Racconti
Uno contro tutti: dal 2012 al 2014, Federer, Nadal e Djokovic si passano il trono
Federer riconquista la vetta vincendo il settimo Wimbledon, ma deve cedere lo scettro a Djokovic a fine 2012. Poi diventa un affare tra lui e Nadal, pronto a un clamoroso comeback nel 2013

Erano nove volte consecutive che usciva da uno Slam senza sollevarne il trofeo e stavano per diventare dieci. Con Julien Benneteau prima in vantaggio di due set e, dopo, più volte a due soli punti dalla vittoria, Roger Federer aveva rischiato seriamente di lasciare Wimbledon alla soglia dei sedicesimi di finale in quel 2012 che gli aveva dato soddisfazioni sui campi rapidi (Rotterdam, Dubai, Indian Wells) e insidiosi (la terra blu di Madrid) ma che l’aveva stranamente bocciato nella “sua” Halle. Ma il vecchio (!) leone non aveva voluto abdicare e si era dato un’altra chance, demolendo il francese demoralizzato al quinto set. Con Malisse era andata meglio, con Youzhny quasi una passeggiata ma adesso in semifinale c’era Novak Djokovic, il migliore di tutti, il campione in carica. Invece, tenuta al caldo la schiena con l’ausilio della maglietta della salute, lo svizzero aveva ritrovato il sacro fuoco e si era sbarazzato del serbo in quattro set, così come avrebbe fatto in finale con il padrone di casa Andy Murray. Due vittorie, queste, che non valgono solo (si fa per dire) il settimo Wimbledon e il 17° Major, ma anche il ritorno sulla vetta della piramide ATP il 9 luglio.
Quindi, tra i due litiganti ha goduto il terzo e la prima uscita da re è di nuovo sui campi di Church Road, questa volta però colorati a festa per le Olimpiadi di Londra. Federer raggiunge la finale ma lì paga lo sforzo sostenuto per venire a capo di Del Potro (19-17 al terzo set) e non oppone pratucamente resistenza a Murray, che conquista l’oro e si prende la rivincita. Il numero uno però è in forma e lo dimostra a Cincinnati, aggiudicandosi il 1000 dell’Ohio senza perdere nemmeno un set e battendo di nuovo Djokovic, in finale. I due si dividono i favori del pronostico allo US Open e invece Federer si ferma nei quarti, battuto da un Berdych che chiuderà la carriera con un bilancio assai poco lusinghiero nei confronti del numero 1 (4 vinte e 30 perse) ma che, nella giornata di vena, ha le armi per mettere in difficoltà chiunque. Il ceco non andrà mai oltre la quarta posizione del ranking ma resterà – tra il 2010 e il 2016 – oltre sei anni nella Top-10 raccogliendo poco in termini assoluti di vittorie (appena 13 titoli, di cui un solo Masters 1000) ma piazzandosi con estrema continuità e giocando almeno le semifinali in ognuno dei quattro slam.
Il divario in classifica tra Federer e Djokovic è piuttosto esiguo e la stagione indoor diventa arbitro della volata per il titolo di fine anno. Lo svizzero perde in semifinale a Shanghai da Murray e in finale a Basilea con Juan Martin Del Potro (uno che invece quando affronta il leader della classifica sa farsi rispettare, essendo alla quinta vittoria in undici confronti) mentre Djokovic infila uno dietro l’altro Pechino e Shanghai e, pur scivolando al debutto a Bercy contro Querrey, sa già che alle ATP Finals di Londra sarà di nuovo il numero uno con un margine di punti che gli garantirà di esserlo anche a fine 2012. Tuttavia, per legittimare il trono, Djokovic infila cinque vittorie, l’ultima delle quali è la finale proprio contro Federer che si conclude con lo score di 7-6/7-5 non senza rimpianti da parte di Roger, avanti di un break in entrambi i set e comunque autore di una buona prestazione.
