinali vincendo il suo gruppo; qui, contro Murray, si fa annullare un match-points e nel tie-break decisivo è sotto 1-4 ma reagisce e si guadagna la finale contro Federer.

Lo svizzero ha passeggiato nel girone e ha lasciato appena cinque giochi a Djokovic in semifinale ma con Nadal è sotto 7-14 negli head-to-head; in questo torneo, però, lo svizzero si è imposto all’iberico nelle due occasioni in cui si sono affrontati. E questa è la terza, in cui Nadal riesce a far suo il set centrale ma crolla nel terzo, perso 6-1. In fondo è una sconfitta che ci può stare, viste le condizioni favorevoli a Federer, e il duello viene rimandato alla stagione successiva. Il 2011 partirà con Nadal che ha quasi 3.500 punti in più di Federer (12.450 contro 9.145) e tutti gli altri staccatissimi. Da queste cifre, non si può pensare ad altro che quella che ci attende è una stagione in cui il loro duello monopolizzerà l’interesse e la classifica. Niente di più sbagliato. Nella prossima puntata vedremo il perché.   

TABELLA SCONFITTE N.1 ATP – VENTIDUESIMA PARTE

ANNONUMERO 1AVVERSARIOSCORETORNEOSUP.
2009NADAL, RAFAELMONFILS, GAEL46 46DOHAH
2009NADAL, RAFAELMURRAY, ANDY36 64 06ROTTERDAMH
2009NADAL, RAFAELDEL POTRO, JUAN MARTIN46 63 67MIAMIH
2009NADAL, RAFAELFEDERER, ROGER46 46MADRIDC
2009NADAL, RAFAELSODERLING, ROBIN26 76 46 67ROLAND GARROSC
2009FEDERER, ROGERTSONGA, JO-WILFRIED67 61 67CANADA OPENH
2009FEDERER, ROGERDEL POTRO, JUAN MARTIN63 67 64 67 26US OPENH
2009FEDERER, ROGERDJOKOVIC, NOVAK46 64 26BASILEAH
2009FEDERER, ROGERBENNETEAU, JULIEN63 67 46PARIGI BERCYH
2009FEDERER, ROGERDEL POTRO, JUAN MARTIN26 76 36MASTERS H
2009FEDERER, ROGERDAVYDENKO, NIKOLAY26 64 57MASTERS H
2010FEDERER, ROGERDAVYDENKO, NIKOLAY46 46DOHAH
2010FEDERER, ROGERBAGHDATIS, MARCOS75 57 67INDIAN WELLSH
2010FEDERER, ROGERBERDYCH, TOMAS46 76 67MIAMIH
2010FEDERER, ROGERGULBIS, ERNESTS62 16 57ROMAC
2010FEDERER, ROGERMONTANES, ALBERT26 67ESTORILC
2010FEDERER, ROGERNADAL, RAFAEL46 67MADRIDC
2010FEDERER, ROGERSODERLING, ROBIN63 36 57 46ROLAND GARROSC
2010NADAL, RAFAELLOPEZ, FELICIANO67 46QUEEN’SG
2010NADAL, RAFAELMURRAY, ANDY36 46CANADA OPENH
2010NADAL, RAFAELBAGHDATIS, MARCOS46 64 46CINCINNATIH
2010NADAL, RAFAELGARCIA-LOPEZ, GUILLERMO62 67 36BANGKOKH
2010NADAL, RAFAELMELZER, JURGEN16 63 36SHANGHAIH
2010NADAL, RAFAELFEDERER, ROGER36 63 16MASTERS H