L’inizio della nuova stagione (2013) conferma la superiorità di Djokovic che si conferma campione all’Australian Open e di slancio vince anche a Dubai ma nei due 1000 tra California e Florida incappa in sconfitte inattese, soprattutto quella con l’ormai 35enne Tommy Haas a Miami. L’unica volta in carriera che il tedesco aveva battuto un numero uno era stato nel 1999, quando sconfisse Agassi alla Grand Slam Cup. Nonostante i passi falsi, la forbice in classifica nei confronti degli inseguitori si allarga (sono quasi 4000 punti dopo Miami) in quanto Federer è entrato nel suo anno peggiore e sta raccogliendo solo sconfitte, tanto che al momento è scivolato al terzo posto superato – sia pur di appena 80 punti – da Andy Murray.
Come vedremo in seguito, non sono lo scozzese e lo svizzero il vero pericolo per Djokovic che invece ottiene una significativa vittoria a Montecarlo (la prima in carriera) battendo in finale il redivivo Nadal. Lo spagnolo è tornato nel circuito dopo otto mesi di assenza ma ha preferito saltare Melbourne e fare il rodaggio nei tornei sudamericani sulla terra rossa; dal suo rientro, Rafa ha giocato solo finali perdendo a Vina del Mar (con Zeballos) e vincendo a San Paolo, Acapulco e anche sul cemento di Indian Wells. Considerato che lo spagnolo veniva da 18 vittorie consecutive, la sconfitta in uno dei suoi regni è sorprendente, anche se patita contro il n°1 del mondo, ma Nadal non si scoraggia e riprende a macinare titoli (Barcellona, Madrid, Roma) fino a ritrovare il rivale in semifinale al Roland Garros. A Parigi, Djokovic ci è arrivato con altre due sconfitte sul groppone; la prima a Madrid per mano del giovane bulgaro Grigor Dimitrov, i cui colpi ricordano molto da vicino Federer, e la seconda a Roma contro Berdych.
Alla semifinale del Roland Garros con Djokovic, Nadal arriva con un record incredibile di 57 vinte e 1 persa ma questa volta è veramente vicino alla sconfitta. Dopo aver sprecato l’opportunità di chiudere in quattro set (due volte in vantaggio di un break, due volte recuperato e superato al tie-break del quarto parziale), nel quinto Djokovic mantiene un break di vantaggio fino all’ottavo gioco e qui si fa strappare la battuta anche in seguito a un banale tocco della rete dopo uno smash vincente. Nella prosecuzione della sfida, lo spagnolo torna a galla e chiude 9-7, completando l’opera in finale contro il connazionale Ferrer.
Il duello è rimandato a Wimbledon ma sull’erba lo spagnolo ha ancora troppe incertezze e perde al debutto contro Darcis mentre Djokovic migliora la semifinale dell’anno precedente ma è costretto a soccombere con Murray, finalmente campione anche nel major della sua Gran Bretagna, dopo esserlo stato nel torneo olimpico.
Il giorno dopo Wimbledon, Djokovic ha ancora 3000 punti di vantaggio su Murray e quasi 6000 su Nadal, che è quarto dietro a Ferrer e davanti a un Federer in caduta libera. Però, da qui in avanti, l’iberico non avrà più punti da difendere mentre il serbo dovrà fare i conti con diverse cambiali in scadenza. È pur vero che Nadal non potrà più sfruttare il vantaggio della terra rossa e dovrà andarsi a cercare i punti sul duro, ma evidentemente il riposo gli ha fatto bene e la sua estate americana è perfetta con la prestigiosa tripletta Montreal-Cincinnati-US Open, impreziosita da due vittorie sullo stesso Djokovic, che in Ohio si fa sorprendere anche dal gigante buono John Isner. Ovviamente, lo scenario nel ranking è completamente cambiato ma il titolo a Flushing Meadows non consente ugualmente a Nadal di tornare in testa al ranking, sia pur per un soffio: 10860 punti contro i 10980 di Djokovic.
È un paradosso che lo spagnolo continui ad essere secondo dopo queste imprese a ripetizione e gli riesca invece il sorpasso a Pechino, dove il numero 1 Djokovic torna a batterlo piuttosto nettamente in finale (6-3/6-4) ma per il gioco degli scarti si vede retrocesso al secondo posto. La clamorosa rincorsa di Nadal, dunque, ha avuto il suo meritato premio e le cifre parlano da sole: 13 finali (di cui 10 vinte) in 14 tornei giocati! Una cosa mai vista, o quasi. Il nuovo leader però paga il prezzo dello sforzo nell’ultima parte della stagione, dove le condizioni di gioco lo rendono maggiormente vulnerabile. Nei due 1000 rimanenti Nadal perde in semifinale con Del Potro (Shanghai) e Ferrer (Bercy) ma alle ATP Finals è intenzionato a prendersi l’unico grande torneo che manca alla sua collezione. Giunto in finale con autorità, battendo i resti di Federer in semifinale, paga la maggior attitudine alla superficie di Djokovic che lo regola nuovamente per 6-3/6-4 e chiude alla grande il 2013 con un poker di prestigiosi successi (Pechino, Shanghai, Bercy e Londra) mantenendosi a meno di mille punti dal primo giocatore del ranking. Dopo il 2008 e il 2010, Nadal chiude la terza stagione in carriera da numero uno del mondo.

Ovviamente, sempre per effetto degli scarti, il 2014 presenta prospettive quasi opposte per i due tennisti che stanno dominando il ranking. Nadal sarà chiamato ben presto a difendere moltissimi punti mentre Djokovic potrà contare sul recupero parziale in alcuni tornei nei quali l’anno precedente è uscito di scena troppo presto. Lo spagnolo, però, ha tutte le intenzioni di mettere fieno in cascina per i momenti peggiori e per farlo sfrutta il mese di gennaio, durante il quale l’anno precedente era ancora ai box. Così il numero uno vince a Doha e raggiunge la finale all’Australian Open, dove però perde a sorpresa – ma non troppo – con l’altro svizzero, Stan Wawrinka. Cresciuto all’ombra del più illustre connazionale ma in possesso di un rovescio da antologia del tennis, Stan the Man è arrivato tardi alla piena maturazione psicologica e la sua straordinaria vittoria nei quarti contro Djokovic (9-7 al quinto) gli ha fatto capire di poter essere competitivo agli altissimi livelli. E quello che, sulle prime, sembra un exploit irripetibile, come avremo modo di vedere in seguito avrà non una sola replica.
Il bottino conquistato in gennaio permette a Nadal di disertare Vina del Mar, San Paolo e Acapulco, pur avendo punti da difendere, e concentrarsi sul 500 di Rio de Janeiro, che infatti vince regolarmente. Ma da Indian Wells in poi iniziano i guai. In California, lo spagnolo perde al terzo turno con l’eclettico Dolgopolov, un ucraino il cui considerevole talento non trova adeguato conforto nel fisico, spesso soggetto ad infortuni. Intenzionato a recuperare subito terreno, il numero uno scende in campo anche a Miami (dove l’anno precedente non era andato) e conquista una importante finale, in cui però subisce un doppio 6-3 da Djokovic, che aveva trionfato anche a Indian Wells. Nonostante tutto, dopo l’accoppiata di 1000 statunitensi Nadal ha ancora quasi duemila punti di vantaggio sul serbo ma l’erosione prosegue anche sulla terra, dove l’iberico incappa in un paio di passi falsi. Sia a Monte Carlo che a Barcellona sono due connazionali a fermarlo a livello di quarti di finale; il primo è Ferrer, che torna a batterlo sul rosso dopo dieci anni, mentre il secondo è Nicolas Almagro, alla prima e unica vittoria sul mancino di Manacor in sedici testa a testa.
Dopo esser tornato al successo a Madrid, dopo una finale in cui viene dominato per un set e mezzo da Nishikori prima che il giapponese accusi un infortunio muscolare che lo costringe al ritiro nel terzo parziale, Nadal ritrova Djokovic nelle finali di Roma e Parigi; in Italia perde dopo aver conquistato il primo set mentre al Roland Garros ribalta l’esito e mordicchia il nono trofeo in dieci anni recuperando da 0-1 e vincendo al quarto. Il giorno dopo, 9 giugno, lo spagnolo è ancora leader ma con soli 170 punti di vantaggio, un margine pericolosamente esiguo che lo spagnolo cerca di ampliare iscrivendosi al 500 di Halle, dove però perde nettamente all’esordio con il tedesco di Giamaica Dustin Brown. Spettacolare e funambolico, sull’erba Brown rappresenta quanto di più indigesto ci possa essere per Nadal e avrà modo di ribadire il concetto anche l’anno successivo, nientemeno che a Wimbledon.