  1. Nastase e Newcombe
  2. Connors
  3. Borg e ancora Connors
  4. Bjorn Borg
  5. Da Borg a McEnroe
  6. Ivan Lendl
  7. McEnroe e il duello per la vetta con Lendl
  8. Le 157 settimane in vetta di Ivan Lendl
  9. Mats Wilander
  10. Lendl al tramonto e l’ultima semifinale a Wimbledon
  11. La prima volta in vetta di Edberg, Becker e Courier
  12. Sale sul trono Jim Courier
  13. Il biennio 1993-1994, da Jim Courier a Pete Sampras
  14. Agassi e Muster interrompono il dominio di Sampras
  15. La seconda parte del regno di Sampras, Rios re senza corona
  16. Moya, Rafter, Kafelnikov e Agassi nell’ultima fase del regno di Sampras
  17. Le 9 settimane di Marat Safin, le 43 di Guga Kuerten
  18. L’esplosione precoce di Lleyton Hewitt, gli ultimi fuochi di Agassi
  19. E alla fine arriva Federer
  20. 2006-07, il dominio di Federer con il ‘tarlo’ Nadal
  21. Lo storico sorpasso di Nadal su Federer nel 2008

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Flash

Match fixing, in Belgio riprende il processo alla rete criminale internazionale: sospetti su centinaia di match

Sull’Equipe le cifre impressionanti che risulterebbero dalle indagini degli inquirenti: complessivamente oltre otto milioni di euro

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Sull’Equipe di lunedì 21 marzo Alban Traquet è ritornato sulla vicenda dei match truccati e del processo all’organizzazione che avrebbe gestito scommesse e pagamenti. Una rete che vede accusato principale in un processo in corso in Belgio Grigor Sargsyan, detto “il Maestro”, personaggio a capo di una rete criminale armena che avrebbe approfittato delle falle del circuito internazionale per avvicinare e corrompere giocatori francesi e non.

Una piaga che si è propagata al di sotto dei radar e dei media (la maggior parte di questi tornei non sono ripresi dalla televisione) e grazie anche all’anonimato dei gradi più bassi del tennis professionistico. L’inchiesta avrebbe permesso di identificare, secondo l’accusa, 376 incontri sospetti tra il febbraio e il 2014 e il giugno del 2018, in una rete di corruttela che implicherebbe 182 giocatori di più paesi (alcune audizioni hanno avuto luogo in Belgio, in Francia, in Germania, in Slovacchia, Bulgaria e Stati Uniti) e l’apertura di 1671 conti per l’organizzazione criminale.

Presente all’apertura del processo, il 17 marzo presso il tribunale di Audenarde, in Belgio, Sargsyan, che ha scontato 8 mesi di carcerazione preventiva dopo l’arresto, continua a negare i fatti attribuitigli. Interrogato all’uscita del Palazzo di Giustizia, ha rotto brevemente il silenzio dichiarando: “i miei demoni per i soldi facili sono morti e sepolti. Mi rimetto alla giustizia”. La ripresa del dibattito è prevista per il giorno 24 marzo.

 

La vicenda ha avuto inizio nel 2015 dopo un segnale dato da più operatori all’interno della Commissione per i giochi d’azzardo, in Belgio. Gli attori principali sono tennisti dai bassissimi guadagni, in generale sotto la duecentesima posizione del ranking.

La vita di chi bazzica i tornei Challenger o Futures costa cara (alberghi, trasporti, pranzi) e non è granché redditizia. In queste condizioni può essere forte la tentazione di perdere un set o un game in cambio di qualche centinaia o migliaia di euro. Il pubblico ministero belga nelle sue conclusioni evoca “un esercito di soldati facilmente avvicinabili proprio per motivi di premi bassi e alti costi di partecipazione ai tornei”.

Tra questi soldati deboli ci sarebbero parecchi giocatori francesi. Alcuni sono già stati puniti come Mick Lescure e Jules Okala, sospesi a vita da dicembre. La testimonianza di uno di questi, interrogato nell’ambito dell’inchiesta francese sullo stesso argomento, ben figura nel dossier battezzato “Oryan”.

Il giocatore in questione ha spiegato di aver partecipato a dei match truccati su richiesta del “Maestro”, e che sarebbe ugualmente servito come intermediario tra Sargsyan e altri giocatori, servigio per il quale avrebbe ricevuto una somma di denaro. Avrebbe infine riconosciuto di avere ugualmente truccato dei match di doppio all’insaputa del suo compagno di squadra.