Per restare al 2014, proprio alla fine dei Championships londinesi arriva il sorpasso in classifica mondiale. Mentre il numero uno perde di nuovo, a distanza di un anno, da un collega classificato oltre la centesima posizione del ranking ATP (Darcis era 135, Kyrgios è 144), Djokovic fa suo il torneo superando il redivivo Federer in una bellissima finale chiusa al quinto set. Così, il 7 luglio, il serbo si riprende lo scettro.

Per finire questo capitolo, però, è doveroso spendere due parole su Nick Kyrgios, il diciannovenne di Canberra arrivato a Wimbledon dopo aver vinto il challenger di Nottingham partendo dalle qualificazioni e autore di una clamorosa prestazione al secondo turno contro Gasquet, battuto 10-8 al quinto dopo aver rimontato da 0-2. Contro Nadal, il giovane aussie mette in mostra tutta la sua freddezza nei momenti importanti e chiude a suo favore i due tie-break che, uniti al 6-3 del quarto set, gli daranno la vittoria; 37 ace e quasi il 90% di punti vinti con la prima sono i numeri più eclatanti di una sfida elettrizzante che, come detto, costerà allo spagnolo il bastone del comando.
Nella prossima puntata scopriremo se l’abdicazione a favore di Djokovic è temporanea o duratura.
TABELLA SCONFITTE N.1 ATP – VENTIQUATTRESIMA PARTE
ANNO | NUMERO 1 | AVVERSARIO | PUNTEGGIO | TORNEO | SUP. |
2012 | DJOKOVIC, NOVAK | FEDERER, ROGER | 36 63 46 36 | WIMBLEDON | G |
2012 | FEDERER, ROGER | MURRAY, ANDY | 26 16 46 | OLIMPIADI LONDRA | G |
2012 | FEDERER, ROGER | BERDYCH, TOMAS | 67 46 63 36 | US OPEN | H |
2012 | FEDERER, ROGER | MURRAY, ANDY | 46 46 | SHANGHAI | H |
2012 | FEDERER, ROGER | DEL POTRO, JUAN MARTIN | 46 76 67 | BASILEA | H |
2013 | DJOKOVIC, NOVAK | DEL POTRO, JUAN MARTIN | 64 46 46 | INDIAN WELLS | H |
2013 | DJOKOVIC, NOVAK | HAAS, TOMMY | 26 46 | MIAMI | H |
2013 | DJOKOVIC, NOVAK | DIMITROV, GRIGOR | 67 76 36 | MADRID | C |
2013 | DJOKOVIC, NOVAK | BERDYCH, TOMAS | 62 57 46 | ROMA | C |
2013 | DJOKOVIC, NOVAK | NADAL, RAFAEL | 46 63 16 76 79 | ROLAND GARROS | C |
2013 | DJOKOVIC, NOVAK | MURRAY, ANDY | 46 57 46 | WIMBLEDON | G |
2013 | DJOKOVIC, NOVAK | NADAL, RAFAEL | 46 63 67 | CANADA OPEN | H |
2013 | DJOKOVIC, NOVAK | ISNER, JOHN | 67 63 57 | CINCINNATI | H |
2013 | DJOKOVIC, NOVAK | NADAL, RAFAEL | 26 63 46 16 | US OPEN | H |
2013 | NADAL, RAFAEL | DEL POTRO, JUAN MARTIN | 26 46 | SHANGHAI | H |
2013 | NADAL, RAFAEL | FERRER, DAVID | 36 57 | PARIGI BERCY | H |
2013 | NADAL, RAFAEL | DJOKOVIC, NOVAK | 36 46 | MASTERS | H |
2014 | NADAL, RAFAEL | WAWRINKA, STAN | 36 26 63 36 | AUSTRALIAN OPEN | H |
2014 | NADAL, RAFAEL | DOLGOPOLOV, ALEXANDER | 36 63 67 | INDIAN WELLS | H |
2014 | NADAL, RAFAEL | DJOKOVIC, NOVAK | 36 36 | MIAMI | H |
2014 | NADAL, RAFAEL | FERRER, DAVID | 67 46 | MONTE CARLO | C |
2014 | NADAL, RAFAEL | ALMAGRO, NICOLAS | 62 67 46 | BARCELLONA | C |
2014 | NADAL, RAFAEL | DJOKOVIC, NOVAK | 64 36 36 | ROMA | C |
2014 | NADAL, RAFAEL | BROWN, DUSTIN | 46 16 | HALLE | G |
2014 | NADAL, RAFAEL | KYRGIOS, NICK | 67 75 67 36 | WIMBLEDON | G |
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Flash
Match fixing, in Belgio riprende il processo alla rete criminale internazionale: sospetti su centinaia di match
Sull’Equipe le cifre impressionanti che risulterebbero dalle indagini degli inquirenti: complessivamente oltre otto milioni di euro

Sull’Equipe di lunedì 21 marzo Alban Traquet è ritornato sulla vicenda dei match truccati e del processo all’organizzazione che avrebbe gestito scommesse e pagamenti. Una rete che vede accusato principale in un processo in corso in Belgio Grigor Sargsyan, detto “il Maestro”, personaggio a capo di una rete criminale armena che avrebbe approfittato delle falle del circuito internazionale per avvicinare e corrompere giocatori francesi e non.
Una piaga che si è propagata al di sotto dei radar e dei media (la maggior parte di questi tornei non sono ripresi dalla televisione) e grazie anche all’anonimato dei gradi più bassi del tennis professionistico. L’inchiesta avrebbe permesso di identificare, secondo l’accusa, 376 incontri sospetti tra il febbraio e il 2014 e il giugno del 2018, in una rete di corruttela che implicherebbe 182 giocatori di più paesi (alcune audizioni hanno avuto luogo in Belgio, in Francia, in Germania, in Slovacchia, Bulgaria e Stati Uniti) e l’apertura di 1671 conti per l’organizzazione criminale.
Presente all’apertura del processo, il 17 marzo presso il tribunale di Audenarde, in Belgio, Sargsyan, che ha scontato 8 mesi di carcerazione preventiva dopo l’arresto, continua a negare i fatti attribuitigli. Interrogato all’uscita del Palazzo di Giustizia, ha rotto brevemente il silenzio dichiarando: “i miei demoni per i soldi facili sono morti e sepolti. Mi rimetto alla giustizia”. La ripresa del dibattito è prevista per il giorno 24 marzo.
La vicenda ha avuto inizio nel 2015 dopo un segnale dato da più operatori all’interno della Commissione per i giochi d’azzardo, in Belgio. Gli attori principali sono tennisti dai bassissimi guadagni, in generale sotto la duecentesima posizione del ranking.
La vita di chi bazzica i tornei Challenger o Futures costa cara (alberghi, trasporti, pranzi) e non è granché redditizia. In queste condizioni può essere forte la tentazione di perdere un set o un game in cambio di qualche centinaia o migliaia di euro. Il pubblico ministero belga nelle sue conclusioni evoca “un esercito di soldati facilmente avvicinabili proprio per motivi di premi bassi e alti costi di partecipazione ai tornei”.
Tra questi soldati deboli ci sarebbero parecchi giocatori francesi. Alcuni sono già stati puniti come Mick Lescure e Jules Okala, sospesi a vita da dicembre. La testimonianza di uno di questi, interrogato nell’ambito dell’inchiesta francese sullo stesso argomento, ben figura nel dossier battezzato “Oryan”.
Il giocatore in questione ha spiegato di aver partecipato a dei match truccati su richiesta del “Maestro”, e che sarebbe ugualmente servito come intermediario tra Sargsyan e altri giocatori, servigio per il quale avrebbe ricevuto una somma di denaro. Avrebbe infine riconosciuto di avere ugualmente truccato dei match di doppio all’insaputa del suo compagno di squadra.