Ha poi raccontato dei pagamenti In banconote alla Gare du Nord a Parigi, all’aeroporto di Roissy o a Forest, a sud di Bruxelles. Ha parlato dei messaggi attraverso Telegram, dei codici utilizzati e delle tariffe: 400 euro per un game perduto in ogni set per il singolare, 2.000 euro per un match di doppio perduto in due set.

Gli inquirenti hanno analizzato minuziosamente le entrate sospette sul suo conto, e hanno trovato 40.000 euro da aprile 2016 a giugno 2018, soldi provenienti da 9 conti correnti diversi.

Il Parquet Federal ha concluso che più di 560000 euro “sporchi” sono stati redistribuiti ai giocatori coinvolti, in cambio dei loro favori “racchetta in mano”. Se la combine per qualche motivo non poteva essere effettuata, il giocatore implicato dichiarava forfait, annullando così la scommessa. In totale più di 8 milioni di euro sono transitati tra giugno 2016 e il marzo 2018 su un conto numerico utilizzato dell’accusato numero 2 nel dossier belga, Andranik M. , presunto responsabile finanziario della rete criminale.

Secondo le conclusioni dell’inchiesta Sargsyan utilizzava diversi metodi per evitare di essere smascherato. Tra marzo e agosto 2017 avrebbe utilizzato 18 numeri di telefono e 8 cellulari diversi, consegnando ai giocatori con cui comunicava diverse schede SIM.

Si sono costituite parte civile la ITF, l’ITIA (International Tennis Integrity Agency) e la FFT. “E’ un grosso affare, dentro il quale si possono trovare parecchie prove; ben organizzato e con tantissimo denaro circolante” – commenta il rappresentante dell’ITIA – “la punta di un iceberg, dalla quale si ha una buona vista d’assieme del fenomeno”.

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ATP

Insider Expeditions sceglie i fratelli McEnroe come icone per un viaggio in Tanzania

I fratelli McEnroe ambasciatori del tennis in Tanzania: la storia

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John McEnroe - Commissioner Eurosport

Un progetto di integrazione tra sport e conoscenza dei territori sarà attuato da Insider Expeditions nel prossimo dicembre. L’azienda, leader nell’organizzazione di viaggi internazionali per lavoro o divertimento, ha annunciato una partnership con John e Patrick McEnroe per portare queste due leggende del tennis in Tanzania. In collaborazione con il governo, i fratelli McEnroe saranno accompagnati da ben 120 appassionati di tennis durante uno speciale viaggio di otto giorni che includerà l’inaugurazione di un nuovo campo da tennis nella pianura di Serengeti.

“Siamo entusiasti di dare il benvenuto a John e Patrick McEnroe e ai loro ospiti in Tanzania per questo evento speciale di dicembre 2023”, ha affermato Samia Suluhu Hassan, la presidente della Tanzania. “Il nostro paese – prosegue – continua a crescere grazie a sforzi come questo, tesi a mettere in evidenza i territori e le tipicità locali. L’aggiunta di un elemento speciale come il tennis ci aiuterà anche nel diffondere altre discipline sportive oltre al calcio. Serve dare nuove possibilità ai giovani, fornire loro testimonianze di altri stili di vita . E’ il calcio a farla da padrone in quelle fasce d’età, ma ovviamente l’esperienza di queste leggende potrebbe aiutarci tantissimo a far crescere uno sport come il tennis”.

John McEnroe si dice entusiasta dell’iniziativa: “Io e la mia famiglia non vediamo l’ora di fare un viaggio molto emozionante in Tanzania, dove avremo la possibilità di far consocere il tennis ai giovani, probabilmente per la loro prima volta”.

 

Il viaggio di lusso includerà una partita di tennis tra i fratelli McEnroe nel mezzo del Serengeti, una delle destinazioni più iconiche dell’Africa. L’itinerario comprende i migliori parchi nazionali della Tanzania tra cui il cratere di Ngorongoro e il Serengeti che ospitano numerosi uccelli e rettili.

Fauna selvatica impareggiabile, culture locali e paesaggi mozzafiato si uniscono per produrre quella che viene spesso descritta come la vacanza da sogno. Realizzare questo percorso accanto a leggende del tennis arricchirà l’esperienza in maniera esponenziale.

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ATP

ATP Rotterdam: Omar Camporese nel 1991 unico italiano vincitore in Olanda, fu il primo titolo del bolognese

Prima di Jannik Sinner, solo il bolognese aveva raggiunto l’ultimo atto. Memorabile la finale vinta contro l’allora n. 3 mondiale Ivan Lendl. L’azzurro rimontò vincendo due tie-break consecutivi con tanto di match point cancellato nel terzo set

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Omar Camporese - Rotterdam 1991

Nella storia del torneo di Rotterdam (qui l’intero albo d’oro), denominato ufficialmente con la dicitura ABN AMRO Open e appartenente alla categoria dei ‘500’, solo un tennista azzurro si era spinto sino all’ultimo atto prima di Jannik Sinnercome abbiamo già ricordato anche sulla nostra pagina Instagram. Si tratta di Omar Camporese, al quale non solo l’impresa nel 1991 riuscì ma addirittura fu enfatizzata dalla conquista del titolo. Per il bolognese, quella in terra olandese fu la seconda finale della carriera a livello ATP; la prima l’aveva disputata un anno prima vicino casa a San Marino perdendola contro l’argentino – nativo di Tandil come Juan Martin Del Potro – Guillermo Perez-Roldan. Successivamente, l’ex n. 18 ATP – suo best ranking – ottenne fino al termine della sua vita di professionista della racchetta – che appese nel 2001- una sola altra finale: nel febbraio del 1992, quando a Milano sconfisse Goran Ivanisevic alzando al cielo meneghino il secondo ed ultimo trofeo della sua carriera.

All’inizio dell’evento orange, Omar era n. 54 del ranking mondiale: vinse il primo turno in tre parziali contro il tedesco Eric Jelen, a cui invece seguirono due successi senza perdere set ai danni dell’austriaco Alex Antonitsch e del ceco Karel Novacek. Dopodiché fu la volta della grande battaglia in semifinale con l’idolo di casa Paul Haarhuis, che attualmente ricopre il ruolo di Capitano di Coppa Davis dei tulipani, sconfitto al tie-break del terzo.

 

In finale ad attenderlo, c’era il n. 3 del mondo e prima testa di serie del tabellone Ivan Lendl, già vincitore delle sue 8 prove dello Slam: l’ultima nel 1990 in Australia contro Stefan Edberg. Perso il primo set, Camporese vinse il secondo 7 punti a 4 nel sempre dirimente dodicesimo gioco ed infine dopo aver anche cancellato un match point sul 5-4 e servizio; si aggiudicò pure il tie-break finale – ancora per 7-4 – che suggellò il suo primo storico trionfo in carriera sublimato dall’essersi dimostrato superiore nel confronto, valevole per il titolo, con uno dei mostri sacri della storia di questo sport.

Ma soprattutto, quello storico successo italico maturato a Rotterdam 32 anni fa assunse connotati emotivamente ancora più intensi grazie alle voci che accompagnarono le gesta di Camporese nel suo straordinario cammino e che fanno riecheggiare tutt’oggi il ricordo delle emozioni vissute nel cuore di quelli appassionati che ebbero la fortuna di poter assistete all’evento o che l’hanno recuperato successivamente tramite la piattaforma di YouTube – per quei pochi che non l’avessero fatto, potrete rimediare a fine articolo -. Al commento, infatti, di quell’incredibile finale contro il campione ceco in postazione telecronaca, rigorosamente dal vivo sul posto e non da tubo – come si suol dire in gergo giornalistico – per Tele+ c’erano il Direttore di Ubitennis Ubaldo Scanagatta e il compianto Roberto Lombardi.

(match completo con commento lo trovate nel video in basso)

I followers Instagram di Ubitennis potranno seguire il “Punto di Ubaldo” in un minuto a caldo appena conclusa la finale odierna.
Circa 30 minuti dopo la conclusione, Ubitennis pubblicherà sul sito e sul canale YouTube di Ubitennis un commento più articolato del direttore.

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