Ha poi raccontato dei pagamenti In banconote alla Gare du Nord a Parigi, all’aeroporto di Roissy o a Forest, a sud di Bruxelles. Ha parlato dei messaggi attraverso Telegram, dei codici utilizzati e delle tariffe: 400 euro per un game perduto in ogni set per il singolare, 2.000 euro per un match di doppio perduto in due set.
Gli inquirenti hanno analizzato minuziosamente le entrate sospette sul suo conto, e hanno trovato 40.000 euro da aprile 2016 a giugno 2018, soldi provenienti da 9 conti correnti diversi.
Il Parquet Federal ha concluso che più di 560000 euro “sporchi” sono stati redistribuiti ai giocatori coinvolti, in cambio dei loro favori “racchetta in mano”. Se la combine per qualche motivo non poteva essere effettuata, il giocatore implicato dichiarava forfait, annullando così la scommessa. In totale più di 8 milioni di euro sono transitati tra giugno 2016 e il marzo 2018 su un conto numerico utilizzato dell’accusato numero 2 nel dossier belga, Andranik M. , presunto responsabile finanziario della rete criminale.
Secondo le conclusioni dell’inchiesta Sargsyan utilizzava diversi metodi per evitare di essere smascherato. Tra marzo e agosto 2017 avrebbe utilizzato 18 numeri di telefono e 8 cellulari diversi, consegnando ai giocatori con cui comunicava diverse schede SIM.
Si sono costituite parte civile la ITF, l’ITIA (International Tennis Integrity Agency) e la FFT. “E’ un grosso affare, dentro il quale si possono trovare parecchie prove; ben organizzato e con tantissimo denaro circolante” – commenta il rappresentante dell’ITIA – “la punta di un iceberg, dalla quale si ha una buona vista d’assieme del fenomeno”.
ATP
Insider Expeditions sceglie i fratelli McEnroe come icone per un viaggio in Tanzania
I fratelli McEnroe ambasciatori del tennis in Tanzania: la storia

Un progetto di integrazione tra sport e conoscenza dei territori sarà attuato da Insider Expeditions nel prossimo dicembre. L’azienda, leader nell’organizzazione di viaggi internazionali per lavoro o divertimento, ha annunciato una partnership con John e Patrick McEnroe per portare queste due leggende del tennis in Tanzania. In collaborazione con il governo, i fratelli McEnroe saranno accompagnati da ben 120 appassionati di tennis durante uno speciale viaggio di otto giorni che includerà l’inaugurazione di un nuovo campo da tennis nella pianura di Serengeti.
“Siamo entusiasti di dare il benvenuto a John e Patrick McEnroe e ai loro ospiti in Tanzania per questo evento speciale di dicembre 2023”, ha affermato Samia Suluhu Hassan, la presidente della Tanzania. “Il nostro paese – prosegue – continua a crescere grazie a sforzi come questo, tesi a mettere in evidenza i territori e le tipicità locali. L’aggiunta di un elemento speciale come il tennis ci aiuterà anche nel diffondere altre discipline sportive oltre al calcio. Serve dare nuove possibilità ai giovani, fornire loro testimonianze di altri stili di vita . E’ il calcio a farla da padrone in quelle fasce d’età, ma ovviamente l’esperienza di queste leggende potrebbe aiutarci tantissimo a far crescere uno sport come il tennis”.
John McEnroe si dice entusiasta dell’iniziativa: “Io e la mia famiglia non vediamo l’ora di fare un viaggio molto emozionante in Tanzania, dove avremo la possibilità di far consocere il tennis ai giovani, probabilmente per la loro prima volta”.
Il viaggio di lusso includerà una partita di tennis tra i fratelli McEnroe nel mezzo del Serengeti, una delle destinazioni più iconiche dell’Africa. L’itinerario comprende i migliori parchi nazionali della Tanzania tra cui il cratere di Ngorongoro e il Serengeti che ospitano numerosi uccelli e rettili.
Fauna selvatica impareggiabile, culture locali e paesaggi mozzafiato si uniscono per produrre quella che viene spesso descritta come la vacanza da sogno. Realizzare questo percorso accanto a leggende del tennis arricchirà l’esperienza in maniera esponenziale.
ATP
ATP Rotterdam: Omar Camporese nel 1991 unico italiano vincitore in Olanda, fu il primo titolo del bolognese
Prima di Jannik Sinner, solo il bolognese aveva raggiunto l’ultimo atto. Memorabile la finale vinta contro l’allora n. 3 mondiale Ivan Lendl. L’azzurro rimontò vincendo due tie-break consecutivi con tanto di match point cancellato nel terzo set

Nella storia del torneo di Rotterdam (qui l’intero albo d’oro), denominato ufficialmente con la dicitura ABN AMRO Open e appartenente alla categoria dei ‘500’, solo un tennista azzurro si era spinto sino all’ultimo atto prima di Jannik Sinner – come abbiamo già ricordato anche sulla nostra pagina Instagram. Si tratta di Omar Camporese, al quale non solo l’impresa nel 1991 riuscì ma addirittura fu enfatizzata dalla conquista del titolo. Per il bolognese, quella in terra olandese fu la seconda finale della carriera a livello ATP; la prima l’aveva disputata un anno prima vicino casa a San Marino perdendola contro l’argentino – nativo di Tandil come Juan Martin Del Potro – Guillermo Perez-Roldan. Successivamente, l’ex n. 18 ATP – suo best ranking – ottenne fino al termine della sua vita di professionista della racchetta – che appese nel 2001- una sola altra finale: nel febbraio del 1992, quando a Milano sconfisse Goran Ivanisevic alzando al cielo meneghino il secondo ed ultimo trofeo della sua carriera.
All’inizio dell’evento orange, Omar era n. 54 del ranking mondiale: vinse il primo turno in tre parziali contro il tedesco Eric Jelen, a cui invece seguirono due successi senza perdere set ai danni dell’austriaco Alex Antonitsch e del ceco Karel Novacek. Dopodiché fu la volta della grande battaglia in semifinale con l’idolo di casa Paul Haarhuis, che attualmente ricopre il ruolo di Capitano di Coppa Davis dei tulipani, sconfitto al tie-break del terzo.
In finale ad attenderlo, c’era il n. 3 del mondo e prima testa di serie del tabellone Ivan Lendl, già vincitore delle sue 8 prove dello Slam: l’ultima nel 1990 in Australia contro Stefan Edberg. Perso il primo set, Camporese vinse il secondo 7 punti a 4 nel sempre dirimente dodicesimo gioco ed infine dopo aver anche cancellato un match point sul 5-4 e servizio; si aggiudicò pure il tie-break finale – ancora per 7-4 – che suggellò il suo primo storico trionfo in carriera sublimato dall’essersi dimostrato superiore nel confronto, valevole per il titolo, con uno dei mostri sacri della storia di questo sport.
Ma soprattutto, quello storico successo italico maturato a Rotterdam 32 anni fa assunse connotati emotivamente ancora più intensi grazie alle voci che accompagnarono le gesta di Camporese nel suo straordinario cammino e che fanno riecheggiare tutt’oggi il ricordo delle emozioni vissute nel cuore di quelli appassionati che ebbero la fortuna di poter assistete all’evento o che l’hanno recuperato successivamente tramite la piattaforma di YouTube – per quei pochi che non l’avessero fatto, potrete rimediare a fine articolo -. Al commento, infatti, di quell’incredibile finale contro il campione ceco in postazione telecronaca, rigorosamente dal vivo sul posto e non da tubo – come si suol dire in gergo giornalistico – per Tele+ c’erano il Direttore di Ubitennis Ubaldo Scanagatta e il compianto Roberto Lombardi.
(match completo con commento lo trovate nel video in basso)
I followers Instagram di Ubitennis potranno seguire il “Punto di Ubaldo” in un minuto a caldo appena conclusa la finale odierna.
Circa 30 minuti dopo la conclusione, Ubitennis pubblicherà sul sito e sul canale YouTube di Ubitennis un commento più articolato del direttore